Voltmetro elettrodinamico Allocchio Bacchini & C. N° 20932 2ª parte (G. Barbieri)

Il voltmetro elettrodinamico Allocchio Bacchini & C. matr. N° 20932, è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani. Seconda parte.
La data riportata sul foglio di collaudo è il 1934 .
L`ing. Claudio Profumieri, oltre a curarne con la consueta perizia l`aspetto, lo ha sottoposto a prove tecniche osservandone l`ottimo funzionamento e la precisione delle misure ottenute.
Gli amperometri e i voltmetri elettrodinamici erano all`epoca gli strumenti più pregiati per le misure in C.A., mentre per le misure in C.C. venivano preferiti quelli magnetoelettrici.
Essi derivano direttamente dagli elettrodinamometri (scrivere: “Elettrodinamometro” su Cerca) che discendono dai più antichi galvanometri magnetoelettrici dopo aver eliminato il magnete sostituendolo con una bobina fissa percorsa da una corrente If. La coppia Cm generata dall`interazione del campo magnetico, prodotto dalla corrente nella bobina fissa con quello prodotto dalla corrente Im nella bobina mobile, viene contrastato dalla coppia antagonista delle due molle a spirale piana poste sul semiasse superiore vicino all`ago, fino a raggiungere l`equilibrio. Queste molle servono anche per alimentare la bobina mobile, ma limiterebbero il valore della corrente se non si ricorresse ad opportuni accorgimenti.
La coppia Cm è proporzionale al prodotto fra i valori efficaci delle due correnti If e Im.
Siccome le due correnti, pur invertendosi di segno in regime di C.A., sono in fase (anche grazie ad opportuni accorgimenti costruttivi) da qui discende la loro capacità di funzionare in questo regime. Proseguiamo a questo punto nell`illustrazione di questi tipi di voltmetri iniziata nella prima parte seguendo il testo citato in bibliografia.
Negli strumenti più comuni, come pensiamo sia questo, le varie portate si ottengono suddividendo la resistenza addizionale in tante sezioni mediante altrettanti morsetti di derivazione distinti, nel nostro caso tre più quello comune col simbolo ± (A nella figura 1-733). Questa costruzione è la più semplice, ma gli errori per la portata minore risultano più elevati per quanto si è detto nella prima parte: essa perciò è scelta solo per portate superiori ad un certo limite. Infatti un altro voltmetro elettrodinamico della stessa ditta, sempre donato al Montani dal Sig. Barbieri, ha come portata minima 30 V e l`esecuzione della misura non è immediata ma ha bisogno di opportune correzioni.
Per consultare  la prima parte scrivere “20932”; per le schede relative all`altro esemplare,  scrivere: “40380”.

Per approfondire sia gli aspetti degli elettrodinamometri sia quelli dei voltmetri elettrodinamici si consiglia vivamente il testo: 
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica Misure elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962 da cui è tratta la figura 1-733; gli elettrodinamometri sono descritti da pag. 111 a pag. 115; i voltmetri elettrodinamici sono descritti da pag. 156 a pag. 159.
Un sentito ringraziamento al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani. Il suo desiderio è che i visitatori, specialmente i giovani, possano apprezzare il significato e il fascino di questi oggetti.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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