Transformateur “Orthoformer” Push-Pull De Sortie N° 2081 Brunet Paris, Made In France. Établ.ts Brunet Paris.
Donato al Montani dal Prof. Giuseppe Lucattelli nel Novembre del 2015, è di non facile datazione. A sua volta infatti fu regalato al padre Prof. Alberto dall`Ing. Clerici in data imprecisata.
Il disegno dell`altoparlante a “haut-parleur à col de cygne Brunet”, visibile nello schema nella terza foto, comunque può indicare un periodo dagli anni Venti ai primi anni Trenta del Novecento.
Il termine “ORTHOFORMER” distingueva una specifica serie di trasformatori della BRUNET.
Lo schema indica chiaramente l`uso di questo trasformatore: per avere alte potenze in uscita negli amplificatori a tubi termoionici in bassa frequenza e nel contempo avere distorsioni contenute si ricorreva spesso, nell`ultimo stadio, al sistema con due tubi in controfase (push-pull); noi qui daremo un breve cenno al push-pull in classe A.
Il secondario del trasformatore di entrata in griglia (non rappresentato nello schema) ed il primario del trasformatore di uscita hanno l`avvolgimento diviso da una presa centrale in due sezioni simmetriche rispetto all`altro avvolgimento e al nucleo. I due tubi devono essere uguali e le tensioni di griglia di uguale ampiezza e in opposizione di fase. Tutte le grandezze in gioco dovranno essere uguali in valore assoluto. In tal modo ne risulta (leggendo la letteratura in merito) che la tensione ai capi dell`altoparlante, e quindi la corrente che ne attraversa la bobina, sono esenti da distorsioni di ordine pari (in particolare di seconda armonica).
Nei triodi non esiste distorsione di terza armonica, pertanto il push-pull, se ben costruito, è quasi esente da distorsione. Per i tetrodi a fascio ed i pentodi rimane la distorsione di terza armonica ma in generale rispetto all`impiego di un singolo tubo ci sono vantaggi che richiederebbero lunghe spiegazioni.
Ci limitiamo qui a sottolineare che il nucleo del trasformatore di uscita non è soggetto a magnetizzazione continua in quanto le due correnti continue circolano nei due tratti di avvolgimento in versi opposti (così come quelle alternate) producendo un flusso magnetico nullo. Questo permette di lavorare per le componenti alternate nei tratti più lineari delle curve caratteristiche del nucleo del trasformatore, ottenendo migliori prestazioni e riducendo quegli accorgimenti costruttivi che li rendevano particolarmente costosi.
Vogliamo infine dire il motivo di dover ricorrere al trasformatore di uscita: l`uscita anodica era ad alta impedenza, mentre gli altoparlanti erano e sono a bassa impedenza e dunque occorreva un adattatore che non introducesse troppe distorsioni.
Questo trasformatore di uscita della ditta Brunet era un trasduttore idoneo allo scopo.
Fino agli anni Sessanta, prima dell`avvento dei transistor, per avere amplificatori per alta fedeltà occorrevano trasformatori che garantissero una risposta lineare almeno in una banda compresa tra i 20 e i 20 000 Hz con una attenuazione entro i 3 dB.
Purtroppo noi non disponiamo delle caratteristiche di questo esemplare.
Bibliografia: S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, Colombo Cursi, Pisa 1961.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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