Spettrometro-Monocromatore modello M.G.1 Off. Galileo


Spettrometro Monocromatore modello M.G.1.
L`inventario D del 1937 in data 7 novembre 1955, riporta l`acquisto di uno “Spettrometro modello N completo” costruito dalle Officine Galileo – Firenze. Il numero di matricola è O61a 00117.
Riportiamo integralmente la scheda L 924 delle Officine Galileo Firenze, tratta da: Spettrometro Modello “N” e Monocromatore – L 923 – 924 ediz. 1938 e 1950.
«Per trasformare lo spettrometro precedente in un ottimo monocromatore basta togliere l`oculare di osservazione e sostituirlo con una seconda fenditura disposta nel piano ove si forma l`immagine dello spettro. La rotazione del prisma porta le successive righe dello spettro in corrispondenza della seconda fenditura, e da questa esce un fascio di raggi monocromatici. Se la sorgente fornisce uno spettro a righe ben separate (arco a vapore di sodio, cadmio, ecc), l’apparecchio dà luce veramente monocromatica; se invece produce uno spettro continuo, il fascio emergente comprende una ristretta regione dello spettro, che varia con continuità ed è tanto meno estesa quanto più sottili sono le due fenditure. Il secondo caso si verifica quando si usa la fenditura con edicola [come nelle foto N.d.R.], perché l’edicola contiene una lampada ad incandescenza in funzione di sorgente. Detta lampada è completa di condensatore e trasformatore universale di alimentazione. Lunghezza d`onda delle radiazioni più comuni:
Fiamma al sodio: 2 righe gialle vicinissime, 5890 A. 5896 A.
Arco a mercurio 1 ruga verde (oltre il resto) 5461 A.
Tubo di Plücker a elio 1 riga gialla (oltre il resto) 5876 A».
  Una spiegazione più lunga è riportata nelle Istruzioni “MONOCROMATORE – SPETTROMETRO M.G.1”. (dove è scritto: “Dimensioni cm 40×50×85 – Peso: Kg 15,400”)
In esse viene descritta la taratura usando ad esempio “una semplice fiamma al sodio o una lampada ad arco nei vapori di sodio” posta davanti alla fenditura moderatamente allargata, sulla quale in seguito si dovrà montare la lampada ad incandescenza a filamento concentrato in dotazione. Si ruota poi il tamburo fino a quando sulla graduazione non si legge il valore della lunghezza d’onda relativa al doppietto del sodio (589 – 589,6 nm) che, a causa del fascio allargato è di 589,3 nm. Poi si diminuisce la larghezza delle fenditure di ingresso e di uscita fino ad ottenere la massima luminosità. Ecc.
Nella prima foto si vedono montate sia la seconda fenditura sia l’edicola, mentre l’oculare di osservazione per l’uso come Spettrometro è posato sul tavolo. Nella quarta foto si vedono affiancate: la seconda fenditura per l’uso come monocromatore e l’edicola per l’uso come monocromatore in luce bianca.
Oggi siamo abituati all’uso del laser, ma prima del suo avvento era necessario ricorrere al monocromatore quando si volevano eseguire esperimenti con luce monocromatica.


La figura 1 del monocromatore è a pag. 3 e la figura 2 dello spettrometro è a pag. 4 delle Istruzioni: Monocromatore – Spettrometro M.G.1 delle Officine Galileo.  Nella figura 1, C1 e C2 sono i due collimatori per il montaggio come monocromatore. Nella figura 2 C1 è il collimatore di entrata e C3 è un cannocchiale astronomico con reticolo a croce in funzione di collettore, per l’uso come spettrometro. Questi due strumenti sono dunque intercambiabili, presentano richiami a nasello per il bloccaggio e sono muniti di obiettivi “trattati” aventi: Ø = 21 mm, f = 204 mm, apertura relativa 1 : 9. In corrispondenza dei piani focali degli obiettivi dei collimatori C1 e C2 sono sistemate le due fenditure F1 e F2. La loro grandezza è regolabile mediante viti micrometriche (che spostano simmetricamente entrambi i lembi delle fenditure) ed è misurabile con una approssimazione di 0,01 mm su apposito tamburo graduato.
Come primo caso si consideri una sorgente eterocromatica come ad esempio la luce di una lampadina.
Un fascio di questa luce, che incida sotto un dato angolo sulla faccia di entrata del prisma, viene disperso producendo sul piano della fenditura di uscita F2 una immagine di F1. Per ciascun valore dell’angolo di incidenza sulla prima faccia del prisma si ottiene quindi all’uscita dello strumento un unico pennello luminoso avente “una ristretta regione” intorno ad una determinata lunghezza d’onda λ.

Nel secondo caso (vedi la figura 8 tratta da NOTIZIE PER I LABORATORI SCIENTIFICI E INDUSTRIALI A CURA DELLE OFFICINE GALILEO – FIRENZE N° 73 Luglio 1933 SPETTROSCOPI / SPETTROGRAFI Spettroscopio modello piccolo) si ha la presenza di una edicola con condensatore ottico insieme ad un trasformatore universale che alimenta una lampadina a filamento concentrato. L’edicola è provvista di due regolazioni: una longitudinale per focheggiare l’immagine del filamento sul piano della fenditura F1, una trasversale per centrare l’immagine. dalla fenditura F2 del collimatore C2 esce allora un pennello di luce cromatica, la cui lunghezza d’onda è leggibile sul tamburo. Tralasciamo comunque la lunga descrizione della taratura e della messa a punto dello strumento.
La tabella qui sotto chiude le Istruzioni.

La figura L 924 del modello tipo N si trova a pag. 214 del catalogo: Apparecchi per l’Insegnamento della Fisica a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.

Se si desidera consultare la scheda riguardante lo Spettrometro M.G.1, si può scrivere “M.G.1” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.