Rocchetto di Ruhmkorff Leybold GHDH.
Una targhetta posta su un lato della base reca la scritta: “LH; Leybold Didactic GHDH ; 52111 ; 6 – 8 V = ; Made in Germany”.
È uno dei meno antichi esemplari della collezione ed è tuttora in uso nei laboratori di fisica del Montani.
Il rocchetto è perfettamente funzionante ed è il terzo come dimensioni della collezione del Montani.
Serviva principalmente per alimentare i vari tipi di tubi a vuoto o a scarica nei gas, fino a che di questi è stato proibito l`uso per la loro pericolosità.
Esso è dotato di un ben congegnato martelletto che permette una buona regolazione dell`interruzione della corrente nel primario ed un comportamento stabile; all`interno della base è alloggiato un condensatore che attenua la scintilla dovuta alla f.e.m. di autoinduzione all`apertura del circuito del primario.
Il rocchetto di Ruhmkorff è essenzialmente un trasformatore, con un primario costituito da un numero esiguo di spire avvolte su un nucleo ferromagnetico (spesso costituito da fili di ferro) e da un secondario (generalmente diviso in due avvolgimenti separati, costituiti da numerosissime spire e collegati in serie) avvolto sul primario. Ma mentre un normale trasformatore viene alimentato in corrente alternata, il rocchetto è alimentato da una batteria di pile o di accumulatori, la cui corrente continua viene interrotta bruscamente e periodicamente, oppure da un alimentatore in C.C.. Il più comune dispositivo usato è l’interruttore elettromagnetico a martelletto di Neef, dello stesso tipo degli antichi campanelli elettrici. Non appena circola corrente nel primario, il martelletto viene attratto cosicché apre il circuito; la corrente cessa e il martelletto viene richiamato nella sua posizione di riposo dall’asticina elastica di cui è fatto, chiudendo di nuovo il circuito. Questo processo avviene più volte al secondo, ma il funzionamento è capriccioso e richiede una paziente messa a punto. Per sommi capi, una rapida variazione della corrente al primario genera un flusso di campo magnetico rapidamente variabile, che si concatena al secondario, generando in questo una forza elettromotrice indotta di notevole intensità. La tensione all’uscita del rocchetto presenta una semionda a bassa tensione e una semionda con un picco di tensione stretto e molto elevato che ne fa la caratteristica principale per i suoi impieghi.
In due foto appare un piccolo rocchetto a flusso variabile della Phywe, sempre rinvenibile in questo sito.
Le tre figure sono a pag. 228 del Catalogue of Physical Apparatus E. Leybold’s Nachfolger Cologne
[1910?], rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/files/52546/
e testimoniano che il martelletto, costruito dalla ditta, è rimasto invariato in oltre 40 anni a dimostrazione
della sua efficienza.
Per avere altre informazioni cercare: “Rocchetti di Ruhmkorff ” nella sezione Elettrotecnica.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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