Modello di cannocchiale di Porro Off. Galileo Firenze.Nell`inventario D del 1956 è registrato in data 23-08-1972; al n° 6189 si legge: “Modello di cannocchiale di Porro”.
Il cannocchiale di Porro usa due prismi per avere, con una lunghezza ridotta, forti ingrandimenti e campo visivo esteso, conservando comunque una grande distanza focale. Come si vede nelle foto questo modello non usa i due prismi caratteristici del cannocchiale di Porro, ma due specchi piani posti ad angolo retto che svolgono lo stesso compito, risultando didatticamente solo apparentemente più semplici. Infatti per spiegare che tale configurazione scambia il basso con l`alto e la destra con la sinistra, correggendo le immagini fornite dalle lenti dell`obiettivo, non occorre premettere che con un prisma si può ottenere la riflessione interna totale e che per tale ragione Porro ideò il suo cannocchiale usando due prismi.
Ma questa scelta didattica è sostanzialmente ingenua in quanto da per scontato che l`allievo sappia già il perché uno specchio “specchia”, come se la consuetudine dia la conoscenza.
Dunque la riflessione interna totale non è più difficile da spiegare, è solo più nascosta all`attenzione comune.
Con ciò si vuol dire che i fenomeni che cadono giornalmente sotto i nostri sensi possono essere molto complessi: sia la riflessione dovuta ad uno specchio, sia la riflessione interna totale in un prisma sono appunto fenomeni complessi.
Come si vede nelle foto, l`oculare è costituito da due lenti convergenti poste su una slitta per la messa a fuoco, mentre per obiettivo c`è una lente fissa convergente.
Per l`osservazione oggettiva, si poneva una lampada ad incandescenza ad opportuna distanza dall`obiettivo e si raccoglieva l`immagine reale del filamento a fuoco su uno schermo traslucido, posto vicino alla coppia di specchi prima dell`oculare.
Per l`osservazione soggettiva si usava una seconda lente convergente come oculare composto e si osservava un oggetto lontano posto in direzione dell`asse ottico dell`obiettivo. L`oggetto veniva osservato diritto e ingrandito, ma con molte imperfezioni visive dovute principalmente all`argentatura degli specchi che è posteriore al vetro di supporto e provoca riflessioni multiple.
Nelle foto sono state messe molte altre lenti, che non sono a corredo di questo strumento, per rendere le immagini più suggestive.
La figura L 891 si trova a pag. 203 del catalogo: Apparecchi per l’Insegnamento della Fisica a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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