Kilowattmetro trifase con indicatore di massima C.G.S. tipo 2KAM V 220 A 5 Licenza Lincoln matr. N° 426538. Prima parte.
Nell`inventario D del 1956, in data 30 giugno, si trova al n° 1145 ed è detto in esistenza; vi si legge: “Wattometro N° 426538. Studio Aula 2”.
Nel precedente inventario del 1937 che termina nel 1956 però non se ne trova traccia.
Il numero di matricola lo collocherebbe forse agli inizi degli anni Trenta del Novecento.
Da un esame sommario risulta che lo strumento misura potenze su linee trifasi.
Un’etichetta posta all`interno reca la seguente scritta: «Avvertenza importante. Prima di procedere alla verifica dello zero occorre che entrambi i circuiti voltmetrici del wattmetro siano stati tenuti sotto tensione circa 10 ore, e che ogni carico sia stato staccato da almeno 3 ore».
L`ago nero viene trascinato verso destra da quello rosso, collegato al circuito di misura, e si ferma in corrispondenza del massimo valore raggiunto durante il tempo nel quale si avviene la misurazione.
L`ago rosso è soggetto all`azione di una robusta molla antagonista che, durante il funzionamento fa da equilibrio alla coppia di origine elettromagnetica che fa ruotare l`ago verso destra. La molla dunque, in assenza di correnti elettriche nelle bobine, spinge l`ago rosso verso sinistra fino allo zero. Posizione questa mantenuta dal fermo collegato con il dispositivo di azzeramento ben visibile al centro dello strumento. L`ago rosso ha una piccola aletta a circa metà della sua lunghezza che serve a trascinare l`ago nero.
Il quadrante mostra una scala non lineare da 0 a 3 f.s.; al centro ci sono: in grande la scritta: “kW” e subito sotto il logo della C.G.S. Italia con la scritta: “LICENZA LINCOLN”. A sinistra si legge: “V. 220 A. 5 H 2 K A M”, e a destra compare il numero di matricola.
Il dispositivo per l`azzeramento dell`ago ha un particolare fermo con un blocco che non si nota in nessuno degli strumenti della collezione del Montani né in altri che conosciamo, tranne quelli costruiti dalla Sangamo su licenza Lincoln.
Lo strumento è stato smontato il 26 aprile del 2017 dall’Ing. Claudio Profumieri e da chi scrive per fotografarne l`interno poiché da una prima indagine esterna non si comprendevano i valori delle resistenze lette tra i morsetti.
Però, anche l`esame interno mostra un intrico di fili esteticamente ben fatto, ma poco comprensibile in assenza di uno schema elettrico. Mancano infatti i percorsi all`interno delle bobine, pertanto non si hanno informazioni sufficienti per mostrarne il funzionamento, né per ora si dispone di un riferimento esplicativo specifico in letteratura. L`Ing. Profumieri ha riparato con la consueta abilità un sottilissimo filo che regola il movimento dell`ago nero. Infatti questo è calettato con una ruotina munita di una sottile gola sulla quale scorre il filo la cui tensione si regola con la vite posta sulla destra come si vede nelle foto. Dopo aver fatto al regolazione si è visto che l`ago è tornato a funzionare regolarmente, mentre in precedenza tendeva a ruotare verso destra spinto dalla coppia generata dalle due molle a spirale delle quali una è ben visibile nelle foto. Le soluzioni adottate dai vari strumenti destano non poco la nostra meraviglia per la loro ingegnosità a volte più complessa di quanto ci si aspetta.
Per consultare la seconda parte dedicata a questo strumento scrivere: “426538” su Cerca.
Per redigere queste schede ci siamo avvalsi delle consulenze degli ingegneri Lorenzo Cognigni e Claudio Profumieri, ma le eventuali inesattezze sono da attribuire a chi scrive.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo provvisorio di Fabio Panfili.
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