Nell`inventario del 1926 al n° 168-806 si legge: “Allocchio Bacchini. Induttanza campione 0,01 Henry. ₤ 400”.
Della ditta Allocchio Bacchini & C. Milano, matricola N° 04532.
All`epoca i campioni di induttanza venivano realizzati mediante avvolgimenti di rame isolati, in trecciola per ridurre le correnti parassite e di sezione relativamente elevata per contenere la resistenza ohmica.
I campioni erano realizzati per valori di induttanza compresi tra 0,0001 H e 1 H, a cui corrispondono resistenze da 0,2 a qualche centinaio di Ω.
I supporti degli avvolgimenti devono impedire le deformazioni che possono alterare la taratura, essi devono essere isolanti e non ferromagnetici per evitare correnti di Foucault e fenomeni di isteresi.
I più adatti erano: la porcellana, il marmo o il serpentino.
Il più grosso inconveniente è la loro sensibilità ai campi magnetici esterni, in tal caso la bobina viene sdoppiata in due avvolgimenti avvolti in senso opposto, oppure si ricorre ad avvolgimenti toroidali.
Il loro impiego classico era l`inserimento in un lato del Ponte di Maxwell per la misura di induttanze incognite.
Bibliografia essenziale: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
L`induttanza è esposta al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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