Il frequenzimetro da quadro a lamelle vibranti è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi e va ad arricchire la collezione del Montani.
Della ditta C.G.S., Milano, mod. HF 18 I, reca la matricola N° 1012413 da cui si deduce una data probabile di fabbricazione intorno agli anni ’40 – ’50 del Novecento.
Sul quadrante in alto si osserva il logo della ditta; subito sotto si legge: “PERIODI”; al centro c`è la scala che va da 47 a 53 Hz e le indicazioni di misura sono fornite dalle estremità delle lamelle in vibrazione. In basso a sinistra si legge: “HF 18 I N. 1012413” e a destra i simboli CEI dicono: 1) che lo strumento è a lamelle vibranti; 2) che lavora in C. A.; 3) che la tensione di prova di isolamento è 2 kV; 4) che esso può funzionare col quadrante sia in verticale sia in orizzontale (il simbolo ivi stampato sembra l`unione di due simboli CEI ben distinti). L’ultima indicazione dice che il frequenzimetro funziona a 220 V.
Nella collezione del Montani vi sono altri frequenzimetri a lamelle della C.G.S. ma molto più recenti.
I frequenzimetri a lamelle si basano sulla risonanza meccanica indotta da un elettromagnete alimentato da una tensione alla frequenza da misurare. Per avere una idea della risonanza meccanica basta ricordare come si deve sollecitare una altalena: non occorre una grossa spinta iniziale, quanto piuttosto è meglio dare piccole spinte che rispettino il suo periodo naturale di oscillazione. Dunque ogni lamella è stata realizzata in modo che risuoni ad una certa frequenza. Essa viene fissata ad una estremità, mentre l`altra è libera di vibrare. Tutte sono sollecitate magneticamente e periodicamente, ma solo quelle che risuonano si mettono in vibrazione. Più la frequenza si avvicina a quella propria della lamella, più la vibrazione diventa ampia. Per vedere la scheda con le figure esplicative di quanto descritto scrivere: “lamelle” su Cerca.
Bibliografia:
L. Olivieri e E. Ravelli , Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 397-399 da cui è stata tratta la figura 2-612.
Un ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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