Il frequenzimetro a lamelle vibranti è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena e va ad arricchire la collezione del Montani.
Della ditta Allocchio Bacchini & C. reca la matricola N° 22254 da cui si deduce una probabile data di fabbricazione intorno al 1934/1935.
Nella collezione del Montani vi sono altri frequenzimetri a lamelle ma della C.G.S. .Sul quadrante in alto si legge: “FREQUENZIOMETRO 240 VOLT R = 22750 Ω ”.
Al centro vi sono due scale: quella in alto misura da 47 a 53 Hz; quella in basso da 39 a 46 Hz , anche se i campi di lettura vanno rispettivamente da 46,25 a 53,75 e da 38,5 a 46 Hz.
Tra le due scale si legge: “PERIODI”.
In basso al centro vi sono le scritte: “ALLOCCHIO BACCHINI & C. MILANO N. 22254”.
I frequenzimetri a lamelle si basano sulla risonanza meccanica indotta da un elettromagnete alimentato da una tensione alla frequenza da misurare.
Per avere una idea della risonanza meccanica basta ricordare come si deve sollecitare una altalena: non occorre una grossa spinta iniziale, quanto piuttosto è meglio dare piccole spinte che rispettino il suo periodo naturale di oscillazione.
Dunque ogni lamella è stata realizzata in modo che risuoni ad una certa frequenza. Essa viene fissata ad una estremità, mentre l`altra è libera di vibrare.
Tutte sono sollecitate magneticamente e periodicamente, ma solo quelle che risuonano si mettono in vibrazione.
Più la frequenza si avvicina a quella propria della lamella, più la vibrazione diventa ampia.
Per vedere le figure esplicative di quanto descritto, scrivere: “2160318” su Cerca.
Bibliografia: L. Olivieri e E. Ravelli , Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Un sentito ringraziamento al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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