Frequenzimetro ad indice SIFAM matr. N° 378. Nell’inventario D del 1933/1937, al n° 154 si legge: “Frequenziomentro da laboratorio e.d. f. – 36 – 52 ~ – 120 V – N° 378. Quantità 1 ₤ 1000. Prima destinazione (Laboratorio Macchine Elettriche)”.
In basso a sinistra sul quadrante si legge infatti il N° 378.
Al n° 155 si legge: “Cassetta ausiliaria per detto Quantità 1. ₤ 250. Prima destinazione (Laboratorio Macchine Elettriche)”.
I numeri di inventario dicono che i due oggetti erano già in esistenza, ma le ricerche sugli inventari precedenti per ora non hanno dato risultati.
La sigla e. d. significa che questo esemplare è elettrodinamico. La scala va da 36 a 52 Hz e sembra ricavata empiricamente.
Il quadrante reca la seguente scritta: «il logo SIFAM, FRÉQUENCEMÈTRE, R. EXT, 120V e il N° 378».
Lo strumento ha una cassetta ausiliaria a corredo, come si vede nelle foto.
I frequenzimetri ad indice sono più precisi, delicati e adatti a gamme più ampie ed elevate di frequenze di quelli a lamelle (vedi scheda relativa).
Un tipo molto diffuso a lettura diretta deriva dal fasometro monofase. Questo misura l’angolo di sfasamento fra la tensione e la corrente assorbita da una opportuna impedenza. Poiché tale angolo dipende dalla frequenza, il quadrante dello strumento può essere graduato in una scala di frequenze.
Un altro tipo di frequenzimetro ad indice è quello a risonanza elettrica (vedi figura 2-621).
In esso vi è una bobina fissa AA di resistenza R, collegata in serie con una induttanza L e una capacità C, e un equipaggio mobile astatico composto da due bobine B1 e B2 affacciate e fissate all’asse O dello strumento. B1 è collegata alla capacità C1 , B2 è collegata all’induttanza L2. Il circuito della bobina fissa viene collegato alla tensione V in parallelo con il circuito della bobina B1, il circuito della bobina B2 si chiude su se stesso.
Il tutto è progettato in modo che la frequenza di risonanza coincida con la frequenza nominale media dello strumento cioè con angolo tra tensione e corrente nullo.
In queste condizioni se la frequenza diminuisce il circuito diventa capacitivo è la corrente è in anticipo sulla tensione, se la frequenza diminuisce il circuito diventa induttivo e la corrente è in ritardo.
Le correnti assorbite dalle bobine mobili variano con leggi complesse al variare della frequenza applicata e con esse varia la coppia cui è soggetto l`equipaggio mobile, e pertanto cambia la posizione che assume l`indice sulla relativa scala.
Questi tipi di frequenzimetri sono del tipo astatico, senza molle antagoniste. A riposo dunque l`equipaggio mobile si trova in equilibrio indifferente in qualsiasi posizione. Il tipo più diffuso deriva dal cosfimetro o fasometro monofase (vedi scheda relativa scrivendo: “Cosfimetro” su Cerca) che misura l`angolo di sfasamento sulla tensione della corrente che attraversa una opportuna impedenza Z, le cui caratteristiche determinano il range di frequenze da misurare. Questo perché tale angolo dipende dalla frequenza. Sul quadrante appare una scala tarata direttamente in frequenza. L`impedenza Z, formata da resistenza induttanza e capacità poste in serie, deve avere una frequenza di risonanza corrispondente alla frequenza media della scala. Se la frequenza diminuisce il circuito diventa capacitivo e la corrente è in anticipo sulla tensione, viceversa se la frequenza aumenta il circuito diventa induttivo e la corrente va in ritardo. Quindi ad un valore dello sfasamento corrisponde una posizione dell`ago sulla scala.
Bibliografia di riferimento: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da cui sono tratte le figure 2-621 e 2-620.
Il frequenzimetro è esposto al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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