Dispositivo per mostrare l’induzione elettromagnetica Off. Galileo N° 99705

Dispositivo per mostrare l`induzione elettromagnetica della ditta Officine Galileo di Firenze N° 99705.
Nell`inventario D del 1937 n° 81, è dichiarato già esistente.  Dai particolari costruttivi si può far risalire agli anni venti del Novecento.
Su una targhetta si legge: “Officine Galileo Firenze N° 99705”.
Esso consiste di una bobina secondaria a molte spire di filo sottile isolato con seta e avvolto sulla base di legno, spire che fanno capo a due morsetti. All`interno di questa va inserito il primario, fatto di poche spire di filo di sezione maggiore che terminano in due morsetti. Nel rocchetto primario a sua volta si può inserire, ed eventualmente far scorrere, un nucleo cilindrico di materiale ferromagnetico (all`epoca si usava ferro dolce).
Nella figura, tratta da G. Veroi, Elementi di Elettrotecnica, Vol. I, UTET, Torino 1905, si vede l`applicazione didattica del dispositivo.
Il primario, alimentato da una pila, viene estratto rapidamente dal secondario. In questo, collegato ad un galvanometro (nella figura è del tipo Nobili), si genera una corrente indotta segnalata dalla deviazione dell`ago dello strumento. Il verso della corrente indotta si inverte se il primario viene inserito, sempre rapidamente.
Si ottiene un risultato simile, ma di maggiore intensità, con il cilindro ferromagnetico presente nel primario. L`effetto ottenuto dipende in ogni caso dalla rapidità del movimento.
Inoltre si ha corrente indotta nel secondario anche estraendo o inserendo il cilindro feromagnetico nel primario.
Volendo si può sostituire il primario con un magnete cilindrico: se il magnete viene mosso in qualunque modo, purché abbastanza rapidamente, si ottiene corrente indotta nel secondario.
Si ha corrente indotta nel secondario anche interrompendo la corrente nel primario, ma in questo caso l`inerzia del galvanometro non sempre permette di osservare l`effetto della  variazione di corrente.
Oggi con un oscilloscopio la cosa è facilissima da fare. Quanto si è detto fu descritto minuziosamente da M. Faraday nel 1831 mentre faceva questi esperimenti. L`apparecchio si può usare anche come trasformatore, alimentando opportunamente uno dei due rocchetti in corrente alternata e misurando gli effetti sull`altro. In questo caso si abbia l`accortezza che la bobina piccola sia inserita nella più grande e che la tensione di alimentazione sia piccola e si osservi che ciascuna bobina può divenire o primario o secondario a piacere.
Nel novembre del 2009 l`ing. Claudio Profumieri ha lievemente restaurato e reso di nuovo funzionante il dispositivo.
Per inciso va ricordato che Gomberto Veroi fece aprire il primo Gabinetto di Elettrotecnica al Montani intorno al 1907. Egli scrisse ottimi libri di elettrotecnica e ne lasciò alcune copie attualmente custodite nella Biblioteca dell`Istituto.
La figura N 1172 si trova a pag. 302 del catalogo: Apparecchi per l’Insegnamento della Fisica a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.
La figura 95-40 è a pag. 468 del Cat.logue of Physical Instruments L. E. Knott Apparatus Company Boston, 1912 che si trova all’indirizzo:
https://ia802308.us.archive.org/34/items/catalogofphyinst00knotrich/catalogofphyinst00knotrich.pdf .
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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