Contatore trifase A.E.G. N° 89475 2ª parte


Contatore trifase A.E.G. matr. N° 89475. Seconda parte.
Non rinvenibile negli inventari.
Con l’ausilio delle foto cerchiamo ancora di far osservare le caratteristiche apparse ad un primo esame.
Su una spessa base di ghisa questo contatore si presenta come il più grande per dimensioni e il più complesso della collezione del Montani.
Ha due avvolgimenti statici entro i quali oscillano due bobine unite e calettate con un alberino, che muove un disco di alluminio sul quale agiscono ben due magneti permanenti. Essi creano la più importante delle coppie frenanti, che è proporzionale alla rapidità con la quale si muove il disco. Infatti questo non ruota ma oscilla e ciò ci suggerisce che il contatore risalga almeno agli anni Venti del Novecento. In letteratura si nota infatti che i primi contatori erano oscillanti.

Per ora non disponiamo di elementi sufficienti per datare l’esemplare.
Nella collezione del Montani si trova un contatore monofase incompleto e privo di marca che presenta un motore ruotante ben più semplice di questo ( scrivere “contatore” su Cerca); inoltre ne fa parte un contatore A.E.G. che oscilla ma misura energia elettrica in C. C. (scrivere “927251” su Cerca).
Due nostre ipotesi sono che esso facesse parte di un quadro di controllo e che non sia stato inventariato singolarmente, oppure che sia stato donato da qualcuno ed usato a scopo didattico.
Purtroppo non sempre negli inventari sono riportati il numero di matricola e la marca che permettono con sicurezza di individuare gli oggetti.
Altre sono le sue caratteristiche sorprendenti.
La prima: mentre l’alberino oscilla mette in contatto un suo pernetto con uno dei due contatti a punta (uno dei quali ha una filettatura per regolarne la distanza), posti ognuno ad un estremo dell’oscillazione. In tal modo un impulso di corrente eccita una bobina che attrae un congegno il quale muove una ruotina dentata, che a sua volta fa scattare di un passo un dispositivo contatore. Esso funziona dunque come un relais che aziona un sistema simile a quello ad ancorina-scappamento presente in qualche antico orologio a pendolo.
La seconda stranezza è l’alimentazione delle due bobine oscillanti all’interno delle due grandi bobine: essa avviene tramite due mollette di filo sorprendentemente sottile, le quali non si toccano perché oscillano per un angolo limitato. Queste ci ricordano per la loro forma i filamenti della lampade ad incandescenza. Chi legge può ben comprendere che se si potesse trovare una descrizione particolareggiata dello strumento si avrebbero forse delle idee più precise sia sul suo funzionamento sia sul perché di certe soluzioni costruttive.

La prima foto mostra il contatore visto dall’esterno ma privo dei contatti posti nella parte inferiore.
Nella seconda foto viene posto in risalto il numeratore visto dall’esterno.
Nella terza foto si vede, attraverso la finestrella, la parte anteriore del disco oscillante: essa serve per osservarne il moto durante il consumo di energia o la quiete, nel caso di non utilizzo dell’energia elettrica. È evidente che la rapidità delle oscillazioni aumenta all’aumentare del consumo.
La quarta foto mostra l’intero contatore, ed appare anche nella prima parte.

Nella quinta foto si osserva un insieme di bobine, avvolto su un unico tubo, alle quali fanno capo sia le due bobine mobili, sia il relais che comanda lo scatto del numeratore. Ma il percorso dei fili è intricato se non si conosce lo schema dei collegamenti delle bobine avvolte sul tubo.

La sesta e settima foto mostrano due fili robusti che sono collegati sia alle bobine di cui sopra e alle due mollettine che conducono alle due bobine mobili unite insieme. Detti due fili sono nascosti e protetti da un tubetto metallico fissato con due vitine; per fare le foto questo tubetto è stato momentaneamente tolto. Ma resta intatta la curiosità di sapere a cosa servono.

L’ottava foto mostra un particolare all’interno delle bobine fisse e mobili.
Le foto restanti mostrano i meccanismi del numeratore.
Per consultare la prima parte scrivere “89475” su Cerca . Se un visitatore ha qualche notizia può scrivere all’indirizzo fabio.panfili@live.it.
Per rilevarne alcune peculiarità costruttive ci siamo avvalsi della consulenza dell’ing. Claudio Profumieri che ne ha curato l’aspetto, dopo il rinvenimento, e fatto le foto. Elaborazioni, ricerche e testo provvisorio di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.