Valigetta contenente dispositivi per l’analisi dei circuiti telefonici e musicali FACE STANDARD


Valigetta contenente dispositivi per l’analisi dei circuiti telefonici e musicali FACE STANDARD.

Le ricerche negli inventari per ora sono state negative.
Dato l’uso delle strumentazioni pensiamo per ora che siano state destinate a Radiotecnica, per lo studio della Telefonia.

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La valigetta della FACE STANDARD contiene quattro apparecchiature di misura a transistori per circuiti telefonici e musicali. Il complesso è composto da: un oscillatore a battimenti tipo 9007-AA-P; un apparecchio misura trasmissione-ricezione-analizzatore d’onda tipo 9008-AL-P; uno psofometro tipo 9017-C-P; un apparecchio di misura trasmissione-ricezione 9008-AH-P. Gli apparecchi, completamente transistorizzati e alimentati con batteria a secco incorporata, permettono di effettuare misure nella gamma di frequenze 50 ÷ 20.000 Hz.
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Per consultare le schede relative agli strumenti contenuti nella valigetta scrivere: “FACE” su Cerca.
La foto con panno rosso del 2004 è di Daniele Maiani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

Filtri antirumore TELEC per la gabbia di Faraday


Due filtri di rete antidisturbo TELEC per la gabbia di Faraday.
Deux filtres antiparasites TELEC pour la cage de Faraday.

Nell’inventario del 1956, risulta acquistata dalla ditta Ing. Ugo De Lorenzo & Co.- Milano il 26 agosto del 1963; al n° 3466 si legge: “Gabbia schermata completa di 2 filtri”. Costo ₤ 2.500.000.
Non abbiamo trovato le caratteristiche di questi due filtri, ma agli indirizzi: www.exxelia.com/uploads/PDF/59ad221188aa0.pdf
e
http://actumelectronics.co.za/siteimgs/Downloads/Eurofarad%20Capacitors/EMC%20Filters.pdf
si possono leggere le caratteristiche dei filtri TELEC fabbricati attualmente, che hanno certamente da soddisfare le esigenze delle tipologie di trasmissione e ricezione degli attuali apparati, ma sostanzialmente servono ugualmente per proteggere gli esperimenti svolti nella gabbia dai disturbi esterni.
Questi disturbi possono essere di origine elettrica, elettromagnetica, atmosferica, scarica elettrostatica che causano una risposta indesiderata sugli apparecchi o sistemi elettronici in esame.
Generalmente queste perturbazioni si dividono in due gruppi:
1) Perturbazioni a banda stretta generate con oscillatori, convertirori, generatore in HF o quegli apparecchi che lavorano su una o più frequenze prefissate.
2) Perturbazioni a banda larga, generate da brusche modificazioni di un regime stabilito, come collettori di motori, commutazioni di contatti, ecc.
I conduttori che entrano nella gabbia dunque devono essere dotati di filtri, altrimenti si comportano come antenne e riducono notevolmente le prestazioni generali della gabbia.
Nel nostro caso si aveva bisogno di alimentare con la tensione di rete di 220 V gli apparecchi in esame.

I filtri recano la seguente scritta: “TELEC 74, rue de la Fédération PARIS XVé FILTRE ANTIPARASITES Intensité 37 AMP Cle  W Ref. 9201 N° …. Dte  12 62”.
Sono montati sul tetto della gabbia come si può vedere nelle numerose foto scattate dall’ing. Claudio Profumieri durante il montaggio della gabbia avvenuto nel febbraio del 2019 al Museo MITI.


Claudio Profumieri ha smontato i filtri per farne vedere l’interno: si notano subito le induttanze ed i condensatori che costituiscono il filtro passa basso.
Per consultare la scheda sulla grande gabbia di Faraday scrivere “Gabbia” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, laborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Diodi a vapore di Hg RCA 872A N° 8031 e N° 8831


Due diodi a vapore di Hg RCA 872A
Le prime due foto sono del N° 8031; la terza e la quarta sono del N° 8831.
Il tubo 872A G5B della RCA è un diodo a vapore di mercurio progettato per essere utilizzato come raddrizzatore a semionda in radiotrasmittenti e per dispositivi di riscaldamento in radio frequenza.
La bassa caduta di tensione interna, permettendo al tubo di condurre a tensioni applicate relativamente basse, contribuisce ad un funzionamento efficiente.
Per frequenze da 25 a 150 Hz presenta tensione anodica inversa di picco di 10 kV con corrente anodica media di 1,25 A.
Le sue caratteristiche generali sono: tensione di filamento 5,0 V; corrente di filamento 7,5 A; tempo minimo di riscaldamento del filamento 30 s.
Prima di applicare la tensione anodica, deve essere consentito un tempo sufficiente per portare il mercurio, condensato in basso, alla temperatura di esercizio che è riferita al bordo superiore della base e deve restare nel range tra 20°C e 60 °C circa.
Se il mercurio non è condensato in basso, bisogna tenere acceso il filamento per 15 – 30 minuti prima di dar tensione alla placca.
La caduta di tensione interna del tubo è approssimativamente di 10 V. Corrente massima anodica istantanea (da 25 a 150 Hz) 5,0 A; corrente anodica media 1,25 A per un tempo medio di 15 s.
Le sue dimensioni sono di 20 × 6 cm.
La presenza di campi elettrostatici o magnetici è dannosa per la durata e per il corretto funzionamento del tubo, pertanto in simili casi esso va schermato e si deve provvedere ad una sua adeguata ventilazione e a mantenere la temperatura del mercurio condensato nei valori normali. Nei diodi a vuoto gli elettroni che fuoriescono dal catodo per effetto termoionico, si dirigono verso l’anodo accelerati dal campo elettrico dovuto alla differenza di potenziale anodo-catodo.
Ma se questa è assente, si forma nelle vicinanze del catodo una nube di elettroni (zona di carica spaziale) che vengono attirati dal catodo diventato positivo.
Se invece la tensione anodica è applicata ma non è molto grande una parte della nube elettronica permane per due motivi: nelle vicinanze del catodo la densità della corrente anodica è massima e la velocità degli elettroni è minima. Questa carica spaziale negativa costituisce una sorta di schermo al potenziale anodico.
La densità di carica spaziale dipende dunque dalla velocità degli elettroni e dunque, all’aumentare della tensione anodica la carica stessa diminuisce e la corrente aumenta fino alla saturazione.
Nei normali diodi a vuoto vi sono decine di miliardi di molecole di gas per centimetro cubo, eppure un elettrone può percorrere varie decine di metri senza urtare nessuna molecola. Siccome la distanza tra anodo e catodo è assai piccola, praticamente la presenza di gas residui non ha alcun effetto sul comportamento del tubo.
Ma se al suo interno aggiungiamo delle goccioline di mercurio, quando il filamento è acceso esso evapora parzialmente facendo aumentare notevolmente il numero di molecole libere.
Di conseguenza il libero cammino medio di un elettrone diviene dell’ordine di un millimetro e l’urto diventa molto probabile.
Gli elettroni che, partendo da catodo si dirigono verso l’anodo urtano le molecole del vapore e, se hanno sufficiente energia cinetica dovuta la potenziale anodo-catodo, riescono a ionizzare dette molecole che divengono positive.
Gli elettroni ottenuti per ionizzazione sono poco numerosi rispetto a quelli forniti dal catodo e non influenzano il comportamento del tubo; ma la presenza degli ioni positivi, che lentamente (data la loro massa ben più grande di quella dell’elettrone) si dirigono verso il catodo, forma una carica spaziale che neutralizza quella elettronica descritta sopra. Il comportamento del diodo cambia notevolmente:
1) È sufficiente una tensione anodica relativamente piccola per ottenere correnti elevate.
2) La potenza dissipata nel tubo, a parità di corrente, è molto minore che nel diodo a vuoto per la minore tensione richiesta.
3) La caduta di tensione ai capi del tubo è dell’ordine di 10-20 volt.
4) La tensione inversa che il tubo può sopportare è molto più alta che nei diodi a vuoto.
Si ricorda che la massima tensione inversa è quella oltre la quale tra anodo e catodo si innesca una scarica che danneggia il tubo.
La corrente-media-anodica è il valore ottenuto integrando la corrente anodica istantanea rispetto ad un tempo specificato e mediando il risultato.
Il limite massimo della corrente-media-anodica indica la più alta corrente media che può essere permessa di fluire nel tubo nella direzione di normale conduzione.
Informazioni più complete si trovano ai seguenti indirizzi:
https://frank.pocnet.net/sheets/049/8/872A.pdf
oppure
http://ds.agavaceae.ru/docs/872-A.pdf
istruzioni della RCA.
ed anche
https://frank.pocnet.net/sheets/081/8/866A.pdf.
e inoltre
http://electronbin.com/sheets/026/8/872A.pdf .
Le due figure, adattate al sito, sono state tratte da Handbook of Amateur Tube Uses. Edited by Engineering staff Raytheon Production Corporation, Newton Mass. 1938. Questo manuale si trova all’indirizzo:
https://ia800500.us.archive.org/28/items/HandbookOfAmateurTubeUses/Raytheon1938HandbookOfAmateurTubeUses.pdf
o all’indirizzo:
http://www.bunkerofdoom.com/tube/man/index.html
Per avere altre informazioni sul diodo a vapori di mercurio, cercare le schede dedicate al Diodo RCA 872A N° 8072; al tubo Mullard RG3 e al diodo Fivre 872A alla voce Radiotecnica.
Nota: il mercurio fonde a – 38,83 °C e bolle a 356,73 °C.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Resistenze addizionali per Mavometer Gossen

Resistenze addizionali per Mavometer Gossen.
Della ditta P. Gossen & CO. , Erlangen, Bayern.
Nell’inventario D del 1933/1937 al n° 513 si legge: “Resistenze addizionali per mavometer, portate: 250 mV – 1- 2,5 – 5 – 5 – 5 – 10 – 25 – 25 – 50 – 100 – 150 – 250 – 300 – 500 – 1000 V. Quantità 16 + 1, ₤ 300. Prima destin. (Lab. Radio)”.
Si noti che all’epoca esistevano sette mavometri al laboratorio di Radiotecnica e due al Laboratorio di Fisica. Ci sono pervenuti solo due mavometri: uno del Laboratorio di Radiotecnica ed uno del Laboratorio di Fisica con la sua dotazione di resistenze.
Queste resistenze, visibili nelle foto hanno le seguenti portate: 5 – 5 – 25 – 25 – 100 – 200 V.
Ognuna reca, oltre alla portata, le seguenti scritte: “Original Gossen; D.R.P.a.; D.R.G.M.”. Le ultime due scritte sono gli acronimi: “D.R.P.a : Deutsches Reich Patent angemeldet; D.R.G.M: Deutsches Reich Gebrauchs Marke”.
Per avere ulteriori notizie sui due mavometri  scrivere “Mavometer” su Cerca.
Le due figure sono tratte dalla pag. 3 del libretto di istruzioni Universal – Mavometer Original Gossen del 1930, che si può trovare all’indirizzo: https://www.pa3esy.nl/meetinstrumenten/mavometer/pdf/gossen-mavometer-g-1930-datenblatt.pdf

Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Voltamperometro Gossen, matr. N° 278502

              Voltamperometro Gossen, matr. N° 278502.
   Nell’inventario D del 1933 / 1937 al n° 517 si legge: “Voltometro Gossen con raddrizzatore ad ossido. 10 – 150 – 450 V. Quantità 1. ₤400. Prima destinazione: Lab. Radio”.
L’unica analogia della descrizione con questo esemplare è il raddrizzatore ad ossido; ma negli inventari non si trovano altri indizi.
Inoltre questo strumento è corredato di vari shunt e resistenze addizionali che riportano lo stesso numero di matricola ai quali abbiamo dedicato le relative schede.
La ditta costruttrice è P. Gossen & CO, Erlangen, Bayern.
 Il voltamperometro è di dimensioni molto ridotte, come i Mavometer che fanno parte della collezione del Montani, e presenta quattro morsetti.
Il quadrante mostra: in alto la lettera V e al centro la lettera A; tra queste due lettere vi sono due scale separate dallo specchietto per diminuire l’errore di parallasse.
Le scale mostrano una evidente disuniformità e sono diverse tra loro: a sinistra (vicino allo 0) le divisioni sono fitte per poi allargarsi via via che a si va verso il fondo scala; pare che siano state ottenute empiricamente per confronto con uno strumento campione.
In genere le scale degli strumenti a bobina mobile sono uniformi.
Entrambe le portate sono di 75 unità.
In basso a sinistra un simbolo indica che lo strumento è a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente con raddrizzatore (perciò misura anche in C.A.); l’altro simbolo indica che il quadrante deve essere in posizione orizzontale durante la misura. In basso a destra ci sono il numero di matricola e il logo della ditta.
La bobina mobile è ben visibile dal quadrante.
Le portate dipendono dalle resistenze inserite in serie al circuito per l’uso come voltmetro e dagli shunt per l’uso come amperometro.
Nonostante le lunghe ricerche, non abbiamo trovato le caratteristiche di questo strumento, mentre è molto facile trovarle per il Mavometro e per gli accessori della Gossen. Ciò potrebbe significare che questo esemplare non fosse molto diffuso all’epoca.
Gli strumenti con raddrizzatori ad ossido sono influenzati dalle variazioni di temperatura e dalla forma d’onda della corrente e la loro precisione in genere non è inferiore al 4%; in compenso hanno un autoconsumo ridottissimo e sono molto robusti di fronte ad eventuali sovraccarichi.
  Per consultare le schede relative alle resistenze a corredo di questo strumento scrivere: “278502” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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