Voltmetro Strommessung N° 2083383

             Voltmetro Strommessung.
Nell`inventario D del 1956 al n° 1007 è classificato Siemens: sebbene sullo strumento non ci siano indicazioni in tal senso, coincide per il N° 2083383 di matricola. Strommessung può significare sia strumento per misure elettriche, sia metodo di misura.
Le portate in corrente continua del voltmetro sono 3 V; 30 V; 90 V; 300 V.

Sul quadrante si nota la scritta: “Rel. Bv. 240/1, XIII P1”; la classe di precisione è 0,5; la misura è in corrente continua; i simboli non sono delle Norme CEI.
Si ignora il significato della stellina rossa, presente in molti strumenti degli anni Venti.
Lo strumento, del tipo magnetoelettrico, cioè a magnete permanente e bobina mobile, non funziona.
     Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Vidicon RCA 2ª parte

Vidicon RCA. Seconda parte.
Non rintracciabile negli inventari, forse l`acquisto risale al 1970.
La sigla è illeggibile tranne la scritta: “TRON”.
Somiglia al tipo 7038 per forma e lunghezza.
Il vidicon, sviluppato fin dal 1950, ha sostituito l`orthicon inizialmente perché molto meno costoso, poi perché è più semplice costruttivamente, è più robusto e compatto, nel tempo ha subito continue modifiche ed è stato usato fino al 1970.La prima figura mostra le dimensioni e la base con i piedini del tipo 7038.La seconda figura mostra la sua sensibilità in funzione dello spettro delle frequenze della luce confrontato con quello dell’occhio umano.
Le due figure sono state tratte dalle istruzioni della RCA e nel 2018 si trovano all’indirizzo: https://frank.pocnet.net/sheets/079/7/7038.pdf.
Le sue dimensioni sono: lunghezza 158 mm; diametro massimo 23 mm; diametro del tubo 20 mm.
La seconda foto mostra un Orthicon Image della RCA e il Vidicon per dare un`idea del cambiamento di dimensioni. Dopo l`Orthicon Image che si basava sul fenomeno della fotoemissione, si costruirono tubi basati sulla fotoconduttività: dapprima venne l`isocon, poi il vidicon e infine il plumbicon.
Ripetiamo in parte quanto detto nella prima parte.
Il vidicon è un tubo di estrema semplicità.
È fatto di un mosaico fotoconduttivo posto sulla parete di vetro ad una estremità, mentre dall`altra parte è collocato il cannone elettronico.
Nonostante la sua semplicità rispetto all`iconoscopio e all`orthicon, esso produce immagini eccellenti in ambienti a luce normale ed è ideale per le applicazioni industriali che richiedono apparecchi piccoli e compatti: l`unico inconveniente è una leggera inerzia a bassi livelli di luminosità.
A differenza dell`orthicon la carica del mosaico viene rimossa dalla fotoconduttività e non dalla fotoemissione.
Il mosaico è formato da una placca conduttiva rivestita dal materiale fotoconduttivo; la placca è semitrasparente. La sostanza fotoconduttiva ha una grande resistività.
Con un mosaico dello spessore di uno o due micron, la resistenza da una faccia all`altra è di almeno da 10 milioni a 100 milioni di ohm per centimetro quadrato.
Per ottenere un funzionamento del tipo orthicon, la placca conduttrice è leggermente positiva rispetto al catodo del cannone. Il raggio esploratore al buio, riconduce la superficie al potenziale del catodo.
Quando il raggio riparte da un elemento, la corrente che scorre al buio dalla placca conduttrice verso la superficie, carica leggermente l`elemento; la carica accumulata è però piccola a causa della grande resistenza specifica che si ha al buio.
Quando un elemento viene illuminato, la corrente fotoelettrica aumenta e la carica accumulata diventa maggiore: anche la corrente assorbita dal raggio (cioè la corrente che non ritorna al collettore) sarà maggiore nelle zone illuminate e minore in quelle oscure.
Si ha così una corrispondenza perfetta tra l`immagine luminosa del mosaico e il segnale video, essendo la carica accumulata proporzionale alla corrente fotoconduttiva e questa all`intensità luminosa.
Diverse sostanze vengono impiegate per la fabbricazione di mosaici fotoconduttivi, come: selenio amorfo, Sb2S3, Cd2S2, Cd2Se3 ecc. .
Si fabbricano anche mosaici con strati di sostanze diverse.
I vantaggi dei tubi fotoconduttivi sono considerevoli: l`efficienza è altissima e permette una moltiplicazione fino a 100 volte quella che so ottiene con la moltiplicazione dell`immagine. Il mosaico può sfruttare pienamente il principio di accumulazione.
La costruzione del tubo è semplice e compatta.

Per ulteriori chiarimenti vedere la prima parte scrivendo “Vidicon” su Cerca.
Bibliografia.
Una descrizione dettagliata dell`Iconoscopio, dell`Orthicon, del Isocon e del mosaico del Vidicon si trova in V. K. Zworykin, G. A. Morton, La Televisione, Trasmissione delle Immagini Monocrome ed a Colori, Sansoni, Firenze 1958. La foto con sfondo rosso è di Daniele Maiani.
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Wewattmeter Original Gossen, istruzioni

   Wattmetri Gossen, matr. N° 248633 e N° 249414.
 Produttore: Gossen, P., & Co. KG, Erlangen. Modello Wewattmeter. Nell`inventario D del 1933/`37, al n° 514 si legge: “Wattometro e.d. Gossen n. 249414 – 248633 con resistenze addizionali – ₤ 600. Prima destinaz. ( Lab. Radio)”.
All`indirizzo: http://www.historischemesstechnik.de/downloads/gossen-wewattmeter-1931-datenblatt.pdf
si trovano le caratteristiche tecniche complete che risalgono al 29 gennaio 1931.
In questa scheda abbiamo voluto riportare la copertina e le pagine più significative delle istruzioni per dare una visione più ampia dell`impiego di questi wattmetri di piccole dimensioni.
Purtroppo non abbiamo rinvenuto le due resistenze addizionali, descritte nelle istruzioni, dei due wattmetri che fanno parte della collezione del Montani.
Per consultare le schede relative ai due wattmetri Gossen  scrivere: “248633” e poi “249414” su Cerca.
Elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili.
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Capacità variabile a scatti Allocchio Bacchini & C. Milano, matr. N° 19298

Capacità variabile a scatti Allocchio Bacchini & C. Milano, matr. N° 19298.
Nell’inventario D  del 1937 al n° 496 si legge: “Cassetta capacità variabile – Alloccchio Bacchini N° 19298. ₤ 150. Prima destinazione Lab. Radio”.
I valori di capacità variano da 1 nF a 9 nF a scatti di una unità alla volta con una precisione sorprendente, data l’età. Le misure sono state effettuate dall’Ing. Profumieri.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Voltamperometro CGS Italia HW18AT matr. N° 2594483




Voltamperometro CGS Italia HW18AT, matr. N° 2594483.
Questo strumento è interessante perché, invece di avere le solite resistenze addizionali per le varie portate, presenta una discreta quantità di morsetti ai suoi lati, inoltre un morsetto per la corrente e il commutatore C.C. – C.A. sono posti sulla parte superiore.

Non è rinvenibile con certezza negli inventari poiché vi sono riportati molti strumenti della CGS con delle sigle diverse e a volte molto vaghe. Nell`inventario D del 1956 si trovano molti acquisti di strumenti della CGS tra il 1962 e il 1963. Però, il suo aspetto e l`esame dei materiali fanno pensare che lo strumento sia più antico.

Questo voltamperometro misura sia in corrente continua sia in alternata, come si vede bene nel quadrante e sui morsetti; è a magnete fisso e bobina mobile con raddrizzatore, inserisce 333,3 Ω/V, la tensione di prova è di 2 kV e va usato con il quadrante orizzontale.
Invece di riportare la solita classe di precisione, il quadrante reca scritto che lo strumento ha un errore relativo percentuale in C.C. dell`1% e in C.A. del 2%.

All`interno dello sportellino si trovano due schemi per le inserzioni come voltmetro e come amperometro, con le relative portate e costanti K per la lettura sulle due scale. Circuito di tensione: 3 V – 0,02; 7,5 V – 0,05; 30 V – 0,2; 150 V – 1; 300 V – 2; 600 V – 4.
Circuito di intensità (di corrente N.d. R.) 0,0003 A – 0,00002; 0,015 A – 0,0001; 0,06 A – 0,0004; 0,3 A – 0,002; 1,5 A – 0,01; 6 A – 0,04.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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