Potenziometro H. Tinsley Type 3367 B N° 33047 (Museo MITI)

Potentiometer Tinsley Type 3387 B N° 33047 H. Tinsley & Co. London S.E.
Nell`inventario D del 1937 si trova al n° 924 con la scritta: “Potenziometro Tinsley tipo 3387 B”, acquistato il 29 novembre 1938 presso S.A. Ing. S. Belotti & C. Milano, Piazza Trento. Destinato a Radiotecnica.
Osservando la seconda foto, sullo strumento si legge: “N° 33047, TYPE 3367 B, POTENTIOMETER 1.9 VOLTS, H. TINSLEY & C° LONDON S.E. 25, EMBODYNG PAT. N° 329445”.In alto al centro si vedono due morsetti con sotto la scritta: “GALV.”.
In alto a sinistra si trova una spina che, se inserita in uno dei tre fori, permette di scegliere tra le tre opzioni: “× BY : 1; .1; .01”.
Al centro si legge: “40 OHMS .05 AMPS”.
A destra: “RHEOSTAT e, sopra la manopola, c`è una freccia con la scritta INCREASE”.
Al centro a sinistra vi sono quattro morsetti con le scritte dall`alto in basso: “ + 1 – ; + 2 -”.
Una manopola posizionata sul numero 0, la scritta: “VOLTS”; un quadrante che mostra la periferia di un disco azionato dalla manopola centrale.
A destra la manopola con sotto la scritta “SELECTOR SWITCH” posizionata nella foto su S.
A destra vi sono altri quattro morsetti: “ + BATT: – ; + STD CELL. – ”. E infine a sinistra in basso c`è il tasto con la scritta ”GALV.” che inserisce o disinserisce il galvanometro esterno.
Il metodo potenziometrico serve per misure di tensioni continue col metodo di opposizione ed è basato su una misura di zero, pertanto di grande precisione.
Il principio su cui si basa consiste nel confronto tra la tensione incognita e la f.e.m. di una pila campione ciascuna all`equilibrio e in opposizione ad una tensione realizzata con un sistema potenziometrico, come si vede nelle figure qui sotto riportate.

In tal modo sia la pila campione che il generatore della tensione incognita non erogano corrente quando si ha l`equilibrio.
Si misura dunque la tensione incognita a vuoto, evitando che si manifesti la caduta di tensione interna al generatore che comporterebbe un errore. Inoltre si evita di usare un voltmetro o un amperometro che introdurrebbero necessariamente un errore di misura dovuto alla loro classe di precisione.
In definitiva la precisione del metodo potenziometrico dipende sostanzialmente dalle caratteristiche della pila campione e dall`incertezza sul valore della sua f.e.m..
L`aspetto di un potenziometro è una cassetta in cui sono presenti le resistenze variabili, i tasti e i commutatori per eseguire l`azzeramento, sono presenti inoltre i morsetti per collegare la batteria di alimentazione, il galvanometro di alta sensibilità, la tensione incognita e la pila campione.
Non entriamo qui nel merito delle procedure di misura per la loro lunghezza (vedere le pagine 191 e 192 del testo citato in bibliografia).
Aggiungiamo che i potenziometri erano molto usati nei laboratori di chimica per la misura della f.e.m. delle varie pile ivi realizzate.
Il potenziometro inoltre era impiegato per le misure di precisione delle correnti continue.
Il metodo si basa su principio di misurare la caduta di tensione che la corrente provoca in una resistenza campione. Ovviamente la resistenza campione deve essere scelta in base alla corrente da misurare, poiché deve conservare le sue caratteristiche durante la prova e fornire una caduta al massimo di un volt.
Bibliografia essenziale.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM Padova 1962, da cui sono tratte le due figure; l`argomento è trattato da pag. 182 a pag. 194.
Il potenziometro è esposto al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Pentodo EIMAC 8295A

    Pentodo Eimac 8295A.
È un pentodo  a fascio radiale in ceramica e metallo progettato per  amplificatori lineari in radiofrequenza; specialmente per classe AB1 lineare. Questo tubo con anodo esterno fornisce prestazioni notevoli anche in classe AB2 e C.
L`anodo è raffreddato ad aria forzata ed ha una dissipazione massima di 1 kW. Esso è realizzato in ceramica e matallo, è a fascio radiale ed ha un elevato guadagno in potenza anche per una tensione anodica relativamente bassa.
Il filamento del catodo è rivestito di ossido, alimentato con tensione di 6,0 ± 0,3 V e corrente di 8,2 A.
Il fattore medio di amplificazione della griglia schermo è 3,4. Le capacità inter-elettrodiche con il catodo messo a terra sono: ingresso: 40 pF; uscita 18,5 pF; feedback 0,09 pF. Come è noto dette capacità influenzano il guadagno di amplificazione del tubo.
La frequenza massima di esercizio è di 30 MHz.
Le sue dimensioni sono 12,8 cm di altezza e 10,2 cm di diametro.
La massa è di 1,27 kg.
La tensione anodica massima è di 3 kV, la corrente anodica massima è di 0,8 A.
La temperatura massima di esercizio dell’insieme metallo-ceramica e del nucleo dell’anodo è di 250 °C.
La base è a 7 piedini e lo zoccolo raccomandato include un “camino” per l’areazione.
Questo tipo di pentodo è usato tutt`oggi dai radioamatori.
 La Eimac ha sede a Palo Alto, California.
I disegni sono tratti da Tecnical Data della EIMAC, le caratteristiche da Tecnical Data e da CPI Comunications & Power Industries della EIMAC.  Rinvenibili nel 2018 nei siti:
https://frank.pocnet.net/sheets/140/8/8295A.pdf
e
https://www.cpii.com/docs/datasheets/80/8295A.pdf.
Gli esemplari che fanno parte del patrimonio del Montani sono due.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Ponte di Wheatstone Siemens & Halske N° 2934747


Ponte di Wheatstone Siemens & Halske N° 2934747.
Nell`inventario D del 1937 al n° 483 si legge: “Ponte di Wheatstone combinato S.H. N° 2934747. ₤ 600. Prima destinazione (Lab. Radio)”, ed è detto già in esistenza.
Il numero di matricola indica tale collocazione temporale.
Il termine “combinato” si riferisce quasi certamente alle combinazioni di valori delle resistenze ottenibili con l`inserimento delle spine.
In alto nelle foto si vedono i morsetti per gli inserimenti: della batteria (+ B; − B); del galvanometro (G; G); della resistenza incognita (i due morsetti si riconoscono per la scritta X = (a / b) · R ).
Premesso che l`inserimento di una spina cortocircuita la piccola bobina sottostante, escludendola dal circuito nel quale è già inserita, descriviamo solo la combinazione delle resistenze a e b, lasciando al visitatore immaginare quante combinazioni si possono ottenere con la R.
In genere infatti le resistenze di questi ponti a cassetta sono costituite da piccole bobine di filo di manganina avvolte in doppio per evitare effetti induttivi.
Quelle a sinistra sono le resistenze a e b che possono assumere i valori 10; 100; 110; 1000; 1010; 1100; o 1110 Ω, inserendo una o due spine e partendo dai valori fissi: 1000; 100 e 10 Ω (si otterrebbe un valore di quasi 0 Ω inserendo tre spine).
Da questi valori di a e b si ottengono poi i rapporti a/b.
R può assumere i seguenti valori inserendo in serie ogni colonna (cioè non inserendo alcuna spina nella rispettiva colonna): 9000; 900; 90; 9; 0,9 Ω; o le loro numerose combinazioni, partendo dai valori fissi che si vedono nelle foto.
I loro valori insomma si ottengono mediante gli opportuni inserimenti delle spine che si vedono in basso.
A sinistra vi sono le boccole con le lettere a e b con i rispettivi valori, mentre sulla destra la lettera R indica la scelta della resistenza R.
Sempre in alto, tra i due morsetti + B e − B, c`è un tasto di color rosso scuro  che se pigiato chiude momentaneamente il circuito di alimentazione della batteria, se ruotato fa permanere il collegamento (in questa posizione i due trattini sono allineati con la linea tratteggiata che descrive parte dello schema).
Tra i morsetti G e G vi è un analogo tasto che se pigiato inserisce momentaneamente il galvanometro; se viene ruotato lo inserisce in modo continuativo e questa posizione serve mentre si è vicini ad azzerare il galvanometro. Osservando attentamente i percorsi segnati dalle linee continue e tratteggiate si segue lo schema del ponte classico di Wheatstone.
Le due resistenze a e b, di cui interessa solo il rapporto, vengono indicate come “lati di proporzione”, mentre R è il “lato di paragone”.
Il metodo di ponte deve la sua precisione al fatto che è un metodo di riduzione allo zero, cioè non si deve ottenere un valore dalla misura quanto piuttosto azzerare una grandezza e qui entrano in gioco la resistenza R, la sensibilità del galvanometro, le resistenze di contatto, ecc..
Di questo esemplare si erano perse le tracce, pur essendo posto in un armadietto, poiché chi ne conosce l`aspetto frequenta raramente il Montani e ne ignora l`attuale collocazione; solo la curiosità di chi scrive queste note ha permesso la sua identificazione confrontando pazientemente il suo numero di matricola con quelli delle voci negli inventari.
Una figura chiara che rappresenta la funzione dell`inserimento di una spina si trova scrivendo “Boletti” su Cerca.
Bibliografia: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962 da pag. 457 a pag. 461.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
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Ponte a filo Pontavi Hartman & Braun matr. N° 1166068

 Ponte a filo tipo Wheatstone Pontavi Hartmann & Braun matr. N° 1166068.
Non è rinvenibile negli inventari dell`epoca, probabilmente risale a fine anni Trenta del Novecento per la sua somiglianza con un esemplare del 1938 di cui abbiamo una foto.
Fabbricato dalla Hartmann & Braun è il più piccolo ponte a filo della 
collezione del Montani ed era usato per determinare la resistenza sia dei conduttori solidi sia degli elettroliti.
  Nel caso dei conduttori liquidi, per evitare la loro polarizzazione bisogna ricorrere ad un alimentatore in alternata a frequenza audio detto cicalino, che non fa parte degli accessori di questo esemplare.
Sul quadrante del galvanometro si vede il simbolo di strumento a magnete permanente e bobina mobile, anche se detto simbolo, sottoposto a forte ingrandimento da chi scrive, sia confuso; inoltre esso funziona in corrente continua alimentato da una pila di 4,5 V.
Lo strumento può essere alimentato esternamente purché alla stessa tensione continua.
Le portate vanno da un minimo di 0,05 Ω fino a a 50.000 Ω; infatti la manopola grande riporta valori da 0,5 a 50, variabili con continuità (lato di rapporto del ponte), mentre la manopola piccola varia a scatti per i seguenti fattori di moltiplicazione 0,1 ; 1 ; 10 ; 100 ; 1000 Ω (lato di paragone del ponte).
Lo schema elettrico, ricavato da un libretto di istruzioni del 1949, pone in evidenza: il galvanometro; le due resistenze fisse da 0,1 ohm in serie al filo su cui striscia il contatto D; il tasto/deviatore (Taster) che agisce sia sull`alimentazione sia sul galvanometro, e che viene premuto quando si agisce sulle due manopole per ottenere l`azzeramento del galvanometro; la resistenza di protezione di 1,5 ohm (schutzwdst.); i due morsetti X tra i quali si inserisce la resistenza incognita; la resistenza fissa da 0,5 Ω in serie con le resistenze a scatti da 4,5 a 4500 Ω; le due boccole T per inserire la cuffia che sostituisce il galvanometro quando si misura la resistenza di un elettrolito.
Il filo, omogeneo e calibrato, non è teso come in altri ponti più ingombranti ma circolare e la manopola grande sposta il cursore che scivola su di esso.


Come si vede nelle foto, l`aspetto della scala della manopola grande non è lineare, infatti gli intervalli tra i valori vanno via via restringendosi per rapporti sempre più alti; esso è dovuto al rapporto l/L-l fra le porzioni del filo determinate dalla posizione del cursore e somiglia vagamente a quello di una scala logaritmica.
Sotto il quadrante vi è scritta la formula da usare: Rx = [(l/L-l)] × R cioè il valore, ad equilibrio raggiunto, indicato dalla freccia rivolta in basso e leggibile sulla manopola grande (che indica il valore del rapporto tra i lati del filo l e L-l determinati dalla posizione del cursore), moltiplicato per il valore indicato dalla freccia rivolta in alto verso la manopola più piccola (il valore della resistenza R scelta come resistenza di paragone).
Per l`alimentazione interna, come si è detto, si usa una pila da 4,5 V.
Nelle istruzioni, molto accurate, si spiega pure come adattare e piegare le due linguette di ottone della pila piatta che si inserisce dal retro.
Le dimensioni del ponte sono 11 × 20 × 6,5 cm. Il suo peso è di circa 1,2 kg.
Oltre al galvanometro con i suoi simboli, è degna di nota la scala della manopola più grande che fornisce il rapporto fra le lunghezze nelle quali la posizione del cursore divide il filo omogeneo e calibrato. Lunghezze proporzionali alle resistenze costituenti due lati del ponte.
L’ultima foto mostra in alto: i due morsetti/boccole contrassegnati dalla lettera al centro X nei quali va inserita la resistenza incognita; le due boccole con la T dove inserire la cuffia e infine il tasto/deviatore con le lettere T e G, che può essere premuto brevemente o a lungo o, se ruotato nella posizione T, avvicina permanentemente uno dei tre contatti. Il tasto serve durante le operazioni di misura che sono descritte più dettagliatamente sia nelle schede del ponte a filo PF/1 della S.A.M.A.R., sia nel ponte a filo quasi identico a questo della Hartmann & Braun donato al Montani dal Sig. Guido Barbieri.
Qui diciamo solo che nella posizione G esso agisce sul galvanometro, mentre in posizione T serve per la misura delle resistenze di elettroliti ricorrendo alla cuffia e al cicalino.

Il cicalino, di cui l’esemplare non è dotato, va inserito in due boccole poste di lato e genera un segnale elettrico alternato a frequenza acustica udibile con la cuffia, come si vede nella figura. Quando il ponte è all’equilibrio il suono è molto debole se non assente.
 Bibliografia.
Hartmann & Braun AG Frankfurt/Main H&B Pontavi-Wheatstone Schleifdrath-Meßbrücke B 18-4 Gebrauchsanweisung. Consiste di 8 pagine da cui sono tratte le due figure qui riportate, ed è del 1949.
Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.historische-messtechnik.de/downloads/hb-pontavi-wheatstone-1949-handbuch.pdf
Gebrauchsanweisung Pontavi-Wheatstone Schleifdrath-Meßbrücke für Widerstände von 0,05 bis 50.000 Ω. Hartmann & Braun AG Mess – Und Regeltechnik (del 1961).
Il ponte descritto nel secondo libretto di istruzioni è leggermente diverso da questo esemplare che corrisponde a quello descritto nel primo.
Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.alte-messtechnik.de/archiv/daten/ba-pontavi_1961.pdf
Per chi desidera approfondire la descrizione, gli aspetti costruttivi e i procedimenti di misura di un ponte a filo del tipo Wheatstone si consiglia la lettura di: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da pag. 462 a pag. 466.
Per chi voglia vedere altri ponti a filo si prega di scrivere:  “ponte a filo” o “S.A.M.A.R,” su Cerca.
   Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Oscilloscopio Type OSG 42a No. 29943 Radiometer Copenhagen 2ª parte

Oscilloscopio Type OSG 42a No. 29943 della Radiometer Copenhagen Denmark. Seconda parte.
È stato acquistato il 31 marzo del 1960, come si legge nell`inventario D del 1956 al n° 1775: “Ing. Ugo de Lorenzo – Milano. Oscillografo a raggi catodici mod. OSG 42. Destinazione Radiotecnica”.
Questo oscilloscopio presenta particolarità costruttive atipiche poiché, come si vede nelle foto, ha una parte dei comandi posta sulla parte superiore.
Con l`aiuto dell`Ing. Claudio Profumieri abbiamo rinvenuto le sue caratteristiche nelle Istruzioni che probabilmente risalgono al gennaio del 1953.
Le Istruzioni sono minuziose ed occupano ben venti pagine, e in fondo ad esse si trova lo schema che misura 30 × 55 cm.
Insieme alle Istruzioni abbiamo trovato una traduzione anonima scritta a mano dal titolo: «Radiometer oscilloscopio a raggi catodici Tipo OSG 42 Manuale delle istruzioni e delle operazioni» che riporta la descrizione, le istruzioni per l`uso, e in un foglietto le istruzioni per la sostituzione del tubo catodico.
Riportiamo qui l`indice delle Istruzioni per dare un`idea al visitatore della meticolosità delle stesse:
« INDEX Introduction
SECTION I – GENERAL DESCRIPTION 1-1 The cathode-ray tube 1-2 The X and Y amplifiers 1-3 The sweep generator (a) Recurrent sweep (b) Triggered sweep (c) Synchronization 1-4 Intensity modulation 1-5 Power supply.
SECTION II -OPERATING INSTRUCTIONS 2-1 Connecting to the power line 2-2 Balancing the amplifiers 2-3 Calibrating the amplifiers 2-4 Horizontal and vertical deflection 2-5 Using the sweep generator ( time base) 2-6 Intensity modulation.
SECTION III – MAINTENANCE 3-1 Typical tube defects 3-2 Tube reaplacement 3-3 Adjustment of P7 3-4 Fuse replacement and normal current consumption.
SECTION IV – SPECIFICATIONS. APPENDIX: Complete diagram».
Dopo le figure ingrandite, riportiamo la
SECTION I – GENERAL DESCRIPTION, tralasciando il resto delle Istruzioni per non appesantire la
scheda.
La Radiometer Copenhagen è tuttora sul mercato.
Per consultare la prima parte scrivere “osg 42a” su Cerca. Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testi a cura di Fabio Panfili.
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