Posto di Misura dell’Equivalente di Trasmissione Bruel & Kjær


Posto di Misura dell`Equivalente di Trasmissione Bruel & Kjær.
Nell`inventario D del 1956 esso risulta acquistato il 30 ottobre 1967 (n° 4173) per ₤ 3 440 000 dalla AESSE-Milano e destinato alla specializzazione Telecomunicazioni.
L`Analizzatore di frequenza tipo 2112 (n° 4174) costava ₤ 1 640 000.
Il Combinato Bruel & Kjær 3350 è un Posto di Misura dell`Equivalente di Trasmissione per misure obiettive dell`equivalente di riferimento di apparecchi telefonici completi o delle loro parti. Misura gli equivalenti di riferimento in trasmissione, ricezione e toni laterali indicando direttamente la 0,6 ª o la 1ª potenza del valore r.m.s. integrato e misurato nel campo 200Hz – 4kHz – 200Hz, variato logaritmicamente in sec. su un tipo modificato di Oscillatore 1022. Lo strumento del Misuratore dell`Equivalente di Riferimento tipo 4901 è provvisto di scale intercambiabili in dB o N. La risposta in frequenza è visibile sul Tracciatore di Curve di Risposta 4709 e può venir registrata con il Registratore di Livello 2035 [Vedere in proposito le relative schede ]. Distorsioni non lineari e disturbi possono venir analizzati mediante l`Analizzatore a 1/3 di Ottava 2112. Nell`alimentatore tipo 4902 sono previste la sorgente di c.c, e bobine di impedenze varie per l`alimentazione di microfoni a carbone, impedenze in trasmissione e ricezione di 200 – 600 – 900 ohm, nonché filtri pesati, per la voce artificiale, secondo lo S.F.E.R.T. Un banco di prova per ricevitori telefonici comprende una Bocca Artificiale e un Orecchio Artificiale, basato su un Microfono a Condensatore e un Pistofono.
[Questi ed altri numerosi accessori in dotazione ai Combinati illustrati sono stati omessi in queste tre schede]
Lo spettrometro per audiofrequenza tipo 2112 è un amplificatore a basso rumore e forte guadagno con 11 filtri di ottava e 33 filtri di 1/3 di ottava per analisi accurate dello spettro di frequenze nelle gamme 22 Hz e 45 kHz. Inoltre ha tre filtri standardizzati per misure di livello sonoro. Usato come voltmetro a valvole ha una caratteristica lineare di frequenza tra 2 Hz e 45 kHz. Impedenza di ingresso 2,2 MΩ/30pF.  L`uscita può essere letta direttamente sul voltmetro a valvole con commutatore per indicazione di valore medio, di picco o vero RMS, oppure collegato al Registratore di livello 2305 che fa parte del combinato 3329 descritto in un`altra scheda. La scala è tarata in Volt, decibel e in % di assorbimento nel caso di uso con il tipo 4002. Il testo  è stato tratto da un depliant riassuntivo delle caratteristiche degli strumenti della Bruel & Kjær. Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche di Fabio Panfili.
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Q-Metro QM 10/A U.N.A. (Museo MITI)


Q-metro QM 10/A U.N.A. Milano Stabilimento di Misura Radioelettrica O.H.M. Ing. E. Pontremoli.
Nell`inventario D del 1956 si trova al n° 1371 e risulta acquistato il 14 ottobre del 1957 al prezzo di ₤ 390 000. Destinato al Laboratorio di Radiotecnica.
Lo Q-metro è uno strumento di misura del coefficiente di bontà Q di una induttanza definito come il rapporto tra la reattanza induttiva e la resistenza a radiofrequenza di un induttore.
Un Q basso comporta una perdita di potenza e varia con la frequenza.
Nei ricevitori un tipico Q varia da 100 a 250; nei trasmettitori da 400 a 500.
La resistenza a radiofrequenza non è la resistenza offerta dall`induttore in corrente continua, ma è di valore maggiore di essa; alle frequenze radio più basse l`aumento di resistenza è dovuto sia all`effetto pelle che all`effetto di prossimità.
L`aumento della resistenza è comunque inferiore all`aumento di 2 π f L e dunque lo Q cresce con la frequenza. Ma per frequenze radio più alte hanno luogo altre perdite, ad esempio nell`isolante tra spira e spira e tra spira e supporto, e dunque l`aumento della resistenza è più marcato e il valore dello Q resta stabile al crescere della frequenza per un certo tratto, per poi subire una diminuzione quando le frequenze sono ancora maggiori.
Un altro campo nel quale il coefficiente Q riveste grande importanza è lo studio e la realizzazione in radiotecnica dei circuiti risonanti serie e parallelo nei quali la banda passante (e quindi la selettività) è data dalla relazione B = fo/Q, dove fo è la frequenza di risonanza del circuito.
Anche nello studio e nelle applicazioni delle linee di trasmissione si ha il fenomeno della risonanza e l`esperienza dimostra che la bontà dei tronchi di linea come risonatori è superiore al quella dei circuiti oscillanti raggiungendo valori di Q di qualche migliaio.
I risonatori a cavità come i klystron e i magnetron, che trovano vasto impiego nel campo delle alte frequenze, presentano alti valori di Q e dunque hanno un comportamento nettamente superiore a quello dei circuiti e delle linee risonanti.
 Lo Q-metro è costituito essenzialmente da un generatore di tensione a radiofrequenza (che deve essere il più possibile simile ad un generatore ideale di tensione cioè a resistenza interna nulla) che alimenta un circuito oscillante serie, costituito da un condensatore variabile e dall`induttore in esame.
Ai capi del condensatore è posto un voltmetro ad altissima impedenza, tarato direttamente in valori di Q.
Agendo sul condensatore variabile ed eventualmente sulla frequenza del generatore, leggibile sull`apposita scala a sinistra in alto, si porta il circuito oscillante in risonanza, in corrispondenza della quale si ha la sovratensione letta sul voltmetro nel valore di Q in alto al centro dello Q-metro . Dalla condizione di risonanza 4π²f²LC=1 si ricava il valore di L leggibile sull`apposita scala in rosso in alto a destra e si può conoscere la resistenza a radiofrequenza dell`induttore. Se al posto dell`induttanza incognita si inserisce una induttanza campione, lo Q-metro permette di misurare la capacità di un condensatore posto in parallelo al condensatore variabile interno allo strumento, capacità leggibile nella scala in alto a sinistra.
Altre applicazioni dello Q-metro sono: la misura di impedenza e di resistenza.Questo esemplare ha nella parte superiore una etichetta che reca le seguenti caratteristiche: «Alimentazione: C.A. 110/280 volt 50 Hz. Precisione di frequenza: ± 1%. Precisione di misura del Q-metro: ±10% per frequenze fino a 25 MHz. Campo di misura di induttanze: 0,1 µH – 100 mH. 79 kHz….10 – 100 mH; 250 kHz ….1 – 10 mH; 790 kHz….0,1 – 10 mH; 2,5 MHz….10 – 100 µH; 7,9 MHz …. 1 -10 µH; 25 MHz….0,1 -1 µH».
Esso permette anche di inserire un generatore a radiofrequenza esterno.
Bibliografia.
S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, Cursi, Pisa 1961.
S. Malatesta, L. Mezzani, E. Sportoletti, Misure Radioelettriche, Cursi, Pisa 1975.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854 RCA 1ª parte



   Due Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854 RCA. Matr. N° S/2794 e N° S/2795. Prima Parte.
  Di questi due esemplari non vi è traccia negli inventari. Fatto non insolito per i  numerosissimi tubi elettronici che fanno parte della collezione del Montani.
Nella prima foto, a sinistra dell’orthycon, vi è un vidicon per osservarne le diverse dimensioni.
Abstract: «
Image orthicon tube used in television cameras is 15 inches long. Its three-inch light-detecting surface is shown in a photo.
Functioning of an image orthicon tube is based on a photocathode on which light is focused by the lens of the television camera. The light causes the emission of electrons from the left (other) side of photocathode. They are accelerated by an electric charge and strike the glass membrane, where they are held briefly by the fine-mesh screen that is 50 microns from the membrane. A beam of electrons from the gun ( at left) scans the membrane and carries off the image. The return beam is amplified ( at left) to yield output of tube».
Questi tipi di Orthicon erano chiamati in gergo “RCA 3 Inch Image Orthicon” e furono prodotti fin dal 1940, dapprima in USA dalla RCA per uso militare durante la seconda guerra mondiale, poi nel 1945 per trasmissioni televisive, fino ai primi anni Settanta del Novecento.
Essi rivoluzionarono la progettazione delle telecamere e della produzione di programmi TV a causa della loro alta sensibilità: era la prima volta che si poteva riprendere il viso di una persona al lume di una sola candela.
  Le CARATTERISTICHE che seguono sono tratte dalla scheda RCA 6474/1854 del 1954.
L` Image Orthicon RCA 6474/1854 in sintesi ha avuto successo per le seguenti caratteristiche: colori simultanei nella raccolta dell`immagine, sensibilità eccezionale, focus magnetico, deflessione magnetica.
La loro lunghezza è di 385,7 mm; il diametro massimo è di 76,2 mm, mentre quello del tubo è di 50,8 mm.
L`RCA-6474/1854 è un tubo da ripresa televisiva per telecamere a colori che utilizzano il metodo di simultaneità pickup nel raccogliere le immagini in studio o in riprese esterne. Queste telecamere usano tre orthicon, ciascuno per canale, per produrre l`informazione necessaria di una immagine televisiva a colori.
Il 6474 ha una sensibilità eccezionale combinata con una risposta spettrale simile a quella dell`occhio, e una buona capacità di risoluzione. Con una camera a colori impiegante un sistema ottico progettato opportunamente e utilizzante filtri di colore efficienti, commercialmente accettabili pitture di colore possono essere ottenute commercialmente accettabili immagini a colori con circa 350 piedi-candele di illuminazione incandescente incidente sulla scena e un`apertura relativa di f:5,6 .
Il fotocatodo utilizzato nel 6474 è caratterizzato da una risposta ad ampio spettro avente una alta sensibilità nel blu, alta nel verde, buona nel rosso, e praticamente nessuna all`infrarosso. Questa caratteristica spettrale consente al tubo di trasdurre i colori molto accuratamente quando opera in una telecamera a colori con appropriati filtri di colori e dispositivi ottici.
Il 6474 è progettato per operare su una curva di uscita del segnale sostanzialmente lineare, ed è così capace di produrre immagini aventi valori delle tonalità e dei dettagli accurati. Inoltre il 6474 è caratterizzato da un rapporto segnale disturbo e da un range di contrasto paragonabili con le richieste della riproduzione del colore. Principi di funzionamento. Il 6474 ha tre sezioni: una sezione immagine, una sezione scansione, una sezione moltiplicatrice. Come mostrato in
 fig. 1.

SEZIONE IMMAGINE.
La sezione immagine contiene un fotocatodo semitrasparente all`interno della mascherina, una griglia (grid N° 6) per produrre un campo acceleratore elettrostatico, e un elettrodo trasparente (target nella figura 1) (obiettivo) che consiste di un disco di vetro sottile con uno schermo a “retina microforata” (fine mesh) molto molto vicina al lato sensibile del fotocatodo ( mosaico fotoelettrico). La messa a fuoco è realizzata sia per mezzo di un campo magnetico prodotto da una bobina esterna (focusing coil), sia variando la tensione del fotocatodo. La luce proveniente dalla scena è raccolta da un sistema ottico e focalizzata sul fotocatodo che emette elettroni da ciascuna area illuminata in proporzione all`intensità della luce che colpisce l`area. Il fascio di elettroni causa una emissione secondaria di elettroni da parte del vetro. Gli elettroni secondari così emessi sono raccolti dall`adiacente retina microforata che è tenuta ad un definito potenziale di parecchi volt rispetto alla tensione di taglio della placca “bersaglio” . Quindi, il potenziale del disco di vetro è limitato per tutti i valori della luce e si ottiene un funzionamento stabile. L`emissione secondaria lascia nel lato del vetro col fotocatodo un “disegno” di cariche positive che corrisponde al “disegno” di luce dalla scena ripresa. A causa della sottigliezza del vetro, le cariche assumono un potenziale simile sul lato opposto scansionato del vetro.
SEZIONE DI SCANSIONAMENTO.
Il lato opposto del vetro è scansionato da un fascio di elettroni a bassa velocità prodotto dal cannone elettronico nella sezione di scansionamento. Questo cannone contiene un catodo termoionico, una griglia di controllo ( grid N° 1), e una griglia per l`accelerazione ( grid N° 2). Il fascio è messo a fuoco sul target dal campo magnetico generato da una bobina esterna e dal campo elettrostatico della griglia N° 4. La griglia N° 5 serve per aggiustare la forma del campo di decelerazione tra la griglia N° 4 e il target per ottenere un uniforme “atterraggio” (landing) di elettroni sull`intera area del “bersaglio”. Gli elettroni fermano il loro moto in avanti sulla superficie del vetro e sono fatti tornare indietro e messi a fuoco nel moltiplicatore di segnale a cinque stadi eccetto quando essi si avvicinano alla porzione carica positivamente del “disegno” nel vetro. Quando si è in questa situazione, essi sono depositati dal fascio di scansione in quantità sufficiente da neutralizzare il potenziale del “disegno” nel vetro.
Tale deposito lascia il vetro con una carica negativa nel lato sotto scansione e una carica positiva nel lato col fotocatodo. Queste cariche si neutralizzano a vicenda, per la conduttività attraverso il vetro, in un tempo che è minore di quello di un`inquadratura. L`allineamento del fascio dal cannone è ottenuto con un campo magnetico trasversale prodotto da una bobina esterna posta alla fine della bobina per la messa a fuoco del cannone. Gli elettroni tornati indietro dal “bersaglio” formano un fascio di ritorno che è stato modulato in ampiezza dall`assorbimento degli elettroni al “bersaglio” in accordo con il “disegno” carico le cui aree più positive corrispondono alle luci più intense della scena ripresa.
SEZIONE DEL MOLTIPLICATORE.
Il raggio di ritorno è diretto verso il primo dinodo (dynode) di un moltiplicatore a cinque stadi a focalizzazione elettrostatica. Questo utilizza il fenomeno dell`emissione secondaria per amplificare i segnali composti di fasci di elettroni. Gli elettroni nel fascio interferente sulla superficie del primo-dinodo produce molti altri elettroni, il numero dipende dall`energia degli elettroni interferenti. Questi elettroni secondari sono poi diretti verso il secondo dinodo e provocano l`emissione di molti nuovi elettroni. La griglia N° 3 facilita una più completa raccolta da parte del dinodo N° 2 degli elettroni secondari provenenti dal dinodo N° 1. Il processo di moltiplicazione si ripete in ciascuno stadio successivo, con un flusso sempre crescente di elettroni fino a che quelli emessi dal dinodo N° 5 sono raccolti dall`anodo e costituiscono la corrente utilizzata nel circuito di uscita. La sezione moltiplicatrice amplifica il fascio modulato circa 500 volte. Questa moltiplicazione permette l`uso di un amplificatore video con parecchi stadi. Il rapporto segnale-rumore del segnale di uscita del 6476 è alto. Il guadagno del moltiplicatore è tale da aumentare il segnale di uscita sufficientemente sopra il livello di rumore degli stadi di amplificazione video, così che essi non contribuiscono al rumore del segnale video finale. Il rapporto segnale- rumore del segnale video è quindi determinato soltanto dalle variazioni random del fascio modulato di elettroni. Si può notare che quando il fascio si muove da una porzione del “bersaglio” meno positiva verso una porzione più positiva, la tensione di uscita del segnale sulla resistenza ( R25 in Fig. 2) cambia in direzione positiva. Quindi, per la zona di massima luce di scena, la griglia del primo stadio dell`amplificatore video si porta nella direzione positiva. Le istruzioni sono lunghe e dettagliate, ma esulano dagli intenti di queste note. Esse riportano: le caratteristiche elettriche e meccaniche; l`istallazione del tubo; le caratteristiche di sensibilità spettrale; ecc., per un totale di altre 9 pagine.   Bibliografia.
Scheda RCA 6474/1854 del 1954.
Clark Jones, How Images Are Detected, Scientific American, Sept. 1968, Vol. 210 N° 3.
Una descrizione dettagliata dell`Iconoscopio e dell`Orthicon si trova in V. K. Zworykin, G. A. Morton, La Televisione, Trasmissione delle Immagini Monocrome ed a Colori, Sansoni, Firenze 1958.
  Per consultare le altre due schede scrivere “Orthicon” su Cerca.
   Foto di Daniele Maiani e di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854 RCA 2ª parte



Due Radiotron Electron Tubes Orthicon Image 6474/1854, matr. N° S/2794 e N° S/2795. Seconda parte.
Negli inventari non vi è traccia di questi due esemplari.
A complemento di quanto descritto nella prima parte, riportiamo quattro figure tratte dalle caratteristiche che si trovano sulla  scheda RCA 6474/1854 del 1954 e che comprendono
12 pagine.
La prima illustra la sensibilità spettrale del tubo confrontata con quella dell`occhio umano.La seconda riporta le dimensioni dell`orthicon.
La terza il circuito divisore di tensione per mostrare la complessità progettuale e costruttiva del tubo.
La quarta le connessioni allo zoccolo.
L`orthicon ad immagine combina la moltiplicazione dell`immagine con la moltiplicazione del segnale.
È il più sensibile tubo da ripresa impiegato nelle trasmissioni televisive dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta del Novecento: è cento volte più sensibile dell`iconoscopio di Zworykin.
Inizialmente fu usato solo per le scene in condizioni di luce sfavorevole, poi fu usato per tutte le trasmissioni, anche all`aperto. Unica eccezione era la trasmissione di pellicole, ancora affidata all`iconoscopio.
Dunque questo tubo combinava la moltiplicazione dell`immagine, il mosaico a due facce, il precedente orthicon e la moltiplicazione del segnale.
Ripetiamo qui le caratteristiche costruttive già illustrate nella prima parte per darne una migliore comprensione. Il fotocatodo è formato da uno strato semitrasparente fotosensibile, posto sulla parete interna del tubo (vedi le foto e le figure nella prima parte) .
Il fotocatodo proietta un`immagine luminosa attraverso la finestra ed emette elettroni in direzione del mosaico.
Gli elettroni vengono focalizzati dalla lunga bobina magnetica e formano sul mosaico un`immagine elettronica, mentre gli elettroni secondari vengono soppressi da una griglia schermo formata da una finissima reticella posta vicinissima al mosaico ad un potenziale positivo di appena un volt.
Dopo l`assorbimento degli elettroni secondari, i granuli del mosaico responsabili dell`emissione diventano positivi ma senza raggiungere una tensione positiva critica rispetto allo schermo (questo era il difetto principale del primo orthicon).
Il mosaico è formato da un sottilissimo vetro ad alta conduttività (si prega di confrontare questa particolarità col mosaico dell`iconoscopio descritto nella terza parte).
Su un anello metallico che porta la reticella finissima dello schermo viene saldata una piastrina di vetro del diametro di circa 3,5 cm: la distanza tra il mosaico e lo schermo è di circa 0,04 mm. Lo schermo con 150 – 300 maglie al cm quadro, è ottenuto per depositi elettrolitici. La trasparenza è dell`ordine del 50 – 75 %.
Gli elettroni secondari emessi dal mosaico rendono positiva al faccia anteriore del mosaico mentre la faccia posteriore assume lo stesso potenziale della anteriore.
Il raggio di elettroni esploratore, durante la scansione, conferisce alle minuscole aree della faccia posteriore lo stesso potenziale del catodo (potenziale zero); le aree anteriori seguono il potenziale delle posteriori, quando queste si trovano sotto l`esplorazione.
Si ricorda di nuovo che nell`orthicon ad immagine la focalizzazione e la deflessione avvengono magneticamente. Il raggio di elettroni all`uscita del cannone è accelerato da 220 volt e poi viene rallentato a circa zero volt in vicinanza del mosaico; questa è la caratteristica principale dell`orthicon ad immagine.
Gli elettroni che ritornano dal mosaico entrano in un moltiplicatore a 5 stadi.
Il primo dinodo è un disco forato collocato sul fondo del cannone; gli altri dinodi sono dischi con piccoli forellini disposti radialmente lungo anelli concentrici. Il potenziale del primo dinodo rispetto al mosaico è di 300 V e il potenziale del secondo dinodo rispetto al primo è ancora di 300 V.
Una griglia a maglie larghe si trova tra il secondo e il terzo dinodo, allo stesso potenziale di questo, impedendo al dinodo due di contrastare l`emissione del tre.
E così via per gli altri stadi con un guadagno di moltiplicazione di circa 500 che consente un ottimo rapporto segnale-disturbo.
Bibliografia. Una descrizione dettagliata dell`Iconoscopio e dell`Orthicon si trova in V. K. Zworykin, G. A. Morton, La Televisione, Trasmissione delle Immagini Monocrome ed a Colori, Sansoni, Firenze 1958.
Per consultare le altre due schede scrivere: “Orthicon” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Registratore Automatico in Risposta di Frequenza Bruel & Kjær


 Registratore Automatico in Risposta di Frequenza Bruel & Kjær.
Nell’inventario D del 1956 risultano acquistati il 17 settembre 1968 e destinati alla Specializzazione Telecomunicazioni: n° 4389 Oscillatore tipo 1022D con dispositivo LIM 1018; n° 4390 Registratore di Livello tipo 2305A; l’Amplificatore Microfonico tipo 2603 risulta acquistato il 30 ottobre 1967 per ₤ 460 000. Tutti gli strumenti sono stati acquistati presso la AESSE-Milano.
  Il Combinato Bruel & Kjær 3329 è un Registratore Automatico in Risposta di Frequenza. Esso comprende: l’Oscillatore a Battimenti 1022 al centro; l’Amplificatore Microfonico tipo 2603 in alto e il Registratore di Livello 2305 in basso.
  L’Oscillatore a Battimenti tipo 1022 è un generatore di segnali che ha un campo di frequenza 20 Hz – 20 kHz cioè nel range di udibilità umana.
Lo strumento comprende uno stadio regolatore per controllo esterno, un preciso voltmetro a valvola e un generatore interno per modulazione variabile della frequenza del segnale di uscita.
L’attenuatore di uscita è di 10 dB; la distorsione è inferiore a 0,1% a 1kHz, senza carico. È munito di una scala logaritmica in frequenza, di una scala di interpolazione di frequenza, di un innesto per un collegamento a motore esterno per accordo automatico.
L’amplificatore microfonico 2603 è un amplificatore a basso disturbo con strumento indicatore. Amplificazione regolabile in
passi di 10 dB fra -40 e +100 dB. Impedenza di ingresso 2 MΩ. Curva di risposta piatta tra 2 Hz e 45 Hz. Un commutatore cambia questa caratteristica lineare in una delle tre curve standardizzate per misurare il livello sonoro. Il raddrizzatore può essere commutato per indicare il valore vero RMS, medio o di picco. Il motore del registratore di livello tipo 2305 è accoppiato agli strumenti in modo da ottenere la scansione automatica del campo di frequenza sincronicamente con lo spostamento della carta del registratore.
Il testo è stato tratto da un depliant riassuntivo delle caratteristiche degli strumenti della Bruel & Kjær.
  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.