Weston mod. 779 Analyzer N° 14887 (Museo MITI)

         Weston mod. 779 Analyzer N°14887.
Acquistato il 25 luglio 1938 presso la ditta Ing. S. & Dr. Guido Belotti – Milano. Mod 779/2, come risulta dall`inventario D del 1937 n° 921, al prezzo di ₤ 1375.

Sulla targhetta si legge: “WESTON MODEL 779 TYPE 1A SERIAL 14887 WESTON ELECTRICAL INSTRUMENTS CORP. NEWARK, N. J., – USA”.
È il primo multimetro in senso moderno della collezione dell’Istituto Montani.
Perfettamente funzionante, misura tensioni e correnti in D.C., mentre in A.C. misura solo tensioni, inoltre misura resistenze e dB come si può vedere nelle foto.
Nel 2011, l`ing. Profumieri ha testato anche le due pile interne dalla forma inconsueta trovandole ancora efficienti, nonostante da moltissimi anni lo strumento non sia stato più usato.
All`epoca era molto diffuso e in gergo veniva chiamato VOM.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Eterodina S.I.T.I. tipo RM N° 20

Ondametro eterodina S.I.T.I tipo RM N° 20.
Nell`inventario D del 1937 al n° 477 si legge: «Eterodina “SITI” con relativa serie di bobine tipo RM N° 20; ₤ 1.000. Prima destinazione – (Lab. Radio)».
Il numero di inventario suggerisce che era già stato acquistato prima del 1937, inoltre abbiamo i diagrammi su carta millimetrata, relativi a ben undici bobine, realizzati a mano dalla S.I.T.I. in data 27 gennaio 1932.
In ascissa dei diagrammi vi è riportato il valore da 0° a 180° della scala dello strumento; in ordinata la lunghezza d`onda a cui la bobina era destinata.
Per le lunghezze d`onda si va ai 15 m ai 27 m per la prima bobina, via via fino al range  da 1360 m fino a 3500 m per la bobina N° 11.
Le bobine a corredo non sono state trovate.

La manopola in basso a destra fa ruotare il condensatore variabile insieme alla scala tarata da 0° a 180°; la lettura di precisione si fa con il nonio decimale.

L`etichetta posta sulla cassetta reca la scritta: “S.I.T.I. Soc. Ind. Telefoniche Italiane Milano App. Tipo RM N° 20”.
La SITI Doglio, nata nel 1917, fu incorporata con la SEI (della ITT americana) nel 1935 divenendo la FACE Standard, anche se il marchio sopravvisse fino al 1937.
La Società Industrie Telefoniche Italiane fu fondata dall`Ing. Doglio per rappresentare la Siemens & Halske in Italia.
Nel settembre del 2013, abbiamo rinvenuto i diagrammi relativi alle 11 bobine i quali provano che l`eterodina era usata come ondametro.
Sappiamo infatti che a fine anni Cinquanta erano in commercio ondametri come il 720-A della General Radio Co., rappresentata in Italia dalla ditta Ing. S. e Dr. G. Belotti di Milano, che impiegavano tubi elettronici.
Il loro impiego più diffuso nei laboratori di radiotecnica consisteva nella taratura, con una precisione almeno dell`1%, delle scale dei ricevitori.

Un generatore standard modulato fornisce un segnale di riferimento tarato; questo segnale di frequenza nota entra in battimento con la frequenza campione opportunamente scelta sulla scala, e quindi può servire come riferimento per la sintonia di uno dei punti da tarare o già tarato della scala del ricevitore.

Inoltre l`ondametro eterodina serviva per il controllo della stabilità e della precisione della frequenza emessa da un trasmettitore. La misura veniva effettuata facendo battere la frequenza emessa con quella campione dell`ondametro, e questa operazione veniva fatta a intervalli di tempo per controllare la deriva termica dell`oscillatore pilota.

Infine con l`ondametro si potevano misurare induttanze e capacità, equipaggiando un oscillatore con un normale circuito risonante e misurandone la frequenza di emissione. Ad esempio, se si applica una capacità di valore noto in parallelo a quella di sintonia, si avrà uno scostamento nella frequenza di emissione: la nuova frequenza si leggerà sull`ondametro.

Conoscendo dunque la frequenza iniziale, la capacità applicata, la nuova frequenza di emissione ottenuta, è possibile conoscere la capacità di sintonia. Un simile procedimento si esegue per le induttanze. Purtroppo non disponiamo né delle istruzioni né delle caratteristiche di questo esemplare sulle quali per ora non abbiamo potuto indagare.

Nella sezione Radiotecnica del museo virtuale si trovano altri due ondametri che fanno parte della collezione del Montani. Per vederli scrivere: “Ondametro” su Cerca.
Il circuito eterodina fu inventato nel 1899 da N. Tesla e perfezionato nel 1913 da E. H. Armstrong durante i suoi studi sul funzionamento del triodo e basa il suo funzionamento sul passaggio di energia tra due induttanze accoppiate.  Questo tipo di circuito, nella produzione di apparecchiature radio commerciali, venne sostituito dal circuito a supereterodina praticamente in tutte le applicazioni, ma per la sua semplicità rappresenta un valido esempio didattico.
La rivelazione eterodina opera in modo tale da ottenere una differenza tra due segnali di frequenze diverse.
A rigore la differenza tra due segnali sinusoidali da luogo ad una oscillazione modulata (non sinusoidale) sia in ampiezza sia in frequenza, ma ai fini della rivelazione la modulazione in frequenza non comporta effetti.
La rivelazione eterodina si usava in numerosi campi della radiotecnica; i più importanti erano due: la ricezione fonica dei segnali radiotelegrafici non modulati e la conversione di frequenza.
Nel primo caso i punti linee del codice Morse consistono in treni d`onda di diverse lunghezze che, una volta rivelati, divengono segnali rettangolari e non produrrebbero alcun effetto udibile alle cuffie.
Pertanto si sovrappone ai segnali radiotelegrafici un segnale di ampiezza costante e di frequenza tale che la differenza tra loro produce un segnale di frequenza udibile alla cuffia. Detto segnale ad ampiezza e frequenza costante viene generato da un oscillatore locale o eterodina.
La conversione di frequenza invece è alla base dei ricevitori e consiste di nuovo nella conversione della frequenza di oscillazione di un segnale in una frequenza più bassa scelta a nostro piacere.
In definitiva si invia ad un rivelatore la sovrapposizione tra il segnale a frequenza portante, modulato in ampiezza, e il segnale prodotto con una eterodina in modo tale che la loro differenza dia, dopo la rivelazione, la frequenza del segnale modulante.
Negli anni Cinquanta del Novecento per realizzare un circuito eterodina (prima della diffusione del transistor) si usavano in genere: un pentodo che lavorava come rivelatore per caratteristica anodica, o un penta griglia convertitore, o un triodo-esodo. Ma entrare nei dettagli esula dagli intenti di questo ambito.
Bibliografia.
S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, C. Cursi, Pisa 1961.
F. Simonini, Ondametro a Eterodina, L`antenna, Novembre 1957, n° 11.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Galvanometro aperiodico/balistico H. Tinsley & Co. N° 24314 (Museo MITI)

Galvanometro aperiodico/balistico del tipo Deprez d`Arsonval, matr. N° 24314.
Della H. Tinsley & Co. London S.E. .
Nell`inventario D del 1937 si trova al n° 922 e risulta acquistato il 29 novembre 1938 al costo di ₤ 1.375. Nell`inventario si legge inoltre: «completo di scala trasparente con treppiede e telescopio (₤ 790) [il piccolo telescopio ci è pervenuto N.d.R.]. Prima destinazione: lab. Radio».
Un secondo esemplare, esposto in Aula Magna del Triennio,  non è citato negli inventari.
Sulla targhetta nera anteriore è stampato: «REFLECTING GALVANOMETER LINK IN APERIODIC LINK OUT BALLISTIC H. TINSLEY & Co No. 24314».
Diametro 170 mm, altezza totale 250 mm.
In genere lo strumento veniva acquistato con un corredo di equipaggi mobili con caratteristiche diverse, alloggiati in apposite colonnine facilmente sostituibili.
Di questo esemplare esiste solo la colonnina visibile nelle foto.
In entrambe le colonnine di ottone vi è il N° 22977.
Nel giugno del 2010 l`ing. Claudio Profumieri ha restaurato i fili di sospensione della bobina mobile, che presenta una resistenza di 647 Ω, ma il funzionamento del galvanometro è difettoso forse per un precedente e maldestro restauro. Quando esso è nella posizione “link in” tra i morsetti esiste una resistenza di 554 Ω, poiché viene inserita in parallelo alla bobina mobile una resistenza di 3840 Ω.
Invece nella posizione “link out” tra i morsetti c`è la sola resistenza della bobina mobile.
Questa consiste in un lungo filo sottile avvolto in molte spire su un supporto di legno leggero; non è presente al suo interno alcun materiale ferromagnetico.
Ci pare strano il sistema di bloccaggio della bobina per evitare danneggiamenti durante il trasporto dello strumento: un dado in ottone di forma conica, se opportunamente avvitato, blocca la bobina nel suo centro; però in posizione di sblocco, la vite che attraversa il supporto di legno permette una limitata rotazione dell`equipaggio.
I piedini al solito sono regolabili in altezza per ottenere il giusto livellamento dello strumento prima del suo uso.
In un galvanometro magnetoelettrico sono importanti il periodo di oscillazione e lo smorzamento dell`equipaggio mobile.
Un galvanometro è aperiodico quando la bobina mobile nel suo movimento raggiunge il punto di equilibrio senza oscillare intorno ad esso.
Il moto aperiodico più rapido coincide col passaggio da moto oscillatorio al moto aperiodico.
A questo punto critico corrisponde un valore particolare della resistenza elettrica complessiva di tutto il circuito, perché in generale la coppia di smorzamento è inversamente proporzionale alla resistenza del circuito esterno e a quella propria del galvanometro.
Un galvanometro magnetoelettrico è balistico quando le sue particolarità costruttive lo rendono idoneo a rilevare la deviazione massima raggiunta dall`equipaggio mobile, dovuta ad una coppia motrice di durata tanto breve da somigliare ad un urto.
Ne diamo due esempi classici: la coppia motrice generata: 1°) dalla scarica di un condensatore attraverso la bobina dello strumento; 2°) dalla corrente indotta in un solenoide soggetto ad una rapida variazione di flusso magnetico.
Il galvanometro balistico deve trasformare il rapido impulso ricevuto in una lenta elongazione. Ciò richiede un periodo proprio di oscillazione molto lungo, dell`ordine di alcune decine di secondi (almeno un centinaio di volte la durata dell`impulso); quindi il momento di inerzia dell`equipaggio mobile è molto più grande di quello dei normali galvanometri.
Per concludere, il galvanometro balistico serve per misurare la quantità di cariche che ha determinato l`elongazione balistica poiché vi è una relazione di proporzionalità fra queste due grandezze.
Per tarare lo strumento nel modo più semplice si ricorre alla scarica attraverso di esso di un condensatore di capacità nota che era stato caricato ad un tensione misurata con precisione.
In alcune foto si vede la targhetta e, attraverso l’oblò, l’equipaggio mobile con lo specchietto; parte dell’equipaggio con l’avvolgimento.
Il foglio, con brevi istruzioni scritte a penna, si trova nella scatola di legno per il trasporto e la conservazione del galvanometro. Si noti la traduzione aggiunta all’originale.
Bibliografia:
L. Olivieri, E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Galvanometro Siemens L31S7-69

   Galvanometro Siemens matr. N° L31S7 – 69.  Nell`inventario D del 1956, in data 23 Febbraio 1959, al n° 1486 si legge: “Soc. Siemens – Milano. Galvanometri di zero originali Siemens con equip. sospeso tra nastri tesi. LAMI (Laboratorio Misure Radiotecnica N.d.R.) ₤ 40.000”.
L`involucro è di bachelite nera e le sue misure sono 110 × 145 × 70 mm.
La classe è 1; la scala va, da sinistra a destra, da 30 a 30 num. div. passando per lo zero; ma la sua peculiarità è la scala superiore che mostra, ingrandite da una lente, le suddivisioni da 5 a 5, passando per lo zero centrale, con sotto uno specchietto ovale per evitare l`errore di parallasse.
Il quadrante reca le seguenti scritte: “1 Tlstr ≈ 0,3 µA [si suppone che Tlstr significhi Teilstrichabstand, cioè divisione di scala N. d. R.] ; Rkl ≈ 60 Ω; il logo della ditta Siemens & Halske, SIEMENS L31S7-69”; i simboli CEI a sinistra indicano che: lo strumento misura in C.C., è a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente, va usato col quadrante in posizione orizzontale e la tensione di prova è di isolamento è di 2 kV.
Il logo tra i morsetti/boccole è della Siemens & Halske e subito sotto si legge SIEMENS; il morsetto di destra reca il segno + e quello di sinistra −; queste scritte sono di bakelite in rilievo e nelle piccole foto si vedono con difficoltà.
Sotto il quadrante, entro un cerchio c`è la vite per azzerare l`ago, con di nuovo il logo e il nome della ditta di color bianco.
Data la sensibilità dello strumento qualche autore consiglia di proteggerlo cortocircuitando i morsetti quando non lo si usa.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Galvanometro Siemens L31S8-84.

Galvanometro Siemens matr. N° L31S8-84.
Nell`inventario D del 1956, in data 23 Febbraio 1959, al n° 1486 si legge: “Soc. Siemens – Milano. Galvanometri di zero originali Siemens con equip. sospeso tra nastri tesi. LAMI (Laboratorio Misure Radiotecnica N.d.R.) ₤ 40.000”.
L`involucro è di bachelite nera e le sue misure sono 110 × 145 × 70 mm.
La classe è 1; la scala va, da sinistra a destra, da 30 a 30 num. div. passando per lo zero; ma la sua peculiarità è la scala superiore che mostra, ingrandite da una lente, le suddivisioni da 5 a 5, passando per lo zero centrale, con sotto uno specchietto ovale per evitare l`errore di parallasse.
Il quadrante reca le seguenti scritte: “1 Tlstr ≈ 0,6 µA [si suppone che Tlstr significhi Teilstrichabstand, cioè divisione di scala N. d. R.]; Rkl ≈ 17 Ω; il logo della ditta Siemens & Halske, Siemens L31S8-84”; i simboli CEI a sinistra indicano che: lo strumento misura in C.C., è a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente, va usato col quadrante in posizione orizzontale e la tensione di prova è di isolamento è di 2 kV.
Il logo tra i morsetti/boccole è della Siemens & Halske e subito sotto si legge SIEMENS; il morsetto di destra reca il segno + e quello di sinistra −; queste scritte sono di bakelite in rilievo e nelle piccole foto si vedono con difficoltà.
Sotto il quadrante, entro un cerchio c`è la vite per azzerare l`ago, con di nuovo il logo e il nome della ditta di color bianco.
Data la sensibilità dello strumento qualche autore consiglia di proteggerlo cortocircuitando i morsetti quando non lo si usa.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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