Due cannocchiali Mohr & Federhaff 2ª parte

Due cannocchiali Mohr & Federhaff. Seconda parte.
Nell`inventario D del 1919 al n° 1417/36 di pag. 73 si legge: «Sbarra di controllo con due relativi anelli di attacco, relativi alla macchina di trazione, due canocchiali a tre … con due aste di legno graduate e scatola con specchi, e morsetti d`attacco e asta in legno in due pezzi (corredi della macchina a trazione)». Nell`inventario D del 1937 al n° 646 si legge: «Apparecchio a specchi Martens costituito da una scatola con barrette da 50 – 100 – 150 – N° 2 morsetti – N° 2 specchietti. Due cannocchiali su base. Due stadie graduate. Una riga di legno per distanziare gli specchietti dalle stadie graduate. Un cavalletto di legno a tre piedi con piano alzabile cm 42 × 32. ₤ 500. Prima destinazione: Lab. Aula di Tecnologia».
Questi bellissimi cannocchiali si basano sul metodo di lettura soggettivo.
Poggendorf nel 1826 fu l`ideatore del metodo soggettivo per la misura di piccoli angoli di cui ruotano le parti mobili di alcuni strumenti come i galvanometri a specchietto, il metodo fu realizzato e modificato da Gauss, Weber ed altri. Il metodo soggettivo è più adatto per la misura da laboratorio, mentre quello oggettivo è adatto per lezioni dimostrative. Per conoscere per sommi capi l` impiego di questi due esemplari si devono  cercare le due schede relative all`estensimetro Martens nella sezione Meccanica.

Sia sull`asta graduata, sia sul cannocchiale si trovano due cartellini che recano la scritta: “Mohr & Federhaff Maschinenfabrik MANNHEIM.”.
Si notino i numeri incisi specularmente sulle scale graduate per le esigenze dell`ottica di questi cannocchiali.
Per consultare la prima scheda  scrivere “Mohr” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.





 

 

 

 

 

Due cannocchiali Mohr & Federhaff 1ª parte


Due cannocchiali Mohr & Federhaff. Prima parte.
Nell`inventario D del 1919 al n° 1417/36 di pag. 73 si legge: «Sbarra di controllo con due relativi anelli di attacco, relativi alla macchina di trazione, due canocchiali a tre … con due aste di legno graduate e scatola con specchi, e morsetti d`attacco e asta in legno in due pezzi (corredi della macchina a trazione)». Nell`inventario D del 1937 al n° 646 si legge: «Apparecchio a specchi Martens costituito da una scatola con barrette da 50 – 100 – 150 – N° 2 morsetti – N° 2 specchietti. Due cannocchiali su base. Due stadie graduate. Una riga di legno per distanziare gli specchietti dalle stadie graduate. Un cavalletto di legno a tre piedi con piano alzabile cm 42 × 32. ₤ 500. Prima destinazione: Lab. Aula di Tecnologia». Una fonte da controllare situa la data di acquisto al 17 marzo del 1914.
L`estensimetro Martens è citato in una relazione dattiloscritta redatta dal Preside Ramiro Morucci che va dal 1913 al 1923, e la macchina a trazione è la Mohr Federhaff che oggi è sita nel Laboratorio Tecnologico della Sezione Meccanica.
Questi bellissimi cannocchiali si basano sul metodo di lettura soggettivo di Poggendorf.
In queste schede vogliamo solo mostrarne le caratteristiche costruttive con numerose foto.
Per conoscere per sommi capi il loro impiego si devono cercare le due schede relative all`estensimetro Martens nella sezione Meccanica.

Sia sull`asta graduata, sia sul cannocchiale si trovano due cartellini che recano la scritta: “Mohr & Federhaff Maschinenfabrik MANNHEIM.”.
Per consultare la seconda scheda  scrivere: “Mohr” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Grande calibro R.I.T.I.N. 1,52 m (Museo MITI)

                 Grande calibro R.I.T.I.N.
Il calibro serve per misure di precisione di una lunghezza.   Questo calibro a corsoio è notevole per le sue dimensioni: lungo 1,52 m, con i becchi di 29 cm in totale.
La sua portata fondo scala è di 1,330 m.

Esso reca la scritta artigianale: “Ro. Istituto Ind.le Nazionale di Fermo”.
Questo nome, attribuito alla Scuola nel 1907, fu mantenuto fino al 1935.
Tradizione vuole che sia stato costruito al Montani verso il 1930, ed è citato in una relazione redatta dal Preside Mario Stella il 30 novembre del 1937: «Dati statistici per la Mostra delle Scuole di Istruzione Tecnica del 1936, Regio Istituto Industriale Nazionale “Filipppo Corridoni” Fermo».
Però nell`inventario particolare del 1919 al n° 1439 si legge: “Calibro centesimale a corsoio al nonio lung.a  m 1,50 con graduazione in pacfong dentro urna a vetri appoggiata su cavalletto di ghisa. ₤ 200”.
La descrizione corrisponde bene.
Le incisioni delle scale e dei numeri sono su materiale di color argenteo, probabilmente packfong: una lega di rame zinco e nichel detta anche alpacca.
Un bravo artigiano avrebbe saputo scrivere sia i numeri che la scritta R.I.T.I.N. con maestria ma con le visibili imperfezioni che lo rendono unico.
Le divisioni incise però sono molto nette e precise e sono state fatte chiaramente dopo la giunzione del packfong.
La scala sottostante è muta.
Il packfong è calettato sulla base di acciaio inossidabile. Il nastro ha uno spessore di 2,5 mm, è a sezione trapezoidale ed è stato fatto scorrere nell`incavo realizzato nella base di acciaio.
Si nota in corrispondenza del 900 mm una giunzione a coda di rondine, forse resa necessaria dalla lunghezza straordinaria del calibro rispetto ai nastri di packfong in dotazione.
Il nonio è veramente particolare. Nella parte superiore è diviso in 50 parti che corrispondono a 49,5 mm sulla scala numerata. Mentre nella parte inferiore il 50 del nonio è spostato di mezzo millimetro verso destra rispetto allo zero superiore, in modo che il numero 100 del nonio si trova a 50 millimetri della scala inferiore muta.
La precisione del calibro è di un centesimo di millimetro poiché il nonio divide 49,5 mm in 50 parti, nella parte superiore e di nuovo 49,5 mm in 50 parti nella sua parte inferiore. In questo modo il nonio è lungo la metà di quel che avrebbe richiesto un nonio che avesse confrontato le sue 100 divisioni con 99 mm su una sola scala.
La lettura al solito si fa osservando dove si trova lo zero del nonio per leggere i millimetri e poi cercando una coincidenza tra una delle tacche del nonio sopra o sotto e una di quelle delle due scale per leggere direttamente i centesimi.
La prima foto è di Daniele Maiani e  mostra il calibro nella sua custodia, quando era appeso alla parete del Laboratorio di Tecnologia Meccanica; in basso vi è un metro campione.
Il calibro è esposto al Museo MITI, come si vede in una foto sotto, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili. Testo di Fabio Panfili e Claudio Profumieri.
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Estensimetro Mod. 1 Off. Galileo-Milano

   Estensimetro Mod. 1 Off. Galileo – Milano. N°  23109.
Esistono due esemplari di cui uno è conservato 
presso il Laboratorio Tecnologico della Specializzazione Meccanica. Nell`inventario D del 1956 si trovano infatti al n° 1347/8 e risultano acquistati il 20 – 09 – 1957.
Ad un esame sommario si osserva che nell`esemplare della foto 
l`indice non è collegato con il meccanismo di leveraggio, per cui attualmente non è funzionante.
L`altro è funzionante, ma il suo impiego presenta notevoli criticità dovute alla difficoltà di tenere i beccucci fermi sul provino durante la dilatazione.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo del tutto provvisorio di Fabio Panfili.
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Tukon Tester Microton


      Tukon Tester Microton.
Lo strumento è perfettamente funzionante e in uso preso il Laboratorio Tecnologico della Specializzazione Meccanica, serve per misurare la durezza Vickers e Knoop.
Sull`oculare si legge: “Bausch & Lomb OPT. CO. USA PAT. 1 837 993”.
Sulla colonnina: “Rochester N.Y. USA . W.P. 586 “.
Sulla targhetta più lunga: “Microton Trademark Wilson Mech. Instruments Co. Inc. N.Y.”.

In basso sulla targhetta: «Tukon Tester – Trade Mark – Designed for determination of Knoop and 136° diamond pyramid hardness numbers. – Acco – Trade Mark – Wilson – Made in United States of America – Mechanical Instruments Co. Inc. New York, N.Y. Bridgeport, Conn. An Associated Company of American Chain & Cable Co. Inc.».
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni  e testo a cura di Fabio Panfili.
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