Termometro registratore Richard Frères (Museo MITI)

Termometro registratore Richard Frères.
Anteriore al 1906.
Brevettato da M. J. Richard il 24 febbraio del 1883 e di nuovo il 2 marzo 1889.
Molto probabilmente nell`inventario del 1906 al n° 816 è stato commesso un errore di classificazione che si è perpetuato fino ai tempi recenti; altrimenti questo esemplare non risulta in nessuno dei numerosi inventari del Montani.
La parte sensibile del termometro è il tubo di Bourdon, un tubo a sezione ellittica, esposto all`esterno della cassetta; esso è di rame stagnato esternamente, e contiene alcol o un liquido a basso punto di congelamento.
L`aumento di temperatura dilata il liquido che agisce sul tubo facendone diminuire la curvatura e, viceversa, una diminuzione di temperatura produce un aumento della sua curvatura.
Una estremità del tubo è collegata ad un sistema di regolazione a vite che consente di tarare la posizione della punta per confronto con un termometro campione; l`altra estremità agisce su un alberino che, per mezzo di una leva, muove il lungo ago.
Questo termina con una punta di forma piramidale cava che viene riempita con inchiostro (generalmente anilina mista a glicerina per evitarne il rapido essiccamento).
Con una vite si può regolare la pressione della punta sul cilindro. Questo viene fatto girare sul suo asse verticale da un meccanismo ad orologeria.
La carica viene fatta con la chiave ben visibile nella foto e dura circa due settimane.
Il cilindro è avvolto da una carta su cui sono stampate le coordinate temperatura-tempo da sostituire dopo una settimana.
Il meccanismo ad orologeria può a sua volta essere tarato.
La custodia è di lamiera zincata per consentire l`esposizione all`aperto.
L`ing. Claudio Profumieri ha accertato che lo strumento è funzionante.
Questo esemplare sembra sia stato riverniciato, infatti sono andati perduti sia la marca sia i numeri di serie.
La sua identificazione è comunque certa, viste le figure e le notizie riportate nei due cataloghi citati in bibliografia. Bibliografia:
Jules Richard, Enregistreurs Richard, Instruments de Précision de Mesure et de Contrôle pour les Sciences et l’Industrie, Paris, 1913, da cui
sono tratte le tre pagine con le relative figure, e che è rinvenibile all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/CGI/redir.cgi?M9944_1
In rete si trovano altri cataloghi di Jules Richard cercando ad esempio agli indirizzi:
https://ia802302.us.archive.org/31/items/richard_1924/richard_1924.pdf
https://archive.org/details/richard_1924/mode/2up?q=Enregistreurs+Richard
https://ultimheat.com/s3-museum/1909%20Jules%20Richard-20171117.pdf
Ecc.
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

 

Termoscopio doppio di Looser, PHYWE 1ª parte

Termoscopio doppio di Looser, fabbricato dalla PHYWE.  Prima parte.
 Nell`inventario generale n° 6 del 1925 a pag. 69, n° 2269/168 si legge: “Phywe Göttingen. Termoscopio doppio di Looser”.
Al n° 2270/169 si legge: “Phywe Gottingen. Serie di accessori”.
Nell`inventario generale n° 6 del 1925/1927 è citato al n° 687 / 2269.
Nell`inventario particolare per reparto n° 7 al n° 168/1269 di pag. 143 si legge: “Phywe. Termoscopio doppio di Looser”; segue poi un elenco numerato ma vago degli accessori che sono  oggetto delle nostre ricerche per ora infruttuose.
Il termoscopio doppio di Looser si presta per moltissime esperienze relative agli studi sul calore; esso costituisce inoltre un sensibile manometro utile in altre applicazioni. Gli esperimenti hanno un carattere prevalentemente qualitativo, poiché evidenziano fenomeni senza misurare le grandezze, o comparativo, in quanto permette il confronto dei comportamenti di due sostanze diverse.
Le sue indicazioni sono ben visibili sia se ci si trova davanti o dietro all`apparecchio in modo tale che sia l`insegnante s
ia gli allievi possono osservare contemporaneamente il salire o scendere delle colonne di liquido e leggere le differenze dei livelli sulla scala divisa in semicentimetri. Prima di addentrarci nella sua descrizione facciamo solo l`elenco dei suoi principali impieghi, elenco tratto da Catalogue of Physical Apparatus (With descriptions and instructions for use) E. Leybold’s Nachfolger Cologne (With descriptions and instructions for use): 1) dilatazione dei corpi; 2) conduzione del calore; 3) calore dovuto ai cambiamenti di stato; 4) calore e lavoro; 5) calore nelle reazioni chimiche; 6) calore specifico; 7) calore raggiante; 8) calore e correnti elettriche; 9) esperienze per le quali il termoscopio è usato come manometro.
Il catalogo (che si trova sia in edizione francese sia in inglese) elenca sotto le voci precedenti ben 70 esperimenti, che richiedono un vasto numero di accessori.
Perciò abbiamo riportato le pagine dedicate a questo strumento nella seconda parte; per consultarla scrivere “Looser” su Cerca.
   Il termoscopio doppio di Looser è formato da due manometri ad aria libera (a forma di U) uguali tra di loro e montati sulla stessa tavoletta paralleli l`uno all`altro, con una scala graduata divisa in mezzi centimetri.
I tubi più corti ed esterni terminano con due bulbi che hanno funzione di pozzetto e, a causa della loro grande sezione rispetto ai tubi, assicurano un riferimento iniziale praticamente costante; essi sono chiusi in alto da rubinetti di vetro a perfetta tenuta.
I tubi più lunghi interni  sono chiusi in alto ognuno da un tappo di sughero da cui esce un tubicino ricurvo di vetro per l’applicazione degli accessori per mezzo di tubi di gomma.
I tubi più corti ed esterni terminano con due bulbi che hanno funzione di pozzetto e, a causa della loro grande sezione rispetto ai tubi, assicurano un riferimento iniziale praticamente costante.
Questi rappresentano gli elementi sensibili dello strumento.
Per le operazioni preliminari si riempiono i due tubi manometrici con del liquido colorato per mezzo dei due imbuti superiori, in modo che, a rubinetti aperti, la colonna liquida sale a 15 cm di altezza nei quattro tubi.
I contenitori di liquido sono solitamente due provette di grande capacità o dei recipienti graduati a coppa.
Il termoscopio di Looser sfrutta il fatto che il volume di un corpo (solido, liquido, gassoso), a pressione costante (nel nostro caso la pressione atmosferica), varia al variare della temperatura.
I due manometri possono rivelare basse pressioni e possono quindi servire per confrontare le piccole pressioni generate da differenze di temperatura.
I tubi di gomma con gli anni si sono deteriorati e sono stati tolti.
Nei dettagli, per rendere operativo il termoscopio, si aprono i due rubinetti che chiudono le ampolline dei due manometri, quindi, con un piccolo imbuto, si versa lentamente in ogni manometro il petrolio colorato, fino a che il suo livello giunga quasi alla divisione 15, che corrisponde nel ramo esterno del tubo a U alla metà del bulbo. Poi con molta attenzione si porta il liquido esattamente all`altezza 15; un eventuale eccesso va asportato con un batuffolo di cotone idrofilo posto all`estremità di un filo di metallo. In genere si sceglie il petrolio poiché l`acqua evapora più rapidamente. Finita l`operazione si richiude il rubinetto di vetro smerigliato.
Il rubinetto va unto con glicerina per evitare che si serri.
A volte, per misure più decisamente quantitative, è necessario tarare lo strumento: nelle schede di istruzioni vengono descritte le lunghe procedure che esulano dagli intenti di queste note.
 Bibliografia:
Catalogue des Appareils pour l`Enseignement de la Physique, costruits par E. Leybold`s Nachfolger Cologne, 1905, da cui sono tratte le figure: 2532-2537-2539; 2534_2536,2538 et 2540-2542; 2532 avec 2538 et 2575 à 2589; 2545-3562-2560A-2560B. Rinvenibile all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9915_1.pdf
Physikalische Apparate Max Kohl Chemnitz i. Sachsen. Preisliste Nr. 21 (post 1905),
rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/physikalischeapp00kohlrich/page/n5/mode/2up?q=Catalogue+of+Physical
+Apparatus+Max+Kohl
da cui è tratta la figura: 1754-1755.
Preisliste Nr. 100, Band III. Physikalische Apparate Max Kohl A.G. Chemnitz, 1926;
rinvenibile all’indirizzo:
https://vlp.mpiwg-berlin.mpg.de/library/data/lit21186?
da cui è tratta la figura: 91138-91140.
Catalogue of Physical Apparatus (With descriptions and instructions for use) E. Leybold’s Nachfolger Cologne.
 Scheda di istruzioni N° 260 Paravia.
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Trasformatore Leybold mod. 562 21 A / 562 17 per osservare la funzione dell’arco scaricatore 1ª parte

 


        

 

Trasformatore Leybold mod. 562 21 A / 562 17 per osservare la funzione dell`arco scaricatore. Prima parte.
 Le ricerche negli inventari non sono state ancora svolte, ma il numero di inventario lo data agli inizi degli anni Settanta. In questa parte abbiamo riportato, oltre a due foto del trasformatore, il ciclo di isteresi del nucleo e la sua forma che permette di assemblare varie situazioni con le numerose bobine a disposizione del Laboratorio di Fisica.
Si ringrazia l’ing. Lindo Nepi per l’inserimento nella scheda del  video realizzato dall’ing. Claudio Profumieri.

Il primario reca la scritta: “LEYBOLD 562 21 A MADE IN GERMANY n = 500 2,5 Ω max 2,5 A”.

Il secondario reca la seguente scritta: “LEYBOLD 562 17 MADE IN GERMANY n = 23.000 max. 10.000 V 0,02 A”.
Il trasformatore consente di convertire tensione e corrente in ingresso, variabili nel tempo, in quelle in uscita, pur mantenendo costante la quantità di potenza elettrica a meno delle perdite per effetto dell`isteresi, delle correnti parassite, delle dispersioni magnetiche, delle perdite ohmiche (per effetto Joule), ecc. .
L`equazione a vuoto del trasformatore è:
E1/E2 =N1/N2,
dove E1 è la tensione al primario, E2 quella al secondario, N1 è il numero di spire del primario e N2 quello del secondario.
Dunque E2 = E1·(N2/N1).
Nel nostro caso il trasformatore si dice “in salita” in quanto la tensione in uscita è molto maggiore di quella all`ingresso poiché il rapporto N2 / N1 = 46; perciò si avrebbe E2 = 46 × 220 = 10.120 a vuoto.
Come al solito il funzionamento sotto carico è molto più complesso e se ne consiglia la lettura sui testi idonei come quello indicato in bibliografia.
Caratteristiche della bobina del primario: N1 = 500 spire Type 562 21 A. Corrente continua massima: 2,5 A. Resistenza in C.C. : 2,5 Ω circa. Induttanza senza nucleo di ferro 9 mH. Diametro del filo 1,0 mm. Questa bobina è costituita da un corpo centrale in materiale isolante pressato, con un`apertura quadrata per l`inserzione sul braccio del nucleo ad U. Attorno al corpo centrale è avvolto un filo di rame isolato di spessore 0,1 mm per un totale di 500 spire. L`avvolgimento è diviso in due parti. L`inizio e la fine dell`avvolgimento sono collegati a due boccole sulle quali vanno inseriti i fili di alimentazione.
Caratteristiche della bobina del secondario: N2 = 23.000 spire, Type 562 17. Alim. 230 V. Uscita a vuoto: 10580 V. Corrente continua massima al secondario: 0,02 A. Resistenza in C.C. : 11.000 Ω circa. Induttanza senza nucleo di ferro = 20 H. Questa bobina è costituita da un corpo centrale in materiale isolante pressato, con un`apertura quadrata per l`inserzione sul braccio del nucleo ad U. Attorno al corpo centrale è avvolto un filo di rame isolato di spessore 0,1 mm per un totale di 23.000 spire. L`avvolgimento è diviso in due parti.
L`inizio e la fine dell`avvolgimento sono collegati a due boccole nelle quali sono inseriti gli elettrodi “a corna”. Il nucleo di ferro laminato è a forma di U di sezione 4 cm × 4 cm di larghezza 15 cm con giogo per la chiusura; la sua altezza senza giogo è di 13 cm per un totale assemblato di 17 cm.
La permeabilità relativa massima all`inizio della curva di prima magnetizzazione è di 2200 per un H = 120 A/m. Sulla base c`è un foro nel quale si inserisce il dispositivo di fissaggio del giogo al nucleo.
Questo dispositivo ha nella parte superiore una vite che assicura il giogo sul nucleo. In tal modo, dopo aver inserito le due bobine si realizza la chiusura del circuito mag
netico; se è utilizzato con le due bobine primaria e secondaria, diventa un trasformatore didattico per numerose esperienze. Il trasformatore consente di convertire tensione e corrente in ingresso, variabili nel tempo, in quelle in uscita, pur mantenendo costante la quantità di potenza elettrica a meno delle perdite per effetto dell`isteresi, delle correnti parassite nel nucleo e di perdite ohmiche nei circuiti primario e secondario (per effetto Joule) ecc. . Le perdite per isteresi sono proporzionali all`area del ciclo.
Nel nostro caso trasforma la tensione di rete di 220 V in una tensione talmente elevata da innescare una scarica elettrica; la forma dei due conduttori “a corna” simula gli effetti di un classico scaricatore di linea.
Infatti alla base dei due rami dello scaricatore, in presenza di sovratensione, la scarica innesca un`arco elettrico che in virtù dell`alto calore sprigionato sale verso l`alto. Arrivato in cima, in conseguenza della elevata distanza tra gli elettrodi, l`arco si spegne per poi subito innescarsi nuovamente alla base dello scaricatore.
L`aria normalmente è un ottimo isolante (occorrono circa 32 kV/cm per renderla conduttrice in condizioni standard di umidità, pressione e temperatura e con una particolare forma dello spinterometro), ma a 5000 K la sua conducibilità aumenta di un fattore di 1013, mantenendo la corrente durante l`apertura. Questo avviene anche se la corrente è alternata poiché il calore all`interno dell`arco ha una sua inerzia e al riaumentare della corrente l`arco si può riaccendere.
Per dare un`idea più precisa, con spinterometri di forma sferica di 2 cm di diametro, per ottenere la prima scintilla in aria secca occorrono circa 31.500 V/cm di cresta per correnti alternate a frequenza industriale e questa tensione massima si riferisce a condizioni ambientali standard.
Gli scaricatori vengono montati direttamente sulle apparecchiature da proteggere come ad esempio i trasformatori e le linee ad alta tensione dalle sovratensioni, come le scariche atmosferiche.
Nei trasformatori ad alta tensione è previsto in alcuni casi un “soffiatore” elettromagnetico, cioè un dispositivo che crea un forte campo magnetico diretto perpendicolarmente all`arco e di verso tale a contribuire fortemente a spazzare via l`arco.
La formazione della scarica che poi si trasforma in arco è un fenomeno molto complesso che già differisce se si è in regime di corrente continua o alternata.
L`Ing. Profumieri ha realizzato un video durante il funzionamento; chi legge può comunque cercare su youtube molti filmati simili.

  Bibliografia.
 Da LD Didactic GmbH: Instruction sheet 56211, sono state tratte le figure.
W. Rieder, Gli interruttori, rivista Le Scienze N° 32, aprile 1971.
La letteratura riguardante questi argomenti è vastissima; comunque per gli spinterometri, le tensioni di innesco della scarica disruptiva e il fenomeno della scarica si consigliano: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da pag. 163 a pag. 169.
P. Andrenelli, Costruzioni elettromeccaniche, Vol. II, Del Bianco Editore, 1968.
Per i trasformatori monofase si consiglia: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Macchine Elettriche, Vol. II, CEDAM, Padova 1960, almeno da pag. 383 a pag. 389.
Per consultare la seconda parte  scrivere: “562” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

Trasformatore Leybold mod. 562 21 A / 562 17 per osservare la funzione dell’arco scaricatore 2ª parte

 Trasformatore Leybold mod. 562 21 A / 562 17 per osservare la funzione dell`arco scaricatore. Seconda parte.  Le ricerche negli inventari non sono state ancora svolte, ma il numero di inventario lo data agli inizi degli anni Settanta. In questa parte abbiamo riportato due foto del trasformatore in funzione e il disegno dell`evoluzione temporale della scarica elettrica.
Il primario reca la scritta: “LEYBOLD 562 21 A MADE IN GERMANY n = 500 2,5 Ω max 2,5 A”.
Il secondario reca la  scritta: “LEYBOLD 562 17 MADE IN GERMANY n = 23.000 max. 10.000 V 0,02 A”.
Il trasformatore consente
di convertire tensione e corrente in ingresso rispetto a quelli in uscita, pur mantenendo costante la quantità di potenza elettrica a meno delle perdite per effetto dell`isteresi e delle correnti parassite nel nucleo e di perdite ohmiche nei circuiti primario e secondario. Le perdite per isteresi sono proporzionali all`area del ciclo.
Nel nostro caso trasforma la tensione di rete di 220 V in una tensione talmente elevata da innescare una scarica elettrica; la forma degli elettrodi “a corna” simula gli effetti di un classico scaricatore di linea.
Infatti alla base dei due rami dello scaricatore, in presenza di sovratensione, la scarica innesca un`arco elettrico che in virtù dell`alto calore sprigionato sale verso l`alto. Arrivato in cima, in conseguenza della elevata distanza tra i conduttori, l`arco si spegne per poi subito innescarsi nuovamente alla base dello scaricatore.
L`aria normalmente è un ottimo isolante (occorrono circa 32 kV/cm per renderla conduttrice in condizioni standard di umidità, pressione e temperatura e con una particolare forma dello spinterometro), ma a 5000 K la sua conducibilità aumenta di un fattore di 1013, mantenendo la corrente durante l`apertura.
Questo avviene anche se la corrente è alternata poiché il calore all`interno dell`arco ha una sua inerzia e al riaumentare della corrente l`arco si può riaccendere.

La figura 8574 è a pag. 771 del Catalogue des Appareils pur l’Enseignement de la Physique construits par E. Leybold’s Nachfolger Cologne, 1905; rinvenibile all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9915_1.pdf
Gli scaricatori vengono montati direttamente sulle apparecchiature da proteggere come ad esempio i trasformatori e le linee ad alta tensione dalle sovratensioni, come le scariche atmosferiche.
Il brano che segue è tratto da Angotti, La trazione elettrica in ferrovia: «I sezionatori a 3 KV usati nelle linee ferroviarie sono composti da tre isolatori, due esterni con a capo i conduttori del circuito da separe, e uno centrale che, colegato ad un polo di essi ruota e taglia o chide il circuito, altri due isolatori esterni servono per i controlli di “aperto” o “chiuso”. Sono provvisti di corna per un eventuale spegnimento dell’arco e posssono interrompere correnti fino a 6000 A senza subire danni». Rivenibile con la foto all’indirizzo:
https://www.eavsrl.it/web/sites/default/files/5%20sistema%20di%20alimentazione%20elettrica%20ferr..pdf.

La foto è rinvenibile all’indirizzo:
https://www.marklinfan.com/f/topic.asp?TOPIC_ID=864 .
Nei trasformatori ad alta tensione è previsto in alcuni casi un “soffiatore” elettromagnetico, cioè un dispositivo che crea un forte campo magnetico diretto perpendicolarmente all`arco e di verso tale a contribuire fortemente a spazzare via l`arco. L`ing. Profumieri ha realizzato un video durante il funzionamento; chi legge può comunque cercare su youtube molti filmati simili.

Bibliografia.
LD Didactic GmbH: Instruction sheet 56211.
W. Rieder, Gli interruttori, rivista Le Scienze N° 32, aprile 1971 da cui è tratta la figura su sfondo giallo opportunamente modificata.
La letteratura riguardante questi argomenti è vastissima; comunque per gli spinterometri, le tensioni di innesco della scarica disruptiva e il fenomeno della scarica si consigliano: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da pag. 163 a pag. 169.
P. Andrenelli, Costruzioni elettromeccaniche, Vol. II, Del Bianco Editore, 1968.
Per i trasformatori monofase si consiglia: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Macchine Elettriche, Vol. II, CEDAM, Padova 1960, almeno da pag. 383 a pag. 389.
Per consultare la prima parte scrivere “562” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

Trasmettitore e ricevitore a microonde PHYWE

Trasmettitore e ricevitore a microonde PHYWE.
Acquistato nel 1966 e destinato al Laboratorio di Fisica. Il segnale generato dal 
Klystron viene immesso nella guida d`onda a sezione rettangolare (vedi i disegni in figura) di lati a = 2,6 cm e b = 1,3 cm per mezzo di un`antenna a quarto d`onda posta a 1 cm dal lato chiuso (cioè a una distanza di 1 / 4 della lunghezza d`onda di fase nella guida. La guida termina con una tromba i cui lati di apertura hanno dimensioni 7,2 × 6 cm e gli spigoli del tronco piramidale hanno una lunghezza di 8,5 cm. La tromba piramidale serve per adattare l`uscita del segnale dalla guida d`onda allo spazio libero esterno modificando gradualmente i campi elettrici e magnetici verso l`uscita. Dai calcoli approssimati, che qui non sono riportati, risulta che la velocità di gruppo all`interno della guida è = 238.108.000 m/s a cui corrisponde una lunghezza d`onda di gruppo = 2,52 cm. Si noti che la velocità di gruppo nella guida è inferiore alla velocità della luce nel vuoto. Nei calcoli è stata usata la dimensione del lato della guida d`onda a = 2,6 cm. Normalmente il lato b = a / 2. Nel fare ciò si è fatto affidamento sull`abilità dei progettisti nel dimensionare la guida d`onda.  Il risultato dei calcoli approssimati è: velocità di fase = 378.108.000 m/s e dunque la lunghezza d`onda di fase vale 4,0 cm. Non ci si deve meravigliare se la velocità di fase delle onde elettromagnetiche nelle guide supera la velocità della luce c in apparente contraddizione con la Relatività Ristretta di A. Einstein, poiché in realtà l`energia del segnale viaggia alla velocità di gruppo delle onde che è sempre inferiore a c. Per esigenze di semplicità non si ritiene opportuno spiegare in questa sede i concetti di velocità di fase e velocità di gruppo. Le onde elettromagnetiche generate da questo apparato sono polarizzate verticalmente. Il ricevitore presenta una tromba piramidale che prosegue con una guida d`onda. Questa, a 1 cm dal fondo chiuso (cioè circa la lunghezza d`onda di gruppo / 2) [o meglio lunghezza d`onda di fase / 4], reca un diodo al germanio di lunghezza totale pari a 2,2 cm, la cui parte interna alla guida è lunga circa 1,2 cm (cioè circa la lunghezza d`onda di gruppo / 2) e funge sia da antenna ricevente, sia da rivelatore quadratico. La polarizzazione del ricevitore è anch`essa verticale. Il segnale, tramite cavo coassiale, viene immesso nell`amplificatore a bassa frequenza e trasdotto in suono a 50 Hz dall`altoparlante. Bibliografia.
G. Dilda, Microonde, Levrotto & Bella, Torino 1956.
S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, C. Cursi, Pisa 1961.
C. H. Dix, W.H. Aldous, Microwave Valves, Iliffe Books Ltd, London 1966.
S. Silver, Microwave Antenna Theory and Design, M. I. T., Radiation Laboratories series, Vol. 12, McGraw- Hill, New York 1949.
Per consultare una delle 4 schede scrivere: “microonde” su Cerca; per vedere le altre due schede scrivere rispettivamente : “klystron” e “amplificatore”.
   Foto di Federico Balilli, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.