Elettrometro simile al tipo assoluto Braun della E. Leybold`s Nachfolger A. G. Colonia.
La presunta epoca di acquisto di questo particolare elettrometro è stata dedotta dall`aspetto, dall`esame dei materiali impiegati e dallo stile delle scritte; inoltre nelle schede di istruzioni della casa costruttrice, risalenti agli anni 1956-1962, un elettrometro del tipo Braun si trova spesso associato a quello di Wulf.
Si può pensare dunque che sia stato acquistato qualche anno prima del 1937, se corrisponde al n° 389 dell`inventario D del 1937, oppure poco tempo dopo e che non sia stato riportato negli inventari.
Questo modello non compare in nessun catalogo di strumenti in possesso del Montani e in nessuno dei numerosi cataloghi consultati.
Nelle foto sono stati tolti o il pannello anteriore o quello posteriore per farne vedere i particolari costruttivi.
L`elettrometro indica o la carica prelevata per contatto dall`oggetto in esame o la presenza di oggetti carichi nelle vicinanze per induzione elettrostatica.
Inoltre, se opportunamente tarato, può misurare una differenza di potenziale.
Fra quelli esistenti al Montani questo elettrometro è il più antico, sensibile e affidabile nelle indicazioni.
L`ago sottile, leggero e ben bilanciato, gira intorno ad un perno orizzontale costituito da un filo sottilissimo; agendo su questo si può regolare la posizione dell`ago in modo tale che, a riposo, esso giace vicino a una lastrina metallica fissa.
Quando l`elettroscopio viene caricato, l`ago assume una posizione di equilibrio dovuta agli effetti della forza di repulsione elettrostatica fra l`ago e la lastrina e della componente non bilanciata del suo peso.
L`angolo che forma l`ago con la lastrina dipende in modo non lineare dal numero di cariche presenti sui due oggetti. L’elettrometro ha una piccola capacità e, quando assume cariche in eccesso, indica, entro una larga approssimazione, la differenza di potenziale elettrostatico raggiunto dall’elettrodo rispetto alla carcassa.
La piccola variazione della sua geometria non ne cambia apprezzabilmente la capacità, piuttosto vi sono altri fattori che lo rendono poco affidabile nella misura.
L’esperienza infatti mostra che il funzionamento degli elettrometri è molto capriccioso per farne uno strumento di misura vero e proprio: risultano critiche sia l’umidità dell’aria (che se eccessiva lo scarica rapidamente), sia la geometria e la natura degli oggetti vicini. La carcassa di metallo fa da schermo ma non è sufficiente ad evitare queste influenze. Una taratura delicata può rendere la misura quantitativa, ma, ad esempio, una mano che si avvicina può mutare la divergenza dell’ago.
L`uso didattico prevalente di tale strumento, oltre a rilevare la presenza di cariche, è il riconoscimento del loro segno, inoltre serve per mostrare l`induzione elettrostatica, il funzionamento della gabbia o del pozzo di Beccaria-Faraday, e negli esperimenti col condensatore di Epino, con le Bottiglie di Leyda, con l`elettroforo di Volta ecc.
La figura 135 dell’elettrometro di Braun è tratta da pag. 232 di A. Battelli e P. Cardani, Trattato di Fisica sperimentale, vol. IV, F. Vallardi edit., Milano 1925 ed è quasi identica alla figura 5532.
Figura che è a pag. 543 del Catalogue des Appareils pour l’Enseignement de la Physique construit par E. Leybold’s Nachfolger Cologne, 1905. Che si trova all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9915_1.pdf .
La figura 29 è tratta da B. Dessau, Manuale di fisica, vol. III S.E.L Milano 1935.
La figura 7 è a pag. 18 di Die Elektrizität und Ihre Anwendungen von Dr. L. Graetz Stuttgart Velag von J.
Engelhorn 1906; che si trova algli indirizzi:
https://archive.org/details/dieelektrizittu00graegoog/page/n29/mode/2up
https://ia802604.us.archive.org/21/items/dieelektrizittu00graegoog/dieelektrizittu00graegoog.pdf
L’elettrometro è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
La foto con lo strumento poggiato su un panno rosso è di Daniele Maiani e lo strumento è visto dal retro.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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