Condensatori Philips da 2 e 1 μF, 250 V, due esemplari

  Due condensatori Philips da 2 e 1 μF, 250 V.
Nell’inventario D del 1937 sono elencati rispettivamente: quello da 1 µF col n° 105; quello da 2 µF col n° 106; il loro costo era valutato a ₤ 30 ciascuno e la loro destinazione:
Laboratorio di Misure Elettriche.
Ci sono pervenute anche le scatoline adibite al trasporto. Il condensatore con capacità da 1 µF N° 4012 ha una tensione di lavoro di 250 V ed una di picco di 500 V.
Le stesse tensioni sono previste per il condensatore con capacità di 2 µF N° 4013.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di
Fabio Panfili.
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Capacità campione Max Kohl N° 2035 da 0,05µF

Capacità in cassetta della Max Khol, A. G. Chemnitz, matricola N° 2035 da 0,05µF.
Nell`inventario del 1919 si trova al n° 1130 di pag. 54.
Essa reca le scritte: “Einschaltung” vicino al morsetto di sinistra e “Kurzschluss” accanto a quello di destra.
Gli spinotti servono per realizzare un corto circuito di scarica; in una foto si può osservare il sigillo posto su una vite del coperchio.

 Le notizie che seguono sono riferite alla stessa epoca della costruzione dell`esemplare nelle foto.
I condensatori campione si usano in prevalenza in circuiti di misura in corrente alternata.
Pertanto nella loro costruzione si seguono criteri diversi a seconda del campo di frequenze a cui sono destinati.
Per basse frequenze occorrono dunque capacità di valore grande limitandone l`ingombro con l`impiego di dielettrici a costante dielettrica elevata.
Per le alte frequenze, il miglior dielettrico è l`aria poiché permette la realizzazione di campioni di alta precisione ma di piccola capacità, essendo la costante dielettrica dell`aria prossima a 8,85 × 10 -12 F/m.
La figura 62080 è a pag. 933 del Price List No 50 Vols. II and III Physical Apparatus Vol II Max Khol A.G. Chemnitz [1909-11?], rinvenibile all’indirizzo:
https://ia802605.us.archive.org/4/items/pricelistno5023kohlrich/pricelistno5023kohlrich.pdf
La figura 2523 è a pag. 672 del Physikalische Apparate Max Kohl, Chemintz i. Sachsen, Preiliste Nr. 21, 1904; rinvenibile all’indirizzo: https://ia802300.us.archive.org/3/items/physikalischeapp00kohlrich/physikalischeapp00kohlrich.pdf
La figura 1732 è a pag. 416 del Catalogue N° 22 Appareils de Physique Max Kohl Chemnitz Saxe. Representants et Dépositaires pour la France Richard-Ch. Heller & Cie. Paris. 1905; rinvenibile all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9901.pdf .
Per ulteriori dettagli vedi le schede della capacità campione Elliott Brothers,  scrivendo: “Elliott” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Capacità campione Elliot Brothers da ⅓ di μF N° 269 (Museo MITI)

     Capacità campione Elliott Brothers.
Costruita dalla ditta Elliott Brothers, London, matricola N° 269, del valore di 1/3 di microFarad.
Nell`inventario del 1906 al n° 616 è detta già esistente e in cattive condizioni, costo ₤ 10.
Questo esemplare era destinato al laboratorio di elettrotecnica.
Tra i morsetti c`è uno spinotto di corto circuito adibito alla scarica.
Questo condensatore ha le armature multiple in parallelo di forma piana e circolare.
Il dielettrico interposto è probabilmente mica perché questa presenta una costante dielettrica relativa di valore 7÷8 e caratteristiche di minima dissipazione di energia per conduzione e per isteresi dielettrica considerate buone all`epoca di costruzione.
Il pacco di fogli veniva pressato e immerso in un blocco di paraffina, ben visibile nelle foto.
Se si toglie l`involucro di ottone, è parzialmente visibile anche il pacco di fogli.
William Elliott nella prima metà dell`ottocento fabbricava tra l`altro galvanometri e batterie.
Nel 1853 i suoi figli costruivano apparecchi di fisica per scienziati di fama come Maxwell, Wheatstone, Rayleigh ecc. .
La ditta nel 1881 vinse una medaglia d`oro per i suoi strumenti di precisione.
I condensatori campione si usavano in prevalenza in circuiti di misura in corrente alternata in elettrotecnica e in seguito in radiotecnica.
Pertanto nella loro costruzione si seguivano criteri diversi a seconda del campo di frequenze a cui erano destinati.
Per basse frequenze occorrono capacità di valore grande e se ne limitava l`ingombro con l`impiego di materiali isolanti a costante dielettrica elevata.
Per alte frequenze, il miglior dielettrico adottato all`epoca è l`aria poiché permette la realizzazione di campioni di alta precisione. Il condensatore campione veniva altresì usato, ad esempio, in un ramo del ponte De Sauty-Wien o del ponte di Schering per la misura di una capacità incognita. .
Nel 2013 ho trovato un: “Catalogue of Electrical Test Instruments, &C. Manufactured by Elliott Brothers”, di fine Ottocento (come risulta da una scritta in una pagina interna: “Gold Medal, Paris Electrical Exibition, 1881”); rinvenibile all’indirizzo:
https://ia801607.us.archive.org/5/items/CatalogueOfElectricalTestInstrumentsManufacturedByElliottBrothers/ElliottBrothers-Cca49479.pdf. ; da cui è tratta la figura 218 che si trova a pag. 15.

Bibliografia: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962,
da cui è tratta parte della figura 1-150 che si trova a pag. 23.
La capacità campione è esposta al museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.

 

 

 

 

 

 

Amperometro magnetoelettrico a zero centrale da quadro Siemens & Halske N° 2081864

Amperometro magnetoelettrico a zero centrale da quadro  Siemens & Halske N° 2081864.
Nell`inventario D del 1937, al n° 7 si legge: “ N° 2. Amperometro da quadro – Siemens – magnetoelettrico, 10 A – zero centrale, N° 2081864 – 8 – munito di Shunt e conduttori collegamen. su mensola. ₤ 550. Prima destinazione (Laboratorio misure elettriche)”.
Siamo quasi certi che sia  più antico, ma gli inventari precedenti sono troppo vaghi nelle descrizioni.
Lo strumento è del tipo elettromagnetico, cioè l`equipaggio mobile è costituito da una bobina immersa nel campo di un magnete permanente, ha i morsetti posti sul retro, con lo shunt collegato in parallelo tramite due fili avvolti insieme, come era d`uso all`epoca. Tale tipo di collegamento serviva per attenuare gli effetti magnetici delle correnti circolanti nei due fili. Sul quadrante, oltre al logo della ditta e la grande A, in basso si leggono il numero di matricola, e i simboli del suo funzionamento: in corrente continua, in posizione verticale e con equipaggio mobile immerso nel campo di un magnete permanente.
Sullo shunt si leggono, oltre al logo S&H, la matricola N° 2081864/68, 10 A e 60 MV.
Sul retro dello strumento vi è il disegno del collegamento dello shunt con lo strumento che reca le scritte: “R = 2 × 0,035 Ω – 60 mV”. Lo shunt ha la forma di una lamina e generalmente è di manganina.
Per ora ignoriamo il significato della stellina rossa che potrebbe riferirsi alla tensione di prova a cui è stato sottoposto. Stellina che appare in molti strumenti dell`epoca.
L`ing. C. Profumieri ha sottoposto l`amperometro ad una attenta pulizia e a prove di funzionamento che confermano le sue ottime condizioni.
Nota: nell`inventario generale del 1923, a pag. 34, n° 1116/5 si legge:  “Amp. elettromagnetico per C.C. e C.A. scala doppia 0 – 10 A SH attacchi posteriori”; la descrizione differisce sia per  “scala doppia” sia per la capacità di misurare in C.A. , che per gli strumenti di tipo magnetoelettrico richiede la presenza di un raddrizzatore.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Amperometro magnetoelettrico a zero centrale da quadro Siemens & Halske N° 2081862

Amperometro magnetoelettrico a zero centrale da quadro Siemens & Halske, matr. N° 2081862.
Nell`inventario D del 1937, al n° 5 si legge: “Amperometro da quadro- Siemens – magneto elettrico – 5A – zero centrale – N° 2081859-61-63 – munito di Shunt e conduttori collegamento, su mensola di legno. Quantità 3. ₤ 650. Prima destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)”.
Siamo quasi certi che questo esemplare, pur non citato sopra, risalga agli anni Venti del Novecento come gli altri, inoltre gli inventari precedenti sono troppo vaghi nelle descrizioni per stabilire una data più certa.
Sul quadrante, oltre al logo della ditta e la grande “A” posti al centro, in basso si leggono il numero di matricola, e i simboli indicanti il suo funzionamento: la misura è in corrente continua, il quadrante deve essere posto in verticale, l`equipaggio mobile è immerso nel campo di un magnete permanente.
Per ora ignoriamo il significato della stellina rossa, in basso a destra, che potrebbe riferirsi alla tensione di prova di isolamento a cui è stato sottoposto. Stellina che appare in molti strumenti dell`epoca.
Con lo zero centrale, la sua portata è di 5 A in C.C. . Sullo shunt un`etichetta di carta riporta lo schema di inserzione con le scritte: “A; 60 mV; R = 2 × 0,035 Ω”, dove i 60 mV si riferiscono alla tensione ai capi dei contatti collegati con l`equipaggio mobile e in parallelo allo shunt.
Dopo il  ritrovamento (2014), l`ing. C. Profumieri ha sottoposto l`amperometro ad una attento e meticoloso restauro non invasivo, ma lo strumento non era funzionante e si è deciso di non eseguirne la riparazione per mantenere l`originalità dei componenti.
Per avere informazioni sugli strumenti magnetoelettrici si possono consultare:
L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 120-126.
J. H. Fewkes and J. Yarwood, Electricity, Magnetism, and Atomic Physics, Vol. I, University Tutorial Press LTD near Cambridge, London 1956, pp. 82-86.
A. F. Corbi Jr., Principles of permanent magnet movable coil and movable iron types of istruments, Monograph B-7, Weston Electrical Instrument Corporation, Newark-New Jersey 1928.

Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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