Resistenza addizionale per voltmetro da quadro Siemens & Halske, N° 272595


Resistenza addizionale per il voltmetro da quadro Siemens & Halske, matr. N° 272595.
Non rinvenibile negli inventari dell`epoca.
Risale probabilmente ai primi decenni del Novecento. Nell`inventario D del 1933/1937 al n° 40 si legge:  “Voltometro da quadro – Siemens – elettromagnetico – 260 V – N° 229380 – 272595 – su mensola. Quantità 2. ₤ 200. Prima destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)” dichiarato già in esistenza.
L`ing. Claudio Profumieri ha creduto opportuno fotografarne l`interno e sottoporre l`oggetto a misura per verificarne l`integrità dopo tanti anni.

Infatti il suo numero di matricola, il numero 40 dell`inventario, la targhetta in basso a sinistra e soprattutto le caratteristiche costruttive lo farebbero risalire almeno ai primi anni Trenta del Novecento.
Nelle foto si vedono bene i due morsetti, l`avvolgimento e l`involucro, traforato nel modo tipico della Siemens & Halske e curiosamente artistico per agevolare il raffreddamento.
Il resistore è di dimensioni veramente imponenti rispetto a quelli usuali.
Per consultare la scheda relativa ai voltmetri da quadro a cui questa resistenza è destinata scrivere “229380” e poi “272595” su Cerca.
Nella collezione del Montani esiste un grande resistore per wattmetro ben più antico ma di aspetto molto simile visibile in questo sito; in questo caso scrivere “80611” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Resistenza addizionale S.I.P.I.E. per voltmetro o wattmetro N° 693364



Resistenza addizionale S.I.P.I.E. per voltmetro o wattmetro, matr. N° 693364.
Essa è costituita da due avvolgimenti posti in serie da 1000 Ω ciascuno per un totale di 2000 Ω.
Le misure sono state effettuate nel novembre del 2015 dall’Ing. Claudio Profumieri.
Nella collezione del Montani vi sono diversi voltmetri e wattmetri S.I.P.I.E. con numeri di matricola che differiscono da questo per poche unità e dunque sono della stessa epoca ( anteriore al 1949) e forse esiste anche lo strumento a cui era destinata.

La targhetta visibile al centro del coperchio reca la scritta: “RESISTENZA N. 693364 VOLT 250”; inoltre vi appaiono: il caratteristico trifoglio, logo della ditta, ed il simbolo dell’Ω un po’ stilizzato.
Foto  di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Resistenza addizionale per wattmetro Siemens & Halske matr. N° 80611



Resistenza addizionale per wattmetro Siemens & Halske, matr. N° 80611.
Per ora non è stata rintracciata negli inventari d`epoca, pur se nella collezione del Montani esiste un altro esemplare molto simile anch`esso non rinvenuto negli inventari.
Rispetto alle resistenze addizionali usuali questi due oggetti hanno dimensioni relativamente imponenti.

Per una datazione provvisoria facciamo riferimento al testo di G. Veroi, Corso di Elettricità, Misure Elettriche, Torino 1903 (attualmente esposto al Museo MITI su proposta di Guglielmina Rogante), nel quale si trovano sia una dettagliata figura (Fig. 132), sia la descrizione di questi tipi di resistenze prodotte dalla Siemens & Halske.

Inoltre essa si trova in figura 27 a pag. 164 del Special catalogue of the joint exhibition of German mechanicians and opticians, rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/specialcatalogue00unse
dove viene desccritta esplicitamente come accessorio del wattmetro elettrodinamico che nella collezione
del Montani ha la matr. N° 73976 (da scrivere in Cerca per vederlo).
Nella parte anteriore in basso si scorgono sei morsetti che recano le scritte, rispettivamente da sinistra verso destra in alto: A, 60 , 150 300 600 1500 con al centro la scritta Volt; di fronte in alto: C = ; 2, 5, 10, 20, 50; mentre dal secondo morsetto in basso a sinistra si legge andando verso destra: 1000, 4000, 9000, 19000, 49000 Ohm.
Sotto i morsetti al centro è riportata la matricola 80611.
Sul retro in basso campeggia il marchio di fabbrica.
In trasparenza, dietro le lamiere elegantemente forate, si vedono tre grossi cilindri.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
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Resistenza campione Allocchio Bacchini da 10.000 ohm N° 00242


Resistenza campione Allocchio Bacchini da 10.000 ohm, matr. N° 00242.
È la più antica tra quelle acquistate dalla Allocchio Bacchini; lo testimoniano: il suo numero di matricola e le caratteristiche costruttive.
Eppure fino ad ora l`unico riferimento si trova nell`inventario D del 1937 al n° 92, dove sono elencate quasi tutte le resistenze campioni associate al grande potenziometro Allocchio Bacchini, matr. N° 04488 dichiarate già in esistenza.
Ed è sconcertante che lo stesso strumento è elencato negli inventari n° 6 e n° 8 del 1925 – 1926.
Inoltre nell`inventario per categoria n° 8 ai numeri 744/2502 e 745/2506 si trovano due resistenze campioni con matricole N° 04868 e N° 02996.
Ciò significa indubbiamente che questo esemplare è ancora più antico!
Ed è anche costruttivamente diverso dalle altre resistenze campioni della ditta, associate al potenziometro.
Sul coperchio è ben visibile la scritta: “10000 OHM a 20° MANGANINA ALLOCCHIO BACCHINI & C. MILANO N° 00242”; il logo della ditta è riportato sul tappo che si toglie per inserire il termometro.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Induttanza campione Allocchio Bacchini N° 04532 da 10 mH (Museo MITI)

Nell`inventario del 1926 al n° 168-806 si legge:  “Allocchio Bacchini. Induttanza campione 0,01 Henry. ₤ 400”.
Della ditta Allocchio Bacchini & C. Milano, matricola N° 04532.
 All`epoca i campioni di induttanza venivano realizzati mediante avvolgimenti di rame isolati, in trecciola per ridurre le correnti parassite e di sezione relativamente elevata per contenere la resistenza ohmica.
I campioni erano realizzati per valori di induttanza compresi tra 0,0001 H e 1 H, a cui corrispondono resistenze da 0,2 a qualche centinaio di Ω.
I supporti degli avvolgimenti devono impedire le deformazioni che possono alterare la taratura, essi devono essere isolanti e non ferromagnetici per evitare correnti di Foucault e fenomeni di isteresi.
I più adatti erano: la porcellana, il marmo o il serpentino.
Il più grosso inconveniente è la loro sensibilità ai campi magnetici esterni, in tal caso la bobina viene sdoppiata in due avvolgimenti avvolti in senso opposto, oppure si ricorre ad avvolgimenti toroidali.
Il loro impiego classico era l`inserimento in un lato del Ponte di Maxwell per la misura di induttanze incognite.
Bibliografia essenziale: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
L`induttanza è esposta al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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