Resistenze campione Allocchio Bacchini, N° 02907 da 1000 ohm, N° 02305 da 100 ohm, N° 04868 da 0,01 ohm

Resistenze campione Allocchio Bacchini, matricole N° 02907 da 1000 ohm, N° 02305 da 100 ohm, N° 04868 da 0,01 ohm.
Nell`inventario D del 1933/1937 al n° 92 si legge: “Potenziometro – grande modello Allocchio – N° 04488 – per 2,01 V munito di: resistenza campione N° 02996 – 0,001 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 04868 – 0,01 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02312 – 0,1 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02999 – 1 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02318 – 10 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02305 – 100 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02318 – 10 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 02907 – 1000 ohm a 20 °C; resistenza campione N° 00242 – 10.000 ohm a 20 °C; elemento campione tipo Weston – N° 05186 a 19 °C : e = 1,011908 V. ₤ 7000. Prima destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)”.
Nell`inventario generale n° 6 del 1925/1926 a pag. 26 n° 790/110 si legge:  “Allocchio Bacchini. Potenziometro grande modello n° 04488 per corrente continua. Quantità 1. ₤ 3.986,20”.
Al n° 791/111 si legge l`elenco: “Allocchio Bacchini. Resistenze campioni per detto in manganina 0,1 – 1 – 10 – 100 – 1000 – 10000 ohm. Quantità 6. ₤ 1686,15”.
La stessa nota appare nell`inventario particolare per reparto n° 8 al n° 152/790 di pag. 141.
Dunque esse risalgono a questi anni, poiché nell`inventario n° 8 per categoria, a pag. 177 e in data 1926, al n° 744/2502 si legge: “Allocchio Bacchini. Resistenza campione 0,01 ohm (N° 04868 ) Quantità 1. ₤ 350” .
Si consideri che la ditta è stata fondata nel 1920, ma si trovano oggetti sicuramente precedenti alla data ufficiale. Sul coperchio della prima a sinistra nella seconda foto si legge: “N° 04868 MANGANINA 0,01 OHM a 20°”.
Sul coperchio di quella al centro si legge: “N° 02305 MANGANINA 100 OHM a 20°”.
Sul coperchio di quella a destra si legge: “N° 02907 MANGANINA 1000 OHM a 20°” .
Il filo di manganina garantisce una buona invarianza della resistività al variare della temperatura, oltre ad avere un valore altre caratteristiche idonee al suo uso nelle resistenze campione.
Ricordiamo che la manganina è una lega generalmente composta da 84 % di rame, 12 % di manganese, 4 % di nickel; la resistività = 0,4668 milionesimi di ohm m; il coefficiente di temperatura (intorno ai 20 °C) va da 1 a 10 milionesimi di 1/K.
Questo tipo di resistenza campione viene costruito con quattro morsetti: due amperometrici e due voltmetrici.
I morsetti amperometrici di sezione molto più grande servono per alimentare la resistenza in corrente; la loro dimensione limita opportunamente le resistenze di contatto che falserebbero il suo valore.
I morsetti voltmetrici si usano per prelevare la caduta di tensione prodotta dalla corrente che circola nel resistore. Per conoscere la temperatura di esercizio durante una misura vi si può introdurre un termometro dopo aver tolto il tappo che si trova tra i morsetti.
Sul tappo di ogni esemplare si nota il logo della ditta.
In alcuni tipi di resistenze campioni i fili sono racchiusi in recipienti di solito contenenti liquidi isolanti come petrolio, i quali trasmettono al termometro la temperatura dei fili stessi.
Nella costruzione di resistenze di valore inferiore all`ohm, invece di fili di sezione cilindrica, si ricorreva a piattine o nastri sottili di manganina molto adatti a dissipare calore. In alcune casi in cui la corrente era elevatissima, la resistenza era costituita da un tubo in cui si faceva scorrere del liquido refrigerante per mantenere costante la temperatura durante la misura.
Bibliografia.
G. Veroi, Elementi di Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. II, UTET, Torino 1909.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricevitore telegrafico Morse della Società Fabbricazione Apparati e Materiali Elettrici, Napoli 1898 N° 209

Nelle foto d’epoca della collezione del Montani, riportate in “Immagini d’epoca”,  sono visibili molti ricevitori telegrafici Morse andati purtroppo perduti, ma questo esemplare rimasto non è identificabile negli inventari.
La casa costruttrice è la “Società Fabbricazione Apparati e Materiali Elettrici, Napoli 1898”. Numero di matricola 209.   Questo esemplare, restaurato anni fa dal tecnico Leone Bolognini e tenuto in efficienza dal tecnico Federico Balilli, è funzionante e fa parte del ricevitore marconiano che fu usato in un convegno su Temistocle Calzecchi Onesti svoltosi a Fermo nel 1985 e successivamente in altri convegni e mostre. Per un resoconto storico vedere alla voce  Il Montani nella storia.
Il ricevitore  telegrafico Morse fu inventato da S. Morse (1791-1872) e fu collaudato su una distanza di quattro leghe (circa 15 chilometri).

Esso consiste di un meccanismo ad orologeria che fa avanzare il nastro e di due elettromagneti che, se eccitati da un segnale elettrico, ricevuto dal lontano trasmettitore, spingono, tramite un meccanismo,
il nastro contro una rotellina bagnata di inchiostro (vedi le due figure). Quando cessa l`azione dei due elettromagneti una molla antagonista respinge il nastro.
L`azione meccanica esercitata sul tasto del trasmettitore, che modula a distanza la corrente di eccitazione degli elettromagneti, determina la scrittura: se il segnale è brevissimo, rimarrà un punto sul nastro di carta, altrimenti, per un tempo maggiore, verrà segnata una linea.
Una sequenza che segue un codice alfabetico convenzionale, ad esempio il Morse, rende il messaggio comprensibile.
La prima linea telegrafica risale al 1844.
Il ricevitore Morse fu usato da Marconi nei primi apparecchi di telegrafia senza fili.

Le figure sono tratte da Elementary Treatise on Physics Experimental and Applied transalted from
Ganot’s Éléments De Physique by E. Atkinsons, W. Wood & Co. New York 1910. Rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/treatphysics00ganorich .
La letteratura sull`argomento è vastissima.
La Biblioteca del Montani possiede molti volumi, che riportano descrizioni dettagliate di autori italiani e stranieri. Ci limitiamo dunque a citarne alcuni dei più famosi:
A. Righi, B. Dessau , G. Veroi, O. Murani, L. Graetz, A. Curchod e L. Vellard e D. Dunod .
Foto di Daniele Maiani e Ilaria Leoni, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Rocchetto di Ruhmkorff a flusso variabile




  Rocchetto di Ruhmkorff a flusso variabile.
Acquistato presumibilmente tra il 1920 e il 1930, esso reca la sigla D 871 dell`inventario D del 1956 dove si legge appunto: “Rocchetto di Ruhmkorff a flusso variabile”, ed è dichiarato già in esistenza, ma non è stato rinvenuto negli inventari precedenti.
Per il suo funzionamento si fa riferimento alla scheda sui due grandi rocchetti rinvenibile nell’elenco di Elettrotecnica.
Questo esemplare non è funzionante poiché manca l`interruttore a martelletto.
Il secondario è scorrevole su due guide a slitta, mentre il primario è fisso.
Il nucleo è costituito da un fascio di fili di ferro, come nei più antichi rocchetti.
La sua valenza didattica è dovuta alla possibilità di variare l`accoppiamento tra primario e secondario, per mostrare che quando i due avvolgimenti sono sovrapposti l`efficienza della macchina è massima.
Il primario con il suo nucleo è asportabile e in questo caso il secondario può essere usato separatamente poiché ha i morsetti posti in alto.
Se l’interruttore viene bloccato nella posizione di conduzione, si possono eseguire alcune esperienze sulle correnti indotte come se fosse un trasformatore ad accoppiamento variabile.

La figura è a pag 469 di A Catalogue of Physical Instruments 17 L. E. Knott Apparatus Company Boston 1912. Rinvenibile al’indirizzo:
https://archive.org/details/catalogofphyinst00knotrich?q=Catalogue+of+Physical+Instruments .

La figura N 1175 è tratta dal catalogo: Apparecchi per l’Insegnamento della Fisica a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.
 Foto di Claudio Profumieri e di Ilaria Leoni, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
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Isolatore passamuro in vetro Folembray N° 663


 Isolatore passamuro in vetro Folembray N° 663.  Nell`inventario n° 7 per reparto al n° 97/1408 si legge: “Folembray Campionario isolatori vetro verde pezzi 70. ₤ 1000. Lab. Macchine Elett.”.
Pare che il numero si riferisca al modello e non sia un numero di matricola.
L’indicazione del suo impiego come passamuro, poi confermata da una breve ricerca, è dell’Ing. Claudio Profumieri, autore delle foto.
A volte l’isolatore è corredato da un manicotto.
Le sue dimensioni sono: diametro 42 cm; spessore 4 cm.
Per avere notizie sulla Vetreria Folembray, si può consultare la scheda di un isolatore in vetro C3 della Folembray, scrivendo: “Folembray” su Cerca.
All`indirizzo: http://cedric1.perso.neuf.fr/isolateur1.html
si trovavano le foto di isolatori passamuro con i numeri: N° 658, N° 681 e N° 682; dunque la data di questo esemplare è forse risalente ai primi decenni del Novecento. All`indirizzo: http://cedric1.perso.neuf.fr/images/archive/catalogue%20isolateur%201913/cata2.jpg
si trovava la pagina di un catalogo del 1913 che qui riportiamo; si noti in fondo a destra nell`elenco degli agenti e depositi il nome di Chinelli & C. Milano.

Inoltre, all’indirizzo http://cedric1.perso.neuf.fr/images/archive/facture%20isolateur.jpg ,
si trovava una fattura, datata 12 giugno 1914, con ad esempio 200 pezzi con il numero: 553. Ciò potrebbe confermare quanto supposto sopra.
Nel 2022 si può avere qualche notizia ad esempio all’indirizzo:
https://folembray.pagesperso-orange.fr/isolateur1.html
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo provvisorio di Fabio Panfili.
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Kilowattmetro trifase con indicatore di massima C.G.S. tipo 2KAM Licenza Lincoln N° 426538 2ª parte

Kilowattmetro trifase con indicatore di massima C.G.S. tipo 2KAM V 220 A 5 Licenza Lincoln matr. N° 426538. Seconda parte.
Nell`inventario D del 1956, in data 30 giugno, si trova al n° 1145 ed è detto in esistenza; vi si legge: “Wattometro N° 426538. Studio Aula 2”.
Nel precedente inventario del 1937 che termina nel 1956 però non se ne trova traccia.
Il numero di matricola lo collocherebbe forse agli inizi degli anni Trenta del Novecento.

La Electric Lincoln Company, fondata nel 1895 da John C. Lincoln a Cleveland, produceva motori elettrici e solo nei primi anni del Novecento iniziò a progettare e produrre strumenti; in rete si trovano istruzioni della Lincoln, datate anni Trenta, su come usare alcuni di questi nella manutenzione delle auto.
Inoltre, sempre in internet, nel giugno del 2017 abbiamo trovato alcune foto di due strumenti della Sangamo Electric Company (Springfield, Illinois, 1890 – 1978) che iniziò a costruire strumenti elettrici nel 1932. Ebbene entrambi gli strumenti in questione sono a indicatore di massima ed hanno gli aghi rosso e nero quasi identici a questo esemplare.
Uno è costituito da ben tre amperometri e reca sui tre quadranti la scritta: “AMPERES LINCOLN DEMAND SANGAMO ELECTRIC COMPANY SPRINGFIELD ILLINOIS U:S:A” e su una targhetta posta sul retro:  “LINCOLN DEMAND METER TYPE AD V2 50-60 CYC. 2.5 – 5 AMPS SPEC. NO. 2-56991 SERIAL NO. 1418330 SANGAMO ELECTRIC COMPANY SPRINGFIELD, ILLINOIS, U.S.A.”.
L`altro è ancor più interessante poiché, oltre agli aghi quasi identici, ha anche il dispositivo di azzeramento identico a quello posto sotto il quadrante di questo esemplare.

Qui  abbiamo riportato detto quadrante sul quale vi sono le scritte: “AMPERES   LINCOLN AMPERE DEMAND METER SANGAMO ELECTRIC COMPANY SPRINGFIELD ILLINOIS U.S.A.”, e sull`etichetta posta sul retro si legge: “LINCOLN DEMAND METER TYPE AD A2 50-60 CYC. 2.5-5 AMPS SPEC. NO. 2 57500 SERIAL NO. 1487166 SANGAMO ELECTRIC COMPANY SPRINGFIELD ILLINOIS U.S.A.”.
Purtroppo non sappiamo le date di costruzione dei due strumenti, ma il loro aspetto ricorda talmente questo Kilowattmetro che ci induce a pensare che, quanto meno, i componenti siano stati fabbricati dalla stessa ditta e poi assemblati altrove, aggiungendo le scritte opportune.
In proposito si veda in questo sito un amperometro da quadro a filo caldo costruito dalla Hartmann & Braun per conto della Società Nazionale Delle Officine Di Savigliano. Ma vi sono nella collezione del Montani molti altri casi simili, come ad esempio il barometro di Fortin su cui si trova una etichetta incollata con scritto: Off. Galileo, ma quasi sicuramente è stato costruito su commissione dalla S.I.A.P. di Bologna.
Per consultare la prima parte dedicata a questo strumento  scrivere: “426538” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  provvisorio di Fabio Panfili.
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