Frequenzimetri a lamelle C.G.S. Milano N° 2160318 e N° 2160319

I due frequenzimetri a lamelle vibranti sono stati acquistati l’11 aprile del 1962.
Nell’inventario D del 1956 al n° 3020 si legge: “CGS – Monza tramite SIME – Fermo. Frequenziometro mod. H2 F 18 T. LAMI [Laboratorio Misure di Elettrotecnica N.d.R.]. Della ditta C.G.S. ITALIA”.
Un esemplare reca la scritta: “N° 2160318 ; H2F18T ; V 80–600”.
1 p/s (periodo al secondo) corrisponde a 1 Hz.
La scala superiore va da 40 a 52 Hz. La scala inferiore da 52 a 64 Hz.
La scala dell’altro frequenzimetro va da 20 a 32 Hz e da 32 a 44 Hz e reca la scritta: “H2F18T e N° 2160319”.
Come si vede, il modello è lo stesso, ma in realtà i due sono diversi e complementari come portate.
Il funzionamento è in C.A.; la tensione di prova è 2 kV; possono lavorare da 80 a 600 V con l’ausilio di un apposito reostato, come è indicato esplicitamente nelle tabelle poste all’interno del coperchio a destra.
Si osserva in basso a destra nel quadrante un simbolo che è una sintesi tra due noti simboli CEI: esso indica che i due strumenti possono lavorare sia con il quadrante in verticale sia in orizzontale e la cosa è inusuale.
Nella collezione del Montani vi sono altri frequenzimetri della C.G.S. simili a questi.
  I frequenzimetri a lamelle si basano sulla risonanza meccanica indotta da un elettromagnete alimentato da una tensione alla frequenza da misurare.
Per avere una idea della risonanza meccanica basta ricordare come si deve sollecitare una altalena: non occorre una grossa spinta iniziale, quanto piuttosto è meglio dare piccole spinte che rispettino il suo periodo naturale di oscillazione.
Dunque ogni lamella è stata realizzata in modo che risuoni ad una certa frequenza. Essa viene fissata ad una estremità, mentre l’altra estremità è libera di vibrare.
Tutte sono sollecitate magneticamente e periodicamente: solo quelle che risuonano si mettono in vibrazione. Più la frequenza da misurare si avvicina a quella propria della lamella, più la sua vibrazione diventa ampia, come si vede nelle due figure tratte da L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

Voltmetro da quadro a ferro mobile N° 14940

   Voltmetro da quadro a ferro mobile, matr. N° 14940.
Questo esemplare è privo di marca e di qualunque segno di riconoscimento.
Esso è a ferro mobile con portata fondo scala di 300 V. Questa soluzione ne permette l`uso sia in C.C. sia in C.A., anche se sul quadrante vi è un simbolo che ricorda forse solo la C.A. .
Il quadrante reca la scala tipica degli strumenti a ferro mobile, sotto la quale c`è la scritta “VOLT” e il numero di matricola.
Ovviamente qualunque ricerca negli inventari è resa estremamente difficoltosa sia per la loro genericità descrittiva, sia in questo caso per l`assenza di indizi.
Lo strumento è comunque antico e si può far risalire agli anni Venti del Novecento.
Una foto ne mostra il retro con la piastra che nasconde la resistenza addizionale. Altre foto mostrano l’interno dello strumento con la bobina fissa e lo smorzatore ad aria.
L`ing. C. Profumieri, con la consueta perizia, ha riportato l`oggetto alla funzionalità e all`aspetto visibile nelle foto.
Si è deciso di non intervenire sulla deformazione che il voltmetro ha subito sul bordo in alto a destra, lasciandolo così come è stato ritrovato.
Bibliografia:
L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 133 – 135 .
J. H. Fewkes and J. Yarwood, Electricity, Magnetism, and Atomic Physics, Vol. I, University Tutorial Press LTD near Cambridge, London 1956, pp. 87 – 89.
  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

Voltmetro magnetoelettrico da quadro S. Guggenheimer matr. N° 285911


 Voltmetro magnetoelettrico da quadro S. Guggenheimer, matr. N° 285911.
Non è rintracciabile negli inventari dell`epoca forse per la loro genericità descrittiva. I particolari costruttivi e il numero di matricola indicherebbero una data di costruzione anteriore al 1910 e l`acquisto risale certamente ai primi anni Venti del Novecento. Negli stessi inventari si trovano elencati altri strumenti di questa ditta.
Nell`inventario D del 1937, al n° 144 comunque si legge: “Voltometro da quadro, m. e., S.G., 180 V – N° 285911- su mensola. ₤ 200.  Prima destinazione Laboratorio Macchine Elettriche”.
Il voltmetro è del tipo a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente, funziona in posizione verticale e misura fino a 180 V in corrente continua. I due morsetti sono collocati sul retro.
Sottoposto a prove tecniche dall`ing. C. Profumieri è risultato perfettamente funzionante.
Per far vedere meglio i particolari, in alcune foto è stato tolto il vetro che protegge il quadrante.
Sul retro del coperchio si legge: “Dr G  8 o Ra”; l’8 sembra il simbolo di infinito posto in verticale e forse indica
l’inserimento di resistenza elevatissima, ammesso che con Ra si intenda la resistenza interna dello strumento.
Se un visitatore avesse informazioni al riguardo è pregato di scrivere all’indirizzo fabio.panfili@live.it .
In una foto si legge il numero di matricola e si osserva il logo della casa costruttrice. In alcune foto si vedono i particolari dell’ equipaggio: parte della bobina mobile con la molla a spirale che genera la coppia antagonista e le due bobine ai lati del magnete permanente.
Il dottor Siegfried Guggenheimer ha fondato l`azienda il 20 agosto 1906 a Norimberga. Ha iniziato subito con la produzione e vendita di strumenti di misura elettrici. Nel 1921, la società è stata trasformata in una società per azioni con lo stesso nome. Nel 1933 la sua ditta diventò la Metrawatt AG.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.


 

 

 

Multimetro Elavi 3 Elima N° 206430 Type 226203 Hartmann & Braun (G. Barbieri) 2ª parte

Il multimetro mod. Elavi 3 Elima Type 226203 matr. N° 206430 della Hartman & Braun AG Frankfurt fabbricato dalla ELIMA G.m.b.H. è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani. Seconda parte.
Sul retro sono riportate le caratteristiche tecniche, ma sono quasi del tutto illeggibili come si vede nelle foto qui sotto: “Elavi 3 TECNISCHE DATEN TYPE 226203”.
Le tabelle nella parte superiore quasi completamente cancellate hanno come titoli: “Spannung; Output; Innerwiderstand; Strom; Eigeverbrauch – ca. V ~”.
E sotto ogni voce sono stampati i valori i cui caratteri sono consunti dall`uso.
In basso si legge ancora: “Schutzschalter unterbricht den Meßkreis bei mehr als 10 facher Uberlastung. Schaltleistung max. 15 kVA ~ bzw. 2 kW-(500V), Wiedereinschalten mittels Druckknopf erst nach Richtigstellung der Schaltung. ELIMA G.m.b.H. ELEKTRISCHE MESSINSTRUMENTE FRANKFURT AM MAIN ; Sch 6081d/ELI”.
Si legge almeno che all`interno un interruttore di protezione interrompe il circuito di misura quando il sovraccarico è superiore a 10 volte la portata. Potenza di commutazione max. 15 kVA~ o 2 kW (500V) e la riconnessione può avvenire tramite il pulsante solo dopo essere intervenuti sul circuito oggetto della misura, correggendo l`errore fatto.
Per consultare la prima parte  scrivere “Elavi 3” su Cerca.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

Multizet Siemens A – V – Ω L11P6-61 (G. Barbieri)

Il Multizet Siemens A – V – Ω L11P6 – 61 è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani.
Le sue dimensioni sono 110 × 75 × 145 × mm.
In alto vi sono i due morsetti/boccole: a sinistra col segno – a destra col + ; nel mezzo sempre in rilievo ci sono il logo della ditta e la scritta SIEMENS. Sono poco visibili nelle foto poiché sono in bakelite nera, materiale di cui è fatto l`involucro dello strumento.
Sul lato destro, sempre in alto, si trova la manopolina del potenziometro per l`azzeramento dell`ago quando si misurano le resistenze.
Il quadrante mostra: in alto le tre scale: da 0 a 100 div. f.s. con i numeri di color nero; poi da 0 a 30 div. f.s. con i numeri di color azzurro; lo specchietto per evitare l`errore di parallasse; e, ancor sotto, la scala per la misura delle resistenze con i numeri di colore rosso e lo 0 sulla destra.
Al centro sotto le scale si legge:  “A – V – Ω 50 000 Ω/V”.
A sinistra in basso i simboli CEI dicono che: lo strumento misura in C.C.; è di tipo con bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente; va usato col quadrante in posizione orizzontale; la tensione di prova di isolamento è di 5 kV.
A destra in basso vi sono: il logo della ditta e la scritta:  “1% L11 P6-61”.
Sotto il quadrante un commutatore permette di scegliere sia le grandezze da misurare sia le varie portate, come si vede nelle foto.
Sul retro si legge: «Batterie – µA MULTIZET – Vor der Wdst. – Messung Batteriespannung [a sinistra e a destra vi sono le frecce ben visibili nella foto con le scritte rispettivamente: “einstellen” e “prüfen” N. d. R.] Strombereiche: Spannungsabfall 100 – 300 mV – Spannungsbereiche: Stromaufnahme 20 µA (Widerstand 50 000 Ω/V) – Widerstandsbereiche Meßstrom für Endausschlag bei Ω × 1 ca. 40 mA Ω × 10 ca. 4 mA Ω × 100 ca. 0,4 mA Ω × 1000 ca. 0,04 mA – Bei Meßbereicherweiterung durch Vorwiderstand Schalterknebel auf 1000 V».
[I trattini – e i due punti : non sono nel testo, come si vede nella foto, ma sono stati aggiunti per chiarezza N. d. R.]. Se si va a vedere la scheda del Multizet L11Y11-129 si può osservare l`interno del multimetro.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.