Weston A.C. & D.C. Ammeter Mod. 370 N° 4347 3ª parte (G. Barbieri)

L`amperometro elettrodinamico C.C. e C.A. Weston mod. 370, matr. N° 4347, è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani. Terza parte.
La data riportata sul foglio di collaudo è 18 settembre 1931.
L`Ing. Claudio Profumieri, oltre a curarne con la consueta perizia l`aspetto evitando di smontarlo poiché non era necessario, lo ha sottoposto a prove tecniche osservandone il buon funzionamento.
Questa parte vuole mettere in risalto di questo amperometro la cura dei dettagli e dell`eleganza fino alla scelta dei legni, tipica degli strumenti da fine Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento.
Una targhetta sotto il quadrante riporta la seguente scritta, (oltre a quella che fa da contorno alla vite per azzerare l`ago “ADJUST FOR ZERO”): “WESTON MODEL 370 N° 4347 WESTON ELECTRICAL INSTRUMENT CORP. NEWARK. N.J. U.S.A.”.

Una targhetta, posta dall`importatore sotto la serratura della cassetta, reca la scritta: “S.A. Ing. S. Belotti & C. MILANO PIAZZA TRENTO, 8” .

La cassetta presenta due retine metalliche per assicurare il raffreddamento dello strumento.
Per consultare le altre due schede dedicate a questo strumento scrivere “4347” su Cerca.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Weston Standard Element N° 2113 (Museo MITI)

       Weston Standard Element N° 2113.                     
La pila reca la scritta: «Weston Standard Element N° 2113 Weston Instruments C° Berlin D.R.P.  D.R.G.M.».
Una pila campione deve fornire una f.e.m. costante nel tempo e poco sensibile alla temperatura di esercizio. Inoltre la variazione della f.e.m. in funzione della temperatura deve essere nota con precisione.
Nell’inventario D del 1937 al N° 93 si legge: «Elemento weston N° 2113 e =1.018 V. ₤ 300. Prima destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)».
Gli acronimi significano: “D.R.P. – Deutsches Reich Patent; D.R.G.M. – Deutsches Reich Gebrauchs Marke”.
 Una pila campione deve fornire una f.e.m. costante nel tempo e poco sensibile alla temperatura di esercizio. Inoltre la variazione della f.e.m. in funzione della temperatura deve essere nota con precisione.
La pila, durante il suo uso, deve essere attraversata da correnti piccolissime (pochi µA) e per tempi molto brevi. L`impiego era quindi riservato ai metodi di misura per riduzione a zero, nei quali si procede per tentativi di affinamento e all`atto della misura, la corrente erogata dalla pila è nulla.
La pila Weston deve il suo nome al chimico inglese che la inventò nel 1893.
È costituita da un vaso di vetro in forma di H, forma pare suggerita originariamente da Lord Rayleigh.
L`elettrodo positivo è costituito da mercurio, quello negativo è un amalgama di cadmio al 12 %, il mercurio è coperto da uno strato di solfato di mercurio e sopra a questo, come sopra all`amalgama di cadmio, è disposto uno strato di solfato di cadmio in cristalli.
Le prese di contatto sono costituite da due fili di platino, saldati a due fili di rame facenti capo ai due morsetti. La tensione a circuito aperto, alla temperatura di 20 °C, è di 1,01865 V.
A fine ottocento la pila Weston era il campione internazionale di tensione col valore convenzionale di f.e.m. di 1,01830 V.
Gli svantaggi nel suo uso sono: utilizzo del mercurio che è tossico, necessaria calibrazione periodica della pila insatura con una cella che utilizza l
a versione satura.Si fa notare la somiglianza di questo esemplare con quello in figura 60 732 di pag. 845 del catalogo Max Khol A.G. Chemnitz (Germany), Physical Apparatus Vols. II and III, [1909-1911?]. Rinvenibile al’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-51634.pdf
E ancora con quello in figura 729 del Bernard Siemens Handbuch der Elektrotechnik, Band 1, Verlag: C. A. Weller, Berlin. 1912. Di cui riportiamo anche la figura 728.   Bibiografia essenziale:
1) L. Olivieri – E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da cui è tratta la figura 1-131 di pag. 19.
2) Cambridge Scientific Instruments Co. Ltd. Cambridge England 1905.
La pila campione è esposta al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Wattmetro S.I.P.I.E. Mod. 781 S matr. N° 693369 2ª parte

Wattmetro S.I.P.I.E. Mod. 781 S, matr. N° 693369. Seconda parte.
Per ora non è rintracciabile negli inventari. Una pubblicità del 1934 mostra il trifoglio come logo della S.I.P.I.E. : “Società Italiana Per Istrumenti Elettrici Pozzi & Trovero … Milano Via S. Rocco, 5 Telef. 52-217 … La sola marca TRIFOGLIO è una garanzia”.
Sul quadrante si leggono: “Mod 781 S 693369”  ; al centro: “WATTMETRO VOLT 10 – 20 AMP. 5 – 10” e il logo; a sinistra i simboli C.E.I. dicono che lo strumento è del tipo elettrodinamico, funziona in corrente alternata con frequenze da 40 a 60 Hz, la sua classe è 0,5 , funziona in posizione orizzontale ed è stato sottoposto ad una tensione di prova di 2 kV.
Lo strumento, come si vede nelle foto riportate nelle due schede, ha superiormente tre morsetti con scritto: “+ ; 10 ; 20” che servono per l`inserzione della bobina voltmetrica mobile; mentre da un lato ha un morsetto con scritto + e dall`altro due morsetti con scritto 5 (quello in basso) e 10 (quello in alto) che servono per l`inserzione della bobina amperometrica fissa.
Gli schemi di inserzione con le relative portate sono disegnati su una targhetta posta all`interno del coperchio come d`uso.
Per consultare la prima parte  scrivere “693369” su Cerca.
Bibliografia: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica Misure elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, da cui è tratta la figura 2-120.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Wattmetro SIFAM Matr. N° 344

   Wattmetro SIFAM Matr. N° 344.
Non è rinvenibile negli inventari d`epoca.
Si ritiene che risalga agli anni `25 – `30 del Novecento.
È dotato di una resistenza esterna per “Montage triphase équilibré” da vedere nella scheda ad essa dedicata nella Sezione Elettrotecnica scrivendo “239” su Cerca.
Il quadrante reca la seguente scritta: “Wattmètre SIFAM; Étalonné horizontalement; 5 – 10 A , 150 – 300 V”.
La scala va da 0 a 150 divisioni.
Sul retro c`è una targhetta che riporta gli schemi di inserzione e la matricola N° 344.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Wattmetro elettrodinamico Siemens & Halske N° 1792855



Wattmetro elettrodinamico Siemens & Halske N° 1792855. Nell`inventario del 1919 a pag 52, n° 1084 / 20, si legge:  “2 wattometri elettromagnetici SH con relativa resistenza ₤ 400. Prima destinazione Sala Laboratorio Misure”. Nell`inventario D, datato 1933 ma forse compilato a partire dal 1937, al n° 149 si legge: “2/ Wattometro SH – 50- 100 A- 30 V – 150 div. – 1792854- 1792855 – in cassetta con tabella costanti. ₤ 2280”.
[Due esemplari, di cui uno andato perduto: quindi il prezzo unitario era ₤ 1440 N.d.R.].
Un esemplare costruttivamente simile appare nel sito: http://www.historische-messgeraete.de/passive-messgeraete/leistung-und-arbeit/leistung/praezisionswattmeter.php ed è ivi datato 1920.
O addirittura l`esemplare http://www.historische-messgeraete.de/passive-messgeraete/leistung-und-arbeit/leistung/wattmeter-1.php datato 1900 pare identico tranne per le portate.
Questo wattmetro non è stato sottoposto a prove di funzionamento.
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Una targhetta reca la scritta: “Wattmeter 1000 Ω 50 A 100 A” e i relativi schemi di inserzione dei due commutatori.
Per il trasporto e la custodia ha una cassetta in legno con manici di cuoio.
Per avere maggiori informazioni sui wattmetri elettrodinamici si consultino il “Wattmetro elettrodinamico del tipo Siemens N° 73976”, che è il più antico della collezione del Montani, oppure  il “Wattmetro elettrodinamico S.E.B. Mod. E/02 Matr. N° 6832968” scrivendo i numeri di matricola su Cerca.
   Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
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