Vasi di Kohlrausch Officine Galileo-Firenze (Museo MITI)


             Due vasi di Kohlrausch delle Officine Galileo.
I due vasi, acquistati il 21/07/1950 come risulta dall’inventario D del 1937 al n° 1244, sono delle Officine Galileo-Firenze.
Dall’inventario si evince che un solo vaso costava ₤ 3780 ed era destinato al Laboratorio Misure; di seguito al n° 1245 si legge dell`acquisto di elettrodi di platino iridio, peso complessivo 4 grammi, in data 19 agosto 1950, per ₤ 11850 con la stessa destinazione.
Il vaso di Friedrich Wilhelm Georg Kohlrausch (1840-1919) serve per la determinazione della resistenza elettrica degli elettroliti.
L’elettrolito da esaminare viene introdotto nel vaso di vetro costituito da due recipienti a imbuto collegati inferiormente da un tubo ricurvo. I coperchi di materiale isolante sostengono due aste con serrafilo alle quali si adattano gli elettrodi di platino opportunamente incurvati. Gli imbuti hanno un diametro di 5 cm, gli elettrodi di platino iridio hanno una massa di 4 g.
Per le altre informazioni  scrivere: “0436” su Cerca.
La figura N 1161 è a pag. 295 del catalogo: Apparecchi per
l’Insegnamento della Fisica, a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.
La figura XIII-15 è tratta da M. Panitteri – S. Barcio – D. Marucci, Complementi di Fisica e Laboratorio, G.B. Paravia Torino 1966.
L’ultima figura è tratta da G. Veroi, Elementi di Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. II, UTET, Torino
1909.
Un esemplare è esposto al Museo MITI accanto al Ponte a filo di Kohlrausch della ditta Allocchio Bacchini, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Federico Balilli e di Claudio Profumieri. Elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Variometro Allocchio Bacchini & C. Milano matr. N° 04993

 Variometro Allocchio Bacchini & C. Milano matr. N° 04993.
Nell`inventario particolare per reparto n° 7 del 1925-1927 a pag. 82, n° 130/810, si legge: “Allocchio Bacchini & C. Variometro tipo Vallauri [quasi illeggibile, N. d. R.]. ₤ 850”.
Nell`inventario per categoria n° 8 a pag. 177, in data 1926, al n° 172/810 si legge di nuovo e ben chiaro: “Allocchio Bacchini. Variometro tipo Vallauri. Quantità 1. ₤ 850”.
È stato ritrovato nell`aprile del 2014 e una delle due bobine è stata restaurata dall`ing. Claudio Profumieri. Probabilmente era destinato al Gabinetto di Elettrotecnica e pare che sia stato usato fino a non molti anni fa.
Avendo le due bobine indipendenti dovrebbe essere classificato come accoppiatore, che diventa variometro ponendole in serie.
Costruttivamente è identico sia all`altro più recente, sia a quello descritto dal Vallauri.
Otre a questa scheda, nella Sezione Radiotecnica vi sono ben 3 schede dedicate al variometro (o accoppiatore) N° 19116  e una dedicata ad entrambi nella quale abbiamo riportato brani di un articolo del 1925 di G. Vallauri. Dunque in questa scheda ci limitiamo a riportare le sole caratteristiche dell`esemplare presentato.
Per il resto facciamo riferimento alle altre schede che si trovano cercando nella sezione Radiotecnica, scrivendo “19116” su Cerca.
Il suo diametro è di 24 cm; la bobina superiore ha una induttanza L1 = 171,5 μH e una resistenza R1 = 1,59 Ω; la bobina inferiore ha una induttanza L2 = 162,6 μH e una resistenza R2 = 2,07 Ω.
Nella terza foto si vede l’interno della bobina inferiore; nella quarta l’interno di quella superiore e nell`ultima foto si vedono entrambi i variometri aperti.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Voltmetro magnetoelettrico da quadro Dr. Siegfried Guggenheimer N° 295079


Voltmetro magnetoelettrico da quadro Dr. Siegfried Guggenheimer, matr. N° 295079.
Non è rinvenibile negli inventari e non reca nessuna marca o logo riconoscibili tranne la sigla Dr G 8o Ra al suo interno, che richiama il “Dottor Siegfried Guggenheimer”. La stessa sigla infatti appare all’interno del “Voltmetro da quadro S. Guggenheimer, matr. N° 285911” nel quale appare il logo sul quadrante. Questa tesi è corroborata inoltre dall’aspetto esteriore molto simile ad altri strumenti di questa ditta che fanno parte della collezione del Montani; infatti è tipica la grande scritta VOLTS al suo esterno. Pertanto si può far risalire ai primi anni del Novecento.
Forse potrebbe essere identificato (per l’aspetto e la portata) con il voltmetro al centro che appare nel quadro riportato per intero nella quarta parte dell’Amperometro registratore C.G.S. matr. N° 234194 visibile in questa sezione Elettrotecnica.

  Sul quadrante, oltre al numero di matricola si vede solo la scala tipica degli strumenti a bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente, con portata fondo scala di 200 V.
L`equipaggio mobile è visibile nelle foto e sul magnete vi è un cartellino recante numeri : “39 – 2/23 – 38 – 38” che forse si riferiscono a date di controlli.
L`ing. C. Profumieri, con la consueta perizia, ha restituito al voltmetro la sua funzionalità nel rispetto della sua conservazione.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Voltmetro da quadro a ferro mobile C.G.S. N° 210145 HC 13 1ª parte

 Voltmetro da quadro a ferro mobile C.G.S., matr. N° 210145, mod. HC 13. Prima parte.
  Non rinvenibile negli inventari dell`epoca per la loro genericità descrittiva.
Nell`inventario D del 1937 al n° 139 si legge: “Voltometro da quadro, e. m. , CGS, 150 V – tipo HC 13E – N° 210146 – su mensola. ₤ 100. Prima destinazione Laboratorio Macchine Elettriche”.
Questo esemplare differisce di un`unità nel numero di matricola e nella sigla del modello ma non somiglia al voltmetro menzionato nell`inventario; anzi somiglia esteticamente all`amperometro C.G.S. matr. N° 193728 mod. HC 13 e al voltmetro C.G.S. matr. N° 160037 mod. HC14.
Pensiamo si possa far risalire agli anni Venti del Novecento.
La sigla HC, usata dalla ditta, significa che l`equipaggio è a ferro mobile, come suggerisce anche l`aspetto della scala; infatti l`ing. C. Profumieri lo ha smontato nel febbraio del 2015 per un lieve restauro e per le prove di funzionamento, risultate positive, e nelle foto si vede l`equipaggio a ferro mobile.
Una targhetta sotto il quadrante reca la scritta: “ISTRUMENTI DI MISURA MILANO C.G.S. MONZA”. Sul quadrante, sotto la scala di portata 150 V, campeggia la scritta “VOLT”; si notano inoltre: in alto il logo della ditta con la scritta “ITALIA”; sotto la scala a sinistra il modello HC 13, e a destra il numero di matricola con le scritte C.C. C.A. .
In una delle foto che mostrano la bobina fissa entro la quale vi è il ferro mobile, si leggono alcuni numeri di cui ignoriamo il significato (numero di spire? ohm?), come del
resto ignoriamo il significato delle scritte sul retro del portascala.
Una foto mostra il retro dello strumento: oltre ai due morsetti si nota un cartellino che reca la scritta: “SCHEMA DI CONNESSIONE DI UN VOLTMETRO per corrente continua e alternata con resistenza addizionale interna”,
accompagnata dallo schema molto sintetico.
Per consultare la seconda parte scrivere “210145 HC 13” su Cerca.
Bibliografia:
L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 133 – 135.
J. H. Fewkes and J. Yarwood, Electricity, Magnetism, and Atomic Physics, Vol. I, University Tutorial Press LTD near Cambridge, London 1956, pp. 87 – 89.

   Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Voltmetro da quadro a ferro mobile C.G.S. H C 18 N° 188564

     Voltmetro da quadro a ferro mobile C.G.S. matr. N° 188564.
Nell`inventario D del 1933/1937, al n° 35 si legge: “Voltometro da quadro – CGS – elettromagnetico – 150 V – tipo H C 18 – N° 139990 – 188564 – su mensola-. Quantità 2 . ₤ 200. Prima Destinazione (Laboratorio Misure Elettriche)”.
Come abbiamo ripetuto in varie schede, questi strumenti risalgono sicuramente agli anni Venti del Novecento, ma le descrizioni degli inventari precedenti, prive di indicazioni certe, non ci permettono il loro riconoscimento.
Il dischetto in alto a destra sulla mensola con la scritta: “C – 15” era in uso appunto intorno agli anni Venti.
Inoltre abbiamo notato che le valutazioni fatte dall`estensore di questo inventario D sono prive di attendibilità in quanto attribuiscono ad ogni strumento di questo tipo il valore di ₤ 100.
La sigla H C negli strumenti della ditta significa che il loro equipaggio è a ferro mobile.
Sul quadrante in alto si vede il logo della ditta; la scala è tipica degli strumenti a ferro mobile, ricavata empiricamente, con portata di 150 V; sotto di essa si legge: “VOLT” e in basso a sinistra c`è la sigla H C 18, mentre in basso a destra, oltre al numero di matricola, si legge “C.C. C.A.”.
Sotto il quadrante una targhetta reca la scritta:  “ISTRUMENTI DI MISURA MILANO C.G.S. MONZA”. La sigla C.G.S. fu scelta da Olivetti in omaggio all`omologo sistema di misura.
La pulizia accurata e le prove di funzionamento sono state eseguite con la consueta perizia e meticolosità dall`ing. C. Profumieri.
L`equipaggio a ferro mobile viene descritto nella sezione Elettronica a proposito degli amperometri CGS HC18T 2160305 e CGS HC18T 2160296 prima parte (è sufficiente scrivere i loro numeri di matricola su Cerca per trovarli).
Bibliografia:
L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 133 – 135 .
J. H. Fewkes and J. Yarwood, Electricity, Magnetism, and Atomic Physics, Vol. I, University Tutorial Press LTD near Cambridge, London 1956, pp. 87 – 89.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.