Reostato R.I.T.I.N. E-12


                 Reostato R.I.T.I.N. E-12.
La sigla E-12 è riportata su un dischetto e per ora ci serve per l’identificazione dell`oggetto.

Questi dischetti si trovano in molti strumenti acquistati negli anni Venti del Novecento ed evidentemente le sigle corrispondevano ad un elenco usato all’epoca e di cui si è persa la memoria.
Una targhetta reca la scritta: “R. [Regio] Istituto [Tecnico] Industriale Nazionale Fermo (Marche)”, nome che l’Istituto Montani ebbe dal 1907 al 1935, e significa che l`esemplare è stato costruito al suo interno.

La lettera C, ben leggibile sul supporto di legno non ci fornisce alcuna indicazione utile.
Questo esemplare è perfettamente funzionante e fornisce una resistenza regolabile col cursore  fino ad un valore massimo di 215 Ω.
Nell`inventario D del 1937 al n° 580 si trova un “Reostato RITIN 230,2 ohm ₤ 5” che potrebbe corrispondere a questo esemplare.
La pietra su cui è avvolto il filo sembra decisamente ardesia, detta comunemente pietra di Lavagna.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Reostato R.I.T.I.N. 192



          Reostato R.I.T.I.N. 192.
Il numero 192 è riportato a matita sul supporto di legno (come si vede nelle foto) e per ora ci serve per l`identificazione dell`oggetto.
Nell`inventario D del 1937 al numero 579 si trova un reostato RITIN di resistenza 183 ohm, del costo di ₤ 5; inoltre al n° 582 si legge: “Reostato RITIN 191,2 ohm – ₤ 5”:
Il 191,2 somiglia al numero 192 che forse si riferiva al valore misurato della resistenza totale.
Diciamo questo per rendere l’idea di come a volte sia difficile collegare gli indizi a disposizione alle descrizioni degli inventari.

Una targhetta reca la scritta: “Ro.  Istituto  Industriale Nazionale Fermo (Marche)”, nome che l’Istituto Montani ebbe dal 1907 al 1935, e significa che l`esemplare è stato costruito al suo interno.
Esso è perfettamente funzionante e fornisce una resistenza, regolabile col cursore, da un valore minimo di 2,0 Ω ad un valore massimo di 177,8 Ω.
La pietra su cui è avvolto il filo sembra decisamente ardesia, detta comunemente pietra di Lavagna. Con questa pietra all`epoca si costruivano quadri elettrici, oltre all’uso del marmo.
Le sue dimensioni sono: lunghezza 30 cm, larghezza 8 cm e altezza 6,5 cm.
Il filo, ad un esame superficiale, sembra di costantana o manganina.

Nella parte inferiore del supporto di legno qualcuno ha scritto a matita: “183 Ω”; inoltre vi è incollato un foglietto che reca la scritta: “R. Istituto Industriale Naz. – Fermo R. Scuola Second. di Avv. Professionale annessa N. d`Inventario 579 D Data …”.
La foto con lo sfondo rosso è di Daniele Maiani.
  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Reostato toroidale S.A. Ing. S. Belotti & C. Milano Tipo 0 N° 61112 (G. Barbieri)



Reostato toroidale S.A. Ing. S. Belotti & C. Milano, TIPO 0, matr. N° 61112.
È stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani.
In un listino denominato RC 9 della ditta, risalente al 1941, vengono riportate in due pagine le caratteristiche e le descrizioni dei reostati a toroide tipo TN e TNC; dalla seconda pagina abbiamo tratto la figura visibile qui sotto.
Le due pagine sono rinvenibili all’indirizzo:
http://cerere.astropa.unipa.it/biblioteca/Strumenti/e-catalogues/Belotti1941d/Catalogo.html .
Come si vede nelle foto delle due schede dedicate a questo reostato, sul davanti si legge: “A 0.9 Ω 110 N° 61112”; mentre sul retro c`è scritto: “A 0.9 Ω 110 TIPO 0 N° 61112 MILANO – S.A. ING. S. BELOTTI & C. – PIAZZA TRENTO, 8”.
Nella prima pagina del listino una tabella riporta le caratteristiche dei vari tipi di reostati: TIPO 00, 0, I, II, III, IV; nella colonna del TIPO 0, in corrispondenza della riga:  “Carico continuo Amp 0.90”, si legge: “N. listino 8125 Ohm 110”.
Riportiamo qui di seguito le parti più interessanti del testo: «Le correnti segnate in tabella sono riferite a una temperatura massima sul filo di 200 °C, questi reostati possono però sopportare carichi maggiori corrispondenti ad una temperatura massima di 400 °C. (Omissis).
I reostati a toroide sono dei reostati a cursore dove il movimento del cursore non avviene in senso rettilineo, ma in senso circolare. Questi reostati sono composti essenzialmente di un anello di steatite o porcellana sopra il quale, con procedimento speciale, viene avvolto il filo di resistenza, e da un contatto strisciante girevole imperniato su una bacchetta metallica. Questi apparecchi presentano tutti i vantaggi dei comuni reostati a cursore, mentre il loro caratteristico comando ad albero centrale ne permette un`applicazione facile e conveniente dietro quadro o entro cassette. I reostati a toroide vengono costruiti in due tipi contraddistinti con le sigle TN e TV. Il tipo N che è descritto nel presente listino è particolarmente adatto per montaggio dentro quadri aventi un ingombro frontale ridotto e un maggior sviluppo in profondità. Il tipo TV è invece descritto nel listino RC 8. I reostati tipo TN possono sopportare benissimo forti sovraccarichi essendo costruiti esclusivamente in metallo e steatite, con assenza completa di materiali combustibili o carbonizzabili. I reostati a toroide tipo TN da quadro vengono forniti completi di placca in bachelite con quadrante di metallo e manopola con indice pure in bachelite. I reostati TNC da tavolo hanno in più la cappa di protezione metallica e i serrafili. La spazzola strisciante e quella di ritorno sono in metallo dolce speciale di ottima conducibilità e tale da garantire, assieme ad un ottimo contatto, la massima durata del filo di avvolgimento. L`avvolgimento è in filo di costantana ossidata o altro materiale adatto, e può essere eseguito con due o più sezioni di filo avvolte sullo stesso anello, costituendo così i reostati ad avvolgimento graduato.».
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Resistenza campione O. Wolff PTR 2372 (Museo MITI)





Resistenza campione in manganina da 0,1 Ω a 20°C costruita dalla Otto Wolff  (fondata nel 1890), ideata e certificata dalla PTR (ovvero Phisikalisch-Technischen Reichsanstalt che dal 1887 garantiva i migliori campioni).
Nell’inventario del 1906 al n° 628 si legge: “Campione normale di resistenza 1/10 di ohm, condizione buona, ₤ 65”. L’anno di fabbricazione, 1902, è ben visibile su una borchia ovale di ottone recentemente restaurata dall’accorto ing. Claudio Profumieri; su di essa si vede rappresentata un’aquila e la scritta PTR 222 seguita da una stella.
Il coperchio inoltre reca le scritte: “bei 20 °C”; “O. Wolff, Berlin 2372”, nel centro si può inserire un termometro dopo aver tolto il tappo.
Il campione di resistenza è realizzato in manganina, composta con 84 parti di rame, 12 di manganese e 4 di nichel.
Essa presenta un’ottima stabilità nel tempo, un coefficiente di temperatura dell`ordine di 0,001 1/°C e la sua resistività è compresa tra 0,42 e 0,45 µΩ m.
Se la costituzione della resistenza richiede un filo di una certa lunghezza e il suo uso prevede correnti alternate, bisogna usare opportuni accorgimenti costruttivi per ridurre sia l’induttanza che la capacità.
Per valori molto bassi di resistenza ciò non è necessario.

Le figure 61 906 –
61 911 e 61 912 sono a pag. 919 del catalogo “Max Kohl A. G. Chemnitz (Germany). Price List No. 50, Vols. II and III Physical Apparatus”. Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-51634.pdf
 Il campione antico dell’ohm (detto primario) è rappresentato dalla resistenza elettrica offerta da una colonna cilindrica di mercurio, alta 106,3 cm di massa pari a 14,4521 g (sezione 1 millimetro quadro) alla temperatura di 0 °C, percorsa da una corrente costante. Tale campione è conservato nel museo di Sevrés.
Il tubo termina con le sue estremità in due pozzetti ripieni anch’essi di mercurio chimicamente puro e distillato nel vuoto; due elettrodi di platino o di rame amalgamato mettono in comunicazione i pozzetti con i conduttori esterni.

La figura 2 è a pag. 3 del testo di G. Veroi citato in bibliografia.
Ovviamente nella
lunghezza totale bisogna tener conto e dei pozzetti e del raccordo tra questi e il tubo.
Si dicono campioni
secondari quelli costituiti da un tubo con mercurio, ripiegato e messo in un apposito recipiente; in modo da poterlo immergere in un bagno a temperatura nota.
Questi campioni vanno tarati per confronto con i
primari.
Infine si arriva ai campioni terziari come il nostro esemplare, ideato dalla PTR e realizzato da
molte ditte dell’epoca: esso è costituito da un filo di manganina (84 – 86 Cu; 2 – 4 Ni; 12 Mn) avente una grande resistenza specifica (0,00000044 ohm m a 0 °C) e un piccolo coefficiente di temperatura (0,0001 1/°C).
Il filo ben isolato è avvolto in “doppio” per evitare l’autoinduzione sopra un cilindro cavo in genere
di ottone che deve smaltire il calore prodotto.
Spesso il recipiente che lo racchiude contiene un liquido

isolante (in genere petrolio).
Il coperchio di ebanite o bachelite ha al centro un tappo, tolto il quale si
inserisce un termometro per misurare la temperatura del liquido o del filo, poiché la taratura avviene tra i 15 e i 20 °C.
Se il campione è di piccola resistenza, allora è soggetto a correnti intense e il filo va scelto
di sezione sottile per facilitare la perdita di calore, ma siccome la sezione effettiva è proporzionale all’intensità di corrente si ricorre a molti fili in parallelo.
Per intensità di corrente molto elevate invece dei
fili si ricorre a lamine o a tele metalliche o addirittura a campioni a tubo metallico immerso o percorso internamente da un liquido isolante e refrigerante. 

Secondo G. Veroi (pagine 4 e 5 del testo citato in bibliografia): «I migliori campioni sono quelli ideati dal ‹Physikalisch-Technischen Reichsanstalt› di Germania (fig. 9) nei quali la serie delle medie resistenze va da 0,1 a 10 000 ohm e quella delle piccole da 0,0001 a 0,1 ohm… [segue la descrizione N.d.R.]».
Qui si è voluto evidenziare l’interno della pregevole resistenza campione con i particolari dell’avvolgimento in manganina.
Secondo la ditta Cambridge Scientific Instruments Company (vedi bibliografia), laddove sia possibile, le spire sono avvolte in un singolo strato su un tubo di ottone
per assicurare la massima superficie di radiazione allo scopo di dissipare rapidamente il calore. Il filo è di
manganina selezionata, coperto di seta che, dopo essere stata avvolta, è verniciata con gommalacca e
attentamente ricotta per assicurarne la costanza. Il tutto è chiuso in un contenitore cilindrico in ottone perforato e nichelato secondo i disegni originali adottati dalla Physicalish-Technischen Reichsanstalt.La figura 1- 120 mostra le particolarità costruttive degli avvolgimenti per ottenere resistenze antiinduttive a): bobina di resistenza avvolta in doppio; le quali però diventano capacitive per frequenze elevate b): schema elettrico equivalente ( L = 0 ; C ≠ 0) . La figura 1-121 mostra alcuni metodi costruttivi delle
resistenze campione.

Bibliografia:
G. Veroi, Elementi di Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. II, UTET, Torino 1909, da cui sono tratte le figure 2 e 9. Si ricorda che l’ing. G. Veroi fu direttore del Montani dal 1907 al 1909 e vi insegnò Elettrotecnica.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III Cedam Padova 1962, da cui sono
tratte le figure 1-120 e 1-121.
L. Graetz, Die Elektrizität und ihre Anwendungen. Stuttgart. Verlag Von J. Engelhorn 1906; da cui è tratta la
figura 67. Rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/dieelektrizittu00graegoog/page/n29/mode/2up.
Cambridge Scientific Instrument Company; Some Electrical Instruments, Cambridge England 1912.
Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/files/51687/ .
A Catalogue of Physical Instruments catalogue 17 L. E. Knott Apparatus Company Boston 1912; pag
451. Rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/catalogofphyinst00knotrich?q=Catalogue+of+Physical+Instruments
La resistenza campione è esposta al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Resistenza campione Otto Wolff Berlin N 100 – 2 a 10, N° 15964/61



 Resistenza campione Otto Wolff  Berlin N 100 – 2 a 10, matr. N° 15964/61.
Sul coperchio si legge: “Otto Wolff  Berlin N 100 . 2 a 10 15964/61 Strommeßwiderstand für Gleichstrom 0.0001 abs. Ohm ± 0.03%  0 … 200 A in ruhender Luft von 20 °C Manganin”.
Tra i due morsetti in alto è ben visibile il logo della casa costruttrice. Non rinvenibile negli inventari consultati, le ricerche effettuate indicherebbero che le ultime due cifre del numero di matricola si riferiscono all`anno di costruzione: 1961.
La sua somiglianza con le resistenze di fine Ottocento è notevole tranne che per il largo foro nel coperchio; negli esemplari più moderni e più antichi di questo vi è un foro più piccolo per mettervi un termometro, dopo aver tolto un tappo, e a volte vi è un contenitore per l`immersione della resistenza in un bagno d`olio. La custodia è in metallo perforato per agevolare il raffreddamento della resistenza.     Delle proprietà della manganina si è detto diffusamente in molte altre schede; pertanto si prega di scrivere:  “Resistenza campione” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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