Relais polarizzato


Relais polarizzato.
Inventario del 1937 n° 428.
Un attento esame dello stato in cui ci è pervenuto non ha svelato il suo funzionamento.
Probabilmente mancano alcune parti essenziali.
La caratteristica di un relais polarizzato consiste nel verso del campo magnetico della calamita a ferro di cavallo che coincide col verso del campo generato dall`elettromagnete quando questo viene percorso dalla corrente di eccitazione. Per il resto funziona come un normale relais che, quando viene attivato, attrae una piastrina chiudendo un circuito. In questo esemplare pare mancare questa parte essenziale di un relais.
Foto di Daniele Maiani e di Ilaria Leoni, ricerche, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704 2ª parte

Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704. Seconda parte.
Non è stato rinvenuto negli inventari d`epoca, sia per la loro genericità descrittiva sia perché lo strumento non ha marca né logo.
La seconda foto è dedicata alla parte elettrica con i due dischi di alluminio, ciascuno con la bobina voltmetrica e amperometrica, col dispositivo di correzione dell`errore di fase, e il magnete permanente, che formano i due wattmetri a induzione calettati sullo stesso asse. Ad essi è collegato l`indice la cui posizione angolare è proporzionale alla potenza elettrica richiesta. Le molle che creano la coppia antagonista forse sono rotte poiché, se un disco viene appena ruotato a mano, l`indice si posiziona senza tornare indietro.

La terza foto mostra lo strumento aperto visto dall`alto. Vi si vedono sette morsetti con le scritte: I; II; III, i quali indicherebbero che lo strumento era per misure di potenza reale a tre fili, forse con inserzione Aron.
Nella stessa foto si vede sulla destra la livella a bolla; inoltre lo strano disco con le dentellature che non partecipa al moto dei due dischi dei wattmetri.

La  quarta  ritrae la vista anteriore del registratore.
La quinta e la sesta foto mostrano lo strumento aperto.La settima fa intravedere i fili che partono dai morsetti e altri particolari di cui si è scritto nella prima parte.

Nella ottava foto si vede il meccanismo ad orologeria che faceva scorrere la carta sotto il pennino; in genere la registrazione durava una settimana, ma di questo strumento non possiamo saperlo.
Per consultare la prima parte  scrivere “284704” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704 1ª parte


Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704. Prima parte.
Questo apparecchio piuttosto malridotto giaceva in una stanza delle “grotte”‚ del Triennio del Montani in compagnia di altri preziosi strumenti, in parte riportati alla luce.
Gli antichi sotterranei del Triennio, che in un progetto del fisico prof. Mario Guidone,  sarebbero dovuti divenire sede di un Museo, presentano suggestive volte e stanze e chissà se un giorno potranno essere valorizzati. I lavori infatti furono interrotti.
Lo strumento non è stato rinvenuto negli inventari d`epoca, sia per la loro genericità descrittiva sia perché esso non presenta né marca né logo.
Tre targhette poste in basso sul davanti recano le seguenti scritte: “con trasformatore di corrente 5/6 A”; “Kilowatts [con il simbolo della corrente trifase N.d.R.]”; “con trasformatore di tensione 12000/110 V”.

La scala posta in alto è lineare con portata fondo scala di 80 e vi si legge il numero di matricola 284704. Non vi sono altre indicazioni.
Il paziente lavoro dell`ing. Claudio Profumieri ha riportato i meccanismi all`aspetto visibile nelle foto e ben diverso da come appariva al suo rinvenimento.

Si notino nella foto i due dischi di alluminio calettati sullo stesso asse, ciascuno con la bobina voltmetrica e amperometrica e il magnete permanente, che formano i due wattmetri a induzione.
Ad essi è collegato l`indice la cui posizione angolare è proporzionale alla potenza elettrica richiesta.
Le molle che creano la coppia antagonista forse sono rotte poiché, se un disco viene appena ruotato a mano, l`indice si posiziona senza tornare indietro.
Il dischetto superiore di alluminio con quelle curiose dentellature sembra fisso e sopra vi è un curioso fermo di cui non si sa la funzione.
Dalla finestrella superiore, a cui manca il vetro, si vede anche una livella a bolla per posizionare lo strumento in orizzontale durante il suo uso. Essa si vede, in una foto presa dall`alto, posta in basso sulla destra.
Si osservi ciò che resta del meccanismo ad orologeria che trascinava il nastro di carta quadrettata su cui il pennino lasciava la traccia di inchiostro.
La leva serviva per la carica, ma allo stato attuale, appena la si tira verso il basso subito i ruotismi si mettono in rapido movimento e il meccanismo si ferma in breve tempo.
Del resto manca anche tutto il sistema che muoveva il pennino.
Per consultare la seconda parte scrivere
“284704” su Cerca.
Sarebbe auspicabile che qualche ex allievo (o professore) potesse darne informazioni, per quanto riteniamo che lo strumento sia piuttosto antico.
In tal caso scrivere all`indirizzo: fabio.panfili@live.it . Nello scrivere queste note ci si è avvalsi della consulenza degli ingegneri Claudio Profumieri e Lorenzo Cognigni, ma eventuali inesattezze sono da attribuire allo scrivente.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Reostato a cursore R.I.T.I.N. 192 E 43  Ω – 3 A

        Reostato a cursore R.I.T.I.N. 192 E 43  Ω – 3 A.
Costruito nel Regio Istituto Tecnico Industriale Nazionale probabilmente negli anni Venti o Trenta, nome che l`Istituto ebbe dal 1907 al 1935.
Una targhetta ben visibile in una foto reca la scritta: “43 OHM 3 AMP”. Dalla parte opposta si legge: “192 E”.

Nella collezione del Montani vi sono diversi altri esemplari con le stesse caratteristiche costruttive che già erano apparsi in molti cataloghi dei primi del Novecento.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.

 

 

 

 

 

Reostato a carbone Off. Galileo Firenze N° 104751

 Reostato a carbone Off. Galileo Firenze, Matr. N° 104751.
  Nell`inventario particolare per reparto n° 7 del 1925/1927 al n° 40/1351 di pag. 106 si legge: “Reostato a carbone. Reostato nichel-cromo a manovella”.
Alla collezione di strumenti del Montani appartengono molte e molte decine di reostati di varie fogge ed epoche.  Questo esemplare è particolare ed è unico.

La figura A 051 è a pag. 23 del catalogo: Apparecchi per l’Insegnamento della Fisica a cura del prof. R. Magini, Officine Galileo, 1940.


La figura 14 è in:
ING. S. BELOTTI & C., 1940
Listino RC 5 : Reostati a cursore / Officina di costruzioni elettromeccaniche della Soc. An. Ing. S. Belotti & C., Piazza Trento, 8, Milano. – [S.l. : S.n.], [1940?]. – 16 p. : ill. ; 29 cm.
Rinvenibile all’indirizzo:
http://cerere.astropa.unipa.it/biblioteca/Strumenti/frameset.html
l’esemplare è piuttosto simile a quello delle Officine Galileo, adatto per correnti di 60 A, per una potenza di circa 350 W.

La figura 50544 è a pag. 128 del catalogo:
Price List No. 50 Vol I. Equipments for Physics and Chemisry Class Rooms. MAX KOHL A.G. CHEMNITZ (GERMANY). Forse del 1910.
Rinvenibile all’indirizzo:
https://archive.org/details/equipphyschemcla00kohlrich?q=Max+Kohl+A.G.+Chemnitz .

La figura 9648-9650 è a pag. 519 del catalogo Physical Apparatus, Baird & Tatlock (London) Ltd. 1912. rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-52548.pdf
Questo esemplare della collezione del Montani era adatto per correnti di 20 A con resistenza regolabile da 0,05 a 2,5 Ω.

Questi tipi di reostati venivano impiegati quando erano in gioco forti correnti dell`ordine di decine di ampere ed erano noti per la loro durata e affidabilità. Il reostato a carbone è formato da un certo numero di lastre di un tipo speciale di carbone ad elevata resistenza meccanica ed elettrica separate da lastre di acciaio dalle superfici leggermente incurvate. Agendo sulla manovella che aziona un torchio si può comprimere il pacco; in tal modo aumenta la superficie di contatto tra ogni lastra di metallo e di carbone e inoltre diminuisce la resistenza di contatto metallo-carbone. Si ottiene pertanto una buona regolazione del valore della resistenza. Il pacco scorre su robuste guide e poggia su due rotaie di vetro un po` rovinato per l`uso nella parte iniziale; i morsetti intermedi servivano o per usare solo parti del reostato o per eventuali derivazioni.

Abbiamo sottoposto il reostato ad una serie di prove: quando è tutto compresso la sua resistenza è di 3 Ω; girando la manopola lentamente per diminuire la pressione tra i pacchetti di lastre si ottiene un andamento pressoché regolare fino a 27,6 Ω. Poi la resistenza cresce rapidamente e irregolarmente fino a 330 Ω e con pochi giri raggiunge circa 1800 Ω, dopo di che i valori ottenuti sono del tutto irregolari ed inaffidabili. Se si pone l`ohmmetro tra il contatto intermedio e quello finale e si comprime di nuovo il tutto, si ottiene una resistenza minima di 2 Ω.
Foto di Claudio Profumieri, prove tecniche di Claudio Profumieri e Fabio Panfili. Elaborazioni, ricerche
e testo di Fabio Panfili.
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