Multizet Siemens A – V – Ω L11Y11-129 (G. Barbieri)

Il Multizet Siemens A – V – Ω L11Y11-129 è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani.
Le sue dimensioni sono 110 × 75 × 145 × mm.
In alto vi sono i due morsetti/boccole: a sinistra col segno − a destra col + ; nel mezzo sempre in rilievo ci sono il logo della ditta e la scritta SIEMENS: sono poco visibili nelle foto poiché sono in bakelite nera, materiale di cui è fatto l`involucro dello strumento.
Sul lato destro, sempre in alto, si trova la manopolina del potenziometro per l`azzeramento dell`ago quando si misurano le resistenze; nelle due foto che mostrano l`interno, il potenziometro si vede in alto a sinistra.
Il quadrante mostra: in alto le tre scale: da 0 a 100 div. f.s. con i numeri di color nero; poi da 0 a 30 div. f.s. con i numeri di color azzurro; lo specchietto per evitare l`errore di parallasse; e, ancor sotto, la scala per la misura delle resistenze con i numeri di colore rosso e lo 0 sulla destra. Al centro sotto le scale si legge: “A – V – Ω 50 000 Ω/V”.
A sinistra in basso i simboli CEI dicono che: lo strumento misura in C.C.; è di tipo con bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente; va usato col quadrante in posizione orizzontale; la tensione di prova di isolamento è di 5 kV.
A destra in basso vi sono il logo S&H (Siemens & Halske) della ditta e la scritta: “1% L11Y11-129”.
Sotto il quadrante un commutatore permette di scegliere sia le grandezze da misurare sia le varie portate, come si vede nelle foto.
Sul retro del Multizet si legge: «Batterie – μA MULTIZET – Vor der Wdst.- Messung Batteriespannung – [a sinistra e a destra vi sono le frecce ben visibili nella foto con le scritte rispettivamente: “einstellen” e “prüfen” N. d. R.] – Strombereiche: Spannungsabfall 100 – 300 mV – Spannungbereiche: Stromaufahme 20 μA (Widerstand 50 000 Ω/V) – Widerstandsbereiche: Meßstrom für Endausschlag bei Ω × 1 ca. 40 mA Ω × 10 ca. 4 mA Ω × 100 ca. 0,4 mA Ω × 1000 ca. 0,04 mA – Bei Meßbereicherweiterung durch Vorwiderstand Schalterknebel auf 1000 V».
[I trattini – e i due punti : non sono nel testo, come si vede nella foto, ma sono stati aggiunti per chiarezza N. d. R.].
L`ing. Profumieri ha scelto di aprire questo strumento per fotografarne l`interno tipico dei multimetri; in alto a destra si osserva l`alloggiamento della pila a secco di 1,5 V.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

Multizet Siemens A – V – Ω L11R12-1420 (G. Barbieri)

Il Multizet Siemens A – V – Ω L11R12-1420 è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani.
Le sue dimensioni sono 110 × 75 × 145 × mm.
In alto vi sono i due morsetti/boccole : a sinistra col segno − a destra col +; nel mezzo sempre in rilievo ci sono il logo della ditta e la scritta SIEMENS: sono poco visibili nelle foto poiché sono in bakelite nera, materiale di cui è fatto l`involucro dello strumento.
Sul lato destro, sempre in alto, si trova la manopolina del potenziometro per l`azzeramento dell`ago quando si misurano le resistenze.
Il quadrante mostra: in alto le tre scale: da 0 a 100 div. f.s. con i numeri di color nero; poi da 0 a 30 div. f.s. con i numeri di color azzurro; lo specchietto per evitare l`errore di parallasse; la scala per la misura delle resistenze con i numeri di colore rosso e lo 0 sulla destra. Al centro sotto le scale si legge: “A – V – Ω 50 000 Ω/V”. A sinistra in basso i simboli CEI dicono che: lo strumento misura in C.C.; è di tipo con bobina mobile immersa nel campo di un magnete permanente; va usato col quadrante in posizione orizzontale; la tensione di prova di isolamento è di 3 kV.
A destra in basso vi sono: il logo della ditta S&H (Siemens & Halske) e la scritta: “1% L11 R12-1420”.
Sotto il quadrante un commutatore permette di scegliere sia le grandezze da misurare sia le varie portate, come si vede nelle foto.
Sul retro del Multizet si legge: «Batterie – μA MULTIZET – Vor der Wdst.- Messung Batteriespannung – [a sinistra e a destra vi sono le frecce ben visibili nella foto con le scritte rispettivamente: “einstellen” e “prüfen” N. d. R.] – Strombereiche: Spannungsabfall 100 – 300 mV – Spannungbereiche: Stromaufahme 20 μA (Widerstand 50 000 Ω/V) – Widerstandsbereiche: Meßstrom für Endausschlag bei Ω × 1 ca. 40 mA Ω × 10 ca. 4 mA Ω × 100 ca. 0,4 mA Ω × 1000 ca. 0,04 mA – Bei Meßbereicherweiterung durch Vorwiderstand Schalterknebel auf 1000 V».
[I trattini – e i due punti : non sono nel testo, come si vede nella foto, ma sono stati aggiunti per chiarezza N. d. R.]. Dove si legge: “Batterie” vi è l`alloggiamento della pila a secco di 1,5 V e vi si accede togliendo le due viti che chiudono una lamina rettangolare; se si va a vedere la scheda del Multizet L11Y11-129 si può osservare l`interno del multimetro.  La quarta foto è del Multizet 11P6-61 ed è stata inserita per far osservare i particolari costruttivi comuni ai tre esemplari.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Modello di indotto di una dinamo


Modello di indotto di una dinamo.
Non rinvenibile negli inventari, è stato quasi certamente costruito nelle Officine del Montani.
La sua realizzazione si è fermata all’essenziale poiché il suo impiego era esclusivamente didattico-illustrativo.
La parte incompiuta più evidente è il collettore; l’avvolgimento è del tipo embricato.
Tra i modelli esistenti nell’Istituto è il più recente e anche quello di maggiori dimensioni.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Ponte a filo Pontavi Thomson Hartmann & Braun N° 544806 3ª parte (G. Barbieri)



Il Pontavi Thomson Hartmann & Braun, matr. N° 544806, è stato donato nel gennaio del 2016 dal P.I. Sig. Guido Barbieri di Modena, tramite Fabio Panfili e Stefano Luzi, e va ad arricchire la collezione del Montani. Terza parte.
L`ing. Claudio Profumieri, oltre a curarne con la consueta perizia l`aspetto, lo ha sottoposto a brevi prove tecniche osservandone il buon funzionamento.
Nella misura di resistenze inferiori ai 10 Ω entrano in gioco le resistenze di contatto che possono diventare addirittura dello stesso ordine di grandezza dei valori delle resistenze da misurare. Si ricorre allora alla misura della caduta di tensione ai capi della resistenza incognita confrontata con la caduta di tensione ai capi di una resistenza incognita percorse da corrente; uno dei metodi più diffusi per la precisio
ne da fine Ottocento fino agli anni Ottanta del Novecento era il ponte del tipo Thomson. Esso è adatto a misure fino a valori dell`ordine 0,0001 Ω, ed ha la caratteristica di far misurare il valore della resistenza incognita indipendente sia da eventuali variazioni di corrente nel circuito nel quale essa è inserita, sia entro grandi limiti dalle resistenze di collegamento (fili del circuito) e dalle resistenze di contatto. Queste ultime resistenze si presentano nelle connessioni e sono dovute al tipo dei materiali, alla loro ossidazione o meno, alla pressione tra le parti in contatto, alla loro superficie e ad altri parametri. Il confronto fra le due tensioni viene eseguito con la riduzione allo zero di un galvanometro di notevole sensibilità e, come è noto, un metodo di zero è di grande precisione. Gli effetti delle resistenze di contatto sono notevolmente attenuati se le connessioni alle resistenze Rx e Rc sono effettuati all`interno dei contatti. Le resistenze di contatto verso le resistenze R1 ed R2 risultano in serie con esse che per scelta hanno un valore medio superiore alla decina di ohm e pertanto sono trascurabili. Il procedimento di misura comunque in definitiva somiglia molto a quello adottato per il ponte di Wheatstone: dapprima si collega la pila e si preme brevemente il tasto osservando il comportamento scelta una Rc dell`ordine di grandezza della Rx per mezzo della manopola più piccola in alto, dapprima si collega la pila e si preme brevemente il tasto osservando il comportamento del galvanometro; si manovra la manopola più grande, che fa scivolare il cursore sul filo portandola inizialmente al centro della scala, si preme di nuovo rapidamente il tasto e si osserva come è variato il comportamento dell`ago del galvanometro. Vi sono tre diverse possibilità: 1) l`ago va più lentamente o più rapidamente dalla stessa parte; 2) l`ago va verso il centro, ma si ferma vicino allo zero; 3) l`ago oltrepassa lo zero e va dalla parte opposta. Con un po` di esperienza si impara a manovrare dapprima la manopola grande per la scelta del valore di Rc, e poi la manopola piccola che fornisce i valori di R1 / R2 per riuscire ad ottenere che l`ago del galvanometro segni lo zero.
Ribadiamo che con R1 ed R2 intendiamo le somme delle serie di resistenze visibili sia nello schema riportato nella prima scheda, sia nella foto del retro dello strumento. Queste sono avvolte su supporti di ceramica, e sono poste nella parte inferiore dello strumento, ma sono collegate alla manopola piccola in alto.
Quando ci si avvicina allo zero, il tasto può essere fatto ruotare per far funzionare con continuità il galvanometro. Una volta ottenuto l`ago in posizione zero, si consiglia di scollegare la pila per evitare che la corrente nelle resistenze le riscaldi alterandone il valore.
Il valore della Rx si trova con la formula scritta sullo strumento: X = al
 rapporto fra R1 ed R2 letto sulla manopola grande moltiplicato per la Rc inserita con la manopola piccola. Si ricorda che quanto appena detto è ben diverso da quanto si legge sulle istruzioni, pertanto si prega di consultare le parti prima e seconda riguardanti questo strumento. La differenza sostanziale fra un doppio ponte con resistenze a decadi e vincolate meccanicamente e questo a filo consiste nel fatto che l`equilibrio in quest`ultimo caso si ottiene variando la resistenza campione Rc, costituita appunto da una parte del filo omogeneo calibrato su cui scorre un contatto. I cavetti di rame usati nel circuito amperometrico devono avere un adeguato diametro per evitare un indesiderato riscaldamento durante il procedere della misura. Diamo qui di seguito alcune caratteristiche di questo esemplare. La pila non deve superare i 2 V e la corrente massima nel circuito amperometrico è di 2,5 A. Bisogna porre attenzione nel collegare la Rx ai simboli “punto” e “asterisco”sia nei morsetti/boccole in basso a destra, sia in alto.
L`errore massimo tra 1 Ω e 0,01 Ω è dell`1%, mentre da 0,001 a 0,0001 è circa del 2%.
Come in tutti gli strumenti ad ago, se questo, in posizione orizzontale e prima dell`uso, non segna lo zero può essere azzerato agendo sull`apposita vite.
Le Istruzioni raccomandano di non premere il tasto durante questa operazione, così come suggeriscono di pulire i contatti che possono essersi ossidati se lo strumento per un lungo periodo non è stato utilizzato e di dedicare una cura particolare al cursore.
Per altre interessanti considerazioni sul suo funzionamento e sulle procedure di misura si prega vivamente di consultare le altre due schede scrivendo “544806” su Cerca.
Bibliografia.
HARTMANN & BRAUN A-G FRANKFURT/MAIN KB Pontavi-Thomson Kleine-Schleifdraht-Meßbrücke Gebraushsanweisung EB 19-5 Kleine Schleifdraht-MeßbrückePontavi-Thomson Meßumfang 0,001 – 2,1 Ω del 03/1955, da cui è tratta la figura.
HARTMANN & BRAUN A-G FRANKFURT/MAIN Pontavi-Thomson Kleine Schleifdraht-Meßbrücke Gebraushsanweisung B 19-5 Kleine Schleifdraht-Meßbrücke Pontavi -Thomson Meßbereich 0,0001 bis 2,1 Ω del 05/1951.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica – Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Per scrivere queste note ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione dell`ing. Lorenzo Cognigni, che ha confermato alcune nostre perplessità, per quanto, in attesa di svolgere ulteriori indagini, la responsabilità di quanto scritto è solo dell`estensore del testo provvisorio.
Un sentito ringraziamento va al Sig. Guido Barbieri che, pur non essendo un ex allievo, ha voluto donare molti pregevoli strumenti al Montani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo provvisorio di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.


 

 

 

 

Ponte di Kohlrausch Allocchio Bacchini & C. N° 0436 (Museo MITI)

                            Ponte di Kohlrausch.
Si trova nell’ inventario del 1919, pag. 55 n° 1137/73, della ditta Allocchio Bacchini & C. Milano, matr. N° 0436. L’elettrolito da esaminare viene introdotto nel vaso di vetro costituito da due recipienti a imbuto collegati inferiormente da un tubo ricurvo.
Nel sito si può vedere la scheda relativa al Vaso di Kohlrausch  scrivendo: “Vasi” su Cerca .
  Per eseguire la misura della resistività di un elettrolito bisogna prima conoscere la costante caratteristica dello strumento ρc /Rc . Questa si determina inserendo nel vaso un elettrolito campione di cui è nota la resistività ρc.
Per misurare Rc si usa un ponte a filo del tipo Wheatstone che, invece di essere alimentato in corrente continua, deve essere collegato a un generatore di corrente alternata alla frequenza di circa 500 Hz; inoltre al posto del galvanometro c`è un ricevitore telefonico adatto a rivelare il suono prodotto a quella frequenza.
   Un tale ponte è detto di Kohlrausch.

  Nota la costante del vaso, dopo averlo ben pulito, vi si introduce l’elettrolito X da esaminare e si procede alla misura della sua resistenza Rx col ponte di Kohlrausch.
La resistività ρx si trova con la formula:
ρx = (ρc / Rc) ⋅ Rx
   L’alimentazione in corrente alternata è necessaria poiché la corrente continua produrrebbe un processo elettrolitico con la conseguente generazione di una forza controelettromotrice che falserebbe la misura stessa.
 La resistenza di un elettrolito dipende fra l’altro dalla temperatura, dalla distanza tra gli elettrodi e dalla sezione del tubo che contiene l’elettrolito.
 La misura di resistenze di medio valore, col metodo classico di riduzione allo zero per le misure di precisione, si basa su un circuito speciale, detto ponte, che muta nome a seconda di piccole modifiche introdotte.
Nel ponte a filo (vedi le figure) i due lati di proporzione R1 e R2 sono rappresentati rispettivamente dai due tratti l ed L   –l di un unico filo di lunghezza L, omogeneo e calibrato, teso tra due contatti di ottone, sul quale può spostarsi un contatto strisciante collegato col ricevitore telefonico.
Il lato di paragone R3 è invece costituito da una cassetta di resistenze di valori a decadi noti.
La misura si esegue fissando un valore della resistenza R3, dell’ordine di grandezza della resistenza incognita, e realizzando poi la condizione di equilibrio del ponte R1 ⋅ R3 = R2 ⋅ Rx, mediante lo spostamento del contatto strisciante sul filo.
 La scala graduata, posta accanto al filo, serve a individuare la posizione del cursore; spostando questo infatti, il rapporto R1/ R2 fra le resistenze del filo varia in proporzione alle rispettive lunghezze:
(R1/ R2) = l / (L-l).
La resistenza incognita si calcola, a equilibrio raggiunto, con la formula:
Rx = (l/(L-l)) ⋅ R3.
Aprendo lo sportellino a destra si trova l’alimentatore costituito da una cicala (vibratore elettromagnetico,
cicalino o buzzer) e da un trasformatore in salita. La cicala reca il logo della Allocchio Bacchini.

Chi scrive, l’Ing. Claudio Profumieri e il Prof. Franco Piergentili hanno eseguito alcune prove di
funzionamento dell’alimentatore con l’ausilio di un multimetro e di un oscilloscopio.
Alimentando la cicala con 4,5 V in DC si ottiene una frequenza di circa 330 Hz regolabile entro un piccolo range.
La forma d’onda in uscita della cicala somiglia ad una serie di trapezi rettangoli regolarmente distanziati con la base maggiore verticale all’inizio del transitorio, il lato obliquo è curvo e la base minore verticale completa il disegno. Il segnale è stabile nel tempo con un valore di picco di 5 V e alimenta il trasformatore.
All’uscita di questo si ha una tensione pulsante di valore efficace 142 V.
Anche la cuffia, alloggiata nel lato sinistro del ponte, è perfettamente funzionante.
Il tutto è ben conservato tenendo conto dell’età, come si può osservare nelle foto.
Bibliografia.
F. Kohlrausch, Lehrbruch der praktischen physik, D. und V. Von B. G. Teubner, Leipzig und Berlin 1910, da cui è tratta le seconda figura.
La figura XIII-13 è tratta da M. Panitteri – S. Barcio – D. Marucci, Complementi di Fisica e Laboratorio, G.B. Paravia Torino 1966.
A. Battelli e P. Cardani, Trattato di fisica elementare, Vol. IV, F.Vallardi, Milano 1925.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica generale, Vol. I, CEDAM, Padova 1959.
L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
 Il Ponte è esposto al Museo MITI con accanto un Vaso di Kohlrausch delle Officine Galileo, su proposta di Fabio Panfili.
Le ultime foto mostrate sono di Contemporanea Progetti.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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