Contatore campione monofase CdC E2X1 N° A05783


     Contatore campione monofase CdC mod. E2X1 50 Hz, matr. N° A05783.
Nell`inventario D del 1933/1937, in data 1956, al n° 1732 si legge: “Siry Clamon [importatore N.d.R.]. Contatore campione monofase ₤ 140.000”. Destinazione Laboratorio Misure.
La conferma si ha nell`inventario D del 30 giugno del 1956, dove al n° 1017 si legge: “Contatore campione SNC – 57863. ₤ 100.000. Prima destinazione Lab. Macch. Elettriche”.
Un contatore campione serviva per tarare periodicamente i comuni contatori in uso prima dell`avvento di quelli elettronici.

All`interno del coperchio si legge: “CDC. COMPTEUR ÉTALON MONOPHASÉ E2X1 50 Hz N°
A 057 883 . Constante K en Wh/t”. Sotto vi è lo specchietto I/ U che è complicato da riportare qui, poi si prosegue: “L`erreur en % du compteur en essai est donnée avec son signe par la formule: 100 ( nk · NK) / (NK). n = nombre de tours de disque du compteur en essai. k = constante du compteur en essai. N = nombre de tours de la grande aiguille du compteur monophasé étalon. K = constante du compteur monophasé étalon pour la sensibilité utilisée. N. B. Nos garanties s`entendent pour l`utilisation de chaque sensibilité entre la pleine charge et le l/10.”.
Lo schema sottostante, visibile all’interno del coperchio, presenta da sinistra a destra la seguente scritta: “Source. Compteur a verifier. Fusible. Remise a zero. Interrupteur. Utilisation.”, qui si vedono da sinistra a destra: la linea
“sorgente” sulla quale sono derivati i collegamenti ai morsetti V O e l’interruttore; il contatore oggetto della
verifica dal quale un filo va al morsetto O e l’altro va verso la linea di utilizzazione; il quadrante di lettura
sul quale dal morsetto A parte un cavo che costituisce il secondo filo della linea di utilizzazione. Dallo
schema si nota che i morsetti A O fanno capo al circuito amperometrico posto in serie all’utilizzatore,
mentre i morsetti VO ( come si è detto sopra ) sono collegati al circuito voltmetrico posto in parallelo alla
linea sorgente.

La prima foto mostra il contatore aperto.
La seconda permette di osservare: la manopola di sinistra in alto con tre posizioni: 0,5 – 5 – 10 relative a tre valori di corrente; la manopola di destra in alto con tre posizioni 127 – 220 – 380 relative a tre tensioni; tra di queste vi è il fusibile; al centro il quadrante mostra il range di lettura del numero di giri; a sinistra vi sono i due morsetti A O: al centro in basso la manopola per la messa a zero; a destra i due morsetti V O.

Una targhetta posta sotto la maniglia reca la scritta: “COMPAGNIE POUR LA FABRICATION DES
COMPTEURS ET MATÉRIEL D’USINES A GAZ EAU-ÉLECTRICITÉ MONTROUGE (SEINE) T.24919:”.
La targhetta visibile in una foto reca la scritta: “M. N° A057863”.

I contatori d`energia elettrica elettromeccanici dovevano essere verificati periodicamente al fine di assicurare la loro precisione. Se essa non era conforme, essi dovevano essere tarati, cioè le loro impostazioni dovevano essere ripristinate eventualmente con la sostituzione di pezzi ritenuti difettosi o venivano completamente rimpiazzati nel caso dei contatori elettronici. Questa operazione si faceva con dei contatori detti “campioni”.
La precisione del contatore campione era a sua volta garantita dal confronto con un apparecchio di riferimento in laboratorio. Per il controllo dei contatori elettromeccanici l`operatore iniziava il conteggio col contatore campione, con l`interruttore tenuto in mano, al passaggio di un segno (in genere di color rosso) sul disco del contatore da calibrare. Egli contava i giri e arrestava il contatore campione all`ultimo passaggio del segno.
L`accuratezza della misura dipendeva in parte della sua “destrezza”. Il confronto tra le misure del numero dei giri registrati dai due strumenti dava le indicazioni richieste.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Contagiri Mikron


  Contagiri Mikron.
Nell`inventario D del 1933/1937, in data 27 marzo 1950, al n° 1231 si legge: “Colombo Giovanni – Milano. Tachimetro Mikron mod. 110 / C tipo 150 – ad induzione magnetica – adatto per due sensi di rotazione – diam. fronte mm 50 circa – comando 90° verticale in basso più supporto a colonnetta – quadrante a fondo bianco – due scale di 360° cad. rapporto     
1 : 1 – completo di puleggia alluminio e fascia piana diam. mm 100 × 25. Quantità 1. ₤ 50 000.  Destinazione LAMI” (Laboratorio Misure).
Le dimensioni sono: larghezza 23 cm, altezza 40 cm profondità 14 cm.
Il quadrante reca le seguenti scritte:  “MIKRON BREVETTATO. R : 1:1 . G.i Colombo MILANO”.
Come si vede bene nella terza foto le portate in entrambi i sensi di rotazione sono di 3500 giri/ min fondo scala.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni,  ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Contatore di kWh in C.C. A.E.G. N° 927251 2ª parte

  Contatore di kWh in C.C. A.E.G. matr. N° 927251.  Seconda parte.
Nell`inventario per categoria N° 8, a pag. 159 e in data 1926, al n° 421/1380 si legge:  “AEG. Contatore p. corrente continua a 50 Amp. 80 Volt su mensola in legno. Quantità 1. ₤ 160”.
La stessa scritta appare nell`inventario per categoria n° 7 a pag. 107 n° 69/1380.
Questa scheda è dedicata alle ulteriori numerose e particolari foto realizzate.
Per consultare la prima parte dedicata a questo raro strumento digitare: “927251” su Cerca.
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili.
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Contatore di kWh in C.C. A.E.G. N° 927251 1ª parte


 Contatore di kWh in C.C. A.E.G. matr. N° 927251.       Prima parte.
Nell`inventario per categoria del 1923, al n° 133/1119 si legge: “Contatore oscillante per corrente continua A.E.G. 100 Amp. – 80 Volts. ₤ 100”.
Si nota l`incongruenza del dato “100 Amp”, ma è probabile che si tratti di questo strumento.
Nell`inventario per categoria N° 8, a pag. 159 e in data 1926, al n° 421/1380 si legge:  “AEG. Contatore p. corrente continua a 50 Amp. 80 Volt su mensola in legno. Quantità 1. ₤ 160”.
La stessa scritta appare nell`inventario per categoria n° 7 a pag. 107 n° 69/1380. Nell`inventario D del 1933/1937 al n° 118 si legge: “Contatore oscillante per C.C. N° 927251 – 80 V – 50 A. Tipo KG. ₤ 300”. Dichiarato in esistenza.
La storia dell`A.E.G. inizia nel 1883, quando E. Rathenau acquista la licenza dei brevetti di Edison per la Germania e fonda la German Edison Society. Nel 1887 la società assume il suo nome definitivo: A.E.G., Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft.

Il coperchio frontale reca due etichette con le seguenti scritte: “KILOWATTORE – CONTATORE ELETTRICO PER CORRENTE CONTINUA – N° 9272251 – 80 Volt – 50 Amp. – TIPO KG – 1 KILOWATTORA = 900 GIRI” ;  “ALLGEMEINE ELEKTRICITÄTS-GESELLSCHAFT”. Il numero di matricola è ripetuto in una piccola targhetta posta di lato sulla cornice del coperchio.
Contrariamente a quanto si legge sull`etichetta e a differenza dei consueti contatori in C.A. o in C.C. analogici che fanno girare un disco di alluminio collegato per mezzo di ingranaggi al sistema di conteggio, questo particolare contatore, quando è percorso da una corrente elettrica, fa oscillare il disco che, durante l`oscillazione, fa scattare il meccanismo di avanzamento del contatore numerico. Maggiore è la corrente che attraversa il dispositivo, più frequente diventa l`oscillazione.
Nella numerosa collezione di contatori del Montani, questo è il più antico e unico nel suo genere.
Inoltre le nostre ricerche bibliografiche per ora non ci hanno confortato nel ritrovamento di un simile meccanismo di conteggio a oscillazione, che ricorda, seppur vagamente, il sistema ad ancora-scappamento degli orologi a pendolo.
E, a questo proposito, nel 1881 gli americani W. E. Ayrton e J. Perry idearono un contatore a pendolo e nel 1884 H. Aron in Germania ne costruì un esemplare senza sapere della precedente invenzione.
Dunque è possibile costruire un misuratore sia facendo oscillare sia facendo ruotare un disco, purché il moto sia proporzionale all`energia che deve essere registrata. Realizzare il moto oscillatorio, piuttosto che il rotatorio, comporta l`inversione di corrente che si realizza con due contatti, visibili sotto il disco, posti ad un angolo regolabile che probabilmente ne determina la taratura.

Per avere più informazioni visive e scritte, si consiglia di consultare la seconda parte  scrivendo: “9272251” su Cerca.
  Durante la ricognizione e lo studio del suo funzionamento ci siamo avvalsi della consulenza dell`ing. Lorenzo Cognigni, che ringraziamo.
L`ing. C. Profumieri ha eseguito i necessari delicati interventi per rendere di nuovo efficiente lo strumento e per migliorare la leggibilità delle targhette.

  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

Contatore trifase A.E.G. N° 89475 2ª parte


Contatore trifase A.E.G. matr. N° 89475. Seconda parte.
Non rinvenibile negli inventari.
Con l’ausilio delle foto cerchiamo ancora di far osservare le caratteristiche apparse ad un primo esame.
Su una spessa base di ghisa questo contatore si presenta come il più grande per dimensioni e il più complesso della collezione del Montani.
Ha due avvolgimenti statici entro i quali oscillano due bobine unite e calettate con un alberino, che muove un disco di alluminio sul quale agiscono ben due magneti permanenti. Essi creano la più importante delle coppie frenanti, che è proporzionale alla rapidità con la quale si muove il disco. Infatti questo non ruota ma oscilla e ciò ci suggerisce che il contatore risalga almeno agli anni Venti del Novecento. In letteratura si nota infatti che i primi contatori erano oscillanti.

Per ora non disponiamo di elementi sufficienti per datare l’esemplare.
Nella collezione del Montani si trova un contatore monofase incompleto e privo di marca che presenta un motore ruotante ben più semplice di questo ( scrivere “contatore” su Cerca); inoltre ne fa parte un contatore A.E.G. che oscilla ma misura energia elettrica in C. C. (scrivere “927251” su Cerca).
Due nostre ipotesi sono che esso facesse parte di un quadro di controllo e che non sia stato inventariato singolarmente, oppure che sia stato donato da qualcuno ed usato a scopo didattico.
Purtroppo non sempre negli inventari sono riportati il numero di matricola e la marca che permettono con sicurezza di individuare gli oggetti.
Altre sono le sue caratteristiche sorprendenti.
La prima: mentre l’alberino oscilla mette in contatto un suo pernetto con uno dei due contatti a punta (uno dei quali ha una filettatura per regolarne la distanza), posti ognuno ad un estremo dell’oscillazione. In tal modo un impulso di corrente eccita una bobina che attrae un congegno il quale muove una ruotina dentata, che a sua volta fa scattare di un passo un dispositivo contatore. Esso funziona dunque come un relais che aziona un sistema simile a quello ad ancorina-scappamento presente in qualche antico orologio a pendolo.
La seconda stranezza è l’alimentazione delle due bobine oscillanti all’interno delle due grandi bobine: essa avviene tramite due mollette di filo sorprendentemente sottile, le quali non si toccano perché oscillano per un angolo limitato. Queste ci ricordano per la loro forma i filamenti della lampade ad incandescenza. Chi legge può ben comprendere che se si potesse trovare una descrizione particolareggiata dello strumento si avrebbero forse delle idee più precise sia sul suo funzionamento sia sul perché di certe soluzioni costruttive.

La prima foto mostra il contatore visto dall’esterno ma privo dei contatti posti nella parte inferiore.
Nella seconda foto viene posto in risalto il numeratore visto dall’esterno.
Nella terza foto si vede, attraverso la finestrella, la parte anteriore del disco oscillante: essa serve per osservarne il moto durante il consumo di energia o la quiete, nel caso di non utilizzo dell’energia elettrica. È evidente che la rapidità delle oscillazioni aumenta all’aumentare del consumo.
La quarta foto mostra l’intero contatore, ed appare anche nella prima parte.

Nella quinta foto si osserva un insieme di bobine, avvolto su un unico tubo, alle quali fanno capo sia le due bobine mobili, sia il relais che comanda lo scatto del numeratore. Ma il percorso dei fili è intricato se non si conosce lo schema dei collegamenti delle bobine avvolte sul tubo.

La sesta e settima foto mostrano due fili robusti che sono collegati sia alle bobine di cui sopra e alle due mollettine che conducono alle due bobine mobili unite insieme. Detti due fili sono nascosti e protetti da un tubetto metallico fissato con due vitine; per fare le foto questo tubetto è stato momentaneamente tolto. Ma resta intatta la curiosità di sapere a cosa servono.

L’ottava foto mostra un particolare all’interno delle bobine fisse e mobili.
Le foto restanti mostrano i meccanismi del numeratore.
Per consultare la prima parte scrivere “89475” su Cerca . Se un visitatore ha qualche notizia può scrivere all’indirizzo fabio.panfili@live.it.
Per rilevarne alcune peculiarità costruttive ci siamo avvalsi della consulenza dell’ing. Claudio Profumieri che ne ha curato l’aspetto, dopo il rinvenimento, e fatto le foto. Elaborazioni, ricerche e testo provvisorio di Fabio Panfili.
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