Luxmetro Photovolt Mod. 200


Luxmetro Photovolt, numero di serie 9132, mod. 200, New York City.
Questo strumento effettua misure d`illuminamento.
Il lux è la sua unità di misura ed è il flusso luminoso di un lumen che attraversa in direzione perpendicolare un metro quadrato di superficie.
Esso è costituito essenzialmente da un galvanometro e da una cellula fotoelettrica.
Le portate del PHOTOVOLT: 50 250 1000 5000 si possono scegliere con la manopola che presenta anche la posizione OFF.
Foto di Claudio  Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

Oscilloscopio Tektronix Type 565 e fotocamera Tektronix Mod. C /12 1ª parte (Museo MITI)

Oscilloscopio Tektronix Type 565. Prima parte. Nell’inventario D del 1956 si trova al n° 3747 e risulta acquistato il 24 agosto del 1964. Vi si legge: “Silverstar ltd. Milano. Oscilloscopio Tektronix mod 565 matr. 689. Destinazione Elettronica. ₤ 1.678.600” . Insieme alla fotocamera che è al n° 3746, dove si legge:  “Silvestar ltd. Milano. Macchina fotografica Tektronix mod. C-12 completa di Bezel Tektronix. Destinazione Elettronica. ₤ 557.700”.
L`oscilloscopio 565 prodotto nel 1963 dalla Tektronix inc. con sedi a Beaverton e a Portland, Oregon, consiste sostanzialmente di due versatili oscilloscopi
 a singola traccia assemblati in un unico cabinet; infatti i due sistemi di deflessione orizzontale (asse dei tempi) possono funzionare sia indipendentemente, pilotati da due circuiti generatori della base dei tempi separati, oppure in sincronismo se pilotati da uno qualunque dei due generatori. Le deflessioni verticali sono pilotate da circuiti plug-in contenuti in numerosi moduli removibili già adottati nei modelli della serie 560. Pertanto le caratteristiche di ciascuno dei due canali possono essere configurate in funzione della grandezza da rilevare con la scelta dell`appropriato circuito plug-in.
Accessorio particolarmente interessante è la fotocamera polaroid Mod. C/12 Serial 005774 U.S. Patent D 190975 della Tektronix Inc. Portland Oregon. La fotocamera, che ha le seguenti caratteristiche: oscillo-raptar lens 75 mm; series 125 – f 1.9 – 1 : 0.9 mag, è progettata per fotografare le forme d`onda visibili sullo schermo.
La fotocamera è un dispositivo specificatamente progettato per fotografare le immagine prodotte da una vasta gamma di modelli di oscilloscopi prodotti dalla stessa Tektronix. La camera, direttamente applicabile davanti al display, è munita di un uno specchio semiriflettente che devia il 35% della luce verso un visore soprastante permettendo di osservare l`immagine e contemporaneamente fotografarla. Le foto sono direttamente riprese dallo schermo dell`oscilloscopio cosicché l`immagine è diritta ed esente da distorsioni. Il supporto di aggancio all`oscilloscopio è munito di cardini che consentono di ruotare lateralmente la fotocamera quando non è utilizzata e così liberare lo schermo per una visione diretta. Il sistema è costituito da tre parti: visore, gruppo otturatore-diaframma-lente, magazzino porta-pellicole.
A corredo sono disponibili un set di sei lenti e altrettanti magazzini porta-pellicole che consentono di scegliere le dimensioni ottimali delle fotografie.

L`oscilloscopio elettronico è uno strumento sia per uso didattico sia per la ricerca.
Con esso si possono misurare, con molta precisione, alcuni parametri di un segnale elettrico; inoltre si può visualizzare la forma d`onda sia di segnali periodici, sia di quelli soggetti a transitori.
Il cuore dello strumento è un particolare tubo a vuoto di vetro detto catodico, poiché il catodo caldo emette elettroni per effetto termico. Un cannone elettronico provvede a focalizzare e ad accelerare gli elettroni, come avviene nei vecchi televisori CRT.

La differenza tra questi e l`oscilloscopio consiste nel meccanismo di deflessione che, non essendo magnetico ma elettrostatico, richiede una maggiore lunghezza del tubo e risulta in tale versione molto più preciso.
Gli elettroni usciti dal cannone elettronico passano attraverso due coppie successive di placchette metalliche, sottoposte ad opportune differenze di potenziale.
Le placchette sono parallele e affacciate; quelle verticali provvedono alla deflessione orizzontale che provoca sullo schermo fosforescente la “lettura” da parte degli elettroni lungo un segmento.
Per rendere l`idea, somiglia al nostro modo di leggere questa stessa riga ripetutamente con la stessa rapidità. Un generatore di segnale, detto a “dente di sega”, provvede a rendere i tempi di lettura regolabili a nostro piacere e noti. Altri dispositivi elettronici permettono di sincronizzare il segnale in esame con la frequenza di lettura in modo da congelare l`immagine sullo schermo.
Le placchette orizzontali producono la deflessione verticale e ad esse viene applicato il segnale da analizzare.
La combinazione dei due effetti determina la visualizzazione della forma del segnale.
Esistono numerosi tipi di oscilloscopi con dispositivi elettronici molto versatili e sofisticati che rendono questi strumenti preziosi per le misure.
Gli oscilloscopi a doppia traccia visualizzano due segnali, permettendo di confrontarli.
Quelli a memoria conservano l`immagine di un transitorio rapido per molto tempo permettendo anche di fotografarlo o di analizzarlo con comodità. Oscilloscopi campionatori possono visualizzare segnali di frequenze dell`ordine dei GHz, ecc. .
Bibliografia.
Manuali di istruzioni della Tektronix.
S. Malatesta, Elementi di Radiotecnica Generale, Cursi, Pisa 1961, da cui è tratta la figura.
Per consultare le altre schede  scrivere “565” su C
erca.
L’oscilloscopio con la fotocamera sono esposti al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili. Testo di Claudio Marcotulli e Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.


 

 

 

 

Resistore C.G.S. N° 2160282-93



Resistore C.G.S. matr. N° 2160282-93.
Non è stato rinvenuto negli inventari dell`epoca per la loro genericità descrittiva, risale quasi certamente agli anni 1961- 62.
Era impiegato come resistenza addizionale di un voltamperometro della Olivetti come il Mod. HW18T matr. N° 2160290 che era in dotazione alla Sezione Elettronica, per ottenere le portate di 0,3; 1,5; 15; 75; 150; 300; 750 V, semplicemente inserendolo in serie allo strumento.
Il morsetto comune è indicato con la lettera I, l`altro morsetto va scelto a seconda della portata desiderata.
Lo schema si può osservare in una foto del suddetto strumento; a  tale scopo scrivere: “Voltamperometro C.G.S. Mod. HW18T” su Cerca.
Ovviamente al suo interno vi sono resistori di valori opportuni in genere collegati in serie tra loro e ai relativi morsetti, per ottenere le varie portate.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.

 

 

 

 

 

 

 

Portable Potentiometer Cambridge N° L 358233 1ª parte

   Portable Potentiometer Cambridge. Prima parte.
Della ditta CAMBRIDGE INSTRUMENT CO. LTD. ENGLAND, matricola N° L – 358233, donato dalla Fondazione Carlo e Giuseppe Piaggio – Genova e destinato al Laboratorio di Elettronica.
Il metodo potenziometrico serve per misure di tensioni continue col metodo di opposizione ed è basato su una misura di zero, pertanto di grande precisione.
Per vedere gli schemi di funzionamento scrivere “Potenziometro H. Tinsley” su Cerca.
Il principio su cui si basa consiste nel confronto tra la tensione incognita e la f.e.m. di una pila campione, ciascuna all`equilibrio e in opposizione ad una tensione realizzata con un sistema potenziometrico.
In tal modo sia la pila campione che il generatore della tensione incognita non erogano corrente quando si ha l`equilibrio.
Si misura dunque la tensione incognita a vuoto, evitando che si manifesti la caduta di tensione interna al generatore che comporterebbe un errore.
Inoltre si evita di usare un voltmetro o un amperometro che introdurrebbero necessariamente un errore di misura dovuto alla loro classe di precisione.
In definitiva la precisione del metodo potenziometrico dipende sostanzialmente dalle caratteristiche della pila campione e dall`incertezza sul valore della sua f.e.m. .
L`aspetto di un potenziometro è una cassetta in cui sono presenti le resistenze variabili, i tasti e i commutatori per eseguire l`azzeramento e il galvanometro ad alta sensibilità.
Sono presenti altresì i morsetti per collegare la batteria di alimentazione, la tensione incognita e la pila campione.
Non entriamo qui nelle procedure di misura per la loro lunghezza. Aggiungiamo che i potenziometri erano molto usati nei laboratori di chimica per la misura della f.e.m. delle varie pile ivi realizzate.
Il potenziometro inoltre era impiegato per le misure di precisione delle correnti continue.
Il metodo si basa su principio di misurare la caduta di tensione che la corrente provoca in una resistenza campione.
Ovviamente la resistenza campione deve essere scelta in base alla corrente da misurare, poiché deve conservare le sue caratteristiche durante la prova e fornire una caduta al massimo di un volt.
Il galvanometro sotto la scala che va da -5 a +5 divisioni reca la scritta 40 ohm e, per evitare che esso si rovini durante il trasporto, c`è la levetta CLAMP – FREE.
A sinistra si trova il commutatore a scatti che va da 0 fino a 2.0 V con sotto la scritta VOLTS; a destra c`è il regolatore con continuità che va da 0.1 – fino a 1.0 V sempre con la scritta VOLTS.
Tra questi si trova un deviatore con tre posizioni × 1 ; × 0.1 ; OFF, sotto il quale c`è il tasto per il galvanometro.
In alto a sinistra, sotto la marca, c`è un altro deviatore con la scritta STANDADIZE TEST. Sulla destra del galvanometro si trova un reostato con le scritte RHEOSTAT, INCREASE RESISTANCE.
 Per consultare la seconda parte scrivere “358233” su Cerca.
Bibliografia essenziale: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Ponte Universale Cambridge Cat. 43347 Et N° L 358523 (Museo MITI)


Ponte Universale Cambridge.
Nell`inventario D del 1956, in data 30 dicembre 1960, al n° 1828 si legge: “Fondazione Piaggio – Genova. Ponte Universale Bridge Cambridge Cat. 43347. Et”.
Ditta costruttrice: Cambridge Instruments Co. LTD. England, matricola N° L 358523; British Patent N° 449623.
Donato dalla Fondazione Carlo e Giuseppe Piaggio e destinato alla Sezione Elettronica, che infatti lo registra nel suo Estratto di inventario con lo stesso numero nel giugno del 1961 con la seguente scritta: “Ponte universale CAT. 43347 Cambridge. Serie di resistenze campioni originali Cambridge da 0,1 – 1 – 10 – 100 – 1000 – 10000 Ohm – 0,5%; pila campione tipo Weston cat. 44113”.
Esso misura i valori di resistenza, induttanza, capacità, frequenza e mutua induzione.
Ha un alimentatore interno regolabile fino a 90 V in D.C. (corrente continua) e un oscillatore interno di 1000 Hz. All`occorrenza si può alimentare con un oscillatore esterno. Il galvanometro ha una resistenza interna di 40 ohm e dispone di una levetta per fermare o liberare l`ago indicatore; alla sua sinistra c`è il tasto di inserimento e distacco per eseguire le misure.
Le resistenze di due lati del ponte chiamate P Arm e Q Arm si possono regolare a scatti e in modo continuo. Il commutatore M ha due posizioni + e -.
Il commutatore M Bridge Selector ha le posizioni R L M F C.
L`A.C. Range ha le posizioni L: 10.000 1.000 100 10 2 / M / F / 1 10 100 1000 C.
Quando si eseguono misure in A.C. (corrente alternata) si usa la cuffia inserendola nei morsetti contrassegnati con T.  Al solito si raggiunge l`equilibrio del ponte quando l`indice del galvanometro segna lo zero o quando il suono nella cuffia tende al minimo udibile.
Le procedure di misura sono a volte complesse poiché richiedono la consultazione di tabelle o di grafici o formule riportati nelle istruzioni.
La misura di resistenza è dell`ordine degli ohm; la misura di mutua induttanza e dell`induttanza e dell`ordine dei µH; la misura di capacità dell`ordine dei pF.
Per la misura di frequenza si deve escludere l`oscillatore interno e, dopo aver svolto le misure, bisogna consultare i diagrammi rinvenibili nelle istruzioni per avere il risultato. Quando si prevede che il ponte non venga usato per molto tempo bisogna provvedere a togliere le batterie.
Per vedere una pila campione scrivere “358223” su Cerca.
Il ponte è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.