Oscilloscope Camera 197B Hewlett-Packard 1ª parte

Oscilloscope Camera 197B Hewlett-Packard. Prima parte. Questi tipi di camere fotografiche erano utilizzati negli anni ’70 – ’80 per riprendere le immagini da schermi a fosfori verdi e simili, allora ampiamente utilizzati in strumenti elettronici di misura come gli oscilloscopi oppure come interfacce dei computer dell’epoca.
Sul fondo c’è una targhetta che reca la scritta: “HEWLETT-PACKARD 197B OSCILLOSCOPE CAMERA SERIAL NO.1905A 01888”.
In questo esemplare manca la visiera paraluce anteriore. Una etichetta riporta la scritta: Italtel Sistemi anno 83 Cat. 54 N° 022434.
La fotocamera è un dispositivo specificatamente progettato per fotografare le immagini prodotte da un oscilloscopio. Essa ha le seguenti caratteristiche.
Rapporto di riproduzione: regolabile con continuità da 1:1 a 1: 0,7.
Scala di riferimento riportata sulla piastra di messa a fuoco.
Obiettivo (lens) ad alta trasmissione da 75 mm di distanza focale e apertura massima sempre dell’obiettivo = f/ 1.9; aperture di diaframma f /NO. 1.9 – 2.8 – 4 – 5.6 – 8 – 11 – 16; (la manopola con scritto “LENS f/NO.” regola l’apertura del diaframma e quindi l’intensità della luce con continuità: dalla più larga f/1.9 alla più stretta f/16). Il diaframma al solito ha un rapporto f/N nel quale N è la progressione di radice di 2.
La scelta dell’esposizione (intensità luminosa per tempo di apertura dell’otturatore) inoltre dipende dalla sensibilità della pellicola usata).
L’otturatore ha un’uscita di chiusura a sincronizzazione per l’attivazione di apparecchiature esterne (SHUTTER SYNC.) e una presa di ingresso per il funzionamento a distanza (REMOTE SHUTTER).
Tempi di scatto (o velocità) dell’otturatore (SHUTTER SPEED): 1/30, 1/15, 1/8, 1/4, 1/2, 1, 2, 4 secondi. Con questa manopola si sceglie il tempo per il quale l’otturatore resta aperto ed ha 8 intervalli di tempo.
Le due posizioni addizionali sono B (bulb, lampadina spia) e T (time, tempo), nella posizione T, premendo verso il basso la barretta nera in basso a destra, con la scritta SHUTTER, si apre l’otturatore, e premendola di nuovo si chiude l’otturatore.
Nella posizione B, la lampadina bianca, con sopra scritto SHUTTER OPEN, in basso a sinistra della barretta, resta accesa mentre l’otturatore è aperto.
L’otturatore è provvisto di un contatto per la sincronizzazione dello scatto (SHUTTER SYNC.) con dispositivi esterni e di un ingresso per comando da remoto (REMOTE SHUTTER).
Un interruttore posto in alto a destra (con le scritte: “GRAT. ILLUM. OFF ON”) può illuminare un reticolo di riferimento.
Messa a fuoco: a sinistra in basso, fuori dal quadro comandi, vi è un’altra manopola sulla quale vi è scritto due volte FOCUS e di lato ad essa LOCK (fermo) con l’indicazione del verso di rotazione: essa permette la messa a fuoco manuale con continuità. Infatti la sua rotazione allontana l’alloggiamento della pellicola dal corpo macchina.
Le istruzioni della casa costruttrice, risalenti al Marzo del 1981, sono estremamente dettagliate e si sviluppano in ben 57 pagine.
Per ulteriori particolari si prega di vedere la seconda parte  scrivendo: “Camera” su Cerca.
Le due figure in fondo alla scheda sono state tratte dal manuale di istruzioni: la prima  mostra alcuni particolari costruttivi interni alla fotocamera, la seconda uno schema elettrico.
Il manuale di istruzioni si trova al seguente indirizzo:
https://adhesivenetworks.com/store/wp-content/uploads/products-library/HP/HP%20197B%20Oscilloscope%20Camera-Operating%20and%20Service%20Manual.pdf .
Per redigere le due schede ci siamo avvalsi della preziosa consulenza dell’ing. Massimo D’Apice, ricercatore presso l’ENEA che ringraziamo.
F
oto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Portable Potentiometer Cambridge N° L – 358233 2ª parte

Portable Potentiometer Cambridge. Seconda parte.
Della ditta CAMBRIDGE INSTRUMENT CO. LTD. ENGLAND, matricola N° L – 358233, donato dalla fondazione Carlo e Giuseppe Piaggio – Genova e destinato al Laboratorio di Elettronica.
Il metodo potenziometrico serve per misure di tensioni continue col metodo di opposizione ed è basato su una misura di zero, pertanto di grande precisione.
Per vedere gli schemi di funzionamento scrivere “Potenziometro H. Tinsley” su Cerca.
Il galvanometro sotto la scala che va da -5 a +5 divisioni reca la scritta 40 Ω e, per evitare che esso si rovini durante il trasporto, c’è la levetta CLAMP – FREE.
A sinistra si trova il commutatore a scatti che va da 0 fino a 2.0 V con sotto la scritta VOLTS: a destra c’è il regolatore con continuità che va da 0.1 – fino a 1.0 V sempre con la scritta VOLTS.
Tra questi si trova un deviatore con tre posizioni × 1 ; × 0.1 ; OFF, sotto il quale c’è il tasto per il galvanometro.
In alto a sinistra, sotto la marca, c’è un altro deviatore con la scritta STANDARDIZE TEST.
Sulla destra del galvanometro si trova un reostato con le scritte RHEOSTAT, INCREASE RESISTANCE.
Bibliografia essenziale: L. Olivieri ed E. Ravelli, Elettrotecnica-Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962.
Per consultare la prima parte scrivere “358233” su Cerca.     Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Amperometro C.G.S. mod. HC18T N° 2160296


Amperometro C.G.S. Italia mod. HC18T matr. N° 2160296.Nell’inventario del 1956 si trova ai numeri 2021-2026 dove si legge: “N° 6 amperometri 0,5 – 1 A”, destinati ad Elettronica e acquistati nel dicembre del 1961.
Questo strumento, costruito dalla G.G.S. Italia è del tipo HC18T e ha due portate fondo scala: 0,5 A con resistenza interna di 8 Ω e 1 A con resistenza interna di 2 Ω in corrente alternata da 40 a 60 Hz; la portata di 0,5 A si ottiene ponendo due morsetti in serie, mentre quella di 1 A si ottiene ponendo i morsetti in parallelo. Esso ha classe di precisione 0,5 , è testato per una tensione di prova di isolamento di 2 kV, e si usa col quadrante posto orizzontalmente.

La scala è stata ricavata empiricamente poiché l’amperometro elettromagnetico è a ferro mobile. Vedi la figura 1.Questi tipi di amperometri si basano sul potere succhiante dei solenoidi (si consiglia il visitatore di vedere il relativo apparecchio presente nel sito, scrivendo: “solenoide” su Cerca), cioè sulle forze attrattive che il campo creato dalla bobina percorsa da corrente esercita su un piccolo oggetto di ferro dolce. Sagomando per tentativi questo oggetto si riesce ad ottenere una scala di lettura accettabilmente uniforme, almeno nella parte centrale.
Si comprende dunque che lo strumento è costituito da una bobina fissa percorsa da corrente e da un nucleo di ferro dolce fissato all’asse di rotazione che porta sia le molle per creare la coppia antagonista sia l’indice.
Nel caso di questo amperometro funzionante in corrente alternata, la coppia motrice varia teoricamente come i quadrati dei valori istantanei, e poiché alle frequenze dell’ordine dei 50 Hz l’equipaggio mobile non può seguire queste rapide variazioni, esso raggiunge una posizione di equilibrio che dipende dalla media dei quadrati dei valori istantanei. In definitiva la posizione dell’ago dipende dal valore efficace della corrente.
Bibliografia: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, CEDAM, Padova 1962, pp. 133-135, da cui è tratta la fig. 1.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Moduli dell’oscilloscopio Tektronix Type 565 2ª parte


Moduli per l`oscilloscopio Tektronix Type 565. Seconda parte.
L`oscilloscopio 565 prodotto nel 1963 dalla Tektronix inc. con sedi a Beaverton e a Portland, Oregon, consiste sostanzialmente di due versatili oscilloscopi a singola traccia assemblati in un unico cabinet; infatti i due sistemi di deflessione orizzontale (asse dei tempi) possono funzionare sia indipendentemente, pilotati da due circuiti generatori della base dei tempi separati, oppure in sincronismo se pilotati da uno qualunque dei due generatori. Le deflessioni verticali sono pilotate da circuiti plug-in contenuti in numerosi moduli removibili già adottati nei modelli della serie 560. Pertanto le caratteristiche di ciascuno dei due canali possono essere configurate in funzione della grandezza da rilevare con la scelta dell`appropriato circuito plug-in.
L’oscilloscopio con la fotocamera sono esposti al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
La prima foto è di Daniele Maiani, le altre foto sono di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili, testo di Claudio Marcotulli.
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Amperometro C.G.S. Mod. HC18T N° 2160305

Amperometro C.G.S. Mod. HC18T N° 2160305. Nell`inventario del 1956 si trova ai numeri 2027-2032 dove si legge:  “N° 6 amperometri 2,5 – 5 A”, destinati ad Elettronica e acquistati nel dicembre del 1961.
Questo strumento, costruito dalla G.G.S. Italia è del tipo HC18T e ha due portate fondo scala: 2,5 A con resistenza interna di 0,28 Ω e 5 A con resistenza interna di 0,07 Ω in corrente alternata da 40 a 60 Hz; la portata di 2,5 A si ottiene ponendo due morsetti in serie, mentre quella di 5 A si ottiene ponendo i morsetti in parallelo. Esso ha classe 0,5, è testato per una tensione di prova di isolamento di 2 kV, e si usa solo col quadrante posto orizzontalmente. La scala è stata ricavata empiricamente poiché l`amperometro elettromagnetico è a ferro mobile.Questi tipi di amperometri si basano sul potere succhiante dei solenoidi (si consiglia il visitatore di vedere il relativo apparecchio presente nel sito, scrivendo: “Solenoide” su Cerca), cioè sulle forze attrattive che il campo creato dalla bobina percorsa da corrente esercita su un piccolo oggetto di ferro dolce. Sagomando per tentativi questo oggetto si riesce ad ottenere una scala di lettura accettabilmente uniforme, almeno nella parte centrale. Si comprende dunque che lo strumento è costituito da una bobina fissa percorsa da corrente e da un nucleo di ferro dolce fissato all`asse di rotazione che porta sia le molle per creare la coppia antagonista sia l`indice.
Nel caso di questo amperometro funzionante in corrente alternata, la coppia motrice varia teoricamente come i quadrati dei valori istantanei, e poiché alle frequenze dell`ordine dei 50 Hz l`equipaggio mobile non può seguire queste rapide variazioni, esso raggiunge una posizione di equilibrio che dipende dalla media dei quadrati dei valori istantanei. In definitiva la posizione dell`ago dipende dal valore efficace della corrente.
Per incuriosire maggiormente il lettore abbiamo riportato nella figura 1  una variante costruttiva rispetto a quella descritta nell`amperometro C.G.S. N° 160296.

Questa disposizione, molto usata, prevede una bobina B entro la quale si trovano due segmenti cilindrici di ferro dolce F e M, dove F è fisso e M è mobile e porta l`indice. Quando la bobina è percorsa da corrente i due oggetti si magnetizzano nello stesso senso e pertanto si respingono: il segmento M si allontana provocando la deviazione dell`indice sulla scala.
Bibliografia: L. Olivieri e E. Ravelli, Elettrotecnica Misure Elettriche, Vol. III, Cedam, Padova 1962, pp. 133 – 135, da cui è tratta la fig. 1.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.