pH-metro portatile.
Per ora l`unica incerta traccia è stata rinvenuta nell`inventario D che inizia il 30 giugno del 1956. Al n° 43 si legge: “Voltometro con elettrodo di platino. ₤ 3.000. Destinazione: Lab. Chimica”.
Esso è dichiarato in esistenza.
Lo strumento portatile per la misurazione del pH è esposto al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi, pertanto (nel 2017) non ci è possibile verificare se ci sia corrispondenza con la citazione nel suddetto inventario.
Sul quadrante dello strumento si osservano: la scala che va da 2 a 12; a sinistra sotto la scala “pH”; a destra “ °C ”; il numero di matricola 35009; al centro e molto sbiadito c`è il simbolo stilizzato di un fulmine.
Un simbolo molto simile appare in alcuni strumenti e apparecchi della Leybold o della Hartmann & Braun ma per ora la consultazione dei cataloghi a nostra disposizione non ha dato alcun esito.
Un breve cenno al metodo potenziometrico per la misura del pH si trova nella descrizione del Titriskop E366; per consultare la scheda scrivere “METROHM” su Cerca.
Foto di Daniele Maiani, su sfondo rosso, e di Claudio Profumieri, elaborazioni ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.
Microscopio Visopan a proiezione C. Reichert 2ª parte
Microscopio a proiezione Visopan Carl Reichert Austria. Projektionsmikroskop VISOPAN. Matricola N° 254020. Seconda parte.
Le uniche caratteristiche di cui disponiamo si riferiscono ad un modello più recente, risalente al 1972, e sono diverse da quelle del nostro esemplare: comunque nel manuale sono riportati anche i molteplici usi ai quali il microscopio era destinato.
Proseguiamo dalla prima parte nel riportare le principali caratteristiche. Il peso del VISOPAN è di circa 5 kg.
Il VISOPAN come microscopio da proiezione è idoneo per dimostrazioni in ambienti ristretti: se un preparato microscopico deve essere mostrato o discusso in ambienti ristretti, la grande immagine luminosa sullo schermo smerigliato del VISOPAN fornisce la soluzione ideale. È questo il caso anche nella didattica, sia durante i corsi che nelle prove d`esame.
Nel lavoro di routine, il preparato può non solo essere esaminato sullo schermo, ma anche direttamente misurato, campionato e disegnato.
Il VISOPAN come misuratore di lana per la misura di finezza della lana (della sezione dei fili di lana): in questo particolare ambito il VISOPAN è di gran lunga superiore per luminosità dell`immagine e praticità d`uso (comfort) rispetto ai comuni Lanametri finora utilizzati.
La misurazione sul VISOPAN si effettua all`interno dello schermo smerigliato circolare, coi valori direttamente leggibili senza bisogno di conversione. Il righello di misura da 200 mm di lunghezza può essere spostato ed anche ruotato rispetto al telaio dello schermo. La comoda posizione della mano poggiata sullo schermo in basso è al tempo stesso di sostanziale facilitazione del lavoro. Per misure sistematiche secondo le norme DIN e IWTO, viene fornita una guida, che sposta l`oggetto gradualmente in settori selezionabili.
Il VISOPAN come microscopio da proiezione per emocromo: il lavoro di routine in laboratorio di analisi è estenuante. Né il passaggio al microscopio bioculare, né i dispositivi elettronici di conteggio sono stati finora in grado di risolvere veramente questo problema.
Col VISOPAN, si può mantenere l`approccio consolidato della misura dell`emocromo e della griglia di conteggio in un microscopio. Anche gli ingrandimenti di 100× e 500× si confanno alla prassi abituale. La comoda postura e l`osservazione rilassata dei preparati sullo schermo agevolano il lavoro considerevolmente.
Nella terza parte, in lingua inglese, oltre a riportare le caratteristiche di un Visopan simile al nostro esemplare, sarà illustrato il suo uso.
Nota: nella fig. 1 “Strahlengang des VISOPAN” significa: “Cammino ottico del VISOPAN” .
L`accurata pulizia e le prove di funzionamento, queste ultime con risultati purtroppo negativi, sono state eseguite con la consueta perizia dall`Ing Claudio Profumieri.
Ringraziamo l`Ing. Massimo D`Apice, ricercatore presso l`ENEA con la spiccata passione per i microscopi, per l`identificazione dell`oggetto, l`invio della documentazione tradotta e adattata e la preziosa collaborazione.
Le istruzioni per l`uso riferite al modello del 1972 si trovano agli indirizzi:
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-Folder.pdf ;
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-manual.pdf .
Le ultime tre figure sono tratte dal VISOPAN
Projektionsmikroscop, Reichert Wien, 1972, che si trova al primo indirizzo di cui sopra.
Per consultare le altre due parti scrivere: “Visopan” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili, ricerche e testo di Massimo D`Apice e di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.
Microscopio mod. RCH, Carl Reichert Austria N° 282359 2ª parte
Microscopio mod. RCH, Carl Reichert Austria; matr. N° 282359. Seconda parte.
È stato rinvenuto nel febbraio del 2015 dal Prof. Cesare Perticari in cattive condizioni; manca l`oculare e non è stato trovato il termostato regolabile, accessorio essenziale per il suo corretto impiego.
Nell`inventario D del 1956, in data 31 dicembre 1963, al n° 3548 si legge: “A. Recchioni – Bologna. Microscopio RCH originale Reichert Obbiettivo monocromatico”, e al n° 3549 si legge: “A. Recchioni – Bologna. Tavolinetto riscaldabile elettricamente di Kofler con resistenze, … [termine illeggibile, N.d.R.], 2 termometri in astuccio ecc.”. Destinato alla Sezione Chimica.
Le informazioni essenziali sullo strumento ci sono pervenute dall`Ing. Massimo D`Apice, ricercatore presso l`ENEA ed esperto in microscopi.
In un libretto di istruzioni multilingue si legge: «Heiz – und Kühltischmikroskop – RCH – nach KOFLER zur Ermittlung physikalischer und chemischer Eigenschaften organischer und chemischer Stoffe und zur Thermoanalyse». «Microscopio – RCH – segûn KOFLER con platina de calefacción y de congelación para la determinación de las caracteristicas fisico-quimicas de las substancias orgánicas y para el termoanálisis».
Riscaldamento e raffreddamento del piano portaoggetti secondo Kofler del microscopio – RHC – per l`esatta determinazione delle proprietà fisiche e chimiche di sostanze organiche e chimiche e per analisi termiche.
Per consultare la prima parte scrivere “RCH” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Microscopio mod. RCH Carl Reichert Austria N° 282359 1ª parte
Microscopio mod. RCH, Carl Reichert Austria; matr. N° 282359. Prima parte.
Il microsocpio mod. RCH (Reichert Optische Werke A.G., Wien 17, Austria) è stato rinvenuto nel febbraio del 2015 dal Prof. Cesare Perticari in cattive condizioni; manca l`oculare e non è stato trovato il termostato regolabile, accessorio essenziale per il suo corretto impiego poiché permette di regolare la temperatura del tavolino termostatico del microscopio.
Nell`inventario D del 1956, in data 31 dicembre 1963, al n° 3548 si legge: “A. Recchioni – Bologna. Microscopio RCH originale Reichert Obbiettivo monocromatico”, e al n° 3549 si legge: “A. Recchioni – Bologna. Tavolinetto riscaldabile elettricamente di Kofler con resistenze, … [termine illeggibile, N.d.R.], 2 termometri in astuccio ecc.”. Destinato alla Sezione Chimica.
Le informazioni essenziali sullo strumento ci sono pervenute dall`Ing. Massimo D`Apice, ricercatore presso l`ENEA ed esperto in microscopi.
In un libretto di istruzioni multilingue si legge: «Heating and Cooling Stage Microscope – RHC – for the exact determination of the physical and chemical properties of organic and chemical substances and for thermoanalysis». «Microscope à platines chauffante et réfrigerante de KOFLER, modèle “RCH” pour la détermination exacte des caractéristiques physiques et chimiques des substances et pour l`analyses thermique».
Riscaldamento e raffreddamento del piano portaoggetti secondo Kofler del microscopio modello RHC, per l`esatta determinazione delle proprietà fisiche e chimiche di sostanze organiche e chimiche e per analisi termiche. Abbiamo trovato stralci di lavori eseguiti con tali dispositivi per gli esami termici adiabatici di alcuni composti derivati dal glicerolo oppure la determinazione della temperatura alla quale l`indice di rifrazione di una sostanza diventa uguale a quello un campione standard di vetro; originariamente questo metodo è stato descritto da L. Kofler e A. Kofler ed ha trovato ad esempio un applicazione nel campo dei lipidi.
Per consultare la seconda parte scrivere “RCH” su Cerca. Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili con la consulenza dell`Ing. Massimo D`Apice.
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Polarimetro di Laurent, A. Jobin & G. Yvon N° 5480 3ª parte (Museo MITI)
Polarimetro di Laurent. Terza parte.
Nell`inventario per categoria del 1923 al n° 98/1322 si cita un polarimetro di Laurent, senza ulteriori indicazioni.
Descriviamo il procedimento della misura.
La luce della lampada al sodio entra nell`obiettivo.
Chi scrive non ha indagato all`interno del sistema di lenti per osservare se esiste un filtro per eliminare i colori indesiderati, ma ha osservato che attraverso il diaframma circolare la luce diurna diventa gialla, come ci si aspetta dall`effetto dovuto ad una soluzione di bicromato di potassio o di sodio contenuta in un flaconcino. E non ha indagato per vedere la lamina di quarzo a mezz`onda.
La luce dunque viene polarizzata dal nicol e, secondo la letteratura, attraversa un diaframma nel quale la metà è costituita da una lamina di quarzo, con l`orlo verticale, che ritarda la luce di mezz`onda. Il nicol viene ruotato di pochi gradi per mezzo della levetta esterna visibile nella terza foto. In questo modo la parte di luce che attraversa la lamina viene ruotata in senso opposto della stessa entità. In assenza della soluzione interposta, l`intensità dei due raggi di luce all`oculare è la stessa; ma non appena la provetta contenente la soluzione otticamente attiva viene messa nel cilindro centrale, le polarizzazioni dei due fascetti di luce vengono ruotate dello stesso angolo dando luogo all`oculare a due settori con luminosità diversa. La rotazione del nicol analizzatore permette di ritornare alla stessa intensità luminosa. Il fatto che l`occhio riesca a percepire la diversità delle situazioni ha dato allo strumento la denominazione: polarimetro a penombra. La lettura accurata della rotazione del nicol analizzatore sulla scala permette di risalire alla concentrazione della soluzione come è già stato spiegato nella prima parte della descrizione dello strumento. Probabilmente esistevano le istruzioni di lettura delle scale a corredo dello strumento.
Il Dott. Paolo Brenni (Fondazione Scienza e Tecnica Firenze) ha pubblicato su youtube una serie di video nei quali magistralmente mostra gli esperimenti descritti in queste schede, insieme ad altri esperimenti di fisica molto interessanti.
All’indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=hTEMgXSX6ak&list=UUL-NEt9QIezXknHX5BJIh5w&index=10
viene mostrato un saccarimetro.
Bibliografia.
P. Brenni, Gli strumenti di fisica dell`Istituto Tecnico Toscano, Giunti, Prato 1995.
Per consultare le altre due schede scrivere: “Laurent” su Cerca.
Il polarimetro è esposto al Museo MITI su proposta di Teresa Cecchi e di Fabio Panfili.
Foto di Alessandro Panfili, di Claudio Profumieri e di Contemporanea Progetti. Elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.