Lyometer Z F. & M. Lautenschläger N° 2268 (Museo MITI)


Lyometer Z F. & M. Lautenschläger.
Acquistato nel marzo del 1941. Nell`inventario D, al n° 1054 si legge: “Liometro Z per misure di conducibilità. ₤ 2.130”.
Matricola N° 2268.
Importato dalla ditta Dr. Mario De La Pierre – Torino.
   Strumento per la misura della conducibilità elettrica, ditta costruttrice F. & M. Lautenschläger G. M. B. H. München, reca le seguenti scritte: “Lyometer Z D R R angem. ; Mess – Taster ” (sul tasto che esclude o collega il galvanometro esterno); “Elektroden” (in alto al centro fra due morsetti con sotto le istruzioni per l`uso come Ionometro) :
«Vorbereitung am Jonometer: Meß-Batterie entfernen. Galvanometerzeiger auf ca. Teilstrich 10 rechts und Schalterknopf auf “Meß” stellen. Kurzschluß zwischen Klemme 1 und 2 entfernen. Die 4 Polschuhe vom Lyometer mit den gleich bezeichneten Klemmen des Jonometers verbinden. Grobmessung: Leitfähigkeitszelle anschließen, Lyometer Z einschalten, Meßbereich auf 10 stellen. Meß-Skala am Jonometer verstellen bis Galvanometerzeiger umkehrt. Falls Ablesung am Anfang der pH-Skala, Meßbereich auf 1 resp. 0,1 stellen und Messung wiederholen. Feinmessung: Meß-Taster am Lyometer niederdrücken und Meßung wiederholen. Bei Lösungen guter Leitfähigkeit mit platinierten Elektroden arbeiten»
.
A destra sempre in alto sopra i quattro morsetti: “Jonometer-Anschluß” ; a sinistra in alto vicino ai tre morsetti: “Schwachstrom-Anschluß”: al centro sopra al commutatore con tre posizioni 10 , 1 , 0,1 si legge: “Messbereich”. E sull`interruttore per l`accensione e lo spegnimento si leggono rispettivamente “Ein Aus”.

   Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi.
  Foto di Claudio Profumieri, di Contemporanea Progetti e di Daniele Maiani. Elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Ionomètre F. & M. Lautenschläger N° 4557


Ionometro F. & M. Lautenschläger.
Strumento per la misurazione del pH.

Non rinvenibile negli inventari dell’epoca.
Dal confronto con il Lyometer Z di cui abbiamo la data di

acquisto, questo esemplare si può far risalire a dopo il 1941. In basso a sinistra si legge: “Ionomètre Brevet. F. & M. Lautenschläger G m b H München 2 6 W N° 4557”.
Destinato al mercato francese: le “
Instructions sommaires” riportate in alto sono illeggibili, mentre sono leggibili le tabelle di correzione della temperatura, dove si legge: «Avec plus de 18 °C temperature on soustrait la valeur de correction de résultat de mesure et avec moins de 18 °C de l’additionné. ___ = Quinhydrone ___ = Pt – H . ».
Foto
di Claudio Profumieri e di Daniele Maiani, elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili.
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Pila di Volta, due esemplari (Museo MITI)

                  Due pile di Volta.
La pila è una macchina che sfrutta l`energia prodotta da reazioni chimiche per spostare cariche elettriche lungo un circuito.
Da una lettera di Alessandro Volta indirizzata «a Sir J. Banks da Como nel milanese, 20 marzo 1800»  (Banks era presidente della Royal Society di Londra; il brano della lunga lettera è tradotto un po` liberamente dal francese, lingua nella quale era stata redatta da A. Volta):
« …… Vengo a darvi qui una descrizione più dettagliata di questo apparecchio, e di qualche altro analogo, come pure delle esperienze relative più notevoli. Mi procuro qualche dozzina di piccole lastre rotonde, o dischi, di rame, di ottone, o meglio di argento, di un pollice, più o meno, di diametro, (ad esempio, delle monete) ed un numero eguale di lastre di stagno, o, il che è molto meglio, di zinco, e presso a poco della medesima forma e grandezza: dico presso a poco perché non è affatto richiesta una precisione, e, in generale, la grandezza, come la forma, dei pezzi metallici è arbitraria: si deve soltanto aver riguardo di poterli disporre comodamente gli uni sopra gli altri in forma di colonna. Preparo inoltre un numero abbastanza grande di dischi di cartone, di pelle, o di qualche altra materia spugnosa, capace di assorbire e di ritenere molto dell`acqua o dell`umore dal quale bisognerà, per il successo delle esperienze, che essi siano ben intrisi. Queste fette o dischi, che chiamerò dischi ammolliti, li faccio un po` più piccoli che i dischi o piastre metalliche, affinché, interposti tra questi nel modo che dirò subito, essi non debordino. Avendo sotto mano tutti questi pezzi in buono stato, vale a dire i dischi metallici ben adatti e secchi, e gli altri non metallici ben imbevuti d`acqua semplice, o, il che è molto meglio, d`acqua salata, e asciugati in seguito leggermente, perché l`umore non sgoccioli, non ho che da disporli come conviene; e questa disposizione è semplice e facile. Pongo dunque orizzontalmente su una tavola, o una base qualunque, uno dei piatti metallici, per esempio uno d`argento, e su questo primo ne adatto un secondo di zinco, su questo secondo stendo uno dei dischi ammolliti, poi un altro piatto d`argento, seguìto immediatamente da un altro di zinco, al quale faccio seguire ancora un disco ammollito. Continuo così, alla stessa maniera, accoppiando un piatto d`argento con uno di zinco, e sempre nel medesimo senso, cioè a dire, sempre l`argento sotto e lo zinco sopra; o viceversa, secondo come ho incominciato e interponendo a ciascuna di queste coppie un disco ammollito; continuo, dico, a formare con parecchi di q
uesti piani una colonna tanto alta che possa sostenersi senza crollare».
La figura 1 mostra gli appunti voltiani e vi si osservano due pile collegate tra loro in serie dal conduttore posto in alto che funge anche da interruttore quando viene sollevato.

Le figure a) e b)  mostrano una schematizzazione di una cella singola e di una pila nella quale ogni cella è posta in serie alla successiva. 
La figura sotto mostra un affresco di G. Martellini su cartoni di N. Cianfanelli nel quale è raffigurata la dimostrazione che Volta fece in presenza di Napoleone.

Per una dimostrazione odierna, si usano celle sovrapposte costituite ognuna, dal basso verso l’alto, da un disco di rame con sopra un disco di  feltro imbevuto di acido solforico e poi un disco di zinco. Successivamente vi è di nuovo un disco di rame, un disco di feltro e un disco di zinco, così via fino a formare la pila.
La pila produce una forza elettromotrice che cresce col numero di celle realizzate.
Si fa osservare che dopo breve tempo la pila si polarizza per effetto dell`idrogeno che si produce al catodo (il rame) ricoprendo la sua superficie e impedendo il normale decorrere delle reazioni chimiche.
Una pila di Volta simile a quella a sinistra nella prima foto è a pag. 840 del catalogo Price List No 50
Vols. II and III Physical Apparatus Vol II Max Khol A.G. Chemnitz [1909-11?] che si trova all’indirizzo:
https://ia802605.us.archive.org/4/items/pricelistno5023kohlrich/pricelistno5023kohlrich.pdf
Bibliografia.
Il brano è tratto da: Le Opere di Alessandro Volta, Vol. I, U. Hoepli Milano 1818; reperibile all`indirizzo: ppp.unipv.it/Volta/Page3.html.
G. Gamow, Biografia della Fisica, Est A. Mondadori, Milano 1963, da cui è tratta la pagina di appunti di Volta. AA.VV., The Project Physics Course, Unità 4, La luce e l`elettromagnetismo, Zanichelli, Bologna 1977, da cui è tratto il disegno della pila di Volta.
L. Miano, Fisica 2, Fabbri Editori, Milano 1969, da cui è tratto il dipinto che raffigura Volta al cospetto di Napoleone.
Le due pile sono esposte al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi.
Foto di Daniele Maiani, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Apparecchio di Kjeldhal (Museo MITI)



Apparecchio di Kjeldhal.
Nell’inventario D del 1937 si trova al n° 1006 e risulta acquistato dalla Carlo Erba di Milano in due esemplari per ₤ 290 in data 29 ottobre 1940.

Prima destinazione: Laboratorio di Chimica.
È stato rinvenuto un solo esemplare.

Le ampolle di vetro recano la scritta: “JENA er GLAS RASOTHERM 1000 ml MADE IN GDR”.

Una etichetta posta alla base riporta il nome della ditta: “G. Passoni e Figlio – Apparecchi Scientifici – Via Agordat, 9 Milano”.

L’apparecchio serve per stimare quantitativamente le proteine in un campione.
Esso prevede una digestione del campione con acido solforico e opportuni catalizzatori per mineralizzare la sostanza organica: il carbonio si trasforma così in anidride carbonica, l’idrogeno in acqua e l’azoto proteico in solfato d’ammonio; la successiva aggiunta di alcali porta alla liberazione dell’ ammoniaca che viene distillata e raccolta in una quantità nota di acido; mediante retrotitolazione dell’acido non neutralizzato si procede alla determinazione quantitativa dell’ammoniaca e quindi si risale alla quantità di proteine presenti nel campione.
L’apparecchio attualmente è esposto al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi.
Foto di Claudio Profumieri. La seconda foto è di Daniele Maiani. Le ultime due sono di Contemporanea Progetti. Ricerche su inventari ed elaborazioni di Fabio Panfili. Testo  di Teresa Cecchi.
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Microscopio Visopan a proiezione C. Reichert 2ª parte


Microscopio a proiezione Visopan Carl Reichert Austria. Projektionsmikroskop VISOPAN. Matricola N° 254020. Seconda parte.
Le unich
e caratteristiche di cui disponiamo si riferiscono ad un modello più recente, risalente al 1972, e sono diverse da quelle del nostro esemplare: comunque nel manuale sono riportati anche i molteplici usi ai quali il microscopio era destinato.
 Proseguiamo dalla prima parte nel riportare le principali caratteristiche. Il peso del VISOPAN è di circa 5 kg.
Il VISOPAN come microscopio da proiezione è idoneo per dimostrazioni in ambienti ristretti: se un preparato microscopico deve essere mostrato o discusso in ambienti ristretti, la grande immagine luminosa sullo schermo smerigliato del VISOPAN fornisce la soluzione ideale. È questo il caso anche nella didattica, sia durante i corsi che nelle prove d`esame.
Nel lavoro di routine, il preparato può non solo essere esaminato sullo schermo, ma anche direttamente misurato, campionato e disegnato.
Il VISOPAN come misuratore di lana per la misura di finezza della lana (della sezione dei fili di lana): in questo particolare ambito il VISOPAN è di gran lunga superiore per luminosità dell`immagine e praticità d`uso (comfort) rispetto ai comuni Lanametri finora utilizzati.
La misurazione sul VISOPAN si effettua all`interno dello schermo smerigliato circolare, coi valori direttamente leggibili senza bisogno di conversione. Il righello di misura da 200 mm di lunghezza può essere spostato ed anche ruotato rispetto al telaio dello schermo. La comoda posizione della mano poggiata sullo schermo in basso è al tempo stesso di sostanziale facilitazione del lavoro. Per misure sistematiche secondo le norme DIN e IWTO, viene fornita una guida, che sposta l`oggetto gradualmente in settori selezionabili.
Il VISOPAN come microscopio da proiezione per emocromo: il lavoro di routine in laboratorio di analisi è estenuante. Né il passaggio al microscopio bioculare, né i dispositivi elettronici di conteggio sono stati finora in grado di risolvere veramente questo problema.
Col VISOPAN, si può mantenere l`approccio consolidato della misura dell`emocromo e della griglia di conteggio in un microscopio. Anche gli ingrandimenti di 100× e 500× si confanno alla prassi abituale. La comoda postura e l`osservazione rilassata
 dei preparati sullo schermo agevolano il lavoro considerevolmente.
Nella terza parte, in lingua inglese, oltre a riportare le caratteristiche di un Visopan simile al nostro esemplare, sarà illustrato il suo uso.
Nota: nella fig. 1 “Strahlengang des VISOPAN” significa: “Cammino ottico del VISOPAN” .
 L`accurata pulizia e le prove di funzionamento, queste ultime con risultati purtroppo negativi, sono state eseguite con la consueta perizia dall`Ing Claudio Profumieri.
Ringraziamo l`Ing. Massimo D`Apice, ricercatore presso l`ENEA con la spiccata passione per i microscopi, per l`identificazione dell`oggetto, l`invio della documentazione tradotta e adattata e la preziosa collaborazione.
Le istruzioni per l`uso riferite al modello del 1972 si trovano agli indirizzi:
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-Folder.pdf ;
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-manual.pdf .
Le ultime tre figure sono tratte dal VISOPAN
Projektionsmikroscop, Reichert Wien, 1972, che si trova al primo indirizzo di cui sopra.
Per consultare le altre due parti  scrivere: “Visopan” su Cerca.
  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili, ricerche e testo di Massimo D`Apice e di Fabio Panfili.
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