Titriskop mod. E 366 della Metrohm AG. Herisau, Schweiz. Made in Switzerland.
Nell’inventario D del 1956 al n° 3710 del 6 maggio 1964 si legge: “Imp. AESSE – Milano. Titolatore tipo E 366 con attrezzatura F. Dest. Chimica. ₤ 98000”.
Lo strumento è un potenziometro piaccametro appositamente progettato per le esigenze dei chimici che eseguivano le titolazioni.
La titolazione automatica è avvenuta a metà del 20° secolo e la Metrohm ha lanciato il Titriskop nel 1949.
È dunque interessante notare la necessaria somiglianza tra una foto d’epoca scattata in un laboratorio della sezione Chimica Industriale tra gli anni 1972 e gli anni 1995 e la foto pubblicata dalla Metrohm in occasione del 75° anniversario della fondazione che cade nel 2018. In proposito vedere ad esempio all’indirizzo: https://www.metrohm.com/it-it/società/75-years/ oppure in varie lingue: https://www.metrohm.com/en/documents/80005252 .
Nelle due foto si vedono: a sinistra il Titriskop, al centro un agitatore magnetico con elettrodo a vetro ed elettrodo di riferimento Ag / Ag+ /Ag Cl, a destra una buretta automatica per la titolazione.
Una targhetta posta sul retro reca, oltre al logo della METROHM, la scritta: “Fa.No 9/535 V 117 / 220 VA 20 Type E 366 Hz 50 60 ~ MADE IN SWITZERLAND”.
Sul quadrante del Titriskop vi sono due tipologie di scale. Quelle due superiori in mV con i valori di scala che vanno in una da 0 a 200 da destra a sinistra e nell’altra da 0 a 200 da sinistra verso destra. Quelle inferiore in pH con lo zero centrale da -2 a +2 e da -4 a +4.
Sotto il quadrante vi sono tre manopole. Quella a sinistra regola le portate della E (f.e.m.) da 0 a 1000 mV; quella al centro con la scritta mV da 200 a 400 mV porta la scritta ±2 pH; da 400 a 1000 mV, ± 4 pH. La manopola a destra ha quattro posizioni M (3 µA), 0 (mV), 0 (pH), M. [la lettera M (visibile nelle foto), presumibilmente significa “misurazione” dal tedesco Messung, N.d.R.].
Si nota subito che a pH = 0 nel centro scala corrisponde un valore di 100 mV! Mentre in genere ad un pH = 0 si fa corrispondere il valore di 0 mV.
Per questa ed altre ragioni si consiglia di consultare le due schede dedicate alle istruzioni d’uso del Titroskop E 366 B.
La titolazione (in inglese titration, in tedesco Titration) riveste una enorme importanza per una branca della chimica analitica: la volumetria.
Le determinazioni effettuate volumetricamente, cioè mediante titolazione, consistono essenzialmente nell’addizionare alla soluzione del campione da esaminare una soluzione a concentrazione nota di un opportuno reattivo fino al punto finale della reazione, quando un apposito indicatore mette in evidenza tale punto finale. L’aggiunta del reattivo cessa e, misurando il suo volume si risale alla quantità di sostanza in esame col calcolo stechiometrico.
Ogni studente di chimica e probabilmente quasi tutti gli studenti di scienze, una volta ha eseguito una titolazione manuale con una buretta di vetro. Ha ancora senso per gli studenti fare questo per capire i principi della titolazione. Tuttavia, quando l’obiettivo dell’analisi è ottenere un risultato accurato e riproducibile entro breve tempo, l’automazione è necessaria. I migliori risultati si ottengono quando la titolazione stessa e la manipolazione del campione sono automatizzati.
Diversi sono i sistemi in uso a seconda della reazione che si vuole esaminare; tra quelli col metodo strumentale vi è il potenziometrico oggetto di questa scheda.
Queste titolazioni, dette potenziometriche, sono basate sulla variazione della f.e.m. in funzione del reattivo titolante aggiunto. Per poterle eseguire, occorrono un elettrodo sensibile alla variazione della concentrazione della specie ionica che partecipa alla reazione e un elettrodo di riferimento.
Il dispositivo utilizzato è visibile nelle foto ed è composto indicato da un Titriskop E 366, da un agitatore magnetico su cui è posto un contenitore in vetro con dentro gli elettrodi, da una buretta a pistone e da un altro contenitore su cui è scritto HCl.
Si collegano i due elettrodi ai terminali dello strumento. Si opera come in una normale titolazione tenendo conto che il punto finale della titolazione non viene indicato dal viraggio dell’indicatore, ma ci viene fornito dallo strumento.
Sarà quindi necessario seguire la titolazione ad ogni aggiunta di reattivo. Allo scopo si rende necessaria una continua agitazione, come peraltro avviene nelle titolazioni tradizionali, per avere il liquido sempre rinnovato intorno agli elettrodi.
La variazione della f.e.m., lontano dal punto equivalente è minima, perché l’aggiunta di una certa quantità di reattivo titolante non produce variazioni apprezzabili di concentrazione.
In vicinanza del punto equivalente, le concentrazioni del titolante e del titolato sono esigue e l’aggiunta di piccole percentuali di titolante produce forti variazioni di concentrazione e quindi del potenziale, per cui al punto equivalente, la variazione della f.e.m. diventa evidente.
«L’elettrodo a vetro è un particolare elettrodo a membrana che rappresenta il tipo di sonda più usato nei laboratori chimici per la misura del pH di soluzioni acquose tramite il piaccametro.
Deve la sua diffusione al relativo basso costo e alla praticità d’uso, di gran lunga maggiore rispetto all’elettrodo standard a idrogeno.
Essendo necessari due elettrodi per la misura del pH, uno di misura e uno di riferimento, gli elettrodi a vetro disponibili sul mercato combinano in un unico corpo l’elettrodo a vetro vero e proprio, che funge da elettrodo di misura, e il secondo elettrodo interno di riferimento. Un elettrodo a vetro di questo genere viene detto “combinato”».
Vedere all’indirizzo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Elettrodo_a_vetro
Dunque la Metrohm ha introdotto il Titriskop, un piaccametro appositamente progettato per le titolazioni, nel 1949.
Ha così consentito agli analisti di ottenere risultati più precisi consentendo una risoluzione avanzata nell’intervallo di pH in cui era previsto il punto di equivalenza. A quel tempo, la curva di titolazione, cioè il pH rispetto al volume del titolante, doveva ancora essere disegnata manualmente.
La Metrohm sostituì la buretta di vetro con la prima buretta automatica nel 1957. Ciò migliorò la maneggevolezza e la precisione dell’aggiunta del titolante.
Oltre ad una vasta documentazione sugli aspetti generali della titolazione, dispongo delle istruzioni dettagliatissime del Titriskop E 366B che differisce dal nostro esemplare per qualche dettaglio, ma mi ha permesso di riportare le due figure; in particolare lo schema elettrico che mostra le caratteristiche di precisione e versatilità dello strumento.
Non è possibile riportare qui, per ragioni evidenti di spazio, le trenta pagine di istruzioni d’uso, ma sono pubblicate in due apposite schede.
Qui mi pare opportuno illustrare i comandi visibili nelle foto e nella figura 2, avvertendo il lettore che la figura si riferisce al modello E 366 B, che è leggermente diverso, ma comunque altrettanto significativo per la comprensione.
Legenda:
1) strumento indicatore. 2) Presa per l’elettrodo indicatore o per il gruppo elettrodo combinato. 3) Presa per l’elettrodo di riferimento 4) sostegno per l’asta di supporto. 5) Selettore. 6) Vite per l’azzeramento dello strumento indicatore. 7) Controllo della sensibilità. 8) Interruttore click-stop per compensare la tensione. 9) Contro-tensione. 10) Interruttore di rete. 11) Targhetta. 12) Presa principale di linea (nel nostro esemplare c’è il cavo che esce direttamente dal pannello posteriore). 13) Portafusibili per 220 V accessibile dal pannello posteriore (nel nostro esemplare è all’interno). 14) Il portafusibili per 117 V è rimosso. 15) Controllo a punto fisso. 16) Calibrazione della tensione di compensazione. 17) Messa a terra. 18) Calibrazione della sensibilità.
Nello schema elettrico, vedere la fig. 7, vi è la data: ottobre 1964, di pochi mesi posteriore alla registrazione del nostro esemplare nell’inventario.
Per queste brevi note mi sono avvalso dapprima della preziosa collaborazione dei proff. Luigi Angelici e Roberto Diomedi che ringrazio.
Successivamente ho avuto il supporto decisivo della Metrohm Italiana Srl di Origgio (VA): il C. D. dott. Cosimo Santini e la dott.ssa Giovanna Valvassori inizialmente hanno contattato la casa madre di Herisau per eventuali documenti, ma senza successo; in seguito la dott.ssa Valvassori è riuscita a trovare le rarissime istruzioni del Titriskop E 336 B, molto simile a questo esemplare; inoltre ha incaricato un collaboratore di visionare le bozze delle tre schede che avevo spedito. Il tutto con entusiasmo e cortesia notevoli. A loro va un particolare ringraziamento.
Eventuali inesattezze sono comunque da attribuire a me che scrivo.
Per avere informazioni esaurienti sul Titriskop si consiglia, come già detto sopra, di consultare le due schede relative alle istruzioni per l’uso scrivendo “E 366 B” su Cerca. Per vedere le altre schede che descrivono gli oggetti dell’intero dispositivo scrivere “METROHM” su Cerca.
La foto con panno rosso dei vari oggetti assemblati per la misura, è di Daniele Maiani, le altre a colori sono di Claudio Profumieri, elaborazioni ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano N° 45837 2ª parte
Rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano. Seconda parte.
Questa parte è dedicata ad ulteriori particolari dello strumento.
Per consultare la prima parte scrivere “Abbe” su Cerca, per consultare le due schede sul termostato scrivere: “COLORA”.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili.
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Apparecchio di Abel Pensky (Museo MITI)
Apparecchio di Abel Pensky.
Nell`inventario del 1956 in data 14 giugno 1967 al n° 4031 si legge: “Apparecchio per il punto di infiammabilità Abel Penscy [sic, N.d.R.] ₤ 51.000”.
Importato da G. Vittadini – Milano. Destinato al Laboratorio di Chimica.
Nell`inventario particolare per categoria n° 7/8 del 1925/1927, a pag. 145 n° 210-1145, si legge testualmente: “Apparecchio Martens-Penschky [sic, N.d.R.] per determinare il punto di infiammabilità dei minerali [degli oli minerali, N.d.R]; con cassetta, 1 termometro, 2 lampade speciali e 3 becchi. ₤ 850”.
Nell`inventario del 1937 si trova al n° 794 un: “Apparecchio di Pensky – Martens”. Destinato al Laboratorio di Chimica, costo ₤ 300.
È un dispositivo atto alla determinazione del punto d`infiammabilità di derivati petroliferi come benzine e gasoli con temperatura di accensione inferiore a 50 °C.
Il campione in esame è posto in un bagno termostatico nel quale, a una certa distanza, è posta una fiamma; viene quindi portato a temperature via via crescenti finché i vapori non si incendiano.
Lo strumento è costituito da una piccola caldaia di bronzo Ca che ospita il campione e che è provvista di un coperchio a tenuta stagna, attraverso il quale passa il termometro T1. Il coperchio è fornito di un meccanismo che consente di aprire le feritoie e di avvicinare contemporaneamente ad una di esse una piccola fiamma L. Questa manovra viene fatta a intervalli regolari di tempo, man mano che la temperatura del campione sale per riscaldamento tramite un bagno ad aria Cb, fino a che si verifica l`accensione dei vapori usciti dalla caldaia.
La temperatura letta a questo punto rappresenta il punto di infiammabilità del campione. Un secondo termometro T2 invece va inserito nella camera a Cc. Il “filo a piombo” P, formato da una catenella col peso, serve per la messa in piano orizzontale dell`apparecchio.
La prima figura, con un lieve adattamento, è tratta dal sito che oggi non esiste più: https://www.chem.uniroma1.it/museo/pagine_sito/strumenti/strum_VET_DES/11_strum/abel.htm .
Il nuovo sito è: https://www.chem.uniroma1.it/museo-di-chimica-primo-levi/patrimonio/catalogo/apparato-di-abel-pensky ; ma non c’è più il disegno.
La figura 1408, con il titolo: “Abel’s Petroleum Test Apparatus”, è a pag. 235 del catalogo: Illustrated and
descriptive catalogue of Chemical Apparatus F. E. Becker & Co., London, 1924. Rinvenibile all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9846.pdf .
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi e di Fabio Panfili.
La seconda foto è di Daniele Maiani.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Microscopio Visopan a proiezione C. Reichert 1ª parte
Microscopio a proiezione Visopan Carl Reichert Austria. Matricola N° 254020. Prima parte.
L’unica traccia molto labile dell’acquisto di questo esemplare, dalla Manetti & Roberts – Firenze, si trova nell’inventario D del 1956 al n° 1756, in data 1960, si legge: “Microscopio a proiezione”. Destinato alla Sezione Chimica, non è funzionante.
Il Reichert Visopan dispone di una lampada a bassa tensione la cui luce viene focalizzata sul campione tramite un condensatore con diaframma ad iride, per poi attraversare un sistema ottico in grado di fornire un elevato ingrandimento.
Il tavolo portacampioni è munito di traslatore bidirezionale comandato da manopole coassiali.
Il revolver sovrastante il tavolo portacampioni può ospitare 4 obiettivi; i due attualmente montati e visibili nella foto recano le scritte: “6,3/0,16 160/-” e “40/0,65 160/0,17”. Dalle specifiche della ditta costruttrice si deduce che gli obiettivi acromatici in dotazione potevano essere impiegati per la rilevazione dell’emocromo, con ingrandimenti rispettivamente di 80:1 e 500:1.
L’obiettivo 40× poteva essere anche usato per misure di finezza della lana.
Lo schermo, di 200 mm di diametro, presenta una smerigliatura fine con lente di Fresnel incorporata e permette una confortevole osservazione, anche prolungata, dei campioni in esame.
Le caratteristiche della Reichert di cui disponiamo si riferiscono ad un modello più recente, risalente al 1972, e sono leggermente diverse: comunque nel manuale sono riportati anche i molteplici usi ai quali il microscopio era destinato.
Riportiamo qui le principali caratteristiche:
«Struttura.
Il VISOPAN possiede tutte le caratteristiche di un microscopio da laboratorio di alta qualità : •lampada alogena a bassa tensione da 100 W •collettore regolabile •Condensatore con lente frontale scamottabile •tavolo traslatore con comandi coassiali •revolver per quattro obiettivi liberamente selezionabili, centrati e parafocali. Tuttavia, questi comuni dispositivi sono per la prima volta disposti in un nuovo assetto nel corpo del microscopio per essere azionati dall’esterno. L’osservazione dell’immagine viene effettuata su uno schermo smerigliato a forma di consolle, con illuminazione anabbagliante all’interno dell’apparecchio. La messa a punto del microscopio è limitata a poche manopole e consente la piena concentrazione sull’osservazione e dimostrazione dei preparati. Lampada alogena a bassa tensione da 100 W. Questa nuova sorgente di luce fornisce circa 3-4 volte la luminosità di una comune lampada a bassa tensione. Perciò – diversamente dalla pratica finora in uso – non è più necessario oscurare completamente l’ambiente di lavoro. Anche con l’uso degli obiettivi a più forte ingrandimento o con la regolazione del contrasto d’immagine tramite il diaframma di apertura del condensatore, si ha un’immagine chiara e definita sullo schermo smerigliato. Con questa potenzialità il VISOPAN apre anche nuovi campi di applicazione, non accessibili finora ai microscopi da proiezione. Campo di ingrandimento da 50× a 1250×: gli obiettivi Reichert acromatici e planacromatici, in abbinamento con un oculare da proiezione, forniscono ingrandimenti da 50:1 a 1250:1. Misura senza conversione: l’oggetto può essere misurato direttamente con la scala sullo schermo smerigliato. Ad un ingrandimento di 50× e 500×, un tratto della graduazione della scala corrisponde rispettivamente ad una lunghezza dell’oggetto di 20 e 2 micron. Grande schermo smerigliato con lente di Fresnel incorporata: la grana del vetro smerigliato è estremamente fine e non influisce praticamente sulla alta qualità delle immagini fornite dai nostri obiettivi. La lente di Fresnel assicura una illuminazione uniforme. Il diametro di 200 mm dello schermo smerigliato è ottimale per abbinarsi ad una più comoda posizione di lavoro risultante. Comandi coassiali del tavolo traslatore: il posizionamento del porta-campioni tramite manopole coassiali permette un facile ed immediato esame di preparati di grosse dimensioni. Sostituzione più spedita dei preparati tramite spostamento verticale rapido: un singolo comando di commutazione è sufficiente a sollevare il revolver con gli obiettivi. La distanza di lavoro libera di 12 mm tra il campione e la lente frontale dell’obiettivo, ottenuta in tal modo, permette il rapido scambio dei preparati e l’uso di tutti i porta-campioni di spessore compreso tra 0,7 e 6 mm».
Le caratteristiche del modello del 1972 seguono nella seconda parte!
L’accurata pulizia e le prove di funzionamento, queste ultime con risultati purtroppo negativi, sono state eseguite con la consueta perizia dall’Ing. Claudio Profumieri.
Ringraziamo l’Ing. Massimo D’Apice, ricercatore presso l’ENEA con la spiccata passione per i microscopi, per l’identificazione dell’oggetto, l’invio della documentazione tradotta e adattata al sito, e la preziosa collaborazione.
Le istruzioni per l’uso riferite al modello del 1972 si trovano agli indirizzi:
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan Folder.pdf ;
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-manual.pdf .
La fig. 1 è stata tratta da: S. Bradbury, Recording the image – past and present, Quekett Journal of Microscopy, 1994, 37, 281-295; rinvenibile all’indirizzo https://www.quekett.org/wp-content/uploads/2015/09/Bradbury-Recording-Image-Past-Present.pdf ; essa mostra il Visopan del 1950 che è identico a questo esemplare.
Le altre figure sono tratte: la prima in ordine di apparizione dal manuale Visopan REICHERT AUSTRIA, GEBRAUCHSANWEISUN für das PROJEKTIONSMIKROSKOP “VISOPAN”, del 1972; le ultime dal VISOPAN Projektionsmikroscop, Reichert Wien, 1972. Entrambi si trovano agli indirizzi di cui sopra.
Per consultare le altre due parti scrivere: “Visopan” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili, ricerche e testo di Massimo D’Apice e di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.
Microscopio Visopan a proiezione C. Reichert 3ª parte
Microscopio a proiezione Visopan Carl Reichert Austria. Projektionsmikroskop VISOPAN. Matricola N° 254020. Terza parte.
Le uniche caratteristiche di cui disponiamo si riferiscono ad un modello più recente, risalente al 1972, e sono diverse: comunque nel manuale sono riportati anche i molteplici usi ai quali il microscopio era destinato.
L`accurata pulizia e le prove di funzionamento, queste ultime con risultati purtroppo negativi, sono state eseguite con la consueta perizia dall`Ing. Claudio Profumieri.
Le istruzioni per l`uso riferite al modello del 1972 si trovano agli indirizzi:
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-Folder.pdf ;
http://www.science-info.net/docs/reichert/A4/Visopan-manual.pdf .
Un modello precedente a questo, il fibroscopio – Pro LF – è visibile in un catalogo della Reichert del 1951 (vedi figura 2) ed era progettato per misurare lo spessore dei fili di lana e per l`analisi qualitativa delle fibre tessili. Esso si trova all`indirizzo:
http://www.science-info.net/docs/reichert/Reichert75thMicroscopeCat.pdf . Inoltre l`impiego negli esami di geologia di questo microscopio Visopan è riportato a pag. 919 del Bulletin of Canadian Petroleum Geology Vol. 12 (1964), No. 4. (December), Pages 919-920 il cui capitolo che ci interessa si intitola: “Geological Notes – An Instrument For Textural Analysis of Sedimentary Rocks”, di C. G. Winder, University of Western Ontario London, Ontario, dal quale abbiamo tratto la figura 1.
Ne riportiamo la prima parte poiché contiene le caratteristiche del nostro esemplare e un suo uso particolare. «In recent years, textural studies of essentially monomineralie sediments such as siltstones, sandstones and carbonates have become more numerous. Analyses of grain shape and size, grain-to-grain relationships, and the nature of the cement or matrix for both siliceous and calcareous rocks have greatly expanded the knowledge of original environment and diagenetic history. Large numbers of carbonate peel prints can be made rapidly at little cost. Lesser importance given to mineral variation allows the use of an optical instrumentsuch as a stereoscopic microscope which does not have a polarizing system. However, analyses of a large number of specimens quite frequently can bemost tedious with a standard microscope . The Reichert Visopan or projection microscope (Fig. 1) has a low voltagelamp (with a window to illuminate the table) and the light passes through a condenser with iris diaphragm and swing-in optical system for high magnification. A fixed focus 12,5X “eye piece” with fine adjustment projects the image on a frosted screen with a 200 mm (about 8 inch) diameter. The quadruple objective nosepiece rotates and standard lenses from 4X to 63 X give magnifications of 50 to 800 times. Magnifications up to 1250X by using other objective lenses can be obtained . The stage measures 130 × 100 mm and the standard slide carrier has coaxial controls with coordinate motion of 33 × 70 mm. ….» .
Ringraziamo l`Ing. Massimo D`Apice, ricercatore presso l`ENEA con la spiccata passione per i microscopi, per l`identificazione dell`oggetto, l`invio della documentazione tradotta e adattata e la preziosa collaborazione.
Per consultare le altre due parti scrivere “Visopan” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e note di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.