Soffieria e bruciatore a becco

Soffieria e  bruciatore a becco.
Per ragioni indipendenti dalla nostra volontà non abbiamo potuto consultare gli inventari d’epoca.
È evidente l’assenza di un tubetto per l’immissione.
“La soffieria utilizza aria compressa come comburente e permette di ottenere una fiamma più calda e concentrata rispetto al becco Bunsen”.
La soffieria è citata all’indirizzo:
https://chimica.campusnet.unito.it/didattica/att/ee4b.0840.file.pdf
dal quale abbiamo tratto il suggestivo disegno originale, a cui abbiamo poi apportato alcune modifiche per una migliore lettura, e l’incipit tra virgolette della scheda.
Una sorgente di Bunsen a due rubinetti ( o fiamma a soffieria di Bunsen e Gay-Lussac)” è mostrata all’indirizzo:
http://www.monci.it/HomoGubernator/Termologia/2T_Sorgenti%20di%20calore%20-%20Bunsen.htm
La storia, la struttura, il funzionamento e gli impieghi del becco Bunsen si trovano facilmente in rete.
Ad esempio agli indirizzi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Becco_di_Bunsen
https://www.chimica-online.it/download/becco-bunsen.htm
da cui abbiamo tratto la foto delle fiamme
Chi è interessato può vedere i saggi alla fiamma col becco Bunsen su You Tube.
Per consultare la scheda sul becco Bunsen, scrivere “Bunsen” su Cerca.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e ricerche di Fabio Panfili.
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VEB Junkalor Dessau Trommelgaszähler (Contatore di gas a tamburo)


VEB Junkalor Dessau Trommelgaszähler.
Contatore di gas a tamburo Junkalor Dessau.
Elenchiamo le scritte che si trovano sul contatore.
Sulla targhetta:
DDR VEB Junkalor Dessau Trommelgaszähler
NB 1,5 Qmin 10 l/h
J 5 l Qmax 1500 l/h 111
NDmax 100 mm WS
W. Nr. [non ben leggibile] 410 ? 9 4 60

Sulla valvola per travaso o scarico del liquido in eccesso dal contatore. A sinistra: in alto Prüfen; a sinistra: Ablassen; a destra: Betrieb.

Sul quadrante.
In alto a sinistra Füllstutzen Für Manometer. In alto a destra Feltstopfbuchse Für Wellendichtung.

Al centro sempre in alto (coperta dall’indice) Liter.
A sinistra nel logo: JUNKALOR. A destra sopra il contatore numerico: m³.
Sotto il manometro: mm W S. A destra sotto il termometro °C.
In basso a sinistra: Nullpunktarrektur für Manometer. In basso a destra: Ablaß für Manometer.
Le scritte in alto e in basso si riferiscono ai 4 fori che si trovano fuori del quadrante come si vede nelle foto.
Sempre riferendosi al quadrante: sulla sinistra si trova la valvola di scarico o travaso, mentre sulla destra c’è una livella a bolla che serve per posizionare in orizzontale lo strumento prima di iniziare le operazioni, cosa che si ottiene agendo sulle viti dei due piedini anteriori e controllando l’indicazione della livella.
Questo tipo di contatore era molto più preciso di quelli usati all’epoca per uso domestico o industriale, e spesso veniva appunto usato nei laboratori sia per esperimenti, sia per la taratura di comuni contatori. Al suo interno vi è un tamburo rotante cilindrico con quattro camere che vengono riempite fino a un dato livello (di solito un po’ sopra la metà) con un liquido (olio o acqua) e nelle quali viene immesso il gas. Il tubo di immissione a forma di L, posto al centro del tamburo, sporge leggermente al di sopra del livello del liquido; mentre il tubo di uscita è sotto detto livello. Questa disposizione provoca la rotazione del tamburo e quindi dell’albero collegato col contatore di giri.
Si noti che oltre al manometro c’è un termometro poiché la temperatura del gas influenza la sua pressione e di ciò bisogna tener conto nella misura del flusso. Ai lati dello strumento vi sono quattro fori: uno posto in alto a destra per alimentare il grasso che lubrifica e sigilla l’albero del tamburo rotante; le altre tre aperture servono per il riempimento, lo svuotamento e la calibrazione del manometro.
Per chi desidera vedere in dettaglio le bellissime foto di uno strumento analogo (insieme ad un esemplare più piccolo) in tutti i particolari (anche smontato), e leggere le esaurienti spiegazioni da cui abbiamo riassunto queste brevi note, si consiglia di visitare il sito:
http://www.crowave.com/blog/2018/06/08/plinsko-brojilo-veb-junkalor-dessau/
Inoltre un altro strumento simile si trova all’indirizzo:
https://wmgaz.pl/en
dopo essere entrati in questo sito museale, cercare: drum gas meter.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni e testo di Fabio Panfili.
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Centrifuga a mano


Centrifuga a mano.
Per ora, indipendentemente dalla nostra volontà, non abbiamo potuto fare le ricerche negli inventari d’epoca.
Le due provette con il loro contenuto vengono sottoposte ad una rapida rotazione; pertanto la parte più densa del miscuglio eterogeneo solido-liquido si deposita sul fondo delle provette lasciando sopra la parte meno densa. Nel gergo dei chimici il surnatante (liquido) viene separato dal precipitato (solido).
Per un approfondimento vedere alla voce: “Centrifuga a crociera RTR N° 2261”.
Dal catalogo Waldek & Wagner, Prag. del 1905 abbiamo tratto la pag. 228 e in particolare il disegno N°
3560, per dare un’idea di quanto eventualmente possa essere antico un tale esemplare.

Inoltre dal catalogo della Central Scientific Company Chicago U.S.A., Physical & Chemical Apparatus, May 1912, rinvenibile all’indirizzo: https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-51680.pdf , abbiamo tratto la pag. 340 e in particolare la figura N° 4704.
E infine dal Catalogue of Physical Instruments, catalogue 17, L. E. Knott Apparatus Company, Boston,
1912, rinvenibile a sito:
https://archive.org/details/catalogofphyinst00knotrich?q=Catalogue+of+Physical+Instruments pag. 102 ,
abbiamo tratto la figura 21-150.
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili.
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Centrifuga a crociera RTR N° 2661 (Museo MITI)

           Centrifuga a crociera RTR N° 2661.
Nell’inventario D del 1956, in data 26 novembre 1959, al n° 1690 si legge:
“De La Pierre – Torino. Centrifuga a crociere, velocità 5/600 giri con coperchio in plastica. Destinazione Chimica”.
La targhetta sotto la manopola reca le scritte: “V. UNIV RTR N. 2661” Poi: “FERMO MINIMO MASSIMO” indicano le tre posizioni della manopola.
Le provette con il loro contenuto, alloggiate nella crociera, vengono sottoposte ad una rapida rotazione; pertanto la parte più densa del miscuglio eterogeneo solido-liquido si deposita sul fondo delle provette lasciando sopra la parte meno densa. Nel gergo dei chimici il surnatante (liquido) viene separato dal precipitato (solido).
Infatti durante la rotazione nelle provette le forze “centrifughe” danno luogo ad una sorta di forte campo gravitazionale e si manifesta il principio di Archimede.
Per inciso è noto che le forze centrifughe appaiono nel sistema rotante, mentre nel sistema inerziale esistono solo forze centripete e il fenomeno della separazione è dovuto alla diversa inerzia dovuta alla diversa densità.
Prima di inserire le provette all’interno della centrifuga bisogna controllare che il livello della miscela sia più o meno uguale in tutte le provette inoltre queste devono essere inserite negli appositi alloggi del rotore in posizione contrapposta. Nel caso in cui le provette da centrifugare fossero in numero dispari, una provetta contenente acqua, viene sistemata nella centrifuga in posizione opposta ad una contenente il miscuglio.
Per comprendere meglio l’importanza dell’inclinazione della provetta, che è in genere di 135° rispetto all’asse di rotazione verticale, si può vedere una macchina usata nella didattica per l’insegnamento della fisica: “Macchina centrifuga con due tubi a V”, nel sito sotto la voce Fisica. In essa i due tubetti sono disposti con inclinazione di 45° e dunque diversa  da quella delle provette inserite in questa Centrifuga e accade il fenomeno contrario: la parte più densa si porta verso l’alto e quella meno densa verso il basso. Scrivere “tubi a V” su Cerca. Per chi è curioso potrebbe interessare anche il: “Vaso di vetro per centrifugazione” sempre sotto la voce Fisica. A tal proposito scrivere “centrifugazione” su Cerca.
Questo oggetto è esposto al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Apparecchio per la determinazione potenziometrica dello zolfo Ströhlein


Apparecchio per la determinazione potenziometrica dello zolfo Ströhlein.
Attualmente non ho alcuna informazione sullo strumento.
Nel quadrante del galvanometro i simboli CEI, in basso sulla sinistra, dicono che è a magnete fisso e bobina mobile, ha classe 1,5 , va usato col quadrante verticale, tensione di prova 2 kV; a destra in basso c’è la marca Gossen.
Foto di Claudio Profumieri, la seconda foto è di Daniele Maiani, elaborazioni di Fabio Panfili.
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