Termostato COLORA per rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano 1ª parte

 Termostato COLORA, per il rifrattometro di Abbe delle Off. Galileo di Milano. Prima parte.
Nell’inventario del 1957 in data 26 agosto 1963 al n° 3450 si legge: “Dr. Giorgio Manzi – Pesaro Rifrattometro di Abbe”. La ditta menzionata è il fornitore del termostato, ma non si hanno altri indizi che la voce dell’inventario si riferisca a questo esemplare.
Sul termostato si trova una etichetta che reca la scritta: “Dr. Mario De La Pierre – Materiale Scientifico – Torino”.   Vicino a due tubicini si legge: “Ultra Thermostat K – 0660”, mentre su una targhetta posta appena sopra si legge: “P PAPST; Mot. E KL4.60A3; Nr. 717239; Δ 220 V 0,45 A; 2700 n 45 W; 50 Hz; 5 µF; GERMANY”.
Vicino ad altri due tubicini si legge: “COLORA Made in Germany”.
Dietro una finestrella si scorge un termometro la cui scala va da 0 °C a 100 °C con un valore minimo di lettura di 1°C.
Una curiosità che ci ha colpito è la presenza di un indice che scorre lungo il termometro perché costituisce per ora un rompicapo. Infatti per muovere verso l’alto o verso il basso un tale indice è sufficiente ruotare un oggetto magnetico posto all’esterno sulla sommità del termometro. L’oggetto in questione viene fatto ruotare semplicemente intorno ad un alberino di metallo ferromagnetico e si può estrarre con facilità. Per ora non abbiamo indagato oltre sul suo funzionamento.
Inoltre non abbiamo nessuna indicazione su come funziona l’intero termostato e ci accontentiamo di mostrarne le parti.   Per consultare la seconda parte scrivere “COLORA” su Cerca; per consultare le schede del rifrattometro scrivere: “Abbe”.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo del tutto provvisorio di Fabio Panfili.
Per ingrandire le immagini cliccare su di esse col tasto destro del mouse e scegliere tra le opzioni.



 

 

 

 

 

 

 

Vacuometro tipo Bennert

  Vacuometro tipo Bennert.
Questo esemplare della collezione del Montani non è facilmente databile perché negli inventari d`epoca si parla solo di “vacuometro” senza ulteriori indizi; inoltre questo tipo di strumento è prodotto e venduto ancor oggi e questo fatto impedisce ulteriormente una datazione approssimata.
La ditta G. Passoni & Figlio Apparecchi Scientifici – Milano riforniva il Montani con certezza dal 1957.
Nel catalogo Appareils de Physique E. Leybold’s Nachfolger del 1938, a pag. 61 si trova la figura 16011 che mostra un vacuometro quasi identico: “Manomètre De Bennert, avec échelle réglable et miroir; lecture 1-100 mm Hg”.
Inoltre un apparecchio molto simile si trova in un catalogo della Richard Müller-Uri, Braunschweig del 1930 al n° 2758 dove si legge:  “Vakuumeter nach Bennert mit verschiebbarer, verspiegelter Glasskala, mit Quecksilber – mit verschiebbarer Holzskala”.

   La bild 2.6 è stata tratta da Grunglagenpraktikum Thermodynamik Versuche zur Druckmessung, Universität Duisburg-Essen Fakuktät für Ingenieurwissenschaften Maschinenbau, IVG, Thermodynamik Dr. M. A. Siddiqi 3. Semester WS 2008, Che si trova all’indirizzo:

https://www.uni-due.de/imperia/md/content/ivg/td/materialien/grundlagenpraktikum_v1_druckmessung.pdf

 Il vacuometro di Bennert serve per la misurazione della pressione residua di aeriformi dopo l`azione di pompe per il vuoto.
 Esso è un misuratore di pressioni assolute con un campo di impiego in genere per pressioni inferiori ai 50 mm di Hg, la scala di questo esemplare va da 0 a 260 mm di Hg; infatti si vedono nelle foto lo zero centrale e la doppia scala che a sinistra va da da 0 a 13 verso l`alto mentre a destra va da 0 a 13 verso il basso.
 Si ricorda per inciso che 760 mm di Hg (pressione atmosferica standard) corrispondono a 1013,25 mBar (come si può osservare su un comune barometro), e che 1 mBar corrisponde a 100 Pa; pertanto 50 mm di Hg corrispondono a circa 6.666 Pa, mentre 130 mm di Hg corrispondono a circa 17.332 Pa.
 Il vacuometro di Bennert in definitiva deriva dal barometro di Torricelli, con la lieve differenza che il tubo torricelliano deve essere lungo almeno un metro per dar modo al mercurio di posizionarsi intorno ai 760 mm arrivando a 780 mm e oltre per pressioni atmosferiche notevoli (classificate con la frase: “gran secco” nei barometri comuni); mentre invece nel vacuometro di Bennert il tubo con il mercurio è molto più corto poiché, sottoposto a pressione atmosferica, deve salire fino al massimo della sua altezza. Questo permette che il livello del mercurio scenda, quando la pressione nell`altro ramo è molto inferiore a quella atmosferica (anche nel caso di “tempesta” come è scritto nei barometri) sotto i 730 mm.
 Infatti, come si è detto sopra, nel caso di questo esemplare la pressione che può essere rilevata è inferiore ai 260 mm di Hg.
Il vacuometro secondo Bennert è dunque essenzialmente costituito da un tubo ad U di vetro con un ramo (a sinistra nelle foto) che si deve sigillare al suo estremo, mentre l`altro è in comunicazione (attraverso un tratto di tubo ad U rovesciata e un rubinetto di vetro) con l`ambiente del quale si vuole misurare la pressione.
 Il ramo del tubo ad U a sinistra deve essere sigillato nella parte superiore dopo aver fatto in modo: 1) che il mercurio lo riempia completamente, come si vede in figura, 2) che il menisco nel ramo di destra corrisponda a – 13. La pressione atmosferica presente nel ramo di destra trattiene il mercurio come in figura, ma, nel momento in cui il ramo di destra viene connesso con l`ambiente a bassa pressione, il mercurio scende e si posiziona a seconda del valore della pressione p, creando un dislivello h nei due rami: p = d·g·h dove d è la sua densità uguale a 13,546 kg/m³, g è l`accelerazione di gravità locale e h è il dislivello tra i due menischi.
Nel ramo chiuso vi sono solo vapori di mercurio ed eventuali minime tracce residue di gas; quando la pressione nel ramo aperto eguaglia la pressione dei vapori di mercurio, il dislivello nei due rami si annulla. Esattamente come accade quando entrambi i rami sono soggetti alla pressione atmosferica!
Ultime osservazioni: 1) il mercurio ancora presente al suo interno non sarebbe sufficiente per l`uso corretto e oggi esso non può essere usato nelle scuole; 2) se il ramo a sinistra non viene sigillato ma connesso ad un altro ambiente lo strumento diventa un manometro differenziale, poiché confronta due pressioni; 3) gli esemplari più comuni hanno il ramo di sinistra già
sigillato. 
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Ébullioscope Malligand


Ébullioscope Malligand.
Nell`inventario D del 1937 al n° 790 si legge:
“Ebullioscopio di Malligand. ₤ 120. Prima destinazione: Lab. di Chimica”.
La destinazione è confermata dall`etichetta, incollata sopra il coperchio della cassetta, dove si legge: “Laboratorio di Chimica 105”.

  L`ebullioscopio è uno strumento per determinare il grado alcolico dei vini e di altri liquidi contenenti alcool. Mancano i seguenti pezzi: il termometro curvo, il suo sostegno e il bruciatore per riscaldare il liquido in esame.
Il termometro avrebbe dovuto avere un campo di misura almeno da – 10 °C a + 50 °C.
Un cartellino incollato all`interno del coperchio della cassetta e che si riferisce al periodo assicurativo, reca la data di fine assicurazione il 19.04. 1929.
Ne riportiamo il testo in francese:  «ASSURANCE — Le thermomètre de cet appareil étant assuré contre la casse en cours de route, veuillez en vérifier le bon  fonctionnement à l`arrivée du coils et si un accident s`est produit nous retourner, bien emballée, la tête de l`appareil (pièce qui supporte le thermomètre) avant le : 19.4.29. Passé cette date l`assurance n`est plus valable».
Un altro cartellino posto vicino reca la scritta: «Avis Très Important — Comme garantie de l`authenticité et de l`exactitude des Thermomètres de nos appareils, nous prions d`exiger qu`ils soient munis de notre Plomb attaché au coude dudit Thermomètre. Ce Plomb porte en relief d`un côtè: la “Feuille De Vigne” de notre marque de fabrique et d
e l`autre “Ébullioscope perfectionné par E. Malligand Fils”».
Stampato con inchiostro blu, sempre sotto il coperchio al centro si legge: « Michel & C° ( Rue {?? N.d.R.} de Pontoise – Paris ».

  L`ebullioscopio di Malligand è uno strumento di misura del grado alcolemico approssimativo di un vino e si basa sul fatto che le miscele acqua – alcool (come il vino o la grappa) bollono a una temperatura, più bassa di quella dell`acqua, che varia in funzione del loro contenuto in alcool. Si ricorda per inciso che la temperatura di ebollizione dipende dalla pressione ambientale e che l`alcool (a pressione standard) bolle a 78,4 °C.
  Questo apparecchio è costituito da una piccola caldaia metallica di forma conica C, la quale porta in basso un termosifone costituito da un anello metallico cavo A, che può venir scaldato da un fornelletto ad alcool F.
La caldaia è chiusa da un coperchio a vite con due fori: uno per introdurre il tubicino refrigerante R situato all`interno di un cilindro (riempito in genere di acqua); e attraverso l`altro passa un termometro piegato ad angolo retto T il cui bulbo va posto nella miscela; sul braccio orizzontale può scorrere una scala di lettura mobile G, sulla quale sono segnati da destra a sinistra i gradi alcolici corrispondenti alla temperatura dei rispettivi li
quidi.
Per eseguire la misura serve anche un barometro ed è 
consigliabile mettere un termometro nel tubo refrigerante.  L`ebullioscopio va tenuto al riparo dalle correnti d`aria durante la prova.
Procedimento di misura:
1) Per prima cosa è necessario tarare lo strumento versando poca acqua distillata nella caldaia, fino a raggiungere l`anello-termosifone A; se si eccede con l`acqua, essa va aspirata con una pipetta. Il termometro viene inserito in modo che il bulbo non tocchi l`acqua.
2) In seguito si accend
e il fornello ad alcool C.
3) A questo pu
nto il livello del mercurio nel termometro sale e quando si stabilizza si tara lo strumento in modo che il livello raggiunto corrisponda allo zero. In questo modo si è misurata la temperatura di ebollizione dell`acqua alla pressione atmosferica a cui si lavora; si spegne il fornelletto. Questo zero resta valido a meno che la pressione atmosferica non cambi. Pertanto si raccomanda di osservare il barometro di tanto in tanto.
4) Lo strumento è tarato e pronto alla misurazione.
5) Si svuota la caldaia contenente l`acqua. Poi si versa la miscela fino ad arrivare ad un livello all`interno della caldaia tale che il bulbo del termometro sia immerso nella miscela stessa.
6) Si inserisce il tubo refrigerante R e lo si riempie di acqua fredda. Questo è necessario per evitare che l`alcol estremamente volatile evapori subito facendo var
iare la composizione del vino e alterando il punto di ebollizione.
7) Si accende di nuovo il fornello e il mercurio riprende a salire; quando il livello di mercurio nel termometro si stabilizza, bisogna rapidamente segnare il valore ottenuto. Esso indica la gradazione alcolica della miscela presente all`interno della caldaia. Lo strumento rileva la gradazione alcolica delle miscele ma, dato che la misurazione può arrivare ad un valore massimo ad esempio di 25, per utilizzare questo strumento con miscele a grado alcolico più elevato è necessario eseguire una proporzione. Ad esempio, per quanto riguarda la grappa o i vini dolci o altri liquori, è sufficiente diluire il liquido con acqua per un rapporto 1 : 2 e moltiplicare per 2 il valore ottenuto alla fine, o all`occorrenza 1 : 3 e moltiplicare il valore per 3.
Le due pagine di istruz
ioni erano rinvenibili al sito: www.delcampe.net . Ma oggi sono state sostitute.
La figura del brevetto è tratta dal sito:
researchgate.net/figure/On-the-left-the-original-drawing-of-the-Malligand-ebullioscope-in-the-patent-is-
shown_fig1_259470569.

  Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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Termostato COLORA per rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano 2ª parte

 Termostato COLORA, per il rifrattometro di Abbe delle Off. Galileo di Milano.  Seconda parte.
Questa parte è dedicata alla visione di ulteriori particolari del termostato.
Per consultare la prima parte scrivere “COLORA” su Cerca; per consultare le due schede sul rifrattometro scrivere
  “Abbe”.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni di Fabio Panfili.
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Bilancia Galileo Sartorius N° 185603 1ª parte (Museo MITI)

Bilancia Galileo Sartorius N° 185603. Prima parte.
La bilancia analitica è un modello realizzato dalle Officine Galileo di Firenze con la tedesca Sartorius di Göttingen, collaborazione nata ufficialmente nel 1948. La scala di misura reca il N° 185603 e nel logo si legge: “Galileo Sartorius Milano”.
Nell`inventario D del 1937, al n° 781, si legge: “SEI. Bilance tecniche Sartorius di precisione, fornite dalla ditta Filippini – Genova, a due piatti sospesi in campane pneumatiche di smorzamento. ₤ 4.000”.
Nello stesso inventario, però ripreso nel 1956, sono citate, al n° 1723-20, due bilance Galileo-Sartorius, acquistate presso Manetti & Roberts, con portata 200 g e sensibilità 0,1 mg. Destinate al Laboratorio di Chimica.
Al n° 1165 in data 9 dicembre 1947 si legge: “Pesiere di precisione Sartorius (tot. g 200) DUE ₤ 11.800. ERBA – Milano”.
Attualmente fanno parte della collezione del Montani due bilance di questo tipo; l’altra ha numero di matricola 185335. Questa reca in alto a sinistra una etichetta col N° 4, mentre l’altra ha il N°1 come si può vedere in questo sito.
Nell`inventario del 1956, in data 8 aprile 1959, al n° 1523-24-25 si legge: “L. Manetti e H. Roberts e C. Milano. Bilance analitiche costruz. Galileo Sartorius – port. g 200 sensib. mg 0,1. Chimica”.
Si scrive dunque dell`acquisto di tre bilance.
Lo strumento si basa sul raggiungimento delle equilibrio ottenuto con l`eguaglianza tra il momento, rispetto al fulcro centrale del giogo, del peso della massa incognita e il momento dei pesi delle masse tarate; dunque, per ottenere la massima precisione, è necessario che la differenza in lunghezza dei due bracci sia minima, così come la differenza della loro massa.
Elenchiamo le sue caratteristiche principali.
La portata massima è di 200 grammi. Una colonna portante ha la base su una lastra di vetro nero. Il giogo orizzontale a fulcro centrale è stato accorciato, rispetto ai modelli precedenti, per ridurre i tempi di oscillazione fino all`equilibrio. Il giogo ha, lateralmente, due cursori a vite per equilibrare i bracci e, superiormente, un terzo per regolare il grado di precisione della bilancia. Le due campane pneumatiche servono per smorzare le oscillazioni dei bracci e accorciare ulteriormente il tempo per raggiungere l`equilibrio.
Ogni campana è fatta di due tazze: una è collegata alla colonna sulla quale poggia il giogo e l`altra è inserita nella prima ed è collegata alla staffa che porta il piatto.
Lo smorzamento è dovuto al lento defluire dell`aria tra le due tazze durante le oscillazioni. Una lettura diretta si può fare osservando l`indice solidale col giogo su una scala dove, oltre a logo della Casa, si legge il numero di matricola. Mentre una lettura più raffinata si fa per via ottica su uno schermo di vetro translucido sul quale è proiettata una scala a zero centrale; la luce proviene da una lampada posta sul retro.
Una manopola posta anteriormente in basso, esterna alla vetrina, permette di alzare una forchetta che sostiene il giogo per bloccarlo.
Durante le operazioni di caricamento o scaricamento dei piatti, oppure durante i periodi di riposo, la bilancia viene tenuta in questa posizione di blocco. Una livella a bolla permette di mettere in piano lo strumento.
Il caricamento meccanico delle masse-frazioni di grammi viene realizzato con un sistema a leve comandato dalle due manopole concentriche con le numerazioni a destra in alto, come si vede nelle foto.
Le frazioni ottenibili variano a scatti di 10 milligrammi, il campo di misura va da 10 a 990 milligrammi.
La cura nella protezione dell`atto di misurazione da fattori esterni viene ottenuta col contenitore in legno e vetro dotato di finestra frontale e sportelli laterali.
La finestra anteriore si alza dolcemente in verticale con un sistema di contrappesi.
Non si ha notizia della dotazione a corredo delle masse campione.
Per consultare la seconda parte e la scheda relativa alla bilancia Galileo Sartorius N° 18335  scrivere: “Galileo Sartorius” su Cerca.
La foto in bianco-nero di una bilancia molto simile è tratta da: Officine Galileo, Apparecchi per l’insegnamento della fisica, a cura del prof. R. Magini. 15 Novembre 1940.
La bilancia è esposta al Museo MITI, su proposta di Teresa Cecchi e di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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