Probabile ozonizzatore, Officine Subalpine Apparecchiature Elettriche Torino O.S.A.E. TO 3ª parte

Probabile ozonizzatore, Officine Subalpine Apparecchiature Elettriche Torino O.S.A.E. TO. Terza parte.
Per ora l`unica incerta traccia è stata trovata nell`inventario D del 1933/1937. Al n° 835 si legge: “Ozonogeno. ₤ 30. Prima destinazione, Chimica”. Dichiarato in esistenza.

  Le foto di questa scheda mostrano alcuni momenti delle semplici prove alle quali è stato sottoposto l`ozonizzatore (ammesso che questa fosse la sua funzione).
Sono state misurate le tensioni del primario e del secondario e la corrente del primario che era stranamente del tutto trascurabile. Ripetiamo che la massima tensione al primario non superava i 24 V per un principio di precauzione. Per vedere i risultati di tali prove consultare la prima scheda   scrivendo: “O.S.A.E.” su Cerca; appariranno anche le altre due schede.
Dai documenti trovati in rete, ci risulta che la O.S.A.E., eseguì numerosi impianti di alimentazione con i suoi raddrizzatori a vapori di mercurio in vetro per la trazione elettrica in tutta Italia.
Tipico in Piemonte era l`impianto della ferrovia della Soc. Nazionale Cogne, realizzato nel 1926 per il trasporto del materiale dalle miniere di Cogne alla teleferica di Aosta. Esso era alimentato da tre sottostazioni di raddrizzatori, per una potenza complessiva di 330 kW a 600 V, con un percorso di 12 km in gran parte in galleria e con forti pendenze, con treni che trasportavano fino a 130 tonnellate di minerale.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo  di Fabio Panfili.
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Rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano N° 45837 1ª parte



Rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano.  Prima parte.
Nell`inventario del 1957 in data 26 agosto 1963 al n° 3450 si legge: “Dr. Giorgio Manzi – Pesaro Rifrattometro di Abbe”. La ditta menzionata è la fornitrice del termostato, ma non si hanno altri indizi che la voce dell`inventario si riferisca a questo esemplare.
Lo strumento è delle Officine Galileo di Milano, matricola N° 45837.
L`esame dello strumento suggerisce che è stato molto usato.
Esso serve prevalentemente per la misura dell`indice di rifrazione n2 di un liquido.
La parte ottica di questo strumento è costituita da due prismi identici di vetro flint con alto indice di rifrazione n1 incernierati e da uno o due cannocchiali.
La sezione dei prismi è un triangolo rettangolo con un angolo di 30°; le facce adiacenti sono distanziate da circa 0,15 mm perché all`interno di questo spessore viene messa una goccia del liquido da esaminare, purché abbia un indice n2 < n1.
Il cannocchiale ha un reticolo, e l`oculare presenta un campo ottico diviso in due semicerchi: uno chiaro e uno scuro. L`altro cannocchiale, illuminato quando la finestrella è aperta, permette sia la lettura dell`angolo sia la lettura dell`indice di rifrazione.
Le scale ruotano agendo sulla manopola posta in basso sotto la marca dello strumento. Le due scale sono decimali: quella di sinistra va da 0 a 95°, quella di destra va da 1,30 a 1,70. Gli intervalli tra ad esempio 1,70 e 1,69 sono divisi in 10 parti. Quando a sinistra si legge 1,63 alla sua destra appare il 95°; 80° corrisponde a 1,49 circa; da 10° a 5 ° la scala diventa più precisa in quanto l`intervallo è diviso in 10 parti. 0° corrisponde ad n di 1,333, cioè l`indice dell`acqua.
Sul vetrino dell`oculare a sinistra si legge: “ % 20 °C” e riguarda la scala in gradi sessagesimali mentre a destra si legge l`indice di rifrazione n0.
La misura va fatta in luce gialla del sodio (il cui doppietto D ha una lunghezza d`onda di circa 589 nm) e a temperatura costante di 20 °C.
Nella prima foto si vede il rifrattometro con a fianco l`indispensabile termostato che garantisce una misura eseguita a 20 °C. Il termometro che è posizionato sul fianco in modo tale da fare una lettura rapida senza distogliere se non di poco l`occhio dall`oculare, ha una scala che va da 0 °C a 60 °C e permette di apprezzare un minimo di 1 °C.
I metodi di misura sono due: a rifrazione limite e a riflessione totale. Il metodo a riflessione totale permette anche di misurare l`indice di rifrazione di solidi trasparenti isotropi purché il loro indice sia inferiore a quello dei prismi; in questo caso l`oggetto da esaminare deve avere una faccia piana da far aderire alla faccia del prisma superiore, e prende il posto del prisma inferiore.
 Per consultare la seconda parte scrivere “Abbe” su Cerca, per consultare le due schede sul termostato scrivere: “COLORA”.
 Per chi è interessato a vedere un rifrattometro di Abbe in uso si consiglia ad esempio una dimostrazione di Mauro Sabella:
https://www.youtube.com/watch?v=sLREj7YQuws  .
 Bibliografia: M. Panitteri, S. Barcio. D. Marucci, Complementi di Fisica e Laboratorio, G. B. Paravia & C., Torino, 1967. Gli autori hanno insegnato al Montani e M. Panitteri ne è stato Preside.
 Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Saccarimetro Off. Galileo Firenze N° 131386

         Saccarimetro Off. Galileo Firenze N° 131386
Nell`inventario D del 1956, in data 18 dicembre 1961, al n° 2009 si legge:  “Carlo Erba tramite rappresentanti – Pesaro. Saccarimetro orig. Galileo con tubi”, destinato alla Chimica.
Questo strumento di notevoli dimensioni, non è rinvenibile nei cataloghi della ditta consultati; il suo numero di matricola è 131386.
Lo strumento ha due obiettivi sovrapposti: quello in basso è un cannocchiale che permette di esaminare la luce che attraversa la soluzione zuccherina, mentre quello in alto mostra la scala di misura e il nonio decimale.
La scala circolare viene fatta ruotare agendo sulle manopole godronate visibili sotto al grosso cilindro che la contiene. Purtroppo fino ad ora non sono state trovate le istruzioni, e dunque non possiamo spiegare neppure il significato delle divisioni della scala: ruotandola in senso orario infatti la scala va da 0 a + 120 divisioni, mentre in senso antiorario va da 0 a  – 36 divisioni.
Nella parte vicina alla lampada c`è un dispositivo a scorrimento che porta tre filtri: uno grigio, uno rosso e quello centrale resta nascosto.
Si invita il lettore, per quel che si dirà nel seguito, a leggere anche le schede relative al Polarimetro di Laurent.
L`unità di misura del polarimetro è normalmente il grado sessagesimale. Mentre il saccarimetro usa un settore circolare pari a 34,58° diviso in 100 parti, rotazione provocata da una soluzione di 26 grammi di saccarosio in 0,2 litri di acqua distillata posta in un tubo di 40 cm.
Questo particolare è dovuto a ragioni storiche poiché prima del Novecento c`erano due scale di misura: quella francese tipo Soleil-Laurent e quella tedesca tipo Soleil-Ventzke, Scheibler, Schmidt & Haensch.
Quest`ultima aveva adottato che il valore 100 della scala saccarimetrica, doveva essere calibrato con una soluzione di 26 grammi di saccarosio puro in 100 cm cubici di acqua, polarizzando alla temperatura di 20 °C in un tubo di lunghezza pari a 20 cm. Il potere rotatorio specifico del saccarosio è pari a + 66.5°, dove il segno + significa rotazione destrogira. Si ricorda per inciso che: il potere rotatorio specifico dipende dalla temperatura e dalla lunghezza d`onda della luce, e rappresenta l`angolo di rotazione del piano di polarizzazione che la sostanza, alla concentrazione di 1 g/ml, produce quando è attraversata dalla luce del gialla del sodio (doppietto spettrale di lunghezza d`onda di circa 589 nm) ed è contenuta in un tubo di lunghezza interna di 10 cm alla temperatura di 20°C. Un esame non invasivo ci porta a supporre che esso, seppur diverso nei particolari, sia del tipo ideato da Jean Baptiste Soleil e ben descritto da O. Murani nel libro citato in bibliografia, di cui riportiamo qui la trascrizione integrale:

«…Nel saccarimetro di Soleil si usa una doppia lamina a tinta sensibile, e si compensa la rotazione con un quarzo…/ Saccarimetro di Soleil.- In questo apparecchio la rotazione pro
dotta dalla sostanza attiva viene compensata, come ora si è accennato, da un quarzo: l`istrumento è più spesso adoperato per misurare il titolo delle soluzioni zuccherine, donde il suo nome. Ad una estremità sono un nicol N (a sinistra nella figura) destinato a polarizzare la luce, e la lamina di quarzo Q a due rotazioni: all`altra estremità si trova un compensatore formato da una lamina di quarzo A destrogira e da due prismi DEF, FEC levogiri, uniti in modo da formare una lastra di quarzo levogiro di
spessore variabile, poiché questi prismi col mezzo di una vite micrometrica e di una cremagliera si possono far scorrere l`uno rasente all`altro, in modo da poter variare entro limiti convenienti lo spessore loro attraversato dalla luce. Quando si fanno avanzare le basi DE, FC verso l`asse dell`istrumento, lo spessore totale aumenta; diminuisce invece se il movimento succede in senso contrario. Quando lo spessore totale de` due quarzi levogiri è uguale a quello della lamina di quarzo A, le due rotazioni destrogira e levogira si annullano; e allora un indice inciso su una lastrina di avorio adattata alla cremagliera si trova di fronte allo zero di una scala unita al compensatore. la graduazione farà poi conoscere lo spessore del quarzo eccedente, sia del doppio prisma , sia del quarzo A, ovvero l`equivalente di tale spessore in zucchero di canna cristallizzato. Di seguito al doppio prisma vengono un analizzatore G, e infine un piccolo cannocchiale di Galileo H che punta sulla lamina Q a due rotazioni. Per adoperare l`apparecchio, si comincia a dirigerlo verso una sorgente di luce (una lampada o la luce del giorno), in modo che i raggi ne percorrano l`asse. Si riempie d`acqua pura un tubo di 20 cm, eguale a quello che contiene la soluzione zuccherina, e lo si mette in T; poi applicando l`occhio al cannocchialetto di Galileo, si accomoda questo fino a vedere attraverso alla colonna liquida il foro coperto dalla doppia lamina al quarzo Q; esso apparirà diviso in due parti eguali, colorate d`una stessa tinta e separate da una linea oscura ben netta. Se le due parti non hanno la stessa tinta, col mezzo di un bottone di fa scorrere il sistema de` prismi DEF, FEC da destra a sinistra o viceversa fino a che la tinta de` due semidischi di Q sia la stessa e propriamente sia la tinta sensibile. Se tutto è bene a posto, l`indice segnato sulla piastrina deve allora coincidere con lo zero della scala, come si è detto sopra. Ove la coincidenza non fosse perfetta, la si stabilirebbe girando una piccola vite che produce spostamenti micrometrici, o girando un poco il polarizzatore. Regolato così l`istrumento si procede alla determinazione della ricchezza o titolo della soluzione zuccherina. Si ritira il tubo pieno d`acqua e gli si sostituisce quello che contiene la soluzione attiva che si vuole esaminare. L`uniformità delle tinte allora scompare, ma la si stabilisce di nuovo facendo scorrere i due prismi di quarzo: se la sostanza è, per es., destrogira, essa agirà come se lo spessore del quarzo A fosse aumentato; allora si aumenterà lo spessore del doppio prisma levogiro fino a ristabilire la tinta sensibile eguale dalle due parti. Non rimane che leggere sulla scala il numero corrispondente, dal quale, se la soluzione non contiene altre sostanze attive, si deduce immediatamente il titolo in centesimi o la ricchezza della soluzione zuccherina. La graduazione è fatta così: si prepara una soluzione nell`acqua di 16,35 gr di zucchero perfettamente secco e puro, diluita in modo da occupare un volume di 100 centimetri cubi; questa soluzione osservata in un tubo della lunghezza di 20 cm, segna al saccarimetro 100 divisioni: vale a dire l`indice deve trovarsi dinanzi alla divisione 100 del regolo diviso, affinché si ristabilisca la tinta sensibile. Questa soluzione detta normale, osservata nel modo descritto, fa girare il piano di polarizzazione quanto una lastrina di quarzo dello spessore di 1 mm. Ciò posto, se con una soluzione di zucchero che non contiene altre sostanze attive, osservata egualmente in un tubo di 20 cm di lunghezza, bisogna spostare l`indice sulla scala sino alla divisione n per ristabilire la tinta sensibile, se ne avrà subito il titolo cercato, ossia i grammi di zucchero contenuti in 100 centimetri cubi, facendo la proporzione: 100 : 16,35 = n : x , da cui x = 0,1635 n. Se si è costretti poi di operare per inversione, le tavole calcolate da Clerget che accompagnano l`istrumento, danno direttamente in peso o in volume il titolo di uno zucchero qualunque osservato due volte».
Il lettore avrà certamente notato la diversa taratura menzionata dal Murani rispetto a quella tedesca (poi adottata dalla Commissione Internazionale per i Metodi Unitari nell`Analisi degli Zuccheri, organismo appositamente istituito a Parigi nel luglio del 1900), inoltre in questo esemplare delle Officine Galileo vi sono soluzioni tecniche diverse, ma la validità e la chiarezza dell`esposizione dell`autore restano intatte.
Bibliografia.
O. Murani, Trattato elementare di f
isica, U. Hoepli, Milano 1931. Una versione leggermente diversa era già apparsa nell`edizione del 1906.
L’uso di un saccarimetro “The Soleil-Duboscq saccharimeter” a cura del Dott. Paolo Brenni si vede all’indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=hTEMgXSX6ak&list=UUL-NEt9QIezXknHX5BJIh5w&index=10 .Questo tipo di saccarimetro appare in una pubblicità del 1937.
La prima foto del 2004 è di Daniele Maiani. Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Rifrattometro di Abbe OPL



Rifrattometro di Abbe OPL.  
Questo esemplare non è stato rinvenuto negli inventari.
Tra i due oculari si legge: “OPL N° 2806 France”.
Non si hanno ulteriori indizi per l`identificazione.
L`esame attento dello strumento suggerisce che è stato molto usato; sia i prismi sia l`apparato ottico, sia il movimento della manopola di sinistra risultano danneggiati. Esso serve prevalentemente per la misura dell`indice di rifrazione n2 di un liquido.
La ditta costruttrice venne fondata nel 1919 col nome Société Optique et Précision de Levallois, S. A. alla periferia di Parigi. Nei suoi primi venti anni, la produzione dell`OPL riguardava: sistemi di puntamento, telemetri, microscopi e rifrattometri. In seguito divenne famosa per i suoi apparecchi fotografici. La società OPL cessa di esistere nel 1964. Dunque questa data suggerisce un limite da attribuire all`esemplare.
La parte ottica di questo strumento è costituita da due prismi identici di vetro flint con alto indice di rifrazione n1 incernierati e da due cannocchiali. La sezione dei prismi è un triangolo rettangolo con un angolo di 30°; le facce adiacenti sono distanziate da circa 0,15 mm perché all`interno di questo spessore viene messa una goccia del liquido da esaminare, purché abbia un indice n2 < n1.
Un cannocchiale ha un reticolo, e l`oculare presenta un campo ottico diviso in due semicerchi: uno chiaro e uno scuro.
L`altro cannocchiale permette sia la lettura dell`angolo sia la lettura dell`indice di rifrazione.
La misura va fatta in luce gialla del sodio (il cui doppietto D ha una lunghezza d`onda di circa 589 nm) e a temperatura costante di 20 °C. Infatti durante la misura viene fatta scorrere acqua che proviene da un termostato per provvedere alla costanza della temperatura dei due prismi. I metodi di misura sono due: a rifrazione limite e a riflessione totale. Il metodo a riflessione totale permette anche di misurare l`indice di rifrazione di solidi trasparenti isotropi purché il loro indice sia inferiore a quello dei prismi; in questo caso l`oggetto da esaminare deve avere una faccia piana da far aderire alla faccia del prisma superiore, e prende il posto del prisma inferiore. Con un obiettivo si osserva la scala che può essere ruotata con la manopola posta sul lato sinistro; gli ingranaggi sono usurati e si può oggi iniziare dal valore massimo per l`indice di rifrazione (moltiplicato per 1000) di 1700. In tal modo si apprezza fino alla terza cifra poiché tra 1700 e 1690 la scala è divisa in dieci parti uguali. Quando si giunge la valore 1530, alla sua sinistra appare il numero 95% e le due scale proseguono affiancate (tra 95% e 90% vi sono dieci divisioni). A 50% corrisponde 1420 mentre allo 0% corrisponde 1333, cioè l`indice dell`acqua. La scala dell`indice di rifrazione prosegue fino al valore minimo 1300. L`altro obiettivo è dedicato all`esame della luce proveniente dai prismi.

Bibliografia: M. Panitteri, S. Barcio. D. Marucci, Complementi di Fisica e Laboratorio, G. B. Paravia & C., Torino, 1967. Gli autori hanno insegnato al Montani e M. Panitteri ne è stato Preside.
Dal loro libro di testo sono state tratte le figure.

Per chi è interessato a vedere il rifrattometro di Abbe in uso si consiglia ad esempio una dimostrazione di Mauro Sabella:
https://www.youtube.com/watch?v=sLREj7YQuws .
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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Termostato COLORA per rifrattometro di Abbe Off. Galileo Milano 1ª parte

 Termostato COLORA, per il rifrattometro di Abbe delle Off. Galileo di Milano. Prima parte.
Nell’inventario del 1957 in data 26 agosto 1963 al n° 3450 si legge: “Dr. Giorgio Manzi – Pesaro Rifrattometro di Abbe”. La ditta menzionata è il fornitore del termostato, ma non si hanno altri indizi che la voce dell’inventario si riferisca a questo esemplare.
Sul termostato si trova una etichetta che reca la scritta: “Dr. Mario De La Pierre – Materiale Scientifico – Torino”.   Vicino a due tubicini si legge: “Ultra Thermostat K – 0660”, mentre su una targhetta posta appena sopra si legge: “P PAPST; Mot. E KL4.60A3; Nr. 717239; Δ 220 V 0,45 A; 2700 n 45 W; 50 Hz; 5 µF; GERMANY”.
Vicino ad altri due tubicini si legge: “COLORA Made in Germany”.
Dietro una finestrella si scorge un termometro la cui scala va da 0 °C a 100 °C con un valore minimo di lettura di 1°C.
Una curiosità che ci ha colpito è la presenza di un indice che scorre lungo il termometro perché costituisce per ora un rompicapo. Infatti per muovere verso l’alto o verso il basso un tale indice è sufficiente ruotare un oggetto magnetico posto all’esterno sulla sommità del termometro. L’oggetto in questione viene fatto ruotare semplicemente intorno ad un alberino di metallo ferromagnetico e si può estrarre con facilità. Per ora non abbiamo indagato oltre sul suo funzionamento.
Inoltre non abbiamo nessuna indicazione su come funziona l’intero termostato e ci accontentiamo di mostrarne le parti.   Per consultare la seconda parte scrivere “COLORA” su Cerca; per consultare le schede del rifrattometro scrivere: “Abbe”.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo del tutto provvisorio di Fabio Panfili.
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