Biografia di Giuseppe Pisati e il metro campione.
Dopo oltre quindici anni dalla prime notizie da noi pubblicate sul metro campione, ci è sembrato opportuno dare ulteriori notizie sulla vita di Giuseppe Pisati e riportare in questo ambito il frontespizio del libro di Florian Cajori e della pagina dell’inventario che attesta l’esistenza, presso il Gabinetto di Elettrotecnica del Montani, del metro campione.
Esso è elencato in data 1 agosto 1906 al n° 582 ,vi è scritto testualmente: “Metro campione Pisati”, dichiarato già esistente e valutato ₤ 100.
Una ragione filologica di questa nostra esigenza nasce dal fatto che in tutti i successivi inventari, a partire da quello redatto nel 1912, il metro verrà sempre definito “in cassetta”, senza ulteriori precisazioni.
Riteniamo molto improbabile che nel giro di sei anni il metro chiamato “Pisati” sia stato sostituito da un altro esemplare, anche perché nel 1906 esso era definito in buone condizioni.
Per completare il quadro delle notizie bisogna pur dire che sullo strumento non appare alcuna scritta che ne chiarisca l’origine; forse il ruolo del Pisati fu di suggerirne l’acquisto. Per consultare la scheda relativa al metro campione scrivere: “Metro campione” su Cerca.
Si fa notare l’eventualità che l’esemplare attribuito al Pisati sia stato in realtà costruito dalla Max Kohl A. G. Chemnitz, Germany (scrivere “Max Kohl” su Cerca).
Una biografia molto dettagliata si trova nel Volume 84 (2015) del Dizionario Biografico degli Italiani di Andrea Cantile, publicata da Treccani in internet.
Qui riportiamo la biografia su Giuseppe Pisati che appare nella terza appendice dell’edizione italiana della “Storia della Fisica Elementare con l’Evoluzione dei Laboratori Fisici” di Florian Cajori, tradotta in italiano dal Dott. Dionisio Gambioli con tre appendici sull’accademia del Cimento, sui fisici matematici e sui fisici italiani dei tempi recenti, riveduta dal Prof. Angelo Battelli della Università di Pisa, Bologna Nicola Zanichelli, 1909.
Per inciso, A. Battelli (1862 – 1916), nato a Macerata Feltria, era di origine marchigiana.
Nell’edizione originale americana “History of Phisics in its Elementary Branches including the Evolution of Physical Laboratories by Florian Cajori, Ph. D. Professor of Physics in Colorado Colleges, New York The MacMillan Company 1917” non appaiono queste tre appendici.
Il testo in italiano, di cui riportiamo questa parte, appartiene alla Biblioteca del Montani.
Chi legge tenga ben presente l’epoca dei fatti raccontati e le relative conoscenze scientifiche.
Dunque, nella terza appendice, da pag. 449 a pag. 453, si legge: «Giuseppe Pisati nacque in Pavia il 4 giugno 1842 e morì in Roma il 6 luglio 1891; compì i suoi studi nella città natale; apparteneva a povera famiglia, onde alle sole proprie forze egli deve l’alta posizione conquistata. Appena quattordicenne fu sostegno alla famiglia ed ai suoi condiscepoli maestro desiderato e volenteroso. Nelle scuole liceali acquistò i fondamenti di quella vasta cultura letteraria, di cui non trascurò mai di allargare i confini; e di quel delicato sentimento d’arte che gli fu ornamento nella vita. Nel 1864 nell’università di Pavia conseguì la laurea in fisica e matematica, e fu per un anno assistente del cantoni; poi entro nello insegnamento. Nel 1866 fu professore nel liceo di Ancona; poi nel liceo di Palermo, ove nel 1872 occupò la cattedra di fisica sperimentale lasciata vacante all’università dal prof. Blaserna. In Palermo frequentò assiduamente il laboratorio di chimica generale, e fu assistente del Cannizzaro. Nel 1878 fu nominato professore di fisica tecnica nella scuola degli ingegneri di Roma. Il Pisati ebbe un’operosità meravigliosa ed incessante, ma per l’eccessivo scrupolo nelle ricerche e per lo stimolo che mancò in lui della vanità il numero degli scritti dati alle stampe non fu grande; noi parleremo dei suoi lavori principali. Lascieremo da banda i suoi primi studi, del resto pregevolissimi, che si possono ritenere come preparatori; i lavori da lui pubblicati hanno tutti non comune valore e ben si possono annoverare tra i più perfetti, che si abbiano, come maestria dello sperimento e come acutezza della osservazione. La tendenza speciale della mente del Pisati alla precisione delle ricerche e delle misure si manifesta fono dalle prime pubblicazioni; esse riguardano specialmente strumenti e metodi di misura e di dimostrazione; alcune ne fece ad Ancona, altre a Palermo, pubblicò varie Memorie; alcune intorno a questioni di chimica pura, altre intorno alla misura di costanti fisiche. Tra queste ultime noterò la determinazione del peso specifico e della dilatazione del cimene, del cumene e della benzina. Della stessa epoca è una serie di esperienze sulla dilatazione dello zolfo fuso e del fosforo, da cui si rileva la solida preparazione e l’educazione scientifica, che si era acquistata nel laboratorio del Cannizzaro: il Pisati spesso si compiaceva attribuendo volentieri all’esercizio delle manipolazioni chimiche la singolare attitudine ai lavori sperimentali, che gli fu poi caratteristica, ed è per questo, ed a ragione, consigliava i giovani fisici ad addestrarsi nella chimica pratica, di quanto ordinariamente non facciano, prima di intraprendere ricerche sperimentali di fisica. In questi ultimi studi sulla dilatazione dello zolfo e del fosforo trovò importanti risultati: nello zolfo scoprì le singolarità cercate invano dal Desprez e spiegò la divergenza dei risultati, mostrando con misure abilmente condotte, che il coefficiente di dilatazione, sensibilmente costante dapprima, decresce poi per raggiungere rapidamente un minimo e riprende un andamento ascendente fino al limite delle temperature esaminate; pel fosforo trovò una dilatazione perfettamente regolare sia allo stato solido, sia allo stato liquido, né al passaggio dall’uno all’altro constatò alcuna anomalia analoga a quella dell’acqua. Nel tempo medesimo aveva intrapreso lo studio della elasticità e della tenacità dei metalli a diverse temperature, i cui risultati ottennero il plauso del 12º congresso degli scienziati italiani, tenutosi in Palermo nel 1875. Insieme a questi furono comunicate verbalmente alcune ricerche sperimentali sul magnetismo, pur esse degne di essere ricordate. La pubblicazione fu fatta nel 1876 e 1877, parte nella Gazzetta chimica italiana, parte negli Atti degli spettroscopisti ed in quelli del’Accademia dei Lincei. Lo studio sulla elasticità è forse il più importante tra i lavori del Pisati; egli poté stabilire con rigore le condizioni che determinano le variazioni dell’elasticità e trovare il modo di farle cessare, riducendo i corpi con lungo trattamento ad uno stato che chiamò normale. Dimostrò le cause delle divergenze nei risultati dei vari autori, diminuendo così grandemente l’importanza del valore delle loro misure, mentre egli ottenne numeri di preciso significato e molto diversi da quelli prima adottati tanto per l’elasticità di prima specie, quanto, ed ancor più, per quella di seconda, l’elastiche nachwirkung del Weber. I dati ottenuti dal Pisati si possono considerare intieramente nuovi, tanto più che si estendono a corpi non ancora studiati ed a temperature non prima raggiunte; essi inoltre modificano notevolmente le idee, che prima si aveano sulla struttura dei corpi e sul significato delle così dette costanti fisiche. Tra le esperienze sulla tenacità meritano particolar menzione quelle sul ferro, sull’acciaio e sul vetro. Nel 1882 il Pisati insieme al Pucci intraprese lo studio sulla gravità, cioè per determinare il valore di g. Questo lavoro grandissimo è forse il più importante che siàsi fatto in Italia nel campo delle ricerche di precisione; fecero in quell’anno 32 esperienze con 5 coppie diverse di pendoli. Il lavoro meritò il premio reale aggiudicato nel 1883 dall’Accademia dei Lincei, nei cui Atti fu stampato. Però gli autori non si tennero paghi dei risultati ottenuti; e vollero perseverare nelle loro esperienze e dal dicembre 1883 all’aprile 1887 furono eseguite, oltre a moltissime preliminari, ben 147 esperienze con più di 20 coppie di pendoli. Questa lunga serie fu completata e calcolata; ma gli autori ancora non furono soddisfatti dei risultati ottenuti; e perciò si accinsero nuovissimi studi. Dal 1888 al 1889 furono fatte con pendoli nel vuoto 342 esperienze e furono perciò ideati nuovi apparecchi; ma anche con questi nuovi esperimenti si presentarono delle variazioni, di cui invano si tentò di scoprire la causa nelle condizioni della esperienza. Nacque allora il sospetto, che la gravità stessa si modificasse col tempo; ma questo punto importante della questione non fu chiarito; e le esperienze all’uopo incominciate furono sospese per la morte del povero Pucci. Il grandioso lavoro sulla gravità fu, per ben dieci anni, il principale oggetto dell’attività scientifica del Pisati. Esaminando l’enorme massa di lavoro, nasce il dubbio se non sia stato eccessivo lo scrupolo degli autori, cui l’incertezza della determinazione parve tale da indurre a sospendere ogni pubblicazione. Con tanta varietà di metodo e di condizioni, non fu mai eseguita, per quanto si sappia, la misura della gravità, onde la superiorità di altri risultati, se esiste, non può essere che illusoria. Perciò non si deve permettere che la scienza perda il frutto di tanta fatica. L’ultimo lavoro scientifico fu intrapreso dal Pisati nel 1889. È quello sulla propagazione del flusso magnetico nel ferro. Tre Note, presentate all’Accademia dei Lincei e pubblicate nei Rendiconti del 1890, raccolgono diversi notevoli risultati di un lungo studio preliminare. Nella 1ª Nota, presentata il 2 febbraio, stabilisce in modo rigoroso la perfetta analogia tra il flusso magnetico nel ferro e quello termico nei corpi conduttori immersi in un mezzo conduttore ecc. Nella 2ª Nota del 2 marzo si proponeva di determinare la dipendenza del flusso magnetico dalla intensità della forza magnetizzante e raccoglieva gran numero di dati sperimentali, riserbandone la discussione; dalla quale risultò come la legge, elementare, che aveva stabilita in principio, pei casi che più si accostano ai pratici, sia in parte mascherata da un fenomeno perturbatore. Su questo fenomeno, sulle condizioni che lo determinano, sul modo di eliminarlo l’autore rivolse allora tutta la sua attenzione e ne fece oggetto della terza Nota, presentata il primo giugno. L’operosità scientifica del Pisati si applicò in un latro campo ancora; era ben noto il Pisati per la sua singolare attitudine alle misure di precisione; onde nel 1877 fu nominato membro della Commissione superiore dei pesi e misure e nel 1878 fu incaricato del confronto dei prototipi italiani coi francesi conservati a Parigi. Da quell’anno incominciarono i suoi pazienti lavori di metrologia, sulla misura delle lunghezze e delle masse, ed i suoi sforzi per riformare l’ufficio metrico italiano; in dieci anni, con molta costanza e con pochi mezzi, provvide la maggior parte del materiale scientifico per l’impianto dell’attuale laboratorio centrale metrico; e riuscì, mercé un corso teorico e pratico a preparare un personale che conosce l’importanza e l’uso dei mezzi affidatigli. Incontrò in questa sua impresa gravi difficoltà; ebbe a sostenere lunghe e aspre lotte, ebbe a soffrire amarezze e disinganni; e solo il suo amore alla scienza ed al paese lo incoraggiò nella impresa; non vi riuscì nel modo completo quale avrebbe desiderato; e nel 1888 rinunciò alla carica che aveva nell’ufficio. Il Pisati come insegnante possedeva le migliori qualità didattiche; nella esposizione era chiaro, sobrio, preciso; i suoi corsi si possono citare come modello nell’arte dell’insegnare. Negli ultimi anni, oltre al corso di fisica tecnica, tenne anche un corso di metrologia, il quale, nuovo in Italia, si può considerare come completamente originale. Nel 1883 e nel 1884 prese parte alle campagne talassografiche promosse dall’ufficio idrografico della marina: la 1ª nella parte occidentale, la 2ª nella orientale del Mediterraneo. Allo studio dell’abbondante materiale raccolto si diede col solito ardore, e, particolarmente per la densità dell’acqua marina, immaginò e mise in pratica importanti innovazioni nei metodi e negli strumenti di misura, dirette sopra tutto a conciliare la precisione colla speditezza delle misure e colle difficili condizioni della navigazione. Fu membro del consiglio superiore dei lavori geodetici ed ebbe numerosissimi altri incarichi dal governo, che disimpegnò tutti con grande zelo; e senza dubbio il povero Pisati morì a causa del troppo lavoro intellettuale. Nota: Vedi : “Giuseppe Pisati, commemorazione fatta dal Prof. M. Ascoli in Roma il 29 novembre 1891 nell’aula dell’Istituto fisico della R. Università per iniziativa del Circolo fisico”».
Certamente questa biografia è permeata dall’esaltazione della persona del Pisati, esaltazione dovuta alla commemorazione; ma ciò che non ci pare condivisibile è la chiosa che attribuisce al “troppo lavoro intellettuale” la causa della morte del personaggio.
Il metro campione è esposto al Museo MITI su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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