Bilancia idrostatica e doppio cilindro (Museo MITI)


               Bilancia idrostatica e doppio cilindro.
L’esemplare è elencato nell’inventario D del 1937 al n° 228.
Una bilancia idrostatica con pesiera è citata nell’inventario del luglio 1906 come già esistente; ma di essa non si hanno altre indicazioni .
Inoltre nell’inventario del 1919, nell’elenco del contenuto di una vetrina contrassegnata dal n° 834/12, si riporta una “bilancia idrostatica per l’esperimento di Archimede”. Nell’inventario del 1926 al n° 532-2109 si legge: “Bilancia idrostatica con pesiera per l’esperimento di Archimede. ₤ 75”.
Purtroppo anche in questi casi non si hanno indicazioni per affermare che si tratta dell’esemplare che ci è pervenuto.
 R. Pitoni afferma che, secondo Prisciano (IV secolo dell’era volgare), Archimede usò la bilancia idrostatica, infatti con essa si può fare una verifica sperimentale della forza di Archimede subita da un corpo immerso in un liquido.
Questa è una comune bilancia che ha il piattello a sinistra piuttosto alto e quello di destra più corto, munito di gancio inferiore per il doppio cilindro. Quest’ultimo consiste in un cilindro massiccio che entra con precisione in un cilindro cavo.
Prima di iniziare la dimostrazione si fa osservare infatti che il volume interno del cilindro cavo è uguale al volume del cilindro massiccio.
Dopo aver azzerato la bilancia, si appende, sotto il piattello corto, il cilindro cavo e a questo si aggancia il cilindro massiccio. Ora per equilibrare la bilancia si deve mettere una tara nell’altro piattello.
Sotto il cilindro massiccio si colloca un recipiente in cui si versa dell’acqua in modo che il cilindro ne venga immerso completamente. Si nota allora che il piattello con i cilindri viene sollevato e la bilancia si squilibra dalla parte della tara.
Adesso, con molta attenzione, si riempie di acqua il cilindro cavo, facendo osservare che l’equilibrio si ristabilisce spontaneamente quando il cilindro è completamente pieno: da ciò si deduce che la forza di Archimede, che agisce su un oggetto di un dato volume, è uguale al peso di un pari volume di acqua.
 Bibliografia:
R. Pitoni, Storia della fisica, STEN, Torino 1913.
L. Segalin, Fisica sperimentale, per Ist. Tecnici – Industriali, Vol. I, G. B. Paravia & C., Torino 1933.
Da cui è tratta la prima figura.
La figura 164 è a pag. 94 da L. Amaduzzi, Elementi di Fisica ad uso dei Licei I Meccanica e Cosmografia, N. Zanichelli, Bologna.

La figura 57 si trova all’idirizzo: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k56589524/f58.image/

La figura 1249 è a pag. 147 del Catalogue des Appareils pur l’Enseignement de la Physique construits par E. Leybold’s Nachfolger Cologne, 1905, che si può rinvenire all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9915_1.pdf .
Come la figura 751 che si trova a pag. 90.
Mentre la figura 728 si trova a pag. 36 del Catalogue of Physical Apparatus (With descriptions and
instructions for use) E. Leybold’s Nachfolger Cologne [1910?]. Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/files/52546/
Lo strumento è esposto al Museo MITI, su proposta di Fabio Panfili.
Foto di Federico Balilli, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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