Anello di Gravesande.
Nell`inventario del 1912, a pag. 51, n° 872, si legge testualmente: “Sfera metallica con anello per dimostrare la dilazione [sic] dei corpi solidi col calore. Condizione buona. ₤ 2 ” . Destinato all`Aula di Fisica.
Questo esemplare è forse il più antico tra gli esemplari di Anello di Gravesande della collezione del Montani e manca della catenella tra il gancio e la sfera.
La sfera, a temperatura ambiente, deve passare liberamente ma esattamente nell`anello. Dopo aver spostato l`anello affinché rimanga freddo, si scalda la sfera alla fiamma per un breve tempo. Poi si appoggia la sfera sopra l`anello e si osserva che essa non passa più. Se si attendono alcuni minuti, la sfera cadrà attraverso l`anello.
Ciò mostra in modo qualitativo la dilatazione termica dei solidi.
Secondo R. Pitoni, la priorità dell`esperienza di “s`Gravesand” spetta all`Accademia del Cimento “che invece di una sfera adoperava un cilindro”.
W. J. s`Gravesande (1686-1742).
La figura 3.6 è a pag 219 di Ing. S.L. Straneo, Fisica, Paravia Torino, 1975.
La figura 1 è tratta da L. Amaduzzi, Elementi di Fisica ad uso dei Licei I Meccanica e Cosmografia, N. Zanichelli, Bologna.
La figura 229 è a pag. 230 di Elementary Treatise on Physics Experimental and Applied translated and edited from Ganot’s Éléments de Physique by E. Atkinsons, New York, William Wood and Co. 1875; che si trova all’indirizzo: archive.org/details/elementreatisephys00ganorich .
La figura 4907 è a pag. 55 del: Priced and Illustrated Catalogue of Physical Instruments Chemical and Chemical Apparatus James W. Queen & Co. – Philadelphia, 1884; ma il modo ivi indicato richiede di abbassare l’anello verso la sfera, dopo aver spento la fiamma, e mostrare che l’anello non passa intorno alla sfera fino a che essa non si sarà di nuovo raffreddata.
Il catalogo è rinvenibileall’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/files/52503/
Lo stesso dicasi per la figura 6172 di pag. 171 del Katalog über Apparate, Instrumente und Utensilien für den Physikalischen Unterricht, Richard Müller-Uri Glastechnische Werskstätte und Lager Braunschweig, 1909, Rinvenibile all’indirizzo:
https://www.sil.si.edu/DigitalCollections/trade-literature/scientific-instruments/pdf/sil14-52540.pdf
Ed è quasi identica alla figura 797 che si trova a pag. 213 del Catalogue n° 22, Appareils de Physique, Max Kohl Chemnitz Saxe, 1905, che riportiamo perché è più chiara nei particolari; vedere all’indirizzo:
http://cnum.cnam.fr/PDF/cnum_M9901.pdf .
Riteniamo più che opportuno riportare un brano del cap. X del testo di E. Perucca, citato in bibliografia.
«La sfera deve passare liberamente ma esattamente nell’anello a temperatura ambiente: quando l’equatore della sfera è l’anello, la sfera non deve aver giuoco.
Spostare l’anello affinché la sfera, appesa alla sua catenina, possa venire scaldata dalla fiamma aerata del becco Bunsen senza che questa scaldi l’anello, e, d’altra parte, aiutandosi con le pinze da fuoco, si possa poi poggiare la sfera calda sull’anello.
In una esperienza preliminare si determini il tempo necessario a un riscaldamento della sfera, tale che la sfera stessa resti appoggiata sull’anello ~ 5 minuti, prima di cadere.
Non scaldare eccessivamente; si rovina la sfera, si deve attendere prima che cada; l’ossido sulla sfera la rende poco atta a scorrere nell’anello.
Sfera e anello devono essere conservati ben puliti e lisci; se, per insufficiente riscaldamento, la sfera non is ferma sull’anello, poco amle; rimettere la sfera sulla fiamma ancora per 15 ÷ 20 sec.»
Bibliografia.
E. Perucca, Guida pratica per esperienze didattiche di fisica sperimentale, N. Zanichelli, Bologna 1937.
R. Pitoni, Storia della fisica, S.T.E.N., Torino 1913.
Foto di Daniele Maiani, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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