Amperometro registratore C.G.S. matr. N° 234194. Terza parte.
Nell`inventario per categoria n° 7/8 del 1925 – 1927, a pag. 177, n° 733/2512, si legge testualmente: “C. G. S. Soc. Lu.[? non è leggibile N. d. R.] Via Cavalieri Monza. R.A. 150 amp. (N. 934194). Completo di: Cordoni Shunt. h. A. 150 amp. Penna Pennini Contagocce. ₤ 1282,30. Sala Macch. Elettriche”.
Ci sono due discordanze evidenti: 1) il numero di matricola; 2) 150 A si ottengono con uno shunt che non è stato rinvenuto, altrimenti una targhetta interna allo strumento dice chiaramente che esso misura fino a 25 A.
Il 3 giugno del 2017 chi scrive queste note ha trovato una pagina interessante nella Biblioteca del Montani, chiusa a lungo per gli eventi sismici. Le figure qui riportate sono infatti una prova che l’amperometro registratore veniva già prodotto prima del 1909.
Nel libro di testo: Ing. Gomberto Veroi, Elementi di Elettrotecnica, Vol. II, Misure Elettriche, UTET, Torino 1909, a pag. 449 si trova la descrizione di uno strumento termico registratore Arcioni identico all’esemplare che fa parte della collezione dell’Istituto.
L’ing. G. Veroi insegnò elettrotecnica in questa scuola e, dal 1907 al 1909, ne assunse temporaneamente la direzione; inoltre dal 1908 diede inizio ai lavori di costruzione delle nuove officine. La specializzazione Elettrotecnica si può far risalire a quegli anni. Il Veroi proveniva da Benevento dove aveva ricoperto la direzione della locale Regia Scuola Industriale.
Egli, “già Tenente del Genio”, aveva anche insegnato per anni alla Regia Scuola d’Applicazione d’Artiglieria e Genio ed Accademia Militare di Torino, come si legge nei frontespizi dei numerosi suoi libri conservati in Biblioteca ed uno esposto al Museo MITI.
Pertanto si ritiene doveroso riportare quanto scrive sullo strumento Arcioni. “Negli strumenti termici registratori Arcioni (fig. 467) la penna ha la forma di un calamaio conico, ed è mantenuta alla giusta pressione contro la zona mediante una piccola molla (fig. 468) sicché la rettifica si fa automaticamente. (omissis). La zona è ordinariamente stampata a carta millimetrata con le ordinate quasi sempre curvilinee per il fatto che la punta scrivente di solito non si muove rettilineamente in senso normale allo spostamento della carta, ma descrive un arco di cerchio il cui centro è costituito dall’asse di rotazione del braccio che porta la punta scrivente. Talvolta invece di una zona rettangolare è impiegato un disco. Quasi sempre l’apparecchio è così costruito e le divisioni della zona, o del disco, così disposte da permettere la lettura diretta del valore istantaneo della grandezza. Si può dire che tutti gli apparecchi di misura industriali già descritti sono costrutti dalle Case anche in tipi di registratori e quindi (omissis)”. L’ing. Vittorio Arcioni, a cui si debbono numerose innovazioni sulle strumentazioni, lavorava presso la C.G.S. dai primi del Novecento fino agli anni Trenta, e questo spiega come l’esemplare della collezione del Montani sia lo stesso riportato nella fig. 467 della pagina del Veroi. Ma sulla sua biografia abbiamo per ora solo notizie incerte. Una conferma si trova anche nella pagina: “L’elettrotecnica fino alla Grande guerra” dell’Enciclopedia Treccani pubblicata in internet.
Nota: un breve cenno alla biografia del Veroi si trova in S. Virgili, Il Montani Storia dell’Istituto Tecnico Industriale di Fermo, 2005.
Per consultare le altre quattro parti scrivere: “234194” su cerca.
Elaborazioni, ricerche e testo a cura di Fabio Panfili.
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