Agitatore magnetico ed elettrodi della METROHM usati col Titriskop E 366.
L’agitatore magnetico è uno degli strumenti di base di qualsiasi laboratorio scientifico.
Viene utilizzato solitamente per mescolare efficacemente e senza l’ausilio di aste ed agitatori esterni, un solvente e uno o più soluti, ovvero anche dei reagenti, mediante la rotazione di un’ancoretta magnetica posta sul fondo di un contenitore sul quale agisce un campo magnetico rotante. La dimensione e la forma dell’ancoretta magnetica determinano l’efficacia dell’agitazione stessa a parità di velocità di agitazione.
La rotazione del campo magnetico si può ottenere nel modo meno sofisticato semplicemente facendo girare una magnete permanente con un motorino elettrico posto sotto il contenitore.
L’ancoretta deve essere rivestita di materiale inerte che non influenzi in alcun modo le reazioni chimiche.
Nel nostro esemplare l’ancoretta è assente.
Sul vetro del contenitore posto sopra l’agitatore e dotato dell’elettrodo a vetro si legge: “EA875° 50”.
L’elettrodo a vetro contiene un elettrodo di riferimento Ag/ AgCl/ HCl ed ha una rilevante importanza in questo contesto. Esso viene descritto, con approfondimenti che esulano dagli intenti di questa scheda, in moltissimi paper e libri di chimica, poiché sono critici per il suo funzionamento lo spessore e la composizione chimica.
Nei vetri, come nei liquidi, su larga scala non esiste un ordine e bisogna scendere a livello atomico per “vedere” che i vetri silicati sono composti da atomi di silicio posti al centro di tetraedri formati da quattro atomi di ossigeno.
La conduzione ionica permette un’usuale titolazione il cui progresso viene monitorato misurando la differenza di potenziale fra un elettrodo immerso nella soluzione che si sta titolando e l’elettrodo di riferimento.
La presenza di ossidi di metalli alcalini causa la rottura di alcuni legami silicio-ossigeno, quindi gli atomi metallici si legano ad atomi di ossigeno legato ad un solo atomo di ossigeno.
La mobilità degli atomi metallici si deve sia alla debolezza di questo legame sia all’esistenza di interstizi. Nel caso di vetri sodio-silicati, ad esempio la conducibilità nel vetro è dovuta agli ioni sodio, con un equilibrio di scambio degli ioni sodio con i protoni delle soluzioni.
Un’altra importante caratteristica del legame ionico con metalli alcalini è la possibilità di sostituire questi con ioni idrogeno; infatti in questo caso gli elettrodi di vetro rispondono agli ioni H+ e ad altri ioni come K+, Na+, Li+. La schematizzazione è dunque la seguente: elettrodo a vetro// soluzione di test// elettrodo di riferimento.
Nelle istruzioni riguardanti il Titriskop E 366 B vi sono descritti altri tipi di elettrodi a seconda del tipo di indagine da svolgere.
Si consiglia pertanto di vedere le due schede relative alle istruzioni per l’uso scrivendo “E 366 B” su Cerca. Mentre per consultare le altre schede riguardanti il Titriskop scrivere: “METROHM” su Cerca.
Si ringraziano vivamente il C.D. dott. Cosimo Santini e la dott.ssa Giovanna Valvassori della METROHM Italiana Srl, per la cortese disponibilità e collaborazione.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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