Elaboratore IBM 1130.
Calcolatore di seconda generazione. Anno 1965.
Dotato di memoria centrale a nuclei di ferrite da 16 kByte (8 kWord) e memoria di massa su disco magnetico da 1.024 kByte (512 kWord).
La sua diffusione sul mercato è avvenuta sin dal 1965.
Il Montani aveva preso in affitto questo elaboratore dall`IBM ad un canone mensile di circa ₤ 1.500.000 (anno 1969-70. All`inizio degli anni `80 l`IBM lo regalò all`Istituto.
Il sistema operativo, chiamato DM 2, ( DISK SYSTEM MONITOR) era memorizzato sulla MEMORIA di MASSA (HARD DISK).
L`HARD DISK era rimovibile.
Il Sistema Operativo originale era archiviato su tantissime schede perforate contenute in apposite cassettiere.
Ogni volta che un hard disk si rovinava, bisognava ricostruirlo utilizzando le schede perforate, impiegando nell`operazione quasi mezza giornata.
Alcuni moduli, che venivano caricati, erano il SUPERVISORE , il C.I.L.: CORE IMAGE LOADER; il D.U.P.: DISK UTILITY PROGRAM; il C.L.B.: CORE LOAD BUILDER; il S.L.: System Library; i COMPILATORI per i linguaggi di programmazione quali FORTRAN, COBOL, RPG. ASSEMBLER ecc., non tutti i compilatori risiedevano contemporaneamente su uno stesso hard disk (per una questione di capienza), allora venivano creati diversi hard disk e, a seconda delle applicazioni previste per gli allievi, si inseriva nel DRIVE del SISTEMA 1130 l`hard disk appropriato.
La console del 1130 è costituita da due periferiche: la tastiera alfanumerica e la stampante seriale a modulo continuo. La tastiera alfanumerica, situata di fronte al pannello di controllo del calcolatore, comprendeva tutti i caratteri alfabetici e numerici del “SET GRAFICO” di quei tempi; adiacenti alla tastiera sono presenti altri tasti di maggiori dimensioni e di vari colori che erano utilizzati per effettuare la fase di “I.P.L.” (Initial Program Load ) per il caricamento, in memoria centrale, del SISTEMA OPERATIVO e le varie elaborazioni.“
Tipici i tasti: “PROGRAM STOP ”, “PROGRAM START” , “PROGRAM LOAD”.
A ridosso del pannello frontale della stampante seriale sono allocati 16 interruttori meccanici “SWITCH on-off ” che venivano utilizzati per settare alcune configurazioni di Sistema Operativo e anche per dare istruzioni fisiche al sistema (anche dal linguaggio COBOL!).
Importantissimo lo “storico” DISPLAY, innalzato al di sopra della console, di materiale metallico a forma di piccolo parallelepipedo, che, nella parte frontale, recava alcuni simboli essenziali che si illuminavano per le eventuali segnalazioni; per la maggior parte questi erano raggruppati in bytes o meglio in words, quindi si potevano leggere dei messaggi in codice binario o esadecimale. Tipico il codice “F101” (1111 0001 0000 00001) che nel linguaggio FORTRAN significava l`errata assegnazione di formato ad una variabile o a una costante.
L`hardware interno del display è costituito da mini-lampadine a basso voltaggio cablate a mezzo di interfaccia al SISTEMA 1130 IBM.
Da non dimenticare il mitico “tasto rosso”, situato sulla parte sinistra del display, da usare solo nel caso di grande emergenza; il tasto reca la scritta “imm stop” (immediate stop).
La stampante seriale a modulo continuo, con testina di scrittura sferica, tipica delle macchine da scrivere IBM, è situata sotto al display.
La stampante e la tastiera potevano essere utilizzate in alternativa al lettore di schede 1442 Card Reader e alla stampante di massa 1132 Printer come dispositivi di INPUT-OUPUT ed anche per la memorizzazione di programmi sorgenti.
Bastava impartire il comando // TYP ed il controllo dell`input passava dal lettore di schede alla tastiera con riscontro cartaceo (di ciò che si digitava in tastiera) sulla stampante; la tastiera veniva indirizzata dal linguaggio FORTRAN IV con il N. 6, mentre la stampante con il N.1. Esempio: READ (6,10) NUM WRITE (1,10) NUM (il numero 10 indirizza il formato) 10 FORMAT (I4). Agli studenti di allora, a turno, veniva fatta utilizzare la console per scrivere programmi applicativi, con l`obiettivo di far capire loro che si poteva lavorare con un “COMPUTER” in maniera INTERATTIVA “prevedendo il futuro”.
Di fatto, sin dagli inizi degli anni `80, le schede perforate erano sulla via del tramonto con il rapido diffondersi dei MINICOMPUTERS in multiutenza e con terminali video interattivi come dispositivi di input output.
Il calcolatore è esposto al Museo MITI, su proposta di Alessandro Bastarelli.
Foto di Daniele Maiani (l’ultima è di Contemporanea Progetti), elaborazioni di Fabio Panfili, ricerche e testo di Alessandro Bastarelli.
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