Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704 1ª parte


Registratore di potenza reale su linee trifasi N° 284704. Prima parte.
Questo apparecchio piuttosto malridotto giaceva in una stanza delle “grotte”‚ del Triennio del Montani in compagnia di altri preziosi strumenti, in parte riportati alla luce.
Gli antichi sotterranei del Triennio, che in un progetto del fisico prof. Mario Guidone,  sarebbero dovuti divenire sede di un Museo, presentano suggestive volte e stanze e chissà se un giorno potranno essere valorizzati. I lavori infatti furono interrotti.
Lo strumento non è stato rinvenuto negli inventari d`epoca, sia per la loro genericità descrittiva sia perché esso non presenta né marca né logo.
Tre targhette poste in basso sul davanti recano le seguenti scritte: “con trasformatore di corrente 5/6 A”; “Kilowatts [con il simbolo della corrente trifase N.d.R.]”; “con trasformatore di tensione 12000/110 V”.

La scala posta in alto è lineare con portata fondo scala di 80 e vi si legge il numero di matricola 284704. Non vi sono altre indicazioni.
Il paziente lavoro dell`ing. Claudio Profumieri ha riportato i meccanismi all`aspetto visibile nelle foto e ben diverso da come appariva al suo rinvenimento.

Si notino nella foto i due dischi di alluminio calettati sullo stesso asse, ciascuno con la bobina voltmetrica e amperometrica e il magnete permanente, che formano i due wattmetri a induzione.
Ad essi è collegato l`indice la cui posizione angolare è proporzionale alla potenza elettrica richiesta.
Le molle che creano la coppia antagonista forse sono rotte poiché, se un disco viene appena ruotato a mano, l`indice si posiziona senza tornare indietro.
Il dischetto superiore di alluminio con quelle curiose dentellature sembra fisso e sopra vi è un curioso fermo di cui non si sa la funzione.
Dalla finestrella superiore, a cui manca il vetro, si vede anche una livella a bolla per posizionare lo strumento in orizzontale durante il suo uso. Essa si vede, in una foto presa dall`alto, posta in basso sulla destra.
Si osservi ciò che resta del meccanismo ad orologeria che trascinava il nastro di carta quadrettata su cui il pennino lasciava la traccia di inchiostro.
La leva serviva per la carica, ma allo stato attuale, appena la si tira verso il basso subito i ruotismi si mettono in rapido movimento e il meccanismo si ferma in breve tempo.
Del resto manca anche tutto il sistema che muoveva il pennino.
Per consultare la seconda parte scrivere
“284704” su Cerca.
Sarebbe auspicabile che qualche ex allievo (o professore) potesse darne informazioni, per quanto riteniamo che lo strumento sia piuttosto antico.
In tal caso scrivere all`indirizzo: fabio.panfili@live.it . Nello scrivere queste note ci si è avvalsi della consulenza degli ingegneri Claudio Profumieri e Lorenzo Cognigni, ma eventuali inesattezze sono da attribuire allo scrivente.
Foto di Claudio Profumieri, elaborazioni, ricerche e testo di Fabio Panfili.
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